INVESTIMENTI 2024: I PORTAFOGLI ADATTI PER I POSSIBILI SCENARIBuongiorno.
L’analisi di oggi si propone di utilizzare l’approccio intermarket per creare due portafogli di investimento 50-50 (50% in azioni, 50% in obbligazioni). Questi portafogli sono pensati per due possibili scenari che potrebbero verificarsi nei primi mesi del 2024 negli Stati Uniti: un atterraggio morbido dell’economia o, al contrario, una recessione. I portafogli, che saranno illustrati di seguito, non considerano il rischio di cambio né le commissioni, e sono basati su ETF quotati negli Stati Uniti. Se desiderate informazioni su ticker e ISIN degli stessi ETF quotati sulla borsa italiana, non esitate a contattarmi. Vorrei sottolineare che queste non sono raccomandazioni di investimento, ma piuttosto un’applicazione pratica dei concetti che solitamente esprimo nelle mie analisi, stavolta applicati alla gestione di un portafoglio di investimento.
Buona lettura a tutti.
1. GLI INVESTITORI HANNO ASPETTATIVE DI ESPANSIONE ECONOMICA, RALLENTAMENTO DELL’INFLAZIONE E TAGLIO DEI TASSI DI INTERESSE
Il primo paragrafo dell’analisi sarà utile a comprendere le attuali aspettative degli investitori per i mesi a venire. Questo può essere fatto studiando tre diversi indici di sentiment: SPHB/SPLV, TIP/IEF e LQDH/LQD.
SPHB/SPLV è un indice che riflette le aspettative economiche. È composto dal numeratore “SPHB”, che replica il movimento dell’ETF Invesco S&P500 High Beta, e dal denominatore “SPLV”, che replica il movimento dell’ETF Invesco S&P500 Low Volatility.
L’interpretazione dell’indice di sentiment è la seguente:
• Quando le società ad alta volatilità sovraperformano quelle a bassa volatilità, l’indice sale, indicando che gli investitori hanno aspettative di crescita economica. Al contrario, quando le società a bassa volatilità sovraperformano quelle ad alta volatilità, gli investitori prevedono un rallentamento economico.
La figura successiva mostra l’andamento dell’indice dal 2020 ad oggi.
Le diverse tendenze dell’indice SPHB/SPLV. Grafico giornaliero
Ecco una descrizione della figura:
• Tra la fine del 2019 e marzo 2020, il mercato ha scontato una fase di recessione (fase 1), culminata con la massima contrazione di marzo 2020
• Tra marzo 2020 e l’anno successivo, il mercato ha scontato una fase di ripresa economica (fase 3), seguita da un’espansione (fase 4)
• Il periodo tra marzo 2021 e novembre 2021 è stato caratterizzato da incertezza, con l’indice in una fase di distribuzione, a causa delle aspettative di massima espansione economica (fase 5)
• Per tutto il 2022, le aspettative erano di un rallentamento economico, con SPLV che sovraperformava SPHB
• Dal 27 dicembre 2022, con alti e bassi, gli investitori scontano un’espansione economica o, se preferite, un soft landing
SPHB/SPLV è un ottimo indice di sentiment economico per i seguenti motivi:
• Quando gli investitori hanno aspettative di crescita economica, tendono a concentrare i loro capitali su asset ad alto rischio, tra cui le azioni delle società comprese all’interno di SPHB. Queste società sono considerate rischiose a causa della loro elevata volatilità, superiore a quella dell’S&P500. L’alto beta che presentano deriva da un rischio al quale esse sono soggette: la ciclicità dell’economia. Esse, infatti, tendono a registrare utili robusti in fase di espansione economica e utili in rallentamento in fasi economiche sfavorevoli
• Al contrario, quando gli investitori hanno aspettative di rallentamento economico, tendono a privilegiare asset a rischio più basso, tra cui le società a bassa volatilità, meno volatili rispetto all’S&P500. A differenza delle società cicliche, queste società non presentano il rischio ciclico dell’economia o, almeno, il loro rischio è più contenuto. Infatti, tendono a registrare utili costanti nel tempo, sia in fasi economiche favorevoli che sfavorevoli
Per questo motivo, quando la propensione al rischio degli investitori è guidata da aspettative di crescita economica, le società cicliche di SPHB sovraperformano quelle difensive di SPLV. Al contrario, quando il risk off è guidato da aspettative di rallentamento economico, le società difensive (che offrono anche alti dividendi) sovraperformano quelle cicliche.
Alcune figure rafforzano l’idea che SPHB/SPLV può essere utilizzato per misurare le aspettative economiche; infatti, come mostra la figura successiva, l’indice è positivamente correlato a un dato macroeconomico chiave: il PMI composito.
La correlazione positiva tra SPHB/SPLV e PMI composito statunitense. Grafico mensile
L’indice è anche positivamente correlato agli utili dell’S&P500.
La correlazione positiva tra SPHB/SPLV e utili dell’S&P500. Grafico mensile
La grafica precedente conferma che, quando gli utili sono in aumento, gli investitori tendono a favorire le società cicliche, che sono in grado di offrire rendimenti più alti rispetto alle società difensive. Gli utili del mercato azionario, a loro volta, sono direttamente correlati al ciclo economico, come mostrato nelle figure successive.
Il ciclo economico e quello degli utili societari
La correlazione positiva tra utili dell’S&P500 e PIL USA anno/anno. Grafico a 3 mesi
È importante notare che le società tendono a registrare profitti maggiori quando un altro indicatore macroeconomico chiave, la fiducia dei consumatori, mostra letture positive. Infatti, esiste una correlazione positiva tra questi due dati, come mostrato nella figura successiva.
La correlazione positiva tra utili dell’S&P500 e fiducia dei consumatori. Grafico mensile
Riassumendo tutti i concetti espressi fino a questo punto, possiamo affermare che:
• Più i consumatori sono fiduciosi, più è probabile che investano e spendano denaro in beni durevoli, non durevoli e servizi. Questo rafforza due variabili chiave del PIL: i consumi e gli investimenti. Queste spese e investimenti rafforzerebbero l’economia e gli utili delle società quotate, innescando una propensione al rischio da parte degli investitori che, di conseguenza, concentrerebbero i loro capitali su società cicliche. Al contrario, se la fiducia dei consumatori diminuisce, gli investitori tenderebbero a favorire le società difensive
TIP/IEF è l’indice sulle aspettative di inflazione, che misura la forza relativa tra due ETF obbligazionari:
• TIP, l’iShares TIPS Bond ETF, che replica il movimento di prezzo di obbligazioni del tesoro americano indicizzate al tasso di inflazione con scadenza media ponderata di 7.4 anni
• IEF, l’iShares 7-10 Year Treasury Bond ETF, che replica il prezzo di obbligazioni del tesoro americano con scadenze tra i 7 e i 10 anni
Il movimento dell’indice TIP/IEF riflette le aspettative degli investitori, che, attraverso l’acquisto e la vendita dei due ETF, esprimono il loro sentiment. In particolare:
• Se TIP sovraperforma IEF, il mercato ha aspettative di crescita dell’inflazione
• Al contrario, se IEF sovraperforma TIP, il mercato ha aspettative di disinflazione (rallentamento dell’inflazione)
Come illustrato nell’immagine successiva, l’indice di sentiment è positivamente correlato al consumer price index misurato anno su anno e tende spesso ad anticiparlo.
La correlazione positiva tra TIP/IEF e tasso di inflazione USA anno/anno. Grafico mensile
Osservando la figura successiva, vediamo che l’indice è in ribasso dal 19 ottobre 2023. Questo suggerisce che gli investitori prevedono che il tasso di inflazione continuerà a diminuire nei prossimi mesi, avvicinandosi alla soglia del 2%.
Gli investitori prevedono un rallentamento del tasso di inflazione. Grafico giornaliero
LQDH/LQD è un indice che riflette le aspettative sui tassi di interesse, misurando la forza relativa tra due ETF obbligazionari:
• LQDH, l’iShares Interest Rate Hedged Corporate Bond ETF, che replica il movimento di prezzo di obbligazioni societarie investment grade coperte dal rischio “tassi di interesse”
• LQD, l’iShares Investment Grade Corporate Bond ETF, che replica il prezzo delle stesse obbligazioni in LQDH, ma non coperte dal rischio tassi di interesse.
La lettura dell’indice è simile a quella di TIP/IEF:
• Se gli investitori prevedono una politica monetaria restrittiva, LQDH sovraperforma LQD e l’indice sale; al contrario, se gli stessi prevedono una politica monetaria espansiva, LQD sovraperforma LQDH e l’indice scende
Come mostrato nell’immagine successiva, l’indice di sentiment è positivamente correlato ai tassi di interesse della Federal Reserve.
La correlazione positiva tra LQDH/LQD e tassi di interesse della Federal Reserve. Grafico mensile
Dal 19 ottobre 2023, le aspettative degli investitori sono per un taglio dei tassi di interesse.
Gli investitori prevedono un taglio dei tassi di interesse. Grafico giornaliero
Scendendo più nel particolare, gli investitori prevedono tre tagli dei tassi di interesse di 25 punti base per il 2024 (per un totale di 75 punti base), rispettivamente a maggio, luglio e novembre.
Gli investitori prevedono il primo taglio di 25 bps il 1° maggio 2024. Fonte: FedWatchTool
Gli investitori prevedono il secondo taglio di 25 bps il 31 luglio 2024. Fonte: FedWatchTool
Gli investitori prevedono il terzo taglio di 25 bps il 7 novembre 2024. Fonte: FedWatchTool
Quindi, è stato evidenziato che gli investitori stanno anticipando un ritorno alla fase 4 del ciclo economico, caratterizzata da crescita economica, disinflazione e riduzioni dei tassi di interesse.
2. DUE PORTAFOGLI DI INVESTIMENTO 50-50: UNO CICLICO ED UNO DIFENSIVO
In questo paragrafo, cerchiamo di raggiungere l’obiettivo dell’analisi: creare due portafogli di investimento per i primi mesi del 2024 (primi 3-6 mesi) che dovrebbero offrire buone performance in due scenari economici diversi. Il primo scenario, un’espansione economica, è stato descritto nel paragrafo precedente. Il secondo scenario, una recessione, rappresenta l’esatto opposto del primo e, al momento, non è affatto previsto dal mercato.
Nel caso di un’espansione economica, il portafoglio mostrato nella figura successiva potrebbe essere una buona scelta: un portafoglio 50-50 ciclico.
Il portafoglio 50-50 ciclico
Ecco la ponderazione percentuale:
• 25% XLK (ETF sul settore tecnologico)
• 25% XLY (ETF sul settore dei beni ciclici)
• 16.6% IEF (ETF sui titoli di stato USA con scadenza tra i 7 e i 10 anni)
• 16.6% LQD (ETF sulle obbligazioni societarie investment grade)
• 16.6% HYG (ETF sulle obbligazioni societarie ad alto grado di rischio)
Ora esamineremo i motivi per cui sono stati selezionati gli ETF sopra menzionati:
• Come abbiamo visto, quando il mercato anticipa un’espansione economica, l’indice SPHB/SPLV tende ad essere rialzista. Come illustrato nella figura successiva, l’ETF SPHB è principalmente influenzato dal settore tecnologico e dal settore dei beni ciclici, che insieme rappresentano il 55.06% di questo ETF
La ponderazione settoriale dell’ETF SPHB. Fonte: Invesco
Pertanto, è ragionevole prevedere che questi due ETF possano registrare buone performance quando gli investitori anticipano una crescita economica, come dimostrato nelle due grafiche seguenti.
Le prestazioni del settore tecnologico quando SPHB sovraperforma SPLV. Grafico settimanale
Le prestazioni del settore dei beni ciclici quando SPHB sovraperforma SPLV. Grafico settimanale
Ora esaminiamo la parte rimanente del portafoglio, quella obbligazionaria. Potreste chiedervi perché non sono stati inclusi ETF obbligazionari governativi a lunga scadenza, come il noto “TLT”. Il motivo è illustrato nelle grafiche successive.
Partiamo dal presupposto che una crescita economica è tipicamente accompagnata da un aumento della fiducia dei consumatori. La loro domanda di beni e servizi è legata al tasso di inflazione: se aumenta, è ragionevole aspettarsi un aumento delle aspettative di inflazione.
Questo è dimostrato nella grafica successiva: le aspettative di crescita o decrescita economica sono sempre accompagnate da aspettative di aumento o rallentamento dell’indice dei prezzi al consumo.
La correlazione positiva tra SPHB/SPLV e TIP/IEF. Grafico settimanale
Ciò significa che, se gli investitori continuano a prevedere una crescita economica, a un certo punto (probabilmente) inizieranno a prevedere un aumento del tasso di inflazione. Se ciò dovesse accadere, TLT presenterebbe una performance negativa: il tasso di inflazione, infatti, rappresenta un rischio per le obbligazioni. Più esso aumenta, più gli interessi cedolari reali vengono erosi.
La correlazione negativa tra TIP/IEF e TLT. Grafico settimanale
Il motivo per cui sono stati inclusi due ETF su obbligazioni societarie è illustrato nelle due grafiche successive.
Quando gli investitori sono propensi al rischio, le obbligazioni societarie investment grade sovraperformano i titoli di stato. Grafico settimanale
Quando gli investitori sono propensi al rischio, le obbligazioni societarie high yield sovraperformano i titoli di stato. Grafico settimanale
Quando gli investitori sono propensi al rischio, tendono a investire i loro capitali in asset più rischiosi, tra cui le obbligazioni societarie, sia investment grade (leggermente più rischiose dei titoli di stato) che high yield (ancora più rischiose). Infatti, HYG e LQD sovraperformano i titoli di stato quando SPHB supera SPLV!
Un altro aspetto da considerare è che se ci si aspetta una crescita economica, ci si aspetta anche un aumento degli utili societari. Quando gli utili societari tendono ad aumentare, diminuisce la probabilità di default delle società e, per questo motivo, HYG e LQD tendono a performare bene. Questo è illustrato nella grafica successiva.
Quando gli utili societari tendono al rialzo, le probabilità di default delle società ad alto e basso grado di rischio (rappresentate dai due spread obbligazionari) tendono al ribasso. Grafico mensile
Non sono state scelte solo obbligazioni ad alto grado di rischio per una questione di diversificazione. Infatti, una diversificazione consapevole può contribuire a ridurre il rischio.
Ora, come mostrato nella figura seguente, presentiamo un portafoglio 50-50 difensivo, progettato per proteggere il capitale in contesti economico-finanziari caratterizzati da un atteggiamento di avversione al rischio, come una recessione.
Il portafoglio 50-50 difensivo
Ecco la ponderazione percentuale:
• 16.6% XLU (ETF sul settore delle utilities)
• 16.6% XLV (ETF sul settore sanitario)
• 16.6% XLP (ETF sul settore dei beni di prima necessità)
• 50% TLT (ETF su obbligazioni del tesoro americano a lunghe scadenze)
La scelta di XLU, XLV e XLP è semplice: come illustrato nella figura successiva, questi ETF sono i principali driver dell’ETF SPLV, contribuendo per il 60% al suo movimento.
La ponderazione settoriale dell’ETF SPLV. Fonte: Invesco
Il portafoglio dovrebbe comportarsi nel seguente modo:
• In caso di recessione, il mercato azionario avrebbe una performance negativa a causa della contrazione degli utili. Tuttavia, le società incluse negli ETF XLU, XLV e XLP, essendo difensive, dovrebbero avere una performance migliore del benchmark in quanto meno volatili (o, per l’appunto, a basso beta). D’altra parte, TLT dovrebbe avere un’ottima performance, essendo l’ETF tra quelli obbligazionari governativi con la più alta duration e, per lo stesso motivo, sarebbe quello a performare meglio in caso di taglio dei tassi
Le figure seguenti mostrano le prestazioni di tutti i componenti del portafoglio durante periodi di aspettative di rallentamento economico.
Le prestazioni del settore dei beni di prima necessità quando SPLV sovraperforma SPHB. Grafico settimanale
Le prestazioni del settore delle utilities quando SPLV sovraperforma SPHB. Grafico settimanale
Le prestazioni del settore sanitario quando SPLV sovraperforma SPHB. Grafico settimanale
Le prestazioni di TLT quando SPLV sovraperforma SPHB. Grafico settimanale
Nel prossimo paragrafo, esamineremo le prestazioni dei due portafogli dal 2012 ad oggi nelle fasi di risk on e risk off. Queste prestazioni saranno confrontate con quelle di un portafoglio 50-50 equilibrato, illustrato nella figura successiva, che è allocato con un 50% su SPY (ETF dell’S&P500) e un 50% su TLT.
Il portafoglio 50-50 equilibrato
Non ho presentato le metriche dei tre portafogli nel lungo periodo poiché l’obiettivo è capire come si comportano nelle fasi economiche favorevoli e non favorevoli, quindi in periodi di tempo più ristretti. Se desiderate vedere il loro comportamento dal 2008 ad oggi, potete commentare l’analisi nella sezione commenti in fondo alla pagina.
3. LE PRESTAZIONI DEL PORTAFOGLIO 50-50 CICLICO NELLE FASI DI RISK ON
Nelle figure successive, esamineremo le prestazioni del portafoglio ciclico rispetto a quelle del portafoglio equilibrato nelle fasi di risk on (quando SPHB/SPLV è rialzista) nei seguenti periodi:
• Giugno 2012 - Agosto 2014
• Febbraio 2016 - Giugno 2018
• Aprile 2020 - Novembre 2021
• Luglio 2022 - Ottobre 2023
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo giugno 2012-agosto 2014
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo giugno 2012-agosto 2014
Rendimenti annualizzati
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo febbraio 2016-giugno 2018
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo febbraio 2016-giugno 2018
Rendimenti annualizzati
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo aprile 2020-novembre 2021
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo aprile 2020-novembre 2021
Rendimenti annualizzati
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo luglio 2022-ottobre 2023
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo luglio 2022-ottobre 2023
Rendimenti annualizzati
È interessante notare come, nelle fasi di risk on, il portafoglio ciclico tenda a sovraperformare quello equilibrato. Se osserviamo i rendimenti annualizzati, c’è stato solo un anno (il 2014) in cui il portafoglio equilibrato ha registrato prestazioni migliori.
4. LE PRESTAZIONI DEL PORTAFOGLIO 50-50 DIFENSIVO NELLE FASI DI RISK OFF
Nelle figure successive, esamineremo le prestazioni del portafoglio difensivo rispetto a quelle del portafoglio equilibrato nelle fasi di risk off (quando SPHB/SPLV è ribassista) nei seguenti periodi:
• Settembre 2014 - Febbraio 2016
• Maggio 2018 – Marzo 2020
• Novembre 2021 – Giugno 2022
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo settembre 2014-febbraio 2016
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo settembre 2014-febbraio 2016
Rendimenti annualizzati
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo maggio 2018-marzo 2020
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo maggio 2018-marzo 2020
Rendimenti annualizzati
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo novembre 2021-giugno 2022
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo novembre 2021-giugno 2022
Rendimenti annualizzati
Nelle fasi di risk off, il portafoglio difensivo tenda a sovraperformare quello equilibrato. Se osserviamo i rendimenti annualizzati, c’è stato solo un anno (il 2019) in cui il portafoglio equilibrato ha registrato prestazioni migliori.
5. CONSIDERAZIONI FINALI
Per concludere l’analisi, vorrei fare alcune considerazioni finali:
• I due portafogli presentati sono poco diversificati e adatti solo a specifici contesti.
• Il portafoglio ciclico, in particolare, presenta un livello di rischio significativamente più alto rispetto al portafoglio difensivo. L’unico asset che fornisce una certa protezione è l’IEF, che però rappresenta solo il 16,6% del peso totale del portafoglio.
• Entrambi i portafogli potrebbero essere ottimizzati sostituendo alcuni ETF con altri.
A presto!
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STRATEGIA SPREAD TRADING INTERMARKETBuongiorno a tutti.
Ho deciso di mostrarvi come nelle ultime settimane ho operato sui mercati finanziari attraverso la costruzione di un’operazione in spread trading Nvidia-Caesars Entertainment.
Pubblico la strategia in quanto essa è molto attinente a tutti gli argomenti trattati nelle ultime settimane, tra i quali:
• Aspettative degli investitori
• Federal Reserve
• Tassi di interesse e Jackson Hole
Buona lettura.
IL CATALIZZATORE CHE SPINGEVA AL RIALZO IL MERCATO AZIONARIO
Iniziamo a specificare il motivo per il quale il mercato azionario dal 17 giugno iniziava a muoversi al rialzo, invertendo (almeno nel breve periodo) la sua traiettoria ribassista: il mercato iniziava a scontare una Federal Reserve meno aggressiva. Questa mia visione era spiegata grazie al contratto sul future Fed Funds a scadenza dicembre 2022 (ticker ZQZ2022):
Come spesso ho specificato, quanto più il prezzo del contratto di un future Fed Fund ad una determinata scadenza scende, tanto più a quella scadenza il mercato andrà a scontare una Federal Reserve più aggressiva (con conseguente aumento hawkish sui tassi di interesse). Come si può osservare nella grafica, il contratto a scadenza dicembre 2022 arrestava la sua corsa al ribasso il 14 giugno 2022, andando successivamente a lateralizzare: questa era stata la prova che gli attori del mercato iniziavano a scontare una FED più “dovish”.
Come si è comportato l’S&P500 nello stesso periodo? È ripartito al rialzo, correlandosi positivamente con lo stesso contratto preso finora in considerazione!
Anche le obbligazioni high yield (etf HYG) ad alto rischio hanno avuto lo stesso comportamento se correlate al contratto a scadenza dicembre 2022:
Possiamo dunque affermare che l’arrestarsi della corsa al ribasso da parte del contratto scadenza dicembre 2022 abbia impattato in maniera positiva su asset ad alto rischio, come azionario ed obbligazionario high yield. La rinnovata serenità degli investitori era certificata dal VIX, infatti:
Quando il prezzo del contratto iniziava a lateralizzare all’interno del rettangolo colorato di rosso, l’indice di volatilità iniziava a sgonfiarsi, passando dal massimo relativo dei 34 punti ai 19,5. Che significa ciò? Che man mano che gli investitori scontavano una FED meno aggressiva, le paure svanivano di pari passo.
Ho quindi creato un indice di forza che mi fornisse essenzialmente il sentiment degli investitori: sapendo che la positività e il rialzo del mercato azionario derivava dal fatto che essi scontavano una FED meno aggressiva e la paura poteva manifestarsi attraverso l’apprezzamento del VIX, come poteva mai essere lo stesso? FUTURE FED FUND SCADENZA DICEMBRE 2022/VIX:
Quanto più saliva l’indice di forza, tanto più il mercato scontava una FED più “colomba”, lasciando spazio al rialzo del mercato azionario che, guarda caso, aveva iniziato a creare l’ultimo impulso rialzista proprio in concomitanza con l’inizio dell’apprezzamento di breve periodo dell’indice di forza, segnalato nella grafica dal canale ascendente di color giallo:
Il fatto che gli attori del mercato immaginassero una Federal Reserve più dovish era legata in maniera diretta alle aspettative di inflazione: infatti, nello stesso periodo, sia loro che gli analisti si aspettavano una lettura per luglio 2022 inferiore al dato precedente, che si attestava al 9.1% anno/anno. Questo è dimostrato grazie al grafico sulle aspettative di inflazione a 10 anni (con ticker “T10YIE”, in blu), ribassista, e dalle aspettative degli analisti che, attraverso i loro modelli statistici, scontavano un decremento sul dato del CPI all’8.7% anno/anno.
L’aspettativa di un’inflazione più bassa rispetto alla lettura del dato precedente era sicuramente dettata principalmente da due motivi:
1. Il calo dei prezzi del petrolio, a cui le aspettative di inflazione sono correlate positivamente
2. L’aumento dei tassi di interesse
Per completare questo paragrafo, condivido una grafica reperita dal sito Fed Watch Tool (www.cmegroup.com) per mostrarvi le diverse probabilità riguardanti il livello che i tassi di interesse avrebbero avuto a fine anno (a dicembre):
• 50% di probabilità di tassi di interesse al 3.25%/3.50%
• 32% di probabilità di tassi di interesse al 3%/3.25%
• 17% di probabilità di tassi di interesse al 3.50%/3.75%
• 0.4% di probabilità di tassi di interesse al 3.75%/4%
Tenete bene a mente questa grafica. Sarà di rilevante importanza nei paragrafi seguenti.
QUANDO L’INFLAZIONE SI ATTESTA A LIVELLI PIU’ BASSI RISPETTO AL DATO PRECEDENTE DECIDO DI APRIRE L’OPERAZIONE IN SPREAD
Giungiamo dunque al 10 agosto: il dato sul consumer price index dà ragione agli investitori e agli analisti, attestandosi al +8.5% anno/anno (dato inferiore alle aspettative di +8.7% anno/anno):
Come hanno reagito i benchmark azionari dopo la lettura del dato? Direi alla grande:
• +2.07% per l’S&P500
• +2.77% per il Nasdaq
Una lettura del dato al di sotto delle aspettative calmava ulteriormente i mercati; questo è ben evidenziato dal VIX che, il 10 agosto, registrava la formazione di una candela dal -9.33%:
Dal momento che le aspettative del mercato secondo le quali la Federal Reserve si sarebbe dimostrata meno aggressiva erano state supportate dalla lettura del dato sull’inflazione in decremento (e vista la reazione positiva dei benchmark azionari alla lettura del dato), ho deciso di aprire un’operazione in spread.
Perché non un’operazione in acquisto dal momento in cui il mercato forniva i tipici segnali di risk-on? Perché non mi fidavo troppo di ciò che scontava il mercato: la scommessa secondo cui la FED si sarebbe dimostrata più “dovish” era giusta?
Ho dunque considerato degli indicatori di “rischio”. Essi sono:
• S&P500/VIX (ES1!/VIX)
*quando si è in risk on, l’S&P500 sovraperforma l’indice di “paura” e l’indice di forza sale; quando si è in risk off le agitazioni sui mercati fanno da padrone e l’indice scende, con relativa sovraperformance del VIX rispetto al benchmark azionario
• NASDAQ/VXN (NQ1!/VXN)
*quando si è in risk on, il Nasdaq sovraperforma l’indice di “paura” e l’indice di forza sale; quando si è in risk off le paure sui mercati prendono piede con relativa discesa dell’indice
• SETTORE DEI BENI CICLICI/SETTORE DEI BENI DIFENSIVI (XLY/XLP)
*in risk on il settore dei beni ciclici tende a sovraperformare quello dei beni difensivi (con relativo trend rialzista dell’indice di forza); in risk-off accade l’esatto contrario (con l’indice in trend ribassista)
• SETTORE TECNOLOGICO/SETTORE DEI BENI DIFENSIVI (XLK/XLP)
*in risk on il settore tech tende a sovraperformare quello dei beni difensivi (con relativo trend rialzista dell’indice di forza); in risk-off accade l’esatto contrario (con l’indice in trend ribassista)
• AZIENDE AD ALTO BETA/AZIENDE A BASSO BETA (SPHB/SPLV)
*in risk on le aziende ad alto beta sovraperformano quelle a basso beta (con relativo trend rialzista dell’indice di forza); in risk-off accade l’esatto contrario (con l’indice in trend ribassista)
• OBBLIGAZIONI SOCIETARIE INVESTMENT GRADE A BREVE SCANDENZA/OBBLIGAZIONI SOCIERATIE INVESTMENT GRADE A LUNGA SCADENZA (VCSH/VCLT)
*in risk on gli investitori preferiscono obbligazioni a lunga scadenza (VCLT,che offrono rendimenti migliori) rispetto a quelle a breve scadenza (VCSH, che offrono rendimenti peggiori), con la relativa salita dell’indice di rischio. In risk off accade il contrario, con l’indice di forza in trend opposto
• OBBLIGAZIONI HIGH YIELD A BREVE SCADENZA/OBBLIGAZIONI HIGH YIELD A LUNGA SCADENZA (SHYG/HYG)
*in risk on gli investitori preferiscono obbligazioni a lunga scadenza high yield (HYG,che offrono rendimenti migliori) rispetto a quelle a breve scadenza (SHYG, che offrono rendimenti peggiori), con la relativa salita dell’indice di rischio. In risk off accade il contrario, con l’indice di forza in trend opposto
• SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO (BAMLH0A0HYM2)
*in risk on lo spread tende a contrarsi mentre in risk off ad allargarsi
Ad ogni linea di prezzo applico tipicamente tre diverse medie mobili:
• Una mensile, a 30 periodi (che mi fornisce la tendenza del prezzo a livello mensile, in blu)
• Una a due mesi, a 60 periodi (che mi fornisce la tendenza del prezzo negli ultimi due mesi, in verde)
• Una a tre mesi, a 90 periodi (che mi fornisce il trend degli ultimi tre mesi, in rosso)
Lo stesso avevo fatto negli indicatori di rischio. Notate una cosa:
Nessun indice di rischio mi dava una completa sicurezza che fossimo effettivamente entrati in territorio di risk-on. Perché?
• Considero un trend rialzista quando la media mobile mensile sta al di sopra di quella a due mesi che, a sua volta, sta al di sopra rispetto a quella a tre mesi:
• Considero un trend ribassista quando la media mobile mensile sta al di sotto di quella a due mesi che, a sua volta, sta al di sotto rispetto a quella a tre mesi:
Appurato il fatto che alcuni indici di rischio devono essere “totalmente” rialzisti mentre altri “completamente” ribassisti per fornirmi un chiaro di segnale di risk-on, vi sembra che in prossimità e in corrispondenza del 10 agosto la configurazione delle medie mobili negli indici di rischio fosse quella? Direi di no. In alcuni la media mobile a due mesi non aveva sorpassato al rialzo quella a tre mesi, mentre in altri non era accaduto il caso opposto. Questo è il motivo per il quale prendevo la decisione di aprire un’operazione in spread!
Opero tipicamente in questo modo quando non ho il 100% dei segnali che mi indichino dei chiari dati oggettivi.
Tornando a monte, dal momento in cui il mercato scontava un picco dell’inflazione e una FED meno aggressiva e lo stesso era stato accontentato dalla lettura del 10 agosto, l’11 agosto, seguendo “le briciole e la dialettica degli investitori”, ho deciso di aprire lo spread, acquistando e vendendo le seguenti aziende:
• Caesars Entertainment (CZR) in acquisto
• Nvidia (NVDA) in vendita
Perché queste due aziende?
I COEFFICIENTI BETA DI CZR E NVDA: PERCHE’ LA SCELTA È RICADUTA SU QUESTE DUE AZIENDE?
Sapete come viene definito il coefficiente beta? Lo spiegherò brevemente.
Un coefficiente beta esprime l’aggressività di un titolo. È un valore che oscilla intorno a valori di 1.
I settori o i titoli con beta superiore ad 1 sono quelli considerati rischiosi vista la loro volatilità, mentre quelli con beta inferiore ad 1 sono quelli considerati “difensivi”; infatti:
• Un titolo con un beta superiore ad 1, ad esempio 1.5, tenderà a muoversi 1.5 volte rispetto al suo mercato di riferimento, sia al rialzo che al ribasso
• Un titolo con un beta inferiore ad 1, ad esempio 0.5, tenderà a muoversi 0.5 volte rispetto al suo mercato di riferimento, al rialzo o al ribasso
I beta di CZR e NVDA sono:
• CZR: 2.78
• NVDA: 1.65
Questo significa che ad una performance dell’S&P500 pari al +1.3%, la performance attesa dei due titoli sarà:
• CZR: 2.78 x 1.3% = 3.6%
• NVDA: 1.65 x 1.3% = 2.15%
Ad una performance negativa da parte dell’S&P500 pari al -3%, le diverse performance attese saranno invece:
• CZR: 2.78 x (-3%) = -8.34%
• NVDA: 1.65 x (-3%) = -4.95%
Perché la scelta è ricaduta su queste due aziende?
Gli scenari che dal 10 agosto in poi potevano realizzarsi essere essenzialmente due:
1. Il mercato avrebbe continuato a scontare una FED meno aggressiva e il riflesso di ciò avrebbe dato continuità al rialzo del mercato azionario
2. La FED avrebbe potuto smentire le aspettative dei mercati e il riflesso di ciò si sarebbe potuto materializzare in un nuovo impulso ribassista dello stesso mercato equity
Capito ciò:
• Se si fosse concretizzato lo scenario 1, ipotizzavo che il mercato azionario (S&P500) avrebbe potuto realizzare una performance del +7% raggiungendo il point of control volumetrico del trend ribassista di tutto il 2022, coincidente con la soglia dei 4500$:
Per i coefficienti beta di CZR E NVDA, il guadagno atteso sarebbe stato:
CZR: 2.78 X 7% = 19.5%
NVDA: 1.65 X 7% = 11.6%
Dal momento in cui NVDA era aperta in short, il guadagno totale ipotetico sarebbe stato:
GUADAGNO TOTALE IPOTETICO: (19.5-11.6) % = 8%
Avrei in quel caso ottenuto un buon guadagno grazie all’aggressività di CZR, con un beta notevole! Quanto più si sarebbe mosso al rialzo il benchmark tanto più CZR, in teoria, si sarebbe mosso 2.78 volte in più!
Però per quanto riguarda lo short, perché proprio NVDA?
• Se la FED in un modo o nell’altro avesse smentito i mercati su temi riguardanti inflazione e tassi di interesse, che settore avrebbe probabilmente sofferto di più? Il settore tecnologico, pesantemente growth! Per quale motivo? Perché tutti i titoli growth hanno un forte potenziale di crescita e basano i loro guadagni sul futuro:
- Tassi di interesse più alti avrebbero impattato negativamente riducendone le valutazioni
- Inflazione più alta avrebbe eroso i potenziali guadagni futuri
Ecco il motivo per il quale ho scelto NVDA come short!
Esiste tuttavia un secondo motivo: anche l’azienda tech è considerata aggressiva considerato il suo beta, motivo per il quale se si fosse materializzato lo scenario 2 avrei potuto ottenere dei buoni guadagni potenziali.
COME HO IMPOSTATO L’OPERAZIONE
Come ho spiegato nel paragrafo precedente l’11 agosto, seguendo “le briciole e la dialettica degli investitori”, ho deciso di aprire lo spread, seguendo lo scenario 1. Qual è stato il segnale di entrata?
Ho creato un indice di forza tra CZR e VIX. Perché? Quanto più l’indice saliva, tanto più Caesars Entertainment batteva le paure (metaforicamente parlando, quanto più saliva l’indice, tanto meno si palesava la paura di investire nell’azienda):
L’11 agosto la media mensile sorpassava al rialzo quella a due mesi. Quello è stato il segnale di acquisto su CZR, acquistata a 50.20$ che, oltretutto, aveva completato un testa e spalle di inversione, come mostrato nella grafica:
Allo stesso tempo aprivo lo short su Nvidia:
TUTTE LE FASI DELL’OPERAZIONE IN SPREAD
Fino al 17 agosto il clima sui mercati era invariato; alla stessa data l’operazione era in profitto, infatti:
CZR mi guadagnava il 3.7% mentre NVDA mi perdeva il -1.1%:
Poi…qualcosa è cambiato!
LE ASPETTATIVE DEL MERCATO INVERTONO LA ROTTA: SI CONCRETIZZA LO SCENARIO 2
Il 17 agosto venivano pubblicati i verbali del FOMC della riunione del 26-27 luglio, in cui emerge che “i banchieri della Federal Reserve sono unanimi nel ritenere che continuare a spingere i tassi di interesse ad un livello restrittivo sia necessario per far scendere l’inflazione verso l’obiettivo della banca centrale del 2%”. Questi verbali cambiavano le aspettative del mercato che, i giorni dopo, iniziavano a scontare una FED più aggressiva, infatti:
Si pensi che, ad inizi agosto, il mercato scontava tassi di interesse a fine anno nelle seguenti probabilità:
• 0.8% di probabilità di tassi finali al 4%
• 17% di probabilità di tassi finali al 3.75%
• 32% di probabilità di tassi finali al 3.25%
• 50% di probabilità di tassi finali al 3.5%
Dopo i verbali del 17 agosto tutto si è capovolto, con probabilità maggiori di tassi a fine anno non più al 3.5%, bensì al 3.75% (tale possibilità, ad inizi agosto, era segnalata a soli 17 punti percentuali).
Questo per me è stato un cambio di scenario, confermato da un ulteriore aspetto:
Lo stesso indice di forza CZR/VIX, che mi segnalava l’entrata a mercato l’11 agosto, ora mi segnalava l’uscita: apertura del 22 agosto con gap-down al di sotto della media mobile mensile.
Dopo queste considerazioni ho chiuso lo stesso giorno l’operazione long su CZR con una perdita del -9.76%:
e ho lasciato correre al ribasso l’operazione su Nvidia (visto e considerando che si stava realizzando lo scenario 2), che il 22 agosto mi stava realizzando un profitto del -4%:
Come potete osservare avevo impostato lo stop loss a breakeven. Il motivo?
• Non ero disposto a perdere più di 9 punti percentuali nell’operazione in spread
• Il 24 agosto l’azienda avrebbe comunicato gli earnings, motivo per il quale poteva esistere la possibilità che il prezzo aprisse le contrattazioni con un gap-up molto ampio come spesso abbiamo assistito
I giorni seguenti gli attori del mercato hanno scontato una politica monetaria sempre più restrittiva, come raffigura la grafica:
Le probabilità di tassi finali al 4% hanno preso ora il sopravvento sulle altre. Si pensi che ad inizio agosto le stesse probabilità erano nulle.
A questo punto ho chiuso l’operazione short su Nvidia che, da manuale, mi realizza un profitto del 16.18%:
Il profitto finale dello spread è così attestato:
• PROFITTO FINALE = PERFORMANCE NVDA – PERFORMANCE CZR = (16.18-9.76)% = 6.42%
• RAPPORTO RISCHIO/RENDIMENTO 1.64
Molti di voi mi chiederanno il motivo per il quale ho chiuso l’operazione su Nvidia in maniera forse troppo frettolosa. Avevo bisogno di liquidità dal momento in cui il mercato potrebbe presto fornirci, a parer mio, delle buonissime occasioni.
Strategia di spread trading intermarket tra CZR e NVDA.
Grazie per l’attenzione e buon weekend, Matteo Farci
MAPPA INTERMARKET PORSCHE E..SETTORE AUTOMOBILISTICOBuongiorno a tutti.
Ognuno di noi ha dentro di sé delle passioni. Nel mio caso particolare, ne posso segnalare due:
• L’economia applicata ai mercati finanziari
• Il mondo automobilistico
Non è una novità la passione per il mondo economico, credo ormai molti di voi l’abbiano ampiamente capito. È invece la prima volta che nomino un’azienda del settore automobilistico all’interno della mia raccolta: Porsche. Ebbene sì, ho una passione sfrenata per questo genere di automobili sportive.
Diventa estremamente interessante riuscire ad intrecciare due passioni tra loro, andando a creare successivamente delle opportunità di investimento.
Questo è quello che mostrerò all’interno di questo articolo, fornendovi un’ampia mappa intermarket che lega Porsche a diverse altre aziende, settori, materie prime, valute e…nazioni!
Buona lettura!
BREVI CENNI SU PORSCHE
Porsche è una casa automobilistica tedesca con sede a Stoccarda fondata nel 1931 da Ferdinand Porsche.
La stessa appartiene dal 2012 al gruppo Volkswagen. Famosa per produrre automobili sportive, conta circa 27000 dipendenti.
Ad oggi l’azienda produce sei modelli di autovetture diverse:
• Modello 718 (a benzina)
• Modello 911 (a benzina)
• Modello Taycan (elettrico)
• Modello Panamera (a benzina o ibrido)
• Modello Macan (a benzina)
• Modello Cayenne (a benzina o ibrido)
ANALISI SETTORIALE: SETTORE AUTOMOBILISTICO E SETTORE DEI BENI CICLICI
Nonostante appaia abbastanza scontato, Porsche appartiene al settore automobilistico europeo. Un etf che replica il movimento di quest’ultimo è l’ISHARES STOXX EUROPE 600 AUTOMOBILIES & PARTS (ticker EXV5):
All’interno del paniere dell’etf troviamo aziende come:
• Mercedes-Benz
• Stellantis
• Volkswagen
• BMW
• Ferrari
• Porsche
• Renault
• Volvo
Potete trovare maggiori informazioni sull’etf (partecipazioni % e aree geografiche) al link:
www.blackrock.com
Lo stesso settore automobilistico appartiene al più ampio settore dei beni discrezionali (ossia al settore dei beni non essenziali e ciclici). Un buon etf che replica il suo andamento è l’SPDR MSCI EUROPE CONSUMER DISCRETIONARY (ticker STRX):
La grafica mostra l’andamento del prezzo dell’etf, le relative prime dieci partecipazioni e la distribuzione per paese.
Paragonando Porsche con i due etf presentati andremo a osservare una forte correlazione positiva:
Abbiamo dunque capito come Porsche sia correlata in maniera diretta ai suoi settori di riferimento.
Ora allargheremo la mappa intermarket.
I COMPONENTI AUTOMOBILISTICI E LE RELATIVE CORRELAZIONI
Per scoprire nuove correlazioni andando ad allargare la mappa intermarket occorre porsi la domanda: “Quali sono le componenti automobilistiche?”
Ne possiamo citare diversi:
• Telaio
• Sistema di raffreddamento
• Turbo compressore
• Impianto di alimentazione
• Batteria
• Tubi di scarico
• Trasmissione
• Pneumatici
• Impianto frenante
Scoprirete ora come alcuni di questi specifici componenti siano correlati al settore automobilistico.
• TELAIO: STEEL AUTHORITY OF INDIA LIMITED E STEEL DYNAMICS
Uno dei materiali di maggior utilizzo per la produzione dei telai è l’acciaio. Vien quindi logico pensare che, dal momento in cui parte della domanda di acciaio proviene dal mondo automobilistico, è forse possibile trovare una correlazione diretta.
Condivido un grafico in cui vengono rappresentati il settore automobilistico da una linea di prezzo nera, Steel Dynamics da una in blu e Steel authority of India limited da una in rosso:
Per chi non lo sapesse, Steel Dynamics è un produttore di acciaio americano con sede a Fort Wayne, Indiana, mentre Steel Authority of India Limited è un produttore dello stesso materiale di proprietà del governo indiano con sede a Nuova Delhi.
Possiamo in effetti osservare delle correlazioni positive, seppur non fortissime. Vien tuttavia da affermare che le acciaierie citate e il settore automobilistico siano legati in maniera diretta.
• TURBO COMPRESSORE: GARRETT MOTION INC
Il turbo compressore è un sistema meccanico che ha lo scopo di sovralimentare un motore a combustione interna. Al giorno d’oggi, dai primi sviluppi negli anni ’80, è possibile trovarlo in una vastissima gamma di automobili.
Maggiore è la produzione di automobili, maggiore sarà la richiesta di questo componente: è quindi lecito attendersi una correlazione tra il settore automobilistico e quello dei turbo compressori. Un’azienda produttrice di tali sistemi di sovralimentazione è Garrett Motion Inc :
Correliamo ora l’azienda al settore:
Anche in questo caso possiamo osservare una correlazione positiva.
• BATTERIA: GLOBAL X LITHIUM & BATTERY TECH ETF
La batteria è il componente più importante di un’automobile elettrica e tra i più importanti di un’automobile ibrida. In essa viene immagazzinata l’energia necessaria a far muovere un auto e alla base del suo funzionamento c’è un processo chimico. Le batterie più tradizionali sono quelle agli ioni di Litio.
La domanda di batterie agli ioni di Litio è in costante aumento: un etf che replica il movimento delle più grandi aziende attive nel campo dell’esplorazione ed estrazione del Litio o nella produzione di batterie allo stesso materiale è il Global X Lithium & Battery Tech (ticker LIT):
Le prime 10 partecipazioni dell’etf sono rappresentate all’interno della grafica che segue:
Maggiore sarà la domanda di batterie da parte dell’industria automobilistica, tanto più alta sarà la correlazione tra i settori. Questo è vero a livello grafico?
Si! Le due linee di prezzo sono legate da una correlazione positiva!
• TUBI DI SCARICO: PLATINO E PALLADIO
Due dei più importanti componenti delle marmitte delle automobili sono il Platino e il Palladio. Essi sono utilizzati come parti integranti dei sistemi catalitici con lo scopo di ridurre emissioni di carbonio. Il platino viene (e veniva) più utilizzato nei motori diesel, mentre il palladio più nei motori a benzina e ibridi.
La correlazione che osserviamo tra questi due metalli industriali (e preziosi) e il settore automobilistico è tuttavia debolmente positiva:
Andremo nuovamente a prendere in considerazione il platino e il palladio nel prossimo paragrafo.
• PNEUMATICI
Riferendoci agli pneumatici, non possiamo non prendere in considerazione una multinazionale con sede in Italia: Pirelli.
È lecito aspettarsi una correlazione dell’azienda con il settore automobilistico? Direi di sì, dal momento in cui la società è tra i principali operatori mondiali nel settore degli pneumatici in termini di fatturato, operante in tutto il mondo con una presenza commerciale in oltre 160 nazioni:
La grafica indica una correlazione fortemente positiva.
• IMPIANTO FRENANTE
Così come per gli pneumatici era impossibile non nominale Pirelli, anche per gli impianti frenanti non si può evitare di nominare Brembo, azienda italiana leader nello sviluppo e nella produzione di impianti frenanti per veicoli.
La sua correlazione con il settore automobilistico è fortemente diretta, al pari di Pirelli:
CORRELAZIONE TRA SETTORE AUTOMOBILISTICO E…AZIONARIO SUDAFRICANO E CAMBIO USDZAR
Credo che diversi di voi lettori troveranno piuttosto controverso il titolo di questo paragrafo; perché dovrebbero mai esistere delle correlazioni tra il mercato azionario sudafricano e il cambio USDZAR con il settore automobilistico europeo? Tratterò l’argomento nella maniera più semplice possibile.
Gli attori che vanno a legare queste correlazioni sono due metalli precedentemente nominati: il platino e il palladio.
La nazione che domina la graduatoria dei produttori mondiali ed esportatori di questi due metalli è il Sudafrica; la sua economia è fortemente dipendente da ciò che offre il suo sottosuolo. Dal momento in cui la moneta locale di un paese è influenzata, tra le altre cose, dalla forza che presenta la propria economia e siccome quest’ultima (sudafricana) si basa sulle esportazioni di platino e palladio, possiamo affermare che esista una correlazione tra il cambio USDZAR, platino e palladio?
Si! La correlazione tra cambio valutario e metalli preziosi si presenta inversa. Questo significa che:
• Al rafforzarsi del prezzo delle due materie prime il Rand Sudafricano si rafforza
• All’indebolirsi del prezzo dei due metalli, il Rand Sudafricano si indebolisce.
Anche il mercato azionario sudafricano risente della forza o della debolezza del platino e del palladio? La risposta è mostrata nella grafica seguente:
La correlazione positiva tra l’etf di Ishares MSCI South Africa Index Fund (che mira a replicare il più fedelmente possibile l'andamento di un indice composto da società del Sudafrica) e le due materie prime indica che anche il mercato azionario, così come la valuta, è influenzato.
Tornando infine al titolo del paragrafo, perché esistono correlazioni tra il settore automobilistico e l’economia sudafricana?
Perché, come ho spiegato precedentemente, parte della domanda del platino e del palladio proviene dal settore automotive.
Possiamo osservare quindi:
• Una correlazione negativa tra settore automotive e cambio USDZAR
• Una correlazione positiva tra azionario sudafricano e settore automotive:
E, per tornare a monte, è positiva la correlazione tra una delle mie passioni più grandi, Porsche, e lo stesso mercato azionario:
Facendo dunque un breve riepilogo:
• L’azienda Porsche appartiene al settore automobilistico europeo e al più ampio indice dei beni
discrezionali (o ciclici)
• Ogni componente automobilistico è legato in maniera diretta al settore di riferimento: tanto maggiore sarà la forza delle diverse aziende (come Porsche, BMW, Volkswagen, Ferrari ecc), tanta forza dimostreranno le società “associate” (come Pirelli, Brembo, Garrett ecc)
• Quanto più la domanda automobilistica aumenterà, tanto più aumenteranno i prezzi del platino e del platino (il cui prezzo si basa sulla legge della domanda e dell’offerta essendo quest’ultime materie prime)
• Quanto più la domanda dei metalli costituenti i sistemi di scarico delle automobili aumenterà, tanto più andrà a beneficiarne il Sudafrica, essendo la sua economia basata per lo più su ciò che offre il suo sottosuolo
• Alla forza economica sudafricana ne beneficerà la moneta locale, il Rand, e il mercato azionario.
DA UNA PASSIONE AD UN’OPPORTUNITA’ DI INVESTIMENTO
Arriviamo quindi all’ultimo paragrafo, dove mostrerò come crearsi un’opportunità di investimento.
Ci tengo a precisare che ciò che leggerete non è un consiglio ad investire.
Ho illustrato come Porsche appartenga al settore dei beni ciclici. Quest’ultimo restituisce tipicamente delle performance positive in climi di risk-on e, al contrario, performance negative in risk-off.
Ho quindi creato un termometro di “rischio”, ossia un grafico di prezzo utile a fornirmi informazioni riguardanti il rischio percepito dal mercato. Questo termometro non è altro che l’indice di forza relativo tra il settore dei beni ciclici e quello delle utilities europei:
Quando gli investitori sono disposti a rischiare, concentrano maggiormente i loro acquisti su aziende cicliche (ad alto beta) rispetto a quelle difensive (a basso beta, come il settore delle utilities). Da questo ne deriva che:
• In climi di risk-on, indicati nella grafica dalle zone ombreggiate di color rosso, STRX (beni ciclici) sovraperforma FSTU1! (utilities)
• In climi di risk-off, indicati nella grafica dalle zone ombreggiate di color blu, FSTU1! sovraperforma STRX
Per confermare la mia teoria sul risk-on/risk off, aggiungo un ulteriore aspetto: qual è quel particolare indicatore che tende ad apprezzarsi durante momenti di turbolenza (o di risk off) dei mercati e tende a deprezzarsi in fasi contrarie? Riferendoci al mercato europeo l’indice di volatilità VSTOXX, spesso nominato “indice di paura”!
Secondo la mia teoria, la correlazione tra l’indice di forza e il VSTOXX dovrebbe dunque presentarsi inversa, perché:
• In risk on, il VSTOXX si deprezza (perché la paura nei mercati è assente) e l’indice di forza dovrebbe apprezzarsi
• In risk off, il VSTOXX si apprezza (perché la paura nei mercati è presente) e l’indice di forza dovrebbe deprezzarsi
Questo è vero?
Direi di si! Il grafico mostra che:
• Quando le preferenze degli investitori si spostano sulle aziende difensive (utilities), la paura e le incertezze nei mercati fanno da padroni
• Quando le preferenze degli stessi si focalizzano su aziende cicliche, le paure e le incertezze registrano delle notevoli flessioni al ribasso
Che tipo di performance ha registrato il settore automobilistico all’interno di quei diversi “momenti risk-on” indicati nella grafica?
Direi ottime. Si registrano infatti prestazioni del:
• +37.21%
• +24.83%
• +15.59%
• +20.47%
• +74.32%
E Porsche?
Direi prestazioni degne di nota. Infatti:
• +31.67%
• +17.83%
• +42.04%
• +14.72%
• +98.05%
Lo stesso indice di forza STRX/FTSU1! può essere utilizzato anche per tracciare le prestazioni dei componenti automobilistici (vista la correlazione di questi ultimi con il settore automotive, analizzata nei paragrafi precedenti):
Steel Dynamics registra quattro prestazioni positive su cinque:
• -0.83%
• +40.47%
• +36.53%
• +5.47%
• +119.29%
Si comporta in maniera analoga Steel Authority of India Limited:
Quattro prestazioni positive su cinque:
• -12.63%
• +34.40%
• +39.06%
• +11.90%
• +286.32%
Lo stesso vale per Global X Lithium & Battery Tech, Garrett Motion Inc, Pirelli e Brembo:
• +2.85%
• +15.98%
• +8.92%
• -1.62%
• +97.74%
• +55.97%
• +38.61%
• +11.79%
• +10.09%
• +48.91%
• +38.17%
• +44.02%
• -11.23%
• +24.87%
• +41.36%
Lo stesso indice di forza “europeo” è utile anche per tracciare le prestazioni del cambio USDZAR e dell’azionario sudafricano (vista la correlazione di questi ultimi due con il mercato automobilistico):
• +3.77%
• -11.44%
• -10.74%
• -2.32%
• -17.13%
• +9.35%
• +12.85%
• +19.17%
• +14.98%
• +32.16%
L’indice di forza ha dunque dimostrato non solo di essere un ottimo termometro di “rischio”, ma anche un ottimo indicatore da utilizzare per capire quando gli asset presentati all’interno di questa analisi dovrebbero registrare delle performance positive.
Se quindi, personalmente, decidessi di investire in una delle aziende citate, STRX/FSTU1! sarebbe sicuramente uno dei primi segnali che andrei a considerare.
Da una passione ad un’opportunità di investimento: Porsche e mappa intermarket del settore automobilistico.
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci
INFLAZIONE: LA REAZIONE DEI MERCATI AL DATO PIU' CALDO DAL 1982Buongiorno ragazzi. L’obiettivo di questa idea è analizzare la reazione avuta dai mercati prima, durante e dopo la lettura del dato inflazionistico più alto dal 1982: +7,5% anno/anno.
L’analisi è lunga e molto ricca di contenuti e opinioni per cui vi dividerò la stessa in 3 parti in maniera tale da permettervi di leggere quella che più vi interessa:
1. La reazione dei mercati prima della lettura del dato
2. La reazione dei mercati durante la lettura del dato
3. La reazione dei mercati il giorno dopo la lettura del dato
Vi suggerisco di leggere tutto perché è fondamentale capire in giornate simili quali siano i posizionamenti degli investitori. Capirlo aiuta a prendere decisioni sulla nostra operatività per massimizzare i profitti.
Prima di iniziare l’analisi vi comunico il fatto che sto ultimando un blog dal titolo “macrofinance” in cui condividerò tante altre idee. Pochi giorni e quando sarà ultimato, vi avviserò rispettando le linee guida imposte da tradingview.
IL DATO SULL’INFLAZIONE
Gli analisti si attendevano un dato dal +7,3% (in accelerazione rispetto al precedente) ma, come spesso è accaduto negli ultimi due anni, sono stati smentiti: +7,5% anno su anno, +0,6% mese/mese.
Entriamo nel sito ufficiale del US Bureau Labor of Statistic (ente che rilascia il dato) ed esaminiamo l’aumento dei prezzi categoria per categoria:
www.bls.gov
Vi riporto i punti salienti:
• I prezzi dell'energia sono aumentati del 29,3%; i prezzi della benzina sono aumentati del 49,6% dopo essere scesi del 15,2% nel 2020; quelli del gas naturale sono aumentati del 24,1% nel 2021, molto più dell'aumento del 4,1% nel 2020. Il prezzo dell’elettricità è aumentata del 6,3% nel 2021.
• I prezzi dei veicoli nuovi sono aumentati dell'11,8% dopo un aumento del 2,0% nel 2020. I prezzi delle auto e degli autocarri usati sono aumentati del 37,3% dopo essere aumentati del 10,0% nel 2020. Il recente aumento di 12 mesi è stato il più grande cambiamento da dicembre a dicembre nella storia di questo indice.
• I prezzi di carne, pollame, pesce e uova sono aumentati del 12,5% dal 2020 al 2021, quasi il triplo dell'aumento del 4,6% nel 2020. I prezzi delle bevande analcoliche sono aumentati del 5,2%.
• Aumentano i prezzi dell’abbigliamento con un +5,8%.
A tal proposito vi invito a leggere l’idea pubblicata da me il 27 ottobre 2021 riguardo questo argomento, in cui analizzavo l’azienda “Ralph Lauren” descrivendo come i prezzi di cotone, petrolio e fibre sintetiche avrebbero successivamente impattato sull’inflazione e sulle revenue dell’azienda:
• Non si riscontrano aumenti nei farmaci da prescrizione
PARTE 1: LA REAZIONE DEI MERCATI PRIMA DELLA LETTURA DEL DATO
Riscontrato tutto ciò, possiamo quindi capire come il picco inflazionistico non sia ancora arrivato.
Detto ciò, cosa si aspettava il mercato qualche giorno prima? Una lettura del dato superiore o inferiore alle stime? Cerchiamo di capirlo attraverso l’analisi degli asset che più rispondono a questa tematica: mondo obbligazionario, Fed Funds, Dollaro Americano e Oro.
MONDO OBBLIGAZIONARIO
RENDIMENTO DEI TITOLI DI STATO A 10 ANNI
Vi condivido un grafico orario per maggior concretezza. Prendiamo in analisi tutta la settimana iniziata il 7 febbraio fino ad arrivare alla candela antecedente la pubblicazione del dato:
Come potete osservare, i rendimenti sul decennale si sono mossi poco e niente. Questo a parer mio significa che gli investitori stavano aspettando la lettura del dato, incerti su quale potesse essere.
Perché vi ho condiviso i rendimenti sul decennale? Perché, come dico sempre, un rialzo di esso è legato a prospettive di crescita economica e prospettive inflazionistiche alte. Dal momento che l’economia è in fase di rallentamento, il rialzo è unicamente causato dalla spirale inflazionistica. Come possiamo però osservare, il decennale non ha anticipato nulla, né un dato superiore alle attese tantomeno il contrario; ipotizzando che il mercato si aspettasse un dato superiore alle attese, probabilmente avremmo visto un decennale aumentare il rendimento i giorni prima, viceversa decrementare. Invece non si è mosso. Questo è chiaramente solo uno dei diversi indicatori da considerare quando si esaminano questo tipo di dinamiche. Vediamo gli altri.
RENDIMENTO DEI TITOLI DI STATO A 2 ANNI
Anche in questo caso condivido un grafico orario.
La stessa analisi compiuta per il decennale può essere applicata anche al due anni in quanto i grafici sono tra loro molto simili: candele molto ristrette e volatilità tanto bassa. Ricordiamo che il rendimento del titolo di stato a 2 anni risponde però a diverse dinamiche: esso è fortemente dipendente dalle mosse di politica monetaria. La logica quindi dice che se gli investitori stessero scontando i giorni prima un dato al di sopra o al di sotto delle aspettative, il rendimento sarebbe aumentato o diminuito gli stessi giorni (questo perché un dato superiore alle aspettative avrebbe probabilmente reso la FED ancora più aggressiva visto anche il dato sul mercato del lavoro molto positivo; lo stesso vale per l’esatto contrario). Questo non è accaduto, segno del fatto che gli operatori fossero incerti.
Concludendo, posso affermare che il mercato obbligazionario ci ha trasmesso un messaggio di “incertezza” nei riguardi del possibile valore del dato.
I FED FUNDS
Ricordo che i Fed Funds sono dei future scambiabili sul CME che rappresentano l’opinione che gli investitori hanno riguardo il valore che i tassi di interesse potrebbero avere ad una determinata data. E’ un future molto utile per diversi motivi:
• Dà una visione riguardante il sentiment che gli operatori di mercato hanno riguardo le scelte di politica monetaria futura e ciò assume particolare rilevanza dal momento che i mercati finanziari sono influenzati direttamente e indirettamente da essa .
• Permette la possibilità a noi traders di assumere posizioni speculative sulle future mosse da parte della Federal Reserve.
Ho parlato di questo argomento in maniera più approfondita in una precedente idea, vi consiglio di leggerla per capirne di più:
Tornando a noi, condividiamo il grafico (ancora orario) e studiamo i posizionamenti degli investitori:
Come nei precedenti casi, anche qui gli investitori ci hanno fatto capire come fossero incerti: il grafico ha lateralizzato per tutta la settimana, indicazione del fatto che essi, appunto, fossero abbastanza incerti. Perché dico ciò?
Considerate il fatto che se si fossero aspettati una lettura più alta delle stime probabilmente avremmo visto i giorni prima un grafico scendere verso il basso (perché un’inflazione più alta delle attese avrebbe sicuramente rinforzato l’idea di un aumento più massiccio dei tassi a marzo, probabilmente di oltre 25 punti base) in caso contrario salire verso l’alto se il CPI fosse stato più basso delle aspettative. Abbiamo invece visto una lateralizzazione. Ricordate sempre che una lateralizzazione, in analisi tecnica, non è altro che un momento incerto in cui gli investitori attendono prima di prendere una posizione, al rialzo o al ribasso che sia; viceversa, può anche essere considerato come quel momento temporale in cui gli investitori caricano il prezzo aggiungendo delle posizioni, prima di farlo esplodere o verso l’alto o verso il basso; per chi non lo sapesse, il “caricare” le posizioni è una strategia atta a massimizzare un profitto.
DOLLARO AMERICANO
Vediamo se il dollaro statunitense poteva fornirci un’indicazione diversa rispetto agli altri asset. Utilizziamo gli stessi parametri temporali:
Stessa identica situazione: lateralizzazione. Quali potevano essere gli scenari? Se gli operatori si aspettavano in anticipo un dato eccessivamente caldo il valore del dollaro sarebbe salito (in quanto, come ho descritto in precedenza, un dato superiore alle attese avrebbe probabilmente reso la Fed più aggressiva con una diretta conseguenza sul rialzo dei tassi che sarebbe andato a rafforzare il rendimento del dollaro), viceversa sarebbe sceso. Invece il grafico non ha preso una vera e propria direzionalità.
ORO
Nel grafico orario del future sull’oro possiamo notare una direzionalità, in particolare verso l’alto:
A parer mio ciò non è dovuto al fatto che gli investitori stessero scontando un dato positivo o negativo.
Contestualizzo questo rialzo facendo riferimento alla crisi geopolitica creatasi da ormai qualche tempo tra Stati Uniti e Russia. L’oro, essendo bene rifugio, è lecito che si apprezzi in situazioni come quella appena descritta. Proprio a causa di questo “rumore di fondo”, non reputo quindi questo rialzo attendibile ai fini dell’anticipazione del CPI.
S&P500 E NASDAQ
Gli indici più importanti come hanno reagito nella settimana presa in esame fin’ora? Dalle analisi credo che gli investitori avessero già scontato un aumento dei tassi a marzo e una lettura dell’inflazione non più alta delle stime. Vediamo perché:
I grafici sono molto simili tra loro: i primi giorni della settimana continuavano a scrollarsi di dosso il rapporto sul non farm-payrolls che è stato importante ai fini della future scelte di politica monetaria, come spiego nell’idea pubblicata qualche giorno fa:
in contemporanea, i livelli del VIX per l’S&P e del VXN per il Nasdaq continuavano a salire, sintomo del fatto che gli investitori fossero “impauriti” (ricordate che gli indici di volatilità sono conosciuti come gli “indici di paura”). Dopo tutto è cambiato: dal 9 febbraio (giorno prima dell’uscita del CPI), entrambi i bechmark sono saliti e, in contemporanea, entrambi gli indici di paura sono scesi, arrivando a toccare valori di relativa tranquillità (20 punti per il VIX e 25 per il VXN). La domanda è: se gli investitori si aspettavano un dato che superava le aspettative, avremmo visto questo comportamento da parte degli indici? Assolutamente no, specie per il Nasdaq, essendo fortemente growth (e quindi molto più penalizzato in quanto le aziende growth facenti parte dell’indice avrebbero avuto le loro revenue future erose dall’inflazione). Avremmo visto probabilmente gli indici della paura salire e contemporaneamente i benchmark scendere. La loro tranquillità è dimostrata dalla volatilità in contrazione.
Riassumendo il tutto, abbiamo quindi avuto dei segnali contrastanti:
• Gli investitori obbligazionari erano incerti
• Gli investitori sul dollaro erano incerti
• Quelli sull’oro avevano la loro attenzione non solo sull’uscita del dato, bensì più sul fronte geopolitico
• Quelli sugli indici scontavano un dato relativamente “tranquillo” (dico relativamente perché un’inflazione intorno al 7% è eccessivamente dannoso per un sistema economico).
Posso concludere questa prima parte dicendo che il mercato, in generale, era abbastanza incerto. Affermo ciò in quanto le mie analisi sono state contrastanti tra loro.
PARTE 2: LA REAZIONE DEI MERCATI DURANTE LA LETTURA DEL DATO
Vediamo ora la reazione alla lettura del dato: condividerò per ognuno degli asset un grafico orario, cercando di commentare i perché e i per come delle reazioni:
S&P500 E NASDAQ
Come era prevedibile, il +7,5% anno/anno ha scosso i due bechmark, che hanno tuttavia riportato perdite diverse:
• All’uscita del dato e per la mezz’ora successiva (ossia il momento della giornata con più volatilità) l’S&P ha perso il -0,9% mentre il Nasdaq il -1,47%. Questa differenza è da ricercare nella diversa asset class degli indici: il Nasdaq essendo pesantemente tecnologico ne ha logicamente risentito di più dal momento che le revenue delle sue aziende, essendo orientate nel futuro, sono minacciate dalla stessa inflazione; l’S&P invece, avendo maggiormente aziende value, ne ha risentito di meno.
• Alle 22, alla fine delle contrattazioni, quello a perdere di più (per gli stessi motivi sopracitati) e il Nasdaq, che segna un -2,16% (l’S&P chiude con un -1,78%)
• Notate i volumi: come è normale che sia, all’uscita di un dato del genere si crea il caos in cui alcuni investitori (o retail) aprono e chiudono posizioni (per speculazione o per copertura), e ciò si riflette poi nella quantità di volumi scambiati
• Il dato ha creato paura ed emotività: questo è dimostrato dagli indici di volatilità. Il VIX segna un +19% mentre il VXN un +9%
In conclusione, come possiamo riassumere il tutto? La notizia non è stata presa affatto bene.
MONDO OBBLIGAZIONARIO
Sul mondo obbligazionario c’è ben poco da dire; esso si è comportato da manuale:
• Il rendimento sul decennale è esploso al rialzo, spinto da paure inflazionistiche persistenti (e infatti, come dico ormai a sfinimento, tale rendimento risponde proprio a quel tipo di dinamica): +3,42% all’uscita della notizia e un +6,5% dall’uscita del dato alla chiusura delle contrattazioni. Superato il 2% di rendimento.
• Stesso discorso per il 2 anni. Un aumento sopra le attese avrebbe significato una Fed più aggressiva (con tassi di interesse applicati più alti). Gli investitori hanno rispettato le attese? Direi di si: +7,33% all’uscita del dato e un +21,5% dall’uscita del dato alla chiusura delle contrattazioni.
DOLLARO AMERICANO
Nel dollaro possiamo notare tanto nervosismo. Come era normale che fosse, la lettura del dato ha portato tanta volatilità, permettendo al prezzo dapprima di aumentare del +0,47%, per poi rimangiarsi tutto con le candele delle 16:00 e delle 17:00. Verso fine sessione abbiamo poi riassistito a un nuovo impulso rialzista.
Da notare anche i volumi: sono aumentati vertiginosamente alle 14:30, per poi diminuire via via che ci si avvicinava alla fine della sessione di contrattazioni.
Per quanto riguarda la mia opinione, esso non si è proprio comportato da manuale. Come ho spiegato nella parte 1, una lettura del dato sopra le stime avrebbe significato sicuramente una FED ancora più aggressiva nella quantità e nell’entità dei rialzi dei tassi di interesse (visto anche l’ottimo rapporto sul mercato del lavoro) che avrebbe dovuto quindi rinforzare la valuta (una valuta con tassi di interesse più alti è più attraente per gli investitori esteri). Questo però non è accaduto; la valuta ha sicuramente chiuso la giornata in positivo, ma non come mi aspettavo. E’ forse cresciuta di valore il giorno dopo? Se volete saperlo, leggete anche la parte 3!
ORO
Stessa sorte è toccata all’oro. Eccessivo nervosismo dalle 14:30 alle 15:00, e ciò è dimostrabile dalle grandi upper e lower shadows della candela oraria delle 14:00. Nelle ore dopo il metallo prezioso ha provato ad apprezzarsi riuscendoci, per poi tuttavia chiudere la giornata in negativo. Da notare i volumi superiori alla media: più si avvicinava la fine della seduta delle contrattazioni, più diminuivano.
I volumi si sono comportati in maniera quasi speculare a quelli visti sul dollaro americano. Sapete cosa significa questo loro decremento graduale? Che gli operatori su questi due asset avevano assorbito la notizia e si stavano semplicemente “calmando”; come ho spiegato prima, la lettura di questi dati macroeconomici porta a mercato tanto nervosismo ed emotività: un modo efficace per capire se queste sono in fase di diminuzione è studiare i volumi: essi, in questo senso, non mentono mai!
FED FUNDS
Comportamento da manuale dei Fed Funds. Come vi ho illustrato nella grafica, alla lettura del dato il future ha perso il -0,15%. Ciò in termini più pratici cosa significa?
Come ho scritto in un’idea pubblicata qualche settimana fa, per capire l’entità dei tassi di interesse scontati dagli operatori, bisogna applicare la semplice differenza:
100 (TASSI DI INTERESSE ALLO 0%) – VALORE DEL FUTURE
Sottraiamo ora alla quantità 100 la differenza tra 100 e il -0,15% (cioè quello scontato dal mercato alla lettura del dato):
100 – (100 -0,15%) = 0,15 PUNTI BASE
Quindi, in conclusione, cosa ci ha riferito il grafico sui Fed Funds? Che, dopo la lettura del dato sull’inflazione più alta dal 1982, il mercato si aspetta un ulteriore rincaro dei tassi di interesse di 15 punti base. Tutto chiaro?
Se non lo fosse, vi invito a leggere l’idea riguardante i Fed Funds:
oppure cercarmi in privato!
BITCOIN
Essendo la crypto uno degli asset più volatiliti del mercato, non deve stupire la sua escursione di 3 punti percentuali, al rialzo e al ribasso. L’asset si è comportato in maniera simile all’oro, andando a perdere alla lettura del dato un -2.7%, recuperando dopo con tre candele rialziste dal +4,1% per poi rimangiarsi tutto a fine seduta. Grande aumento dei volumi, seguentemente diminuiti all’avvicinarsi della chiusura delle contrattazioni.
PARTE 3: LA REAZIONE DEI MERCATI IL GIORNO DOPO LA LETTURA DEL DATO
In quest’ultima parte andrò ad esaminare essenzialmente la chiusura di tutti i principali mercati, per capire quale sia stata la reazione finale al dato sul CPI. Partiamo dai due benchmark di riferimento.
S&P500 E NASDAQ
Direi che dalla lettura del dato alla chiusura della settimana entrambi abbiano performato molto male, soprattutto il Nasdaq con un -5,06% (S&P500 un -3,5% circa). Interessanti gli indici di paura, incrementati in maniera preoccupante: +44,3% per il VIX e un +27% per il VXN. Questi valori potrebbero significare alta volatilità e paura anche la prossima settimana e questa mia ipotesi è rafforzata da un fatto particolare: focalizzate la vostra attenzione sui volumi. Notate come essi siano andati in crescendo verso la fine della sessione di venerdì? Ecco, questo significa grande volontà da parte degli investitori di portare il prezzo a valori ancora più bassi. Vedremo la prossima settimana in cosa si tradurrà questa loro azione.
ANALISI SETTORIALE: QUALI SONO STATI I MIGLIORI SETTORI DOPO LA LETTURA DEL CPI?
In basso vi riporto le performance settore per settore dopo il comunicato del US Bureau of Labor Statistics.
Mi vorrei soffermare in particolare su 3 settori:
1. Settore dei beni discrezionali
2. Settore dei beni di prima necessità
3. Settore tecnologico
• Riferendomi a chi utilizza l’analisi intermarket come me, vi siete chiesti il motivo per il quale il settore dei beni discrezionali abbia registrato delle performance inferiori al 4%? Perché è il settore più vicino all’economia essendo esso fortemente ciclico. Come spiegavo in una mia precedente idea, le aziende facenti parte dell’etf di questo settore operano nel campo della vendita al dettaglio (specialità, multilinea, Internet e marketing diretto); alberghi, ristoranti e tempo libero; tessili, abbigliamento e beni di lusso; beni durevoli per la casa; automobili; componenti per auto; distributori e prodotti per il tempo libero (ossia dei beni discrezionali, non essenziali); tutti questi settori vanno a performare bene in periodi economici stabili e forti, mentre vanno a soffrire quando un’economia inizia a vacillare. Come vi ho detto precedentemente, un’alta inflazione va a danneggiare un sistema economico e quindi appare piuttosto normale ai miei occhi vedere il settore XLY performare peggio di altri. Tutto chiaro?
• Continuando il senso del discorso, appare quindi piuttosto scontato il fatto che il settore dei beni di prima necessità sia stato quello a soffrire di meno. Esso è il settore difensivo per eccellenza: le aziende all’interno dell’etf operano nei settori della vendita al dettaglio di prodotti alimentari e di base, bevande, tabacco, prodotti per la casa e prodotti personali (quindi beni di prima necessità); le performance di questo settore vanno a “difendersi” piuttosto bene in periodi economici di rallentamento o comunque incerti in quanto le loro revenue rimangono piuttosto “stabili” dal momento che il loro modello di business si basa sulla vendita di prodotti di cui la popolazione non può farne a meno; ed ecco quindi che la lettura caldissima del CPI non è andato troppo ad intaccare le sue performance, in quanto se esso in un futuro andrà a far vacillare l’economia statunitense (come sta tutt’oggi facendo), queste aziende non soffriranno troppo (o per lo meno, soffriranno meno di altre).
• Per quanto riguarda il settore tecnologico, applichiamo lo stesso ragionamento fatto fin’ora riferendoci al Nasdaq: tutte le aziende facenti parte del settore tech sono per lo più growth, ossia non basano i loro guadagni nel presente ma, avendo una visione di crescita nel lungo periodo, basano i loro fatturati in periodi spostati nel tempo. Un’alta inflazione, per definizione, và ad erodere i guadagni. Per cui: se le prospettive di inflazione (anche per il futuro) rimangono alte, è abbastanza normale che gli investitori non acquistino azioni (o comunque derivati di azioni) per speculare sulla loro crescita futura, in quanto l’inflazione limiterebbe fortemente la loro crescita. Ecco quindi che il settore tecnologico perde più rispetto agli altri settori. Attenzione però: con questo non voglio dire che il settore tecnologico non crescerà più fin tanto che i dati sul CPI rimarranno alti, dico solo che sarà più penalizzato se confrontato ad altri settori (come, ad esempio, il settore dei beni di prima necessità).
Come ultimo settore da analizzare ritroviamo quello energetico, l’unico in territorio positivo. Che dire? La fortissima correlazione con il petrolio sta permettendo performance che ad ora, per altri settori, sono proibitive.
Sarà di estrema importanza studiare le prossime mosse della OPEC (organizzazione mondiale dei paesi produttori di petrolio) per poter avere una visione più chiara delle performance che l’energy sector potrà offrirci nelle prossime settimane. Come opinione personale posso affermare che in tempi di alta inflazione il settore energy performa piuttosto bene grazie al fatto che il petrolio, in cicli economici di questo tipo, tende a sovraperformare. Da non dimenticare il fatto che esso è value, caratteristica settoriale che sta tendendo a sovraperformare da dicembre 2021 il suo “rivale” growth, come è possibile osservare nella grafica che segue:
MONDO OBBLIGAZIONARIO
Vi condivido come ho fatto fin’ora i due rendimenti dei titoli di stato USA più conosciuti: il 2 anni e il 10 anni. Successivamente analizzo il loro spread:
Dopo il grande impulso rialzista segnato alla lettura dell’inflazione (se lo aveste fatto vi consiglio di leggere anche la parte 1 e 2 in cui spiego tutto), entrambi i rendimenti l’ultimo giorno di contrattazioni della settimana hanno rintracciato brevemente. Mi aspetto un ulteriore incremento da parte dei due in quanto le tensioni inflazionistiche continuano a permanere (il picco inflazionistico non è stato ancora raggiunto) e perché confido in una FED ancora più aggressiva che in un modo o nell’altro, attraverso la politica monetaria, cercherà di calmierare una situazione macroeconomica oramai sfuggita di mano.
Ricordate ancora una volta:
1. Le decisioni di politica monetaria vanno ad impattare sui rendimenti dei titoli a 2 anni
2. Le tensioni inflazionistiche sui rendimenti del decennale
Per quanto riguarda lo spread, esso continua a contrarsi.
Per chi non conoscesse questo spread e volesse capirne di più, consiglio la lettura di questa idea da me pubblicata in cui parlo dell’argomento:
Tornando a noi, esso ora si attesta al 0.41%. Ricordo che lo 0% sarebbe il segnale di una possibile recessione.
Ragionando in maniera logica, cosa dovrebbe succedere affinchè lo spread arrivi a livelli dello zero? Essendo una sottrazione, i rendimenti del 2 anni dovrebbero crescere maggiormente rispetto a quelli a 10 anni. Perché accada ciò, dovremmo vedere quindi una FED più aggressiva, tanto da far esplodere i rendimenti a 2 anni ,appunto. Questo potrebbe accadere nel caso in cui la banca centrale sorprendesse gli investitori con una politica monetaria ancora più aggressiva (ciò con rialzi di tassi di interesse più aggressivi sia in quantità che in intensità). Allora, a quel punto, potremmo vedere uno spread contrarsi ancora di più. E se fosse, spiegato in termini più pratici, cosa potrebbe accadere all’economia? Un rialzo molto aggressivo dei tassi di interesse potrebbe bloccare pesantemente essa in quanto i privati e le imprese non avrebbero più facilità di accesso al credito, e questo si rifletterebbe in maniera diretta sulla fiducia dei consumatori, che andrebbe a calare ulteriormente. A cosa si andrebbe incontro se le condizioni diventassero tali? Un rallentamento delle vendite al dettaglio che, successivamente, porterebbero chiaramente ad un ulteriore rallentamento economico che sfocerebbe poi in una recessione. Avete capito ora il motivo per cui è importante dare sempre un’occhiata a questo spread? Le dinamiche che ci stanno dietro sono simili a quelle da me descritte.
MATERIE PRIME
Cercate il miglior asset in assoluto di questi ultimi mesi? Guardate l’ETN di Bloomberg sulle materie prime, che racchiude un paniere di tutte le commodities (in cui una parte rilevante è riservata alle energetiche):
L’ultimo impulso rialzista, ancora non terminato, è nato agli inizi di dicembre 2021 circa. Nella grafica spiego come sia ancora conveniente, a parer mio, investire in materie prime; il motivo è da ricercare nel rapporto tra le performance delle varie asset class e i cicli economici. Mi spiego meglio.
Un cambio di ciclo economico non è anticipato unicamente dai dati macroeconomici e dal mercato obbligazionario, bensì anche dal trend delle principali asset classes, ossia azioni, obbligazioni e materie prime. Quando ci avviciniamo a un cambio di ciclo economico (come sta accadendo ora, da espansione economica a rallentamento economico) i primi asset ad invertire la loro tendenza sono le obbligazioni, che passano da essere rialziste ad essere ribassiste (e infatti, se andate a vedere i grafici dei titoli di stato, essi sono tutti ribassisti):
Successivamente è il mercato azionario ad invertire il suo trend; è quello che sta succedendo dal momento che i mercati americani (e non solo) stanno soffrendo pesantemente? E’ probabile.
Dopo l’inversione del mercato azionario, arriva quello delle materie prime. Credo che esse abbiano ancora spazio per correre al rialzo dal momento che non si ha ancora la certezza schiacciante che il ribasso dei mercati azionari degli ultimi tempi siano imputabili proprio al cambio di ciclo economico. Staremo a vedere.
Continuando il nostro discorso sulle materie prime, come ha chiuso infine la settimana il Gold? Direi piuttosto bene:
Riesce a raggiungere i 1860$, impresa da non poco vista l’eccessiva difficoltà riscontrata in tutto il 2021 (considerate che il metallo prezioso è riuscito a raggiungere tale prezzo soltanto 4 volte dagli inizi del 2021). C’è da contestualizzare il tutto. La candela dal +1,77% di venerdì trova origini probabilmente dalle parole di Powell di venerdì, parlando di una possibile guerra mondiale se la Russia fosse arrivata alle armi. E l’oro che fa? Si comporta da manuale. Essendo bene rifugio anche per quanto riguarda le crisi geopolitiche, mette a segno una performance giornaliera strabiliante. Sarà necessario monitorare da vicino il susseguirsi della vicenda USA-Russia-Ucraina, perché l’oro sta rispondendo alla crisi in maniera abbastanza diretta.
DOLLARO AMERICANO
Dopo il nervosismo di giovedì 10, gli investitori hanno ripreso coscienza e, da manuale, hanno fatto apprezzare il biglietto verde. Come altre tante situazioni che vi ho già mostrato nell’idea, anche questa è degna di un manuale di analisi fondamentale: abbiamo già detto che un’alta inflazione probabilmente rafforza l’idea della FED di una politica ancora più aggressiva, con tassi di interesse più aggressivi sia in quantità che in entità: a ciò corrisponde il rafforzamento del dollaro, che aumenterebbe di conseguenza il suo tasso di rendimento e quindi il suo appeal nei riguardi degli investitori esteri. La domanda che tutti si pongono è: il trend rialzista riprenderà con forza? Questo lo vedremo, ma la mia visione è long.
FED FUNDS
Nella parte 2 avevamo visto come l’emotività degli operatori avesse scontato all’uscita del dato sull’inflazione un ulteriore aumento dei tassi di interesse di 15 punti base per la riunione di marzo. Ebbene, il giorno dopo parte dell’emotività è stata rimangiata dal momento che i Fed Funds hanno segnato un rialzo dello 0,11%. In termini prettamente pratici ciò significa che se il prezzo del future scadenza marzo 2022 si attesta a 99.71, possiamo utilizzare la differenza di cui ho parlato precedentemente per verificare, ad oggi, quale sia il tasso di interesse che il mercato si aspetta:
100 (tasso di interesse allo 0%) – 99.70 (prezzo del future scadenza marzo 2022) = 0.30 punti base
Ad oggi, quindi, il mercato si aspetta (a marzo 2022) un tasso di interesse allo 0.30%
BITCOIN
Come ultimo asset analizzo il Bitcoin. Anche esso sembra aver risentito del dato sull’inflazione vista la candela rossa dal -4,05% di venerdì alla chiusura della settimana. Ad ora siamo in un trend ribassista dal momento che lo stesso prezzo si ritrova sotto entrambe le medie mobili da me utilizzate (quella veloce, a 50 periodi, e quella lenta, a 200 periodi). Ci sono alcuni aspetti tecnici che voglio mostrarvi:
1. Il prezzo potrebbe continuare la sua salita fino ad arrivare a livelli di prezzo coincidenti con i rintracciamenti di Fibonacci di 0.38%, 0.5% e 61.8% per poi riprendere la sua discesa. Tuttavia troverebbe diversi ostacoli: entrambe le medie mobili ma soprattutto il point of control volumetrico, coincidente proprio con gli stessi rintracciamenti.
2. Abbiamo avuto un segnale rialzista dato dal golden cross, ossia lo scavallamento della media mobile a 50 periodi a danni di quella a 200 periodi
3. Si è parlato tanto della correlazione tra la crypto e il Nasdaq: in basso, utilizzando il coefficiente di correlazione, vi mostro come essa stia svanendo. Basterà questo per far risalire la crypto?
Insomma, gli ostacoli che Bitcoin incontrerà qualora volesse rivisitare valori di 50K dollari o 60K dollari sono tanti. Vi ho mostrato alcuni accorgimenti a cui prestare attenzione.
LE PAROLE DI BIDEN SU UNA POSSIBILE GUERRA MONDIALE HANNO SCOSSO I MERCATI?
Il venerdì pomeriggio è giunta a noi attraverso i media una notizia alquanto raccapricciante: Biden ipotizza una clamorosa guerra mondiale nel caso la Russia puntasse le armi. C’è effettivamente stata una reazione dei mercati a questa notizia? Proviamo a capirlo studiando i prezzi dei beni rifugio Oro, Yen giapponese, Franco Svizzero e Dollaro Usa (bene rifugio di breve termine) confrontandoli con l’S&P500 in un timeframe a 30 minuti.
L’idea termina qua. E’ lunghissima (24 pagine) ma credo che sia fondamentale capire l’impatto che un dato macroeconomico come quello dell’inflazione può avere prima, durante e dopo la sua uscita. Ho fatto uno sforzo non indifferente per poter contribuire in questa community con un’analisi del genere, quindi spero possiate apprezzare.
MATTEO FARCI
Sviluppo strutturale dell'oro. Agosto 2019 - Gennaio 2020Hola Amigos e Amigas,
Oggi con un'analisi di apprendimento. Questa volta si tratta di GOLD e non di una struttura di mercato attuale, ma di una struttura passata ma tutt’ora ancora molto interessante.
Le vecchie volpi tra di voi ricorderanno sicuramente la foto del grafico (di questo parleremo più avanti).
Prima di iniziare, vorrei citare alcuni punti sull'oro che ritengo importanti... (non per fare trading, ovviamente, ma forse per capire perché l'oro sale quando i tempi di mercato sono peggiori/incerti).
1. L'oro fa parte del commercio quotidiano da circa 2000 anni.
2. memorizza il valore ed è considerato uno strumento di protezione
3. resistente alle catastrofi, alle guerre, alla distruzione di interi stati e imperi
4. dopo la crisi economica del 2008, l'oro è esploso in ATH , 1900 dollari l'oncia nel
2011.
5. Cosa fa muovere l'oro? -> La situazione economica, i tassi di interesse, i tassi di
occupazione, l'inflazione, il PIL, le banche centrali, il rapporto dinamico tra
domanda e offerta
6. funge da rifugio sicuro (RISCHIO ON -> RISCHIO OFF, FTQ)
Ora passiamo all'analisi...
Vediamo nel grafico Daily una sequenza ribassista blu che ha avuto origine dall’alto assoluto ed ha infine raggiunto il suo livello target. Partendo da lì, due sequenze rialziste (verde, rosso) si sono sviluppate nel ritracciamento totale di quelle blu ela-borate. Il mercato ha almeno il potenziale per avvicinarsi al livello BC della sequen-za verde (che corrisponde al RT della sequenza rossa). Oggi parleremo della strut-tura nel RT blu, per l'esattezza della struttura evidenziata in giallo.
Anche in questo caso, l'area da elaborare, vediamo la reazione del RT blu o il mer-cato sta forse correndo più in alto e va a raggiungere i target della sequenza verde?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo entrare nelle timeframe subordinate e guardare come si è sviluppato il mercato e cosa mostra. In cima, il mercato è natu-ralmente più attraente per i venditori che per gli acquirenti, ma tuttavia un mercato può continuare a crescere anche dall’alto assoluto (ATH). Ora dobbiamo chiederci se vediamo una pressione di acquisto o di vendita e sulla base di questo possiamo poi commerciare al ribasso o aspettare che il mercato distrugga gli scenari alterna-tivi rialzisti.
Arrivati nel grafico 2h, vediamo una panoramica delle rispettive sequenze e della loro struttura. Come si può facilmente vedere, nell'ultimo scomparto, i tori hanno prevalso (rosa) e gli scenari di vendita sono stati interrotti. Ma è stato possibile rile-vare una pressione di acquisto incipiente e quindi omettere aree e non scambiarle? Quando si può commerciare al ribasso e quando no?
Voglio dire che qui vediamo 3 sequenze ribassiste, due delle quali hanno raggiunto i loro obiettivi (turchese, viola), è stato possibile collocarvi e utilizzare le attività ri-bassiste in modo subordinato? RICORDO: Siamo chiaramente orientati al ribas-so! Perché gli scenari alternativi rialzisti sono importanti solo per sapere quanto in alto il mercato può arrivare e quali livelli dovrebbe rispettare per mantenere gli sce-nari alternativi. Se rompe i livelli chiave rialzisti decisivi, l'altra parte, cioè gli orsi, può prevalere. "Se un setup non funziona, dovreste sempre chiedervi se l'altra par-te sta iniziando ad accumularsi, dopo tutto".
Ora diamo un'occhiata più da vicino alle singole strutture nei tempi subordi-nati!
Partendo dalla reazione di precisa sul pip a 161,8 vediamo rosso, un primo movi-mento impulsivo verso il basso (1). Poi un movimento impulsivo veloce che ha cor-retto questo (2) e una reazione impulsiva (3) che ha attivato una sequenza molto instabile, il che è anche appropriato se guardiamo al livello superiore…
…In base a questo, le 2. diverse varianti di correzione, in modo che diventi anche più comprensibile il motivo per cui le strutture impulsive sono da aspettarsi in cima:
1° variante di correzione: movimento di correzione basato sul raggiungimento di un interessante area di vendita (eccedenza del venditore). E’ / era stata una lotta deci-sa a favore dei venditori e il mercato reagisce quindi in modo impulsivo.
2. variante di correzione: movimento di correzione basato su un recupero rialzista a breve termine. Ancora eccedenza di acquirenti. Qui gli acquirenti si lasciano con-sapevolmente andare attivamente e controllati per raggiungere un’area d’acquisto più attraente per vedere il mercato più alto. Reazioni correttive.
Quale variante di correzione pensi che si adatti meglio all'oro?
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Risposta: La prima opzione di correzione. Non ci aspettiamo che gli acquirenti all’alto assoluto si rilassino di nuovo in modo controllato, perché ci sono ancora co-sì tanti acquirenti sul mercato che è più probabile che il mercato adotti un compor-tamento correttivo tenace, ma tendiamo a supporre che il mercato sia così costoso che 1. nessun nuovo acquirente sta entrando sul mercato e 2. gli acquirenti potreb-bero aver realizzato un profitto e allo stesso tempo ci aspettiamo che l'interesse di vendita sia molto più alto a questo punto che più in basso. I 3 punti prevedono fon-damentalmente la variante di correzione 1, che dovrebbe essere più in direzione di un comportamento di vendita impulsivo che correttivo, duro e competitivo.
Problema: Non si può immaginare come un movimento ottico apparentemente ora correttivo possa essere ancora molto impulsivo in retrospettiva o come possa anco-ra svilupparsi in modo molto impulsivo.
Se un mercato è sovraordinato nel mezzo, quale variante di correzione ci aspettiamo?
Risposta: 50/50
Non è che ogni correzione venga avviata perché non abbiamo più acquirenti sul mercato o perché abbiamo improvvisamente più venditori sul mercato, questo non avrebbe alcun senso. C'è la variante che, a seconda della localizzazione del mer-cato, bisogna valutare quale delle varianti ha più senso.
Negli attuali AUD, la seconda variante avrebbe più senso. Non si ritiene che gli AUD scenderanno ancora di più (nessuna raccomandazione di investimento, tutto è possibile, vedi PETROLIO :D) e che il setup è ancora short.
Se si scommette su una variante di correzione impulsiva, cioè su 1. Allora si do-vrebbe avere l'idea generale che il mercato continuerà ad ignorare i livelli di entrata rialzisti, prima o poi.
Non si tratta solo di dire "sì, abbiamo bisogno di un movimento di correzione in mo-do da raggiungere l’area per l'acquisto" -> è troppo ottuso.
Si tratta di valutare che tipo di mosse correttive ci aspettiamo che continuino a es-sere coerenti con il nostro piano generale. Se l'attuale master plan per gli AUD è rialzista , che è quello che abbiamo qui (anche se vogliamo vedere un movimento correttivo temporaneo per iniziare il nostro range di acquisto), allora mi aspetto un accumulo convulso del venditore e una deliberata resa controllata dell'acquirente.
Ancora una volta brevemente al grafico:
La struttura è ora in piedi, ma non ha nessuna stabilità, il che è negativo per il rag-giungimento di futuri obiettivi ribassisti. Con una sequenza così impulsiva, ci aspet-tiamo una post-stabilizzazione a BC (4). Il mercato sta già iniziando a muoversi in modo promettente e appropriato verso il BC. Penso che un movimento correttivo verso la BC sarebbe molto inopportuno a causa delle precedenti strutture impulsi-ve. Ora ci aspettiamo un comportamento correttivo e stabilizzante!
Il mercato ha esteso eccessivamente i livelli di ingresso e a partire da 66,7 si è svi-luppata la prima struttura interna ribassista (rosa), anch'essa piuttosto instabile, che prevediamo si stabilizzerà a BC e nel migliore dei casi andrà verso i livelli target. In questo modo si romperebbe anche il RTO rialzista e quindi il possibile scenario al-ternativo rialzista. (Vedi grafico successivo)
Il mercato è passato dalla seconda reazione del ritracciamento opposto (blu) all'a-rea di vendita di nuovo, ora dice "make it or break it", se il mercato non reagisce nella BC, allora non scambieremo l'arancione 61,8 e 66,7, perché la struttura rosa non è stata una reazione dall'area BC arancione (4), ma è servita solo come rim-balzo per lo scenario alternativo rialzista. Anche se il mercato reagisce in BC (rosa) ma non rompe il RTO per poi risalire, né il BC (rosa) né il BC (arancione) saranno tradati.
Come si può vedere, il mercato ha reagito 3x dal RTO, nonostante un accumulo ribassista. Il mercato è rialzista ora, dopo tutto questo? Rimane emozionante! Ma quello che possiamo dire è che il mercato avrebbe dovuto stabilizzarsi al massimo dall'inizio del BC (rosa) per rompere il ritracciamento opposto, dato che il mercato ha reagito due volte al 66,7 del RTO ed è salito, stiamo attualmente parlando più di un possibile inizio rialzista che distruggerebbe il BC (arancione).
Ora si tratta solo delle possibili entrate!
A che punto (se mai) avremmo potuto selezionare le aree? Come potete già vede-re, penso che avreste potuto scambiare i primi 3 corridori, il 4° condizionale e il 5° per niente.
Perché?
1° tentativo del BC (arancione) corrispondeva alla struttura precedente e non ha costruito nulla prima, quindi si potevano tradare i livelli qui. (Il commercio non ha funzionato ma è valido!)
2° tentativo, ha riattivato il livello impulsivamente, poi è tornato a correre in area di vendita (ciò che il mercato è autorizzato a fare) a partire dal ritracciamento opposto (1). (Il commercio non ha funzionato ma è valido!)
3° tentativo, proveniva da una sequenza di orsi attivata (rosa), ha reagito a 66,7 del RTO (2) e ha avviato il BC (rosa). Come già detto, anche qui si doveva commercia-re solo il BC (rosa). (Trade BE si è fermato, perché l'obiettivo minimo atteso era la correzione del 100%, che il mercato ha appena mancato - non importa se si è chiuso il trade manualmente a causa del orario).
4° tentativo, il mercato reagisce di nuovo a 66,7 RTO (3) e corre in direzione AV (area vendita) . Molto inappropriato! L'unico ultimo tentativo che si sarebbe potuto fare in questo caso sarebbe stato quello di commerciare il 50 BC. (rosa), tutto quanto sopra sarebbe caduto nel campo rialzista del setup. (Trade BE si è ferma-to, perché l'obiettivo minimo atteso era la correzione del 100%, che il mercato ha appena mancato - non importa se si è chiuso il trade manualmente a causa del orario).
5° tentativo, il mercato non scende, rispetta i livelli chiave rialzisti e continua ad ac-cumulare rialzista nel ritracciamento opposto (4), anche qui l’area di vendita non doveva più essere tradata! Con il movimento di breakout dal basso al punto 4, il mercato ha attivato due sequenze rialziste dal RTO. (da vedere più chiaramente nel prossimo grafico)
Ora arriviamo a un quadro grafico che non dimenticherò mai e che è stato alla fine di ottobre 2019, quando abbiamo discusso di questo quadro nella sessione live di (…) Il sistema (..)era ancora vergine, e per noi apprendisti si diceva sempre che dovevamo“tradare a qualsiasi costo" l'area di vendita arancione. Poiché il sistema era ancora piuttosto nuovo per noi, il termine „chiave“ „SELEZIONE“ era compren-sibilmente non ancora disponibile. Posso parlare a nome di molte persone e che abbiamo tutti tradato l'area arancione e poi non più i livelli target di sequenza nera primaria. Abbiamo ottenuto 4 SL Hits (ciò che appartiene al trading), lo sapevo fin dall'inizio, ed è per questo che mi sono rassegnato al fatto che per il momento quest’area non ha funzionato. Quando abbiamo discusso di nuovo del mercato in prima serata, ci ha detto che ha tradato i target della sequenza solo in nero, perché gli piaceva la struttura precedente -> ma niente di più. Volevo capire cosa intende-va per "struttura precedente" e perché poi ha tradato solo i target della sequenza e non il BC (arancione). Per me era inspiegabile, ovviamente avreste potuto tradare i target di sequenza, perché i livelli target di quelli rialzisti sono superiori all’area di vendita, ma è riproducibile? È possibile omettere un’area solo perché una sequen-za ha livelli target al di sotto/sopra? NO! Certo che no. C'è dell'altro dietro 😊
Perché ti sto dicendo questo?
Per prima cosa, voglio ringraziare .. per il fatto che oggi lo capisco almeno nella mi-sura in cui riesco a capire perché allora tradava solo gli obiettivi della sequenza. Questo mi ha tenuto occupato per molto tempo, perché questa frase "il setup pre-cedente andava bene" stava venendo fuori sempre più spesso, quindi sono ancora più grato che le sessioni live Expert siano state lanciate all'inizio di aprile. Questo mi ha portato non solo al NEXT LEVEL, ma anche a molti altri trader (soprattutto quelli che sono stati con noi fin dall'inizio). Era il momento di qualcosa di nuovo! EXPERT ❤️
Oltre a questo, bisogna anche mettere in discussione setup, non solo quelli che non hanno funzionato, ma anche quelli che hanno funzionato. Perché può sempre essere che si è in un mercato che non doveva essere negoziato in quel momento e viceversa, che si è stati fermati in un mercato che era valido per il trading. Interro-gazione, (analisi degli errori), apprendimento, applicazione, acquisizione di espe-rienza.
Ho già spiegato perché la zona arancione non è commerciabile in questa situazio-ne. Ora potreste porvi la domanda: perché operate gli obiettivi della sequenza? In sostanza, volevamo shortare il mercato nel BC (arancione), che è il nostro attuale livello di vendita, o meglio, è la nostra area di vendita più probabile. Ma ora la se-quenza rialzista (nero) ha creato un are di vendita (livello target) più alto del nostro. Più alto in questo caso significa più costoso e più costoso significa più attraente per i venditori. Quindi, se volevamo shortare il mercato nel BC, cosa c'è di male a prendere un prezzo ancora più interessante? -> In questo caso il livello di destina-zione della sequenza.
Di per sé, il grafico non differisce molto dal precedente, tranne che le sequenze rialziste hanno raggiunto il loro livello target e che l'alto al turchese (giallo) ha di-strutto la struttura ribassista (rosa) e quindi tutti gli scenari ribassisti sono attual-mente distrutti e lo scenario alternativo rialzista è attivo.
La nostra aspettativa attuale è che vogliamo vedere attivata la sequenza rialzista più grande (rosso). Pertanto, il RT della sequenza nera interna serve non solo co-me target intelligente, ma anche come pre-stabilizzazione per il più grande. Nella migliore delle ipotesi, vediamo un passaggio impulsivo al RT e una reazione impul-siva da esso, poiché il mercato non ha più bisogno di stabilizzarsi. Se guardiamo il costrutto rosso AB, questo mostra già dei fattori di stabilizzazione.
Finora il mercato ha gestito verso il RT in modo appropriato! Profitti realizzati 😉
Il mercato ha leggermente oltrepassato il RT (che è un bene per gli acquirenti) e sta reagendo come previsto. In questo modo si rompe anche di nuovo, scenari alterna-tivi ribassisti (RTO blu). Ora ci aspettiamo l'attivazione della sequenza rossa più grande e una buona conferma rialzista del precedente accumulo rialzista.
Cosa ha fatto ora il mercato? Gli orsi torneranno?
Esaminiamo, il mercato ha reagito in modo appropriato dai livelli sequenziali, ha oltrepassato il RT, il che significa un prezzo d'acquisto ancora più economico o più interessante per gli acquirenti, ha reagito d'impulso e non ha nemmeno rotto il pre-cedente massimo? Nonostante l'accumulo nel RTO, la pre-stabilizzazione e l'e-stensione eccessiva dei livelli effettivi? Molto divertente! Ha anche reagito a 66,7 arancione e ha distrutto il RT nero.
È questo l'inizio della vendita al ribasso?
Voglio dire, se si guarda il tutto ora senza le sequenze rialziste, quello che il merca-to ha fatto a BC è esattamente quello che volevamo avere all'inizio. Una stabilizza-zione ad una struttura precedentemente instabile. I corridori rialzisti erano solo un mezzo per raggiungere un fine? Sono serviti solo ad aumentare il mercato per rac-cogliere i venditori mancanti? Dato che lo scenario rialzista non ha funzionato, ora ci aspettiamo una discreta conferma ribassista (BreakOut) che confermi le attività ribassiste a BC!
Una prima sequenza ribassista di poco attivata (verde)! Non è il caso migliore, ma è comunque possibile operare il BC. Nel migliore dei casi, ci manca nel BC, che si sta confermando per la prossima pressione di vendita e inizia direttamente ai livelli target. Se si imbatte in BC, è possibile operarlo anche lì, ma poi solo BC verde. Qualsiasi altra cosa sarebbe inopportuna.
Alcuni di voi si porranno la prossima domanda: il verde BC non è rischioso, dato che il mercato reagisce in RTO (blu)? Se si ignora tutto prima di allora sì, ma dato che abbiamo esaminato ogni singola area in ordine cronologico, i tori hanno già avuto la loro occasione, quindi non importa se il mercato si rialza dal RTO. Tutti i livelli chiave rialzisti sono stati distrutti dagli orsi (tranne il RTO). Tuttavia, questo non è interessante per il momento.
Ora vediamo che il mercato ci ha appena mancato in BC (che è coerente con l'alto punto B (verde) e poi in uno slancio ha raggiunto gli obiettivi di sequenza sia dell'in-terno che dell'esterno risultante. Il basso evidenziato in blu mostra l'attivazione del-la sequenza blu esterna e il basso evidenziato in rosa, dà ed esclude che l'area di svolta sia stata raggiunta o che il mercato abbia reagito confermando l'area di svol-ta, perché è stato creato un nuovo basso raggiungendo gli obiettivi della sequenza. Questo distrugge tutte le scene alternative rialziste! Quello che ora ci aspettiamo è che i livelli obiettivo (verde, blu) siano eccessivamente estesi a causa delle forti fondamenta della sequenza blu. Voglio dire, dopo che il mercato è stato a BC per oltre 1 mese e ora una parte sta finalmente prendendo il sopravvento, è giusto che il mercato reagisca dopo una rottura di un tale costrutto che abbiamo blu nel movi-mento AB negli obiettivi di sequenza? No! Non è il caso migliore, ma come ultimo tentativo di raccogliere i venditori rimanenti, può ancora far partire il ritracciamento, ma ci aspettiamo una reazione impulsiva.
Poiché la sequenza verde è stata elaborata e rappresenta la struttura secondaria, il RT blu è lo stesso del RT verde.
Vediamo una sequenza rialzista piuttosto impulsiva (ancora sequenza ausiliaria) al ritracciamento totale (RT).
Siamo ancora autorizzati a tradare il ritracciamento totale ora, nonostante la sequenza rialzista attivata?
Sì, perché le strutture instabili rialziste che portano a un'area di vendita sono van-taggiose. Dopo l'attivazione della sequenza del rialzo, si sarebbe potuto usare l’area di vendita, importante qui per fissare il target nel RTO o BC del rialzo, dato che il mercato ha la possibilità di stabilizzare il suo rialzo nel BC e poi continuare a salire. In questo caso ci ha mancato di nuovo al 50 ed è corso al RTO ( BC ).
Cosa vogliamo vedere meglio a partire dal ritracciamento opposto?
La cosa migliore che vogliamo è che il mercato rompa il BC del rialzista, perché questo ci dice che questa struttura era lì solo per portare il mercato all’area di ven-dita, non per costruire qualcosa di rialzista in alternativa.
Come ci comportiamo quando il mercato reagisce a BC e corre verso l’area di svolta (vendita)? Non scambieremo più l’area! Perché? Se il mercato sta rispet-tando e salendo dall’area di vendita al livello chiave rialzista ( BC ), allora la nostra aspettativa è che il mercato possa aver usato l’area per portare il mercato al BC del rialzista al fine di offrire un prezzo più attraente per gli acquirenti e in ultima analisi vedere il mercato salire ulteriormente. In questo caso, se ne starebbe fuori e si aspetterebbe di vedere come il mercato si svilupperà ulteriormente.
Cosa dovrebbe succedere per poter tradare di nuovo l’area di vendita? Il mer-cato dovrebbe dimostrarci che non ha intenzioni rialziste e lo renderebbe chiaro se rompesse il BC di rialzista (rosa). Quando torna nell’area di vendita, è possibile ne-goziare di nuovo sul mercato.
Finora, promette bene per gli orsi!
Il mercato, ha distrutto il BC (rosa) e quindi un decisivo livello rialzista chiave. Per fare un breve commento, penso che sia stato strutturalmente appropriato che il mercato ci abbia mancato nel ritracciamento totale blu, perché stava ottenendo ab-bastanza potere di vendita dall'alto e volevamo vedere un'estensione eccessiva del livello target, ma dato che il mercato non riesce nemmeno a correggere il 50%, con-ferma piuttosto la mia precedente dichiarazione.
Il BC fu distrutto con una sequenza ribassista non molto stabile (il che è appropria-to). La sequenza ha raggiunto il suo livello obiettivo e quindi ha anche rotto il RT (verde). Se il mercato rimbalza ora, ci aspettiamo di vedere un rientro nel ritraccia-mento arancione e poi solo il RT arancione lì blu sarebbe nel campo di conferma rialzista di una possibile struttura più grande.
Il primo movimento verso il ritracciamento totale (RT) è appropriato e sarebbe stato valido per scambiare proprio il RT! Purtroppo ci siamo mancati anche lì. (il che era anche appropriato). Ci rendiamo conto che le correzioni dell'orso non raggiungono nemmeno il 50% e questo ci dimostra ancora una volta che al momento siamo sot-to pressione per vendere. I venditori non hanno più bisogno di livelli di prezzo più alti/attrattivi per vedere il mercato scendere. Quello che ora ci aspettiamo nel RT è che la struttura arancione, che è molto impulsiva, sia una sorta di stabilità. Il merca-to è sceso al ritracciamento opposto (RTO nero) e ha reagito impulsivamente al li-vello di correzione blu dell'ultimo movimento verso il basso.
Ora si pone la questione se si può commerciare l'area blu o se ci si deve piut-tosto concentrare sull'area arancione più grande.
A mio parere, si sarebbe potuto provare il blu, dato che ci aspettavamo una stabi-lizzazione del loro ritracciamento dall'ultimo movimento al ribasso, che è stato mol-to impulsivo, voglio dire che il mercato non ha bisogno di stabilizzarsi nell’area di svolta arancione (questa è solo l'area più probabile). Se il mercato dovesse stabi-lizzarsi nell'area blu, ciò sarebbe comunque appropriato nella struttura generale. A partire da 66,7 (nero) si è formata una sequenza rialzista impulsiva (rosso), che se-condo me è servita solo a riportare il mercato nella zona blu. Per vedere conferma-ta questa idea, il mercato dovrebbe rompere il BC rosso, distruggendo così il rialzi-sta rosso e il possibile scenario alternativo, in quanto il mercato può ancora stabi-lizzarsi nel BC. Se lo fa, i livelli del bersaglio rosso sono realistici.
Come si può facilmente vedere, il BC rosso (livello di chiave rialzista) è stato rotto e quindi l’area di vendita blu probabilmente prevarrà. Se il mercato inizia a muoversi di nuovo verso l’area di vendita blu, è possibile scambiarla di nuovo. Rompendo B (rosso), anche la sequenza rialzista è stata distrutta. Finora sta andando secondo le nostre aspettative! A partire da ora, possiamo vedere che il mercato sta stabiliz-zando la sua tendenza al ribasso impulsiva (blu) e distruggendo i livelli chiave rial-zisti cruciali, possiamo aspettarci un'altra aspettativa, vale a dire un possibile brea-kout finale a breve dalla zona blu!
Ma cosa è successo adesso?
Il mercato ha reagito di nuovo al 66,7 nero ed è salito verso area di vendita blu (va-lido per il trading). Il mercato ha ignorato il blu e si è spostato verso area di vendita arancione, che, a causa dell'aumento, ha sviluppato una sequenza interna in rosso con un livello target al 50 arancione e una sequenza esterna con un livello target sopra l’area di vendita arancione. Ora dobbiamo porci le seguenti domande.
Domanda
1. Possiamo scambiare RT (arancione)?
2. Ci aspettiamo un'estensione eccessiva dei livelli target rosso?
3. I livelli target della sequenza (nero) sono realistici?
Diamo un'occhiata al tutto con gli strumenti di disegno più importanti!
Ora più chiaramente?
Vediamo un movimento verso il basso in arancione e il RT applicabile. Ora sotto il RT o nel RTO questa struttura blu si è formata con un breakout che conferma il tut-to. Ho già spiegato in dettaglio la struttura blu nelle immagini del grafico. Gli scenari ribassisti sono stati distrutti e sono stati confermati gli scenari alternativi rialzisti.
1. no, perché abbiamo una bella costruzione rialzista appena sotto, che si è stabi-lizzata molto bene nella sua costruzione AB, in cima alla quale scambieremmo il mercato ribassista nel suo campo di conferma rialzista.
2. sì, perché il mercato può teoricamente correre direttamente ai suoi livelli obiettivo grazie alla sua precedente stabilizzazione.
3. Situazione attuale, sì!
La sequenza rialzista è stata attivata, anche se c'è stata una reazione accurata pip precisa al 55,9 arancione, non era comunque necessario operare questo livello!
Nota: è meglio essere attivi in un operazione che è valida ma non funziona che in uno che funziona ma che non deve essere operato, uno è riproducibile, l'altro è basato sull'avidità, l'ignoranza e la paura!!!
Ora che il mercato è arrivato nel BC, ci aspettiamo una reazione rapida e determi-nata, ma i livelli obiettivo sono ancora realistici! Il mercato può avviare un BC. Se lo rompe, rivaluteremo l'intera situazione
BC nero era rotto, quindi i prossimi ritracciamenti ribassisti sono interessanti aree di ingresso!
L'accumulo rialzista è avvenuto solo per portare il mercato ad un livello più alto e per offrire prezzi di vendita più interessanti? Vedremo, resta emozionante 😊
Dopo che il mercato ha rotto il BC nero, ci aspettiamo un movimento correttivo e stabilizzante nel ritracciamento ribassista (verde) che alla fine attiverà una sequen-za di breakout!
Se il movimento verde si rompe e diventa arancione si avvia, scambierei solo 50, 55,9, 61,8 e 66,7 confermerebbe il rialzista interno + in quanto gli è ancora permes-so di sovra-estendere nonostante la rottura del BC (nero) (che sarebbe coerente con la situazione complessiva del Daily). (Vedi grafico successivo).
Perché appropriato? -> Il mercato è già ai vertici e offre opportunità d'acquisto an-cora più interessanti grazie ad aree troppo estese.
Ho già spiegato tutto su questo grafico in precedenza, ma vorrei aggiungere che utilizzando il costrutto AB nero, l'over-extension in BC (nero) e il riavvio di un ritrac-ciamento rialzista (verde) della sequenza interna, possiamo aspettarci che i livelli target di entrambe le sequenze rialziste siano over-extended. Raggiungendo i livelli target rialzisti, la sequenza dell'orso arancione viene automaticamente distrutta. Il blu al 50, non sarà scambiato!
Ora abbiamo rotto tutti gli scenari ribassisti sotto la VB blu. È consigliabile accorcia-re nella VB blu dopo aver previsto un'eccessiva estensione dei livelli target neri + che ci troveremmo di nuovo in un campo di conferma rialzista? No naturalmente non 😊
L'alto (giallo) ha attivato la sequenza rialzista esterna più grande.
A partire dall’area di vendita blu, è stata creata una bella sequenza di orsi (turche-se) con obiettivi realistici.
Poiché siamo orientati al rialzo, ci aspettiamo una reazione impulsiva dalla zona nera.
Saremmo di nuovo orientati verso l'orso solo quando il mercato romperà la zona nera e i prossimi ritracciamenti ribassisti saranno interessanti (scenario rosa).
Se il mercato amplia eccessivamente la sequenza oltre il target turchese, allora sa-rebbe orribilmente appropriato, poiché ci aspettiamo che questo sia strutturale. Guardando di nuovo la situazione generale (Daily), una "leggera" sovra estensione dei livelli di nero sarebbe perfettamente in ordine.
Siamo ancora orientati verso il rialzo!
La prima cosa che è stata orribilmente inopportuna è che il mercato non ha esteso eccessivamente i livelli target e la seconda è che una bella struttura rialzista si è sviluppata dalla sequenza target (turchese), che si è stabilizzata per la prima volta a BC (che era urgentemente necessaria). In ogni caso, il RT turchese non era de-stinato ad essere scambiato, era lì solo per vedere come il mercato reagiva. Dato che il mercato ha sovra-esteso il RT (nero), si è stabilizzato nel BC (arancione-1) per la prima volta e poi ha iniziato un livello di chiave rialzista (arancione-2), ci aspettiamo che i livelli target (arancione) siano sovra-estesi.
Come previsto, il mercato ha esteso eccessivamente i livelli target di sequenza (arancione), distruggendo così lo scenario ribassista (turchese). Dal momento che siamo in un setup di conferma rialzista, non stiamo ancora scambiando il RT (blu)!
Guardando la situazione in modo diverso, vediamo che il mercato ha esteso ecces-sivamente i livelli rialzisti chiave (aree verdi), ma li ha rispettati (livello di prezzo più attraente per gli acquirenti)
Ora con le sequenze: Abbiamo due sequenze rialziste attivate, il turchese esterno e il rosa interno.
Dopo che il mercato ha attivato la struttura interna in rosa, è tornato a scatti. Il ret-tangolo rosa era un'area cruciale. Perché se il mercato continua a correre d'impulso e distrugge la zona rosa, allora probabilmente vedremo lo switch!!! Rialzista -> ri-bassista. L'alto che ha attivato la sequenza viene utilizzato come il cosiddetto alto di commutazione in area vendita . D'altra parte, il mercato è autorizzato a correre di nuovo verso un ritracciamento per raccogliere i rimanenti e mancanti acquirenti (si consideri la visione sovraordinata).
Poiché siamo superiori al ATH, il mercato deve offrire ai compratori aree di acquisto più attraenti per raggiungere obiettivi più elevati. Ci prova con diversi movimenti di correzione nel corpo (in questo caso rialzista). Quando le strutture ribassiste ven-gono create dal ATH, sono di solito impulsive, il che ha senso. In cima di solito non ci sarà nessuna lotta, quindi la situazione è chiara. In questo caso, le correzioni vengono effettuate come segue: Gli acquirenti realizzano profitti dal mercato - i venditori entrano . Quello che potete vedere qui sono le rispettive azioni dei tori (turchese) rispetto alle reazioni degli orsi (giallo). A causa del grafico di livello supe-riore, i tori hanno più difficoltà, naturalmente, ma è bello vedere come combattono la loro strada attraverso e attraverso movimenti correttivi un po' più alti. Mentre i nuovi massimi sono estremamente noiosi per i tori, gli orsi sono contenti perché non solo sono in cima, ma che anche in cima ottengono prezzi sempre migliori da vendere.
Il ritracciamento (rosa) non è stato ancora distrutto, ma solo eccessivamente esteso (come prima). Ora vediamo come si comporta il mercato nel ritraccio ribassista (ne-ro).
Vediamo una sequenza rialzista attivata piuttosto instabile (arancione) che può o deve stabilizzarsi nella BC per la prima volta per aumentare la probabilità di rag-giungere i livelli target arancioni (turchese). Se il mercato lo fa in blu, allora si può provare per la prima volta in ritraccio blu ribassista. Per confermarci dal punto di vista strutturale, il RT ribassista (blu) e in generale il setup ribassista, nel migliore dei casi scende impulsivamente dalla zona nera e per il momento non ci dà alcuna indicazione.
La sequenza arancione è stata distrutta dal basso (giallo), ma una sequenza rialzi-sta più grande (verde) è diventata attiva in base ad essa.
Il ritracciamento nero ribassista , non è necessario il commercio, perché ci sono ancora abbastanza scenari rialzisti attivi.
Ora vediamo che il mercato ha attivato una sequenza impulsiva (turchese) a partire da una fase di consolidamento in ritracciamento ribassista. Gli scenari rialzisti sono ancora aperti, vedremo una reazione della BC alla struttura rialzista verde o la BC sarà distrutta e la struttura ribassista raggiungerà i suoi obiettivi? (o preferiremmo aspettarci che vada oltre il suo target). A partire da ora il piccolo turchese BC è de-cisivo per l'ulteriore corso. Se la BC non tiene il turchese, allora molto probabilmen-te prevarrà il verde, perché allora l'intera situazione è vista in modo diverso, allora il supposto consolidamento in ritracciamento ribassista è servito come misura di sta-bilizzazione per l'accumulo rialzista (verde). Quello che ora ci aspettiamo in turche-se BC è una reazione impulsiva, che sarebbe coerente con la stabilizzazione ribas-sista in ritracciamento.
Quello che il mercato sta facendo nel turchese del BC è del tutto inopportuno. Ri-cordi quando parlavo di come i tori hanno bisogno di costruirsi al top...
La situazione attuale della BC ribassista parla piuttosto pro ribassista o rialzista?
Secondo me questo non è ancora chiaro, ma ciò che parla contro l'area BC è il comportamento del mercato in turchese BC.
Ora possiamo vedere che il comportamento di una struttura in una data area, sulla base della struttura precedente, può creare determinate aspettative. Il turchese BC è stato eccessivamente esteso dopo la fase di consolidamento (livello di prezzo più interessante per i venditori), ma nonostante ciò il mercato è salito solo fino al RTO (blu). A partire da questo punto, una struttura interna rialzista ha formato e distrutto il turchese BC e quindi gli scenari ribassisti che ne sono seguiti.
In arancione, vorrei chiarire che il mercato avrebbe dovuto avere abbastanza forza dai suoi precedenti movimenti per rompere direttamente la zona blu, almeno questo è quello che ci aspettavamo, rispettando il RTO blu, le nostre aspettative cambiano.
Tutti gli scenari ribassisti sono stati distrutti, la sequenza interna viola è stata attiva-ta in verde a partire da BC. Entrambi i tocchi al RT blu, erano di nuovo da non scambiare! Nelle aree turchesi si può vedere l'interazione tra il costrutto AB o il mo-vimento AB e il movimento di correzione BC. Avevamo una struttura instabile che avrebbe avuto bisogno di stabilizzazione per raggiungere i suoi obiettivi. Poiché il mercato della BC corrispondeva al movimento AB, è stato un gioco di combinazio-ne tra AB e la BC corrispondente alla fine della giornata che ha portato al raggiun-gimento dei livelli target.
Ora, la domanda che dobbiamo porci è questa...
Siamo autorizzati a scambiare gli obiettivi della sequenza verde in combina-zione con l'attuale VB blu?
Risposta: Non secondo me, perché altrimenti ignoreremmo completamente il pre-cedente setup e scambieremmo obiettivi di sequenza smussata in combinazione con l’area di vendita. All'inizio della nostra carriera di trader con il sistema l'avrem-mo scambiato, ma nel frattempo abbiamo raggiunto un certo livello di conoscenza dove possiamo riconoscere e interpretare le strutture e fissare le aspettative. Quando guardo l'area arancione in combinazione con i successivi ritracciamenti, arrivo all'aspettativa che il mercato dovrebbe estendere eccessivamente i suoi obiettivi di sequenza nonostante una visione prevalente. Voglio dire che sarebbe del tutto inopportuno se il mercato lotta in arancione 4 giorni, poi finalmente una parte prevale nel caso in cui i tori e poi il mercato reagisce a livello sequenziale e arriva al RT? Ci aspettiamo un breakout e nessun movimento temporaneo verso i target della sequenza, anche supponendo che dopo la fase di forte stabilizzazione (arancione) sia ripartito con 2 ritracciamenti rialzisti ciascuno, mi dimostra che c'è più potere dietro di esso che portare il mercato verso i target della sequenza.
Le nostre aspettative sono state confermate e i livelli target verdi sono stati ecces-sivamente oltrepassati.
Il mercato ha raggiunto anche i livelli target rialzisti aperti (turchese, rosa).
Ma è ora possibile scambiare la sequenza target turchese, rosa?
Risposta: No! Anche lì, lo stesso principio, anche se il mercato è altissimo, può comunque arrivare ad un breakout rialzista impulsivo, vediamo qui in nero 3 aree molto stabilizzanti e una successiva reazione impulsiva. Sulla base delle 3 fasi di stabilizzazione nel setup rialzista, mi aspetto un'estensione eccessiva dei livelli tar-get, qualsiasi altra cosa sarebbe inappropriata. Se il mercato non amplia eccessi-vamente i livelli target, allora potrebbe essere l'inizio o i primi segni di attività ribas-sista, in quanto la struttura arancione sarebbe ancora intatta.
Penso che se guardiamo di nuovo l'intero quadro grafico, possiamo vedere che il mercato non solo si è stabilizzato nei livelli di chiave rialzista, ma che ha esteso eccessivamente le aree ancora e ancora. Se il BreakOut rialzista che distruggereb-be la sequenza ribassista attiva non arriva ora, non arriverà presto!
Le nostre aspettative sono state confermate e i livelli target sono stati sovra estesi! La rottura della linea orizzontale nera ha distrutto anche l'ultimo scenario ribassista attivo.
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Se siete arrivati fin qui, dovreste essere orgogliosi di voi stessi! Sono abbastanza sicuro che pochissime persone si sono prese il tempo di guardare e di leggere il tutto😉
Ricordate sempre che il "miglio extra" vi distinguerà da tutti gli altri! 😊
Tuttavia, sarei molto contento di ogni singolo feedback!
Cosa ne pensi di questo tipo di analisi dell'apprendimento?
Cordiali saluti
Enrique
Nota: Questa analisi di apprendimento non costituisce una raccomandazione di in-vestimento!
Un indice di sentiment da monitorare attentamente: IEUS/EUNBuongiorno a tutti. Questa analisi ha l’obiettivo di presentare l’indice IEUS/EUN, che riflette le aspettative economiche dell’Unione Europea, e a esplorare le sue potenzialità.
Buona lettura!
1. ANALISI DELL’ETF “IEUS”
Iniziamo l’analisi introducendo il primo componente dell’indice di sentiment: IEUS. Esso è il ticker dell’iShares MSCI Europe Small-Cap che, come illustrato nella figura successiva, mira a replicare un indice composto da azioni di società europee a piccola capitalizzazione.
Ishares MSCI Europe Small-Cap. Grafico settimanale
Le due grafiche seguenti mostrano i primi 10 elementi del paniere dell’ETF e la distribuzione settoriale.
I primi 10 componenti dell’ETF. Fonte: iShares
La ponderazione settoriale dell’ETF. Fonte: iShares
Dal punto di vista tecnico, il prezzo ha mostrato un trend positivo a partire dal doppio minimo registrato tra il 28 settembre e il 13 ottobre 2022; dopo questa data, si è verificata una rottura della neckline. Dopo un re-test di questa struttura di prezzo, che è diventata un supporto, il prezzo ha ripreso a salire, creando un impulso rialzista che si è concluso il 2 febbraio 2023. Da allora, il prezzo ha mostrato un periodo di debolezza di 8 mesi, durante il quale ha formato un triangolo discendente, che ha avuto un breakout il 22 settembre. L’ETF ha mostrato un’elevata volatilità: infatti, ha registrato una performance negativa del -18.3% dai massimi del 19 luglio ai minimi del 27 ottobre. Tuttavia, l’ultimo periodo è stato positivo: grazie alla forte propensione al rischio degli investitori, il prezzo ha registrato un aumento del 15%.
Analisi tecnica MSCI Europe Small-Cap ETF. Grafico giornaliero
Possiamo concludere che, nel medio termine, il prezzo dell’ETF mostra una tendenza al ribasso. Tuttavia, nel brevissimo termine, si osserva una tendenza al rialzo.
2. ANALISI DELL’ETF “EUN”
Introduciamo ora il secondo componente dell’indice di forza, dal ticker “EUN”: esso è l’ETF iShares STOXX Europe 50, omonimo dello STOXX 50, che ha l’obiettivo di replicare un indice composto da azioni delle 50 principali società europee; esso è rappresentato nella figura successiva.
IShares STOXX Europe 50. Grafico settimanale
Le due grafiche seguenti mostrano i primi 10 elementi del paniere dell’ETF e la distribuzione settoriale.
I primi 10 componenti dell’ETF. Fonte: iShares
La ponderazione settoriale dell’ETF. Fonte: iShares
La configurazione tecnica del prezzo dell’ETF presenta un quadro diverso rispetto a quello osservato in precedenza per l’IEUS:
• Dai minimi del mercato ribassista del 2022, il prezzo ha registrato un forte aumento di oltre il 40%, raggiungendo il picco il 23 aprile 2023
• Dal 23 aprile 2023 e per i successivi sei mesi (fino al 27 ottobre 2023), il prezzo ha mostrato una tendenza al ribasso, con una perdita di circa il 12%.
• Nell’ultimo mese, si è osservato un nuovo aumento del 7.55%
Possiamo concludere che la tendenza a medio termine è al rialzo, con un incremento del 25.4% rispetto ai minimi del 27 settembre 2022.
Analisi tecnica iShares STOXX Europe 50 ETF. Grafico giornaliero
3. LA CORRELAZIONE TRA I DUE ETF E GLI INDICI DEI DIRETTORI AGLI ACQUISTI EUROPEI
È noto che l’andamento del mercato azionario è strettamente correlato all’intensità economica. In particolare, il mercato azionario tende a crescere con l’aumento dell’intensità economica e a diminuire con il suo indebolimento. Questo fenomeno può essere spiegato come segue:
• Nel medio periodo, le aziende incluse in un indice azionario diventano attraenti quando registrano forti utili. Un indice azionario, come illustrato nella figura successiva, tende ad essere ribassista dalla fase 1 alla prima metà della fase 2, rialzista dalla seconda metà della fase 2 alla prima metà della fase 5 e nuovamente ribassista dalla seconda metà della fase 5 alla fase 6
Il ciclo economico e le diverse tendenze del mercato azionario
Tuttavia, non tutti gli indici azionari di una specifica area, come l’Europa, sono correlati allo stesso modo con l’intensità economica. Un esempio è mostrato nelle due grafiche successive, che illustrano le correlazioni tra i due ETF, IEUS e EUN, e due indicatori chiave dell’economia europea: i PMI manifatturiero e dei servizi.
L’ETF IEUS è correlato positivamente ai due PMI dell’UE. Grafico mensile
L’ETF EUN è correlato positivamente ai due PMI dell’UE. Grafico mensile
È importante notare che entrambi gli indici azionari sono positivamente correlati ai due PMI. Tuttavia, la correlazione tra i due dati e le società small cap è più forte rispetto a quella con le società large cap.
Le diverse intensità dei coefficienti di correlazione
Questo fenomeno può essere spiegato dal fatto che le small cap sono più sensibili all’intensità economica rispetto alle large cap. Le prime, infatti, concentrano principalmente il loro business a livello nazionale ed europeo e sono quindi più sensibili alla domanda dei consumatori di queste aree. Al contrario le seconde, essendo multinazionali, dipendono dalla domanda nazionale, europea e globale, presentando quindi una maggiore diversificazione.
Questa maggiore diversificazione rende gli utili delle large cap meno volatili rispetto a quelli delle small cap. Di conseguenza, le small cap tendono ad essere più volatili e quindi più rischiose rispetto alle large cap. Per questo motivo, in periodi economici favorevoli, le società comprese in IEUS sovraperformano quelle comprese in EUN, mentre in periodi economici sfavorevoli accade il contrario.
Infine, costruendo un indice di forza tra i due ETF, IEUS/EUN, si ottiene un indice sulle aspettative economiche europee, che misura il sentiment degli investitori riguardo l’intensità economica nell’Unione Europea.
Come si può vedere nelle grafiche seguenti, l’indice di sentiment mostra una forte correlazione positiva con numerosi dati macroeconomici significativi dell’Unione Europea, incluso il PIL misurato su base annua.
La correlazione positiva tra IEUS/EUN e PMI manifatturiero europeo. Grafico mensile
La correlazione positiva tra IEUS/EUN e PMI sui servizi europeo. Grafico mensile
La correlazione positiva tra IEUS/EUN e business confidence europeo. Grafico mensile
La correlazione positiva tra IEUS/EUN e consumer confidence europeo. Grafico mensile
La correlazione positiva tra IEUS/EUN e produzione industriale europea anno/anno. Grafico mensile
La correlazione positiva tra IEUS/EUN e ZEW economic sentiment index. Grafico mensile
La correlazione positiva tra IEUS/EUN e PIL europeo anno/anno. Grafico a 3 mesi
4. LE ASPETTATIVE ECONOMICHE DEGLI INVESTITORI
Nella prossima grafica, si possono osservare le varie aspettative degli investitori dell’ultimo triennio:
• Un periodo di crescita economica dal 20 marzo 2020 al 5 gennaio 2021
• Una fase di incertezza dal 5 gennaio 2021 al 6 ottobre 2021
• Un rallentamento economico dal 6 ottobre 2021 al 10 ottobre 2022
• Un’altra fase di incertezza dal 10 ottobre 2022 fino ad oggi
Le diverse tendenze dell’indice IEUS/EUN dal 2020 ad oggi. Grafico giornaliero
La grafica successiva, invece, rappresenta lo stesso scenario, ma è espressa in termini di “ciclo economico”.
Le diverse fasi del ciclo economico prezzate dagli investitori dal 2020 ad oggi. Grafico giornaliero
Qual sarà la prossima fase del ciclo economico dell’Unione Europea? Ci troveremo in una fase 1 di recessione o in una fase 4 di espansione? Al momento, è difficile fare previsioni. Tuttavia, se l’indice di forza dovesse rompere al ribasso i minimi registrati il 18 ottobre 2022, la fase 1 di recessione sarebbe lo scenario più probabile. Al contrario, una rottura al rialzo del massimo relativo registrato il 2 febbraio 2023 potrebbe essere interpretata come un segnale positivo.
La grafica successiva evidenzia che, nel brevissimo periodo (a partire dal 25 ottobre), le small cap stanno sovraperformando le large cap. Questa sovraperformance coincide con la lettura positiva dell’ultimo comunicato dello ZEW Economic Sentiment Index, che misura la fiducia degli investitori e degli analisti europei su un orizzonte temporale di sei mesi.
IEUS/EUN è rialzista nel brevissimo periodo. Grafico giornaliero
Monitorerò nelle prossime settimane questo indice di sentiment e, nel caso di significative variazioni, realizzerò un’analisi di aggiornamento.
A presto!
Un grafico per ANTICIPARE le future mosse della Federal ReserveBuongiorno a tutti.
Questa analisi ha l’obiettivo di esaminare le recenti decisioni di politica monetaria della Federal Reserve e di sviluppare un indice di forza che possa prevedere le future strategie monetarie. Ci stiamo avvicinando a un taglio dei tassi di interesse?
Buona lettura!
1. TASSI DI INTERESSE INVARIATI E PAROLE DI POWELL
Come previsto, per il secondo incontro consecutivo, la Federal Reserve ha deciso di mantenere inalterati i tassi di interesse, che rimangono nell’intervallo tra i 525 e i 550 punti base.
Tassi di interesse invariati
Il comunicato stampa rilasciato in seguito all’annuncio del dato può essere visualizzato nella figura successiva.
Il comunicato stampa
Non ci sono molte novità da segnalare, in quanto le dichiarazioni rilasciate sono molto simili a quelle precedenti.
• L’inflazione rimane elevata
• Il tasso di disoccupazione rimane basso
• Il sistema bancario statunitense è solido e resiliente
• Condizioni finanziarie e creditizie più restrittive per le famiglie e imprese probabilmente peseranno sull’attività economica
• La portata di questi effetti rimane incerta
Tuttavia, l’elemento che realmente influenza il mercato non è tanto l’annuncio del dato, quanto le dichiarazioni rilasciate dal presidente Jerome Powell trenta minuti dopo. Ecco alcune delle sue osservazioni più significative:
• “Il processo per portare l’inflazione in modo sostenibile al 2% ha una lunga strada da percorrere”
• “Non abbiamo preso alcuna decisione sugli incontri futuri”
• “Non stiamo parlando di tagli dei tassi”
• “L’idea che sarebbe difficile aumentare nuovamente i tassi dopo esserci fermati per un incontro o due non è corretta”
• “Credo ancora, e la maggior parte dei miei colleghi crede ancora, che probabilmente avremo bisogno di vedere una crescita economica più lenta e un certo indebolimento nel mercato del lavoro per ripristinare completamente la stabilità dei prezzi”
In seguito, approfondiremo questa ultima osservazione, cercando di visualizzarla in un grafico per cercare di ottenere un vantaggio competitivo. Ma per il momento, chiediamoci quale sia stata la reazione del mercato a questa notizia.
2. LA REAZIONE DEI DIVERSI ASSET FINANZIARI
Ora esaminiamo la reazione dei vari asset finanziari, osservando dei grafici a 5 minuti dalle 19:00 alle 20:30. Il rendimento del titolo di stato a 2 anni, che è fortemente influenzato dalle aspettative di politica monetaria, ha registrato un calo dell’1.92%. Questo suggerisce un acquisto di questi bond governativi a breve termine, considerando la relazione inversa tra prezzo e rendimento delle obbligazioni.
La performance del rendimento del titolo di stato a 2 anni. Grafico a 5 minuti
Il rendimento del titolo di stato a 10 anni, che è più influenzato da fattori come il tasso di inflazione e la crescita economica, ha registrato un calo dell’1.22%.
La performance del rendimento del titolo di stato a 10 anni. Grafico a 5 minuti
Riferendoci al prezzo delle obbligazioni, un ETF come TLT (che include titoli di stato con scadenze superiori ai 20 anni) ha avuto una performance positiva del +0.61%.
La performance di TLT. Grafico a 5 minuti
Passando ai due benchmark azionari di riferimento, sia l’S&P500 (+0.82%) che il Nasdaq (+1.07%), più volatile del precedente, hanno avuto buone performance.
La performance dell’S&P500. Grafico a 5 minuti
La performance del Nasdaq. Grafico a 5 minuti
Le dichiarazioni e le parole di Powell hanno stimolato una certa propensione al rischio nel mercato, come evidenziato dalle performance del VIX.
La performance del VIX. Grafico a 5 minuti
Il dollaro ha avuto una performance negativa (-0.28%), essendo fortemente influenzato dalla FED, mentre l’oro, legato alla dinamica dei tassi reali, ha avuto una performance leggermente positiva (+0.17%).
La performance dell’indice del dollaro. Grafico a 5 minuti
La performance dell’oro. Grafico a 5 minuti
In sintesi, gli asset osservati hanno risposto in modo complessivamente positivo all’annuncio del dato e alle dichiarazioni successive. Tuttavia, non abbiamo osservato grandi rialzi o significative fluttuazioni, probabilmente perché Powell è apparso piuttosto ambiguo riguardo alle prossime riunioni. L’incertezza non è generalmente vista dai mercati come un catalizzatore positivo.
3. L’INDICE DA SEGUIRE PER CAPITARE LE FUTURE MOSSE: USCCI/USIJC
La domanda principale alla quale i mercati vorrebbero vedere risposta è:
“Quando saranno tagliati i tassi di interesse?”
Come si può vedere nel grafico seguente, al momento si prevede che ciò avverrà nel secondo trimestre del 2024, precisamente a giugno.
Aspettative tassi di interesse. Fonte: FedWatchTool
Nelle sue dichiarazioni, sembra che Powell e i suoi colleghi non siano soddisfatti del processo di disinflazione in corso dal giugno 2022. Una dichiarazione particolarmente rilevante espressa durante la conferenza stampa è stata la seguente:
• “Credo ancora, e la maggior parte dei miei colleghi crede ancora, che probabilmente avremo bisogno di vedere una crescita economica più lenta e un certo indebolimento nel mercato del lavoro per ripristinare completamente la stabilità dei prezzi”
Questa affermazione suggerisce che la banca centrale inizierà a tagliare i tassi quando vedrà una crescita economica più lenta e un aumento del tasso di disoccupazione. Questo potrebbe essere plausibile, dato che la crescita economica è inversamente correlata al tasso di disoccupazione. Ad un aumento della disoccupazione dovrebbe corrispondere un minor reddito, un aumento dei risparmi personali e, di conseguenza, una minore spesa in beni e servizi e una riduzione del livello di inflazione.
Ad una crescita economica corrisponde un basso tasso di disoccupazione. Grafico a 3 mesi
È possibile creare un grafico che tenga conto delle parole di Powell? In altre parole, è possibile creare un indice che indichi dove sta andando l’economia e che, una volta raggiunta una certa soglia, potrebbe segnalare un possibile taglio dei tassi? La risposta è sì.
Considerando che la FED dovrebbe (teoricamente) cercare di evitare una recessione economica (dato che uno dei suoi obiettivi è il pieno impiego), è plausibile pensare che agirà prima che ciò possa accadere. Pertanto, è necessario creare un indice che anticipi il ciclo economico.
È quindi necessario creare un indice che anticipi il tasso di disoccupazione e la spesa dei consumatori: quello tra le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione e la fiducia dei consumatori. Il primo, come mostrano le quattro grafiche successive, tende ad anticipare il tasso di disoccupazione stesso.
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione anticipano il tasso di disoccupazione. Grafico settimanale
Il consumer confidence può anticipare la spesa dei consumatori. Infatti, ai consumatori vengono poste domande riguardanti le spese future.
L’indice di forza tra i due dati, come illustrato nel grafico successivo, mostra una correlazione positiva con la crescita economica. Considerando che l’indice si aggiorna mensilmente, mentre il PIL viene aggiornato trimestralmente, l’indice funge da indicatore anticipatore del ciclo economico.
La correlazione positiva tra USCCI/USIJC e PIL anno/anno. Grafico a 3 mesi
Analizziamo l’indice nella figura successiva: dopo il drastico calo del 2022, si nota un forte recupero che si è concluso a dicembre 2021, un mese prima dell’inizio del mercato ribassista. Sono stati registrati dei minimi relativi a giugno 2022 e, da quel mese, l’indice ha ripreso a salire, evidenziando la tanto discussa resilienza dell’economia. In sintesi, l’indice, ad oggi, mostra un andamento laterale.
L’indice si trova all’interno di una lateralizzazione. Grafico mensile
Questi non sono dati che indicano una contrazione economica. Come illustrato nel grafico successivo, l’indice si trova ben al di sopra della soglia rossa tracciata a partire dai minimi dell’indice durante la recessione del 1970. Sembra quasi che ci sia ampio spazio per ulteriori cali.
USCCI/USIJC e recessioni statunitensi. Grafico mensile
Per vedere un ritorno alla stabilità dei prezzi, la FED potrebbe dover osservare un significativo rallentamento economico. Sarà interessante monitorare l’andamento dell’indice USCCI/USIJC, che anticipa la spesa dei consumatori e il tasso di disoccupazione. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare altri indicatori economici chiave come i PMI, la produzione industriale e le vendite al dettaglio.
Se l’indice dovesse salire, superando la resistenza del canale di lateralizzazione (con la fiducia dei consumatori a sovraperformare le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione), allora la FED avrebbe meno incentivi a tagliare i tassi di interesse. Questo perché una situazione del genere potrebbe generare un aumento dell’inflazione. Al contrario, se l’indice dovesse scendere, rompendo il supporto della lateralizzazione (con le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione a sovraperformare la fiducia dei consumatori), allora la FED potrebbe considerare un taglio dei tassi (perché una situazione del genere potrebbe accelerare il processo di disinflazione e una recessione).
Vorrei sottolineare un punto: anche se in futuro l’indice dovesse rimanere stabile ai livelli attuali e l’inflazione dovesse diminuire, ciò non significa necessariamente che la FED non ridurrà i tassi di interesse. L’indice dovrebbe essere visto come un riferimento per cercare di prevedere alcune future dichiarazioni del FOMC.
A presto, buon weekend!
SFRUTTARE LO SPREAD PER VENDERE ALLO SCOPERTO LE BANCHE ITALIANE• Qual è l’importanza del BTP-BUND nel nostro Paese?
• Perché diventa un argomento di discussione frequente, soprattutto quando tende ad aumentare?
• Come si può trarre profitto dal suo aumento?
Buongiorno a tutti.
L’obiettivo di questo articolo è rispondere alle tre domande sopra citate, con la speranza di fornirvi contenuti il più possibile teorici, pratici e operativi. I protagonisti sono:
• BTP
• BUND
• Spread BTP-BUND
• Il rischio di credito
• L’impatto della svalutazione dei BTP e del rialzo dello spread sui bilanci delle banche italiane
• Una strategia operativa di vendita allo scoperto in trend-following
Vorrei sottolineare che i contenuti non devono essere interpretati come “consigli finanziari”. Buona lettura.
LO SPREAD BTP-BUND
Lo spread BTP-BUND, illustrato nella grafica successiva, rappresenta la differenza tra il rendimento del BTP decennale e quello del bund decennale. Esso è definito dalla semplice differenza matematica:
SPREAD BTP-BUND = IT10Y – DE10Y
Lo spread presenta variazioni che possono essere sia rialziste che ribassiste. La figura seguente illustra le implicazioni di tali variazioni:
• Quando lo spread è rialzista, il rendimento del BTP sovraperforma quello del Bund
• Al contrario, quando è in ribasso, il rendimento del BTP tende a “riavvicinarsi” a quello tedesco.
Lo spread è un indicatore attentamente monitorato poiché misura il grado di default del nostro Stato, ossia la sua capacità di onorare i suoi obblighi finanziari. Ora, con dei semplici esempi, sarà spiegato il modo in cui esso deve essere inteso.
Gli Stati mondiali, per finanziare le loro casse, emettono tipicamente obbligazioni (o titoli di Stato, se preferite), conosciute come “debito pubblico”:
• “Il debito” rappresenta l’interesse che gli Stati sono tenuti a rimborsare ai loro obbligazionisti, che costituiscono quindi il “pubblico”
Le obbligazioni, in quanto strumenti finanziari, presentano cinque rischi fondamentali:
• Rischio inflazione
• Rischio di credito
• Rischio di cambio
• Rischio di tasso di interesse
• Rischio di liquidità
Ogni rischio associato a un’obbligazione è riflettuto nel rendimento offerto al momento dell’acquisto. Di conseguenza:
• Più numerosi e significativi sono i rischi associati, maggiore sarà il suo rendimento
Questo ci porta a una delle eguaglianze più importanti nel mondo degli investimenti:
RISCHIO = RENDIMENTO
Abbiamo visto che lo spread differenzia i rendimenti del BTP e del BUND. Questo implica che:
• Se il BTP ha un rendimento più alto del Bund, l’emittente “Italia” sarà considerata più rischiosa rispetto all’emittente “Germania”
Entrambi i Paesi utilizzano la stessa valuta e sono quindi influenzati da una banca centrale comune, la BCE. Di conseguenza, condividono rischi molto simili, tra i quali quelli di inflazione, cambio, tasso di interesse e liquidità. Considerando solo il rischio di credito, possiamo affermare che:
• Se il BTP ha un alto rendimento rispetto al Bund, l’emittente “Italia” sarà considerata più rischiosa dal punto di vista creditizio rispetto all’emittente “Germania”
Non si può considerare la Germania più rischiosa rispetto al nostro Paese? La risposta è no; la Germania presenta il massimo grado di solvibilità, il che significa che è praticamente impossibile che dichiari default. Per questa ragione, viene utilizzata come riferimento per determinare il grado di solvibilità degli altri Paesi dell’euro zona, tra i quali proprio l’Italia.
Attualmente, lo spread BTP-BUND è intorno a valori del 2%. Questo implica che:
• Gli investitori richiedono un rendimento supplementare del 2% per investire nei titoli di stato italiani rispetto a quelli tedeschi. Questo incremento del 2% rappresenta la remunerazione richiesta per assumersi il rischio di default
2. LO SPREAD DAL 2000 AD OGGI
L’Italia è sempre stata considerata più rischiosa della Germania dall’introduzione dell’euro? Per rispondere a questa domanda, osserviamo le grafiche successive:
• Dal 2000 al 2006 i rendimenti dei titoli decennali di entrambi i Paesi seguivano percorsi quasi paralleli, con il rendimento del BTP leggermente superiore a quello del BUND
Da questo possiamo dedurre che il rischio di default era praticamente lo stesso per entrambi. Per confermare questa deduzione, esaminiamo la grafica successiva che mostra i ratings assegnati ai due Paesi dall’agenzia Fitch:
• Nel periodo considerato, la Germania ha sempre mantenuto il massimo grado di rating, mentre l’Italia aveva un rating leggermente inferiore. Questo suggerisce che i due Paesi avevano una stabilità creditizia quasi identica e che il mercato richiedeva un rendimento supplementare molto basso per assumersi il rischio di default
Per coloro che non sono a conoscenza dei rating, si tratta di valutazioni fornite da agenzie di ratings come Fitch, Moody’s e S&P riguardanti la capacità di un emittente di ripagare i suoi debiti. Questi “giudizi” sono espressi in forma letteraria e, a scopo informativo, sono rappresentati nella grafica seguente:
Tra il 2007 e il 2012 si sono verificate due importanti crisi economico-finanziarie:
• La crisi immobiliare negli Stati Uniti, che ha successivamente scatenato la crisi del debito sovrano in Europa
Proprio nel 2007 i rendimenti hanno iniziato a divergere, con l’Italia percepita come sempre più rischiosa. Il picco è stato raggiunto nel 2011, quando lo spread ha toccato i suoi massimi storici (oltre il 5.5%).
Durante questo periodo la Germania ha mantenuto costantemente il suo rating di AAA, mentre l’Italia ha subito un declassamento da AA ad AA-, poi ad A+ e infine ad A-. Questo ha portato quest’ultima ad essere percepita sempre più rischiosa, sia dal mercato (come evidenziato dall’aumento dei rendimenti dei BTP sul mercato secondario), sia dalle agenzie di ratings.
Come evidenziato nelle due grafiche successive, la divergenza tra i due rendimenti si è mantenuta dalla crisi del debito sovrano fino ad oggi. Il rendimento italiano è rimasto costantemente superiore a quello tedesco, con il nostro Paese che ha subito un declassamento da A- a BBB.
Abbiamo esaminato come eventi economico-finanziari di grande portata possono mettere a rischio la solvibilità di uno Stato. Tuttavia, è importante non trascurare altri fattori come il debito pubblico e la crescita economica, che sono strettamente interconnessi, e la stabilità politica. Infatti:
• Esiste una differenza notevole se l’aumento del debito si verifica in un contesto di crescita economica rispetto ad un’economia stagnante: nel primo caso il debito verrebbe ripagato più facilmente poiché uno Stato genererebbe maggiori entrate fiscali (con un basso tasso di disoccupazione i consumatori avranno maggior reddito soggetto…a tassazione!). Questo non è vero in un contesto di decrescita economica o in un’economia stagnante. Il parametro per misurare questo è il rapporto debito/pil, espresso in percentuale
• Le instabilità politiche minano il sentiment degli investitori poiché generano incertezza. Sappiamo che i mercati non gradiscono affatto questa condizione
Le ultime tre grafiche mostrano i debiti pubblici italiano e tedesco al 2022 e le rispettive crescite economiche:
3. COME UTILIZZARE LO SPREAD BTP-BUND PER VENDERE ALLO SCOPERTO LE BANCHE ITALIANE
Negli ultimi due anni gli investitori retail sono stati particolarmente preoccupati per le obbligazioni. Si chiedono costantemente quando esse risaliranno e quando la banca centrale taglierà i tassi di interesse. Queste domande riflettono la loro incertezza, e non è difficile capire il motivo: avere titoli di stato svalutati nel proprio portafoglio di investimento non è certo piacevole.
La figura che segue illustra la svalutazione di un ETF obbligazionario “italiano” dal 2020 ad oggi:
Attualmente, il debito pubblico italiano si trova a livelli straordinariamente alti; al momento della scrittura di questo articolo, l’Italy Debt Clock si attesta a 3.010.345.819.700€. Ma chi detiene la maggior parte di questo debito? Una grafica elaborata da Unimpresa fornisce una risposta:
A marzo 2023:
• Il 26.3% era detenuto da investitori stranieri
• Il 25.8% dalla Banca d’Italia
• Il 25% circa dalle banche italiane
• Il 12.3% da fondi e istituzioni finanziarie
• Il 10.7% dalle famiglie italiane
Ciò che risalta nella grafica precedente è la quantità di titoli di stato detenuti dalle banche italiane. Il motivo? Anche loro investono la loro liquidità! Questo porta a una domanda naturale:
Cosa succede ad una banca se i titoli di stato che ha acquistato perdono valore? Cerchiamo di spiegare questa dinamica nel modo più semplice possibile.
In generale, il bilancio di una banca presenta due componenti principali: l’attivo e il passivo.
• L’attivo rappresenta “le attività” che la banca detiene e che possono generare reddito; queste includono la liquidità e le riserve obbligatorie (queste due sono essenziali per il funzionamento di una banca, anche se non generano direttamente reddito), i crediti verso altre istituzioni, i prestiti e finanziamenti alla clientela, e investimenti (titoli)
• Il passivo rappresenta la fonte di finanziamento della banca; queste includono i depositi dei clienti, i prestiti interbancari, l’emissione di obbligazioni, il capitale proprio (ad esempio, le risorse finanziare ottenute dagli azionisti) e altre passività
È importante capire un concetto fondamentale:
• La banca riceve del denaro attraverso le sue passività e utilizza quella liquidità per generare profitti attraverso le sue attività
La gestione di queste due voci del bilancio influisce sull’utile netto, che si calcola come segue:
UTILE NETTO = RICAVI TOTALI – COSTI TOTALI – AMMORTAMENTI – TASSE
Focalizziamoci ora sull’attivo e sui BTP. Cosa succede se i titoli di stato acquistati da una banca perdono valore?
La voce “investimenti” nel bilancio dell’attivo subirà una riduzione di valore.
Supponiamo che una banca abbia acquistato una grande quantità di BTP a un prezzo X. Il prezzo pagato per l’acquisto viene registrato dalla banca come “valore contabile”. Se a causa di particolari condizioni di mercato il valore di quella stessa grande quantità di BTP diminuisce, il valore di mercato delle obbligazioni diventa inferiore al valore contabile precedente. In questo caso, la banca è tenuta a rivalutare al valore corrente di mercato (un processo noto come “valutazione al fair value”), registrando così una perdita nell’attivo (processo noto come “svalutazione dell’attivo”) ma garantendo al contempo il valore reale del suo attivo.
Una perdita come quella descritta rappresenterebbe un costo per la banca, che andrebbe ad impattare sulla variabile “costi totali” nella formula di calcolo dell’utile netto.
Potreste chiedervi legittimamente:
“Qual è il legame tra tutto questo e lo spread? E come può essere utilizzato per vendere allo scoperto le banche italiane?”
Prendiamo in considerazione la prossima grafica, che illustra la correlazione negativa tra lo spread BTP-BUND e una banca italiana, Intesa San Paolo. Questo ci aiuterà a capire meglio la situazione.
La spiegazione della correlazione inversa è piuttosto semplice:
• Quando lo spread si rafforza, il rischio di credito dello Stato italiano aumenta. Di conseguenza, le obbligazioni aumentano il loro rendimento per compensare l’aumento di questo rischio. A causa della relazione inversa tra prezzo e rendimento, ciò si traduce in una svalutazione del prezzo delle obbligazioni sul mercato secondario. Questa svalutazione si riflette anche nei bilanci delle banche, come Intesa San Paolo, che potrebbe vedere una possibile diminuzione dell’utile netto per le ragioni discusse in precedenza.
• Se gli utili societari diminuiscono (e di conseguenza anche i dividendi distribuiti, dato che questi ultimi sono una parte dell’utile), i prezzi delle azioni probabilmente subiranno un ribasso.
Una strategia potenziale potrebbe essere quella di utilizzare lo spread come “indicatore” per vendere allo scoperto le banche italiane. Ma come si può utilizzare il BTP-BUND? E quali banche si dovrebbero scegliere? Ecco una possibile strategia di vendita piramidale basata sul trend-following:
• Impostare lo spread su un grafico giornaliero e osservare se esso mostra una tendenza:
Lo spread mostra una tendenza al rialzo!
• Correlare lo spread con le banche italiane e scegliere quella con il coefficiente di correlazione più negativo
L’ultima banca, Fineco, è quella che mostra la correlazione più negativa con lo spread.
• Se il coefficiente di correlazione continua a rimanere in territorio negativo (più è negativo, meglio è), con lo spread in rialzo, si potrebbe utilizzare lo spread come indicatore operativo per una strategia di vendita piramidale basata sul trend-following.
Credo che un esempio grafico spiegherà bene il concetto:
Al primo segnale short (breakout al rialzo) si sarebbe potuto allocare una parte del capitale per un primo short, mentre al secondo segnale (re-test del supporto) si sarebbe potuto allocare un’ulteriore porzione di capitale. Il prossimo grafico mostra un’ipotesi di un altro potenziale ingresso short sfruttando i ritracciamenti di Fibonacci.
Questo può essere un modo per riuscire a realizzare una strategia di trend following che preveda di utilizzare un indicatore come riferimento principale e un sottostante sul quale operare. Si tratta di un esempio volutamente semplicistico: per individuare le tendenze di un asset o di un indicatore, stabilire la forza o la debolezza del suo andamento e individuare quali possano essere i punti di entrata o di uscita del mercato, è necessario avere competenze di tipo tecnico.
Coloro che sono più interessati potrebbero chiedersi per quanto tempo lo spread potrebbe continuare a salire. Se dovesse verificarsi una recessione, sarebbe probabile che la sua tendenza rialzista continuerà. Se siete curiosi di conoscere i motivi dietro a ciò, vi invito a commentare l’analisi. Sarò lieto di creare un seguito per approfondire l’argomento.
A presto.
CAD/JPY: i grafici da seguire per speculare sul tasso di cambioIl tasso di cambio CAD/JPY (dollaro canadese / yen giapponese) era ed è rialzista. Ma come sarà nei prossimi mesi? Perché è importante dal punto di vista didattico?
Questo è l’obiettivo della guida/analisi: rispondere alle domande precedenti e mostrare alcuni grafici da seguire in ottica speculazione di breve-medio termine sul tasso di cambio medesimo.
I protagonisti dell’analisi:
• Indice del dollaro canadese
• Indice dello yen giapponese
• Tasso di cambio CAD/JPY
• Spread tra tassi di interesse canadesi e giapponesi
• Spread tra rendimenti dei titoli di stato a scadenza due anni canadesi e giapponesi
• Economia canadese e prezzo del petrolio
• PMI composito globale
• Lo yen come valuta rifugio e la sua correlazione con il decennale giapponese
• Due prospettive future per il tasso di cambio
Buona visione.
1. ANALISI TECNICA CAD E JPY
Come di consueto, iniziamo il primo paragrafo con l’analisi tecnica delle due valute, partendo dal dollaro canadese.
La valuta sta lateralizzando da un anno a questa parte. È possibile osservare una resistenza a 0.755, un supporto intermedio a 0.731 e un supporto “basso” a 0.72. Il prezzo, durante l’estate, ha tentato la rottura della resistenza arrivando a valori di 0.766 per poi rientrare all’interno del canale di lateralizzazione di colore giallo.
Commentiamo ora lo Yen:
La valuta è ribassista dal 17 gennaio 2023, con il prezzo incanalato tra una resistenza e un supporto dinamici; a partire da luglio si ha avuta la formazione di un supporto dinamico intermedio, testato diverse volte.
Quelli rappresentati nei due grafici altro non sono che i futures delle due valute, che misurano il valore di esse rispetto a diverse altre valute di riferimento (come il dollaro americano, l’euro, la sterlina britannica, il franco svizzero); i due, pertanto, possono essere considerati come indici.
Andiamo ora ad analizzare il tasso di cambio CAD/JPY:
Dal punto di vista settimanale, la figura soprastante lascia pochi dubbi:
• Il tasso di cambio è fortemente rialzista da marzo del 2020; il trend si è sviluppato lungo un supporto dinamico testato svariate volte da minimi via via crescenti. In Q4 2022 e Q3 2023 il prezzo ha raggiunto valori che non testava dal lontano dicembre del 2014 (a 106.5 ¥); quella resistenza è ora la struttura più importante (su TM weekly)
Diamo uno sguardo al grafico giornaliero, ricco di figure tecniche:
La prima figura che balza all’occhio è un cup & handle rialzista (in italiano, tazza e manico); esso ha avuto inizio il 20 ottobre 2022. All’interno della tazza è individuabile un doppio minimo che da cui successivamente, da manuale di analisi tecnica, si è sviluppato un nuovo impulso rialzista; il prezzo ha successivamente realizzato il manico, rotto al rialzo due settimane dopo la formazione. Nelle ultime settimane è individuabile un triangolo ascendente (accompagnato da una compressione di volatilità). Il prezzo è ora ai massimi dal 2014.
2. LA DIVERGENZA TRA POLITICHE MONETARIE
Perché questa netta supremazia del dollaro canadese? I motivi sono presto spiegati con l’applicazione dell’analisi intermarket e macroeconomica:
• L’enorme divergenza tra politiche monetarie del Canada e del Giappone
Osserviamo la figura seguente:
I tassi del Canada sono pari al 5%, mentre quelli applicati dalla Bank of Japan addirittura negativi, al -0.1%. Questa netta divergenza è visualizzabile nella grafica successiva, dove è rappresentato lo spread tra i due tassi di interesse (al +5.1%).
Un modello migliorare per rappresentare graficamente la divergenza stessa è quello di realizzare un altro spread, correlato positivamente allo spread tra i tassi di interesse: quello tra il rendimento a 2 anni del titolo di stato canadese e il rendimento alla stessa scadenza del titolo giapponese.
Perché i due spread raffigurati sono correlati positivamente? I bond presentano il rischio “tassi di interesse”; più essi vengono alzati e più il prezzo delle obbligazioni tende a soffrire con relativo…rialzo del rendimento. Dei titoli alle diverse scadenze (della curva dei rendimenti) quello a 2 anni è tra i più influenzati dalle aspettative di politica monetaria. In particolare:
• Ad aspettative di politica monetaria restrittiva, il rendimento del bond tenderà a rafforzarsi
• Ad aspettative opposte, tenderà ad indebolirsi
Tutto ciò significa che:
• Se le aspettative di politica monetaria saranno più restrittive per il Canada rispetto al Giappone, allora CA02Y (rendimento del bond canadese a due anni) si rafforzerà più di JP02Y (rendimento del bond giapponese alla stessa scadenza)
• Ad aspettative opposte accadrà il contrario, con JP02Y a sovraperformare CA02Y
È importantissimo capire che:
• Lo spread tra i tassi di interesse è frutto di un’operazione matematica
• Lo spread tra i rendimenti, al contrario, esplicita quello che il mercato si aspetta nell’immediato futuro
Ecco, quindi, che uno spread è leading indicator dell’altro!
La prossima grafica chiarifica che il tasso di cambio CAD/JPY è catalizzato dalle aspettative sugli interest rates dei due Stati:
Per coloro che non capiscono le dinamiche dietro a questa correlazione positiva:
• Più una banca centrale aumenterà i tassi di interesse e più aumenteranno i rendimenti offerti dagli asset denominati in quella valuta; un esempio? Le obbligazioni! Più esse offriranno alti rendimenti e più saranno attraenti per gli investitori che, per acquistarle, venderanno la loro valuta per acquistare quella nella quale esse sono denominate aumentando di fatto…la loro domanda!
Per quest’ultimo punto e, soprattutto, per la legge di domanda e offerta, una valuta tenderà ad apprezzarsi. Considerando i differenziali di rendimento offerti dai due Stati, ne deriva la correlazione positiva tra tasso di cambio e spread; tuttavia, il dollaro canadese potrebbe essere rafforzato ulteriormente da un'altra dinamica!
3. DOLLARO CANADESE E PETROLIO: UNA CORRELAZIONE DA RICORDARE
Di seguito è possibile osservare la correlazione positiva esistente tra CAD e prezzo del petrolio:
Il titolo del paragrafo ha esordito con un “ricordare”; in effetti, il binomio CAD-petrolio è uno dei più conosciuti nel mondo forex.
Perché? Proviamo a spiegarlo.
Secondo l’International Energy Agency (IEA), nel 2020 il Canada:
• Era il quarto paese produttore di petrolio (255 milioni di tonnellate, il 6% del totale) ed il quarto paese esportatore (154 milioni di tonnellate, il 7.5% del totale)
Le esportazioni canadesi, come riporta il sito di Trading Economics, valgono il 30% del PIL:
L’immagine successiva mostra i principali partner commerciali del Canada; di spicco gli Stati Uniti d’America.
Quanto impattano le esportazioni di petrolio sulle esportazioni totali? Eseguendo un rapido calcolo, il 14% circa:
Ovviamente, all’aumentare del prezzo del crude oil, aumenteranno i guadagni derivati dalle esportazioni della materia prima energetica stessa:
Tutto questo avrà un impatto sul PIL totale. Infatti, considerando la sua formula di calcolo con il metodo della spesa:
PIL = C + I + G + (EX – IM)
Dove:
C: Consumi
I: Investimenti
G: Spesa pubblica
EX: Esportazioni
IM: Importazioni
Più aumenterà il valore delle esportazioni, più salirà la differenza tra EX – IM e (trattandosi infine di una somma) più si rafforzerà il prodotto interno lordo.
Ecco quindi spiegata la correlazione positiva tra dollaro canadese e prezzo del petrolio:
• All’aumentare delle esportazioni (e del prezzo) di petrolio il PIL canadese tenderà a rafforzarsi e, di riflesso, la valuta tenderà ad apprezzarsi
• Al diminuire delle esportazioni e del prezzo del crude oil il PIL del Canada tenderà ad indebolirsi con associato deprezzamento della valuta
È importante ricordare che una valuta non è influenzata unicamente dai tassi di interesse, ma anche dalle condizioni economiche di un Paese.
4. I GRAFICI DA OSSERVARE IN OTTICA SPECULATIVA: CL1!, CA02Y-JP02Y E RELATIVE CORRELAZIONI
Andiamo ora a studiare la correlazione tra petrolio e CAD a livello giornaliero:
La valuta e la materia prima sono (e sono stati) correlati positivamente negli archi di tempo indicati dai rettangoli di colore verde. Andiamo ora ad osservare la correlazione CAD/JPY e CL1!:
Essa, nell’ultimo periodo, appare fortemente positiva (ad altissimi valori, +0.88).
L’analisi ha esordito con un:
“Il cambio CAD/JPY era ed è rialzista. Ma come sarà?”
Rispondiamo osservando le prossime figure:
• Sarà rialzista se il prezzo del petrolio e lo spread continueranno ad essere rialzisti, a patto che le correlazioni continueranno a mantenersi stabili, ai valori osservati
Se si eviterà una recessione globale e si materializzasse il famoso “soft landing” sarà probabile osservare un rialzo generalizzato dei tre protagonisti
• Il petrolio sarà sostenuto al rialzo da un aumento della domanda globale
• I rendimenti canadesi continueranno ad essere superiori a quelli giapponesi.
Al momento, personalmente (e per la mia operatività), non andrò alla ricerca di entrate short, perché non avrei dei vantaggi (viste e considerate le correlazioni).
Osservate dunque quei grafici, potrebbero indicarvi la via da seguire.
E se invece si materializzasse una contrazione economica?
5. IL CAMBIO CAD/JPY IN UNA POTENZIALE RECESSIONE
Che prestazioni ha registrato lo Yen nelle ultime due recessioni?
• + 11% circa nella recessione del 2020
• Quasi il +30% in quella del 2008
Perché queste performance?
• Lo yen è considerata una valuta rifugio, ossia un asset in cui gli investitori ricercano “protezione del capitale” durante momenti di forte incertezza economica (da qui la correlazione diretta VIX – YEN, osservabile nelle due grafiche precedenti).
Il motivo per il quale la valuta agisce da porto sicuro è semplice:
• Abbiamo citato svariate volte la parola “rendimenti”; ebbene, maggiore è il rendimento offerto da un asset, più grande sarà il rischio al quale l’investitore si esporrà acquistandolo. Durante momenti di incertezza economica, definita di “risk off”, gli investitori andranno a caccia di asset dal basso rischio e, quindi, dal basso rendimento. Un Paese in grado di offrire rifugio è proprio il Giappone, caratterizzato da obbligazioni con quelle qualità.
Più acquisti di quei bond (bond sovrani, per intendere) si verificheranno, tanta più domanda di yen giapponesi ci sarà, con annesso apprezzamento della valuta (per la dinamica spiegata precedentemente).
Le due figure successive concentrano l’attenzione proprio su questo aspetto:
Nelle ultime due recessioni il rendimento del decennale giapponese ha visto dei ribassi:
• Questo aspetto, per il rapporto inverso rendimento – prezzo dei bond, sottolinea l’acquisto di quell’asset rifugio, con annesso rafforzamento della valuta
Concludiamo l’analisi rispondendo dunque alla domanda “se si materializzasse una contrazione economica”?
Personalmente, mi aspetterei questo:
• Il prezzo del petrolio, OPEC permettendo, tenderà a deprezzarsi per un indebolimento della domanda globale
Lo spread CA02Y-JP02Y inizierà probabilmente a contrarsi, infatti:
• La banca centrale canadese inizierà un processo di taglio dei tassi (per favorire la ripresa dell’economia), con annesso ribasso del rendimento a 2 anni; la banca centrale giapponese probabilmente no. Il motivo? La sua politica monetaria è già caratterizzata da tassi di interesse negativi!
Le ultime due grafiche mostrano le prestazioni di CAD/JPY durante le ultime due recessioni:
• -13% nel 2020
• -45% nel 2007-2009
Domanda delle domande:
“E se il cambio CAD/JPY, al contrario delle aspettative, diventasse uno dei migliori short del 2024?”
E voi che ne pensate?
Per qualsiasi domanda utilizzate la sezione commenti. A presto!
REPORT Q4 2023: attenzione al DAX!Questa settimana ho pubblicato un’analisi dal titolo “Report Q4 2023: i grafici da seguire per investire consapevolmente”. Essa è reperibile al link:
•
All’interno della discussione elencavo diversi indici di forza da seguire, responsabili dei movimenti di diverse asset class, tra le quali il mercato azionario statunitense. Uno di questi indici era LQDH/LQD, correlato inversamente al Nasdaq:
Questo a livello statunitense. E per quanto riguarda il mercato europeo? Quali indici o dati da monitorare per cavalcare potenziali tendenze sul DAX?
Buongiorno a tutti.
Questa analisi altro non è che un “sequel” dell’analisi precedente, frutto dell’estratto di un mio report personale. Come da titolo il focus sarà rivolto sul DAX tedesco, mentre gli altri protagonisti del report saranno:
• IFO sulla fiducia delle imprese
• ZEW sulla fiducia degli investitori
• Fiducia dei consumatori
• Indicatore sulle aspettative dei tassi BCE (IBGS/IBGM)
• PMI manifatturiero
• PMI sui servizi
Buona lettura!
1. LE PRESTAZIONI DEL DAX
Andiamo a commentare il DAX dal punto di vista tecnico:
L’indice azionario tedesco ha vissuto dei momenti di forte tendenza rialzista (dal 29 settembre 2022 al 19 maggio 2023) in cui è riuscito a realizzare una grande prestazione del +37.60% circa; la stessa forza pare sia svanita negli ultimi mesi. Osserviamo la grafica seguente:
Possiamo assistere ad una lateralizzazione del prezzo, indicata dal rettangolo di color giallo. Interessante notare come esso, dal 31 luglio, abbia realizzato un triangolo discendente (figura tecnica ribassista) che ha visto un breakout lo scorso 25 settembre.
2. DAX E DATI MACROECONOMICI CHIAVE: IFO, ZEW E FIDUCIA DEI CONSUMATORI
C’è ora da chiedersi quali potevano essere le forze che avevano sostenuto il rialzo dell’indice e quelle che ora stanno catalizzando il suo ribasso; a tal proposito, si osservino le due figure successive:
Il rialzo del 29 settembre ’22 / 19 maggio ’23 era stato sostenuto dalla forza di alcuni dati macroeconomici chiave (ovviamente a livello tedesco), tra i quali:
• IFO sulle aspettative future (che misura la fiducia delle imprese tedesche con un’ottica temporale a sei mesi)
• ZEW sulle aspettative future (che misura la fiducia di investitori istituzionali e analisti sul futuro economico tedesco)
• Fiducia dei consumatori
L’ultimo ribasso, al contrario, è stato sostenuto dalla debolezza degli stessi dati macroeconomici.
Perché essi riescono ad impattare sul DAX? Per spiegare ciò occorre osservare le tre grafiche successive che, in ordine, mostrano:
• La correlazione positiva DAX – IFO sulle aspettative future
• La correlazione positiva DAX – ZEW sulle aspettative future
• La correlazione positiva DAX – fiducia dei consumatori
Le correlazioni positive osservate sottolineano come quei dati macro riescano ad influenzare decisamente l’indice azionario.
Domanda delle domande:
“Perché?”
Proviamo a realizzare dei ragionamenti logici, partendo dal dato sulla fiducia dei consumatori.
• Ad una maggior fiducia di questi ultimi corrisponderà molto probabilmente un aumento della loro domanda per beni e servizi: essi andranno ad aumentare le loro spese; questo andrà a migliorare il sentiment delle imprese, che rafforzeranno i loro utili societari. Al verificarsi di queste condizioni migliorerà altresì il sentiment di analisti e investitori.
È importante ricordare che una delle variabili della formula del calcolo del PIL (utilizzando il metodo della spesa) sono proprio i consumi. La formula in questione è:
PIL = C + I + G + (EX – IM)
Dove:
C: Consumi
I: Investimenti
G: Spesa pubblica
(EX - IM): Export – Import
Dunque:
• All’aumentare della fiducia dei consumatori aumenterà la variabile C ma anche…quella I. Il motivo è semplice: vedendo un aumento della fiducia dei consumatori, le imprese saranno più incentivate ad investire dei capitali in nuovi progetti e beni strumentali
L’esempio è stato realizzato immaginando un contesto di espansione economica, caratterizzata da un aumento della domanda e degli investimenti delle imprese. È vero l’opposto in condizioni di rallentamento economico, dove le “variabili” di consumo e di sentiment andranno ad invertire la tendenza.
In un contesto del genere, come potrà mai essere il sentiment degli investitori? Sicuramente positivo, dal momento in cui è proprio in un’espansione economica che il mercato azionario realizza le sue migliori performance, sostenuto da un aumento degli utili delle società quotate!
L’esempio sottintende una questione importante:
• I tre dati macroeconomici si influenzano a vicenda e, a loro volta, influenzano il mercato azionario (DAX)
Troviamo conferma nelle successive correlazioni positive tra i tre dati macro:
3. ATTENZIONE ALLA BCE
Concentriamoci ora sulla politica monetaria in Euro Area.
L’ultima riunione datata 14 settembre ha visto una BCE “falco” aumentare i tassi di interesse di altri 25 punti base con lo scopo di combattere l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo.
I tassi, ad oggi, si trovano al 4.5%, come nell’epoca della bolla di internet (2000-2001); c’è da stupirsi? Direi di no, dal momento in cui la banca centrale ha dovuto affrontare un tasso di inflazione che al suo massimo anno/anno registrava valori in doppia cifra: +10% e poco oltre.
Più una politica monetaria si presenta restrittiva e più, nel medio periodo, impatta in negativo sul mercato azionario; spiegherò i motivi più avanti.
Ora è necessario ricavare un indice di forza che espliciti le aspettative del mercato sui tassi di interesse BCE; sarebbe stato utile avere un “LQDH/LQD” europeo, ma questo non è possibile. Come “arrangiarsi” in tal senso? Sfruttando il concetto di duration!
• Sappiamo che l’asset class obbligazionaria presenta il rischio “tassi di interesse”; all’aumentare di essi corrisponderà un deprezzamento dei bond. La duration, espressa in termini di tempo (in anni, tipicamente), ci fornisce una misura di quanto una particolare obbligazione (o ETF obbligazionario) venga effettivamente impattata. All’aumentare della duration, aumenterà il potenziale deprezzamento di un bond in seguito a un rialzo dei tassi di interesse
Prendiamo in considerazione due ETF obbligazionari che replicano l’andamento di prezzo di un indice di titoli di stato europei. Essi sono mostrati nella figura successiva:
• L’iShares € Govt Bond 1-3yr ETF, dal ticker “IBGS”
• L’iShares € Govt Bond 7-10yr ETF, dal ticker “IBGM”
Le due grafiche successive mostrano gli emittenti principali e le relative duration dei due ETF:
La duration di IBGM (7.84 anni) si presenta superiore rispetto a quella di IBGS (1.68 anni).
Il prezzo del primo ETF è stato più ribassista del secondo durante l’inasprimento della politica monetaria? Proprio così, e questo è dimostrato nella grafica successiva:
Dal 2022 ad oggi, durante il processo di rialzo dei tassi, l’ETF a maggior duration ha realizzato performance peggiori (del -21.36%) rispetto all’altro (-3.45%).
Osservate l’arco temporale gennaio 2022-giugno 2022:
• Nonostante i tassi di interesse fossero ancorati allo 0%, il movimento dei due ETF a diversa duration aveva anticipato il rialzo dei tassi
Questo cosa significa?
• Gli investitori acquistano o vendono le loro aspettative
Infatti, creando un indice di forza tra i due ETF, “IBGS/IBGM”, si ottiene un indicatore anticipatore (leading indicator) sui tassi di interesse. Questo è rappresentato nella figura successiva:
• Ad un rialzo dell’indicatore leading corrisponderanno aspettative di inasprimento monetario, al contrario aspettative di allentamento
Le aspettative del mercato sui tassi di interesse stanno impattando sull’indice azionario DAX? Proviamo a scoprirlo nella grafica seguente:
Sembrerebbe di sì. In particolare:
• È dal 6 luglio 2023 che DAX e IBGS/IBGM presentano tra loro una correlazione negativa; il ribasso dell’indice azionario (dal 31 luglio) ha avuto inizio al rialzo del leading indicator (nella medesima seduta di contrattazioni). La stessa correlazione inversa ha dato vita a due figure tecniche completamente opposte: un triangolo discendente ribassista e uno ascendente rialzista
Ma…non finisce qua! È interessante notare la formazione di altre correlazioni inverse del leading indicator con i tre dati macroeconomici citati precedentemente. A tal proposito, si osservino le tre figure successive:
Più una politica monetaria si presenta restrittiva e più, nel medio periodo, impatta in negativo sul mercato azionario.
• Al salire del costo del denaro, diminuirà la domanda dei consumatori per prestiti e finanziamenti per acquisti di beni discrezionali; a risentirne in negativo saranno le imprese, che vedranno volumi di vendita in rallentamento. A questo punto, in uno scenario di rallentamento economico, peggiorerà il sentiment di investitori e analisti
In uno scenario di questo tipo, riconducibile alla fase 6 del ciclo economico (che stiamo vivendo), che tendenza presenta (o, per lo meno, dovrebbe presentare) il mercato azionario? Ribassista!
Per tutti i motivi evidenziati, la mia visione da oggi alla fine dell’anno sarà ribassista. Andrò ad osservare attentamente le correlazioni, specie quella inversa IBGS/IBGM – DAX. Senza dimenticare altri due dati macro: i due PMI (servizi e manifatturiero), entrambi in territorio di contrazione:
Per terminare l’analisi:
• L’area di prezzo più importante che il DAX andrebbe a testare in un eventuale ribasso sarebbe quella dei 14500€ - 14900€.
Per qualsiasi domanda contattatemi pure.
A presto.
REPORT Q4 2023: I GRAFICI DA SEGUIRE PER INVESTIRE CON SICUREZZABuongiorno.
L’obiettivo dell’analisi è quello di commentare le ultime decisioni di politica monetaria della Federal Reserve e successivamente costruire dei particolari indici di forza obbligazionari che, come scoprirete, aiuteranno a prendere delle scelte di investimento più consapevoli.
I protagonisti dell’analisi:
• Politica monetaria
• Tasso di inflazione
• Grafici intraday delle principali asset class USA
• TIP/IEF
• LQDH/LQD
• Tassi reali
• Oro
• Nasdaq
• VIX
• Settori ciclici
• Settori difensivi
• Indice SPHB/SPLV
Buona lettura.
1. DECISIONI DI POLITICA MONETARIA E REAZIONE INTRADAY DEI MERCATI FINANZIARI
“La FED ha rifiutato di aumentare i tassi di interesse, ma punta a mantenere gli stessi più in alto più a lungo”
Questo è quello che recita il titolo di uno dei diversi articoli rilasciati dalla CNBC americana.
Come è possibile osservare nella figura successiva, i tassi di interesse sono stati mantenuti nel range compreso tra il 5.25% e il 5.50%.
Cinque sono state le decisioni sui tassi di interesse nel 2023:
• Febbraio: +25 punti base
• Marzo: +25 punti base
• Maggio: +25 punti base
• Giugno: nessun aumento
• Luglio: +25 punti base
• Settembre: nessun aumento
Il piccolo grafico a istogrammi all’interno della figura precedente chiarifica come l’intensità dell’inasprimento della politica monetaria nell’anno corrente sia stata notevolmente più “bassa” rispetto a quella commentata del 2022. I motivi? I livelli di inflazione!
Infatti, come mostra la figura successiva:
• Nel 2022 la banca centrale americana doveva affrontare un’inflazione compresa nel range dei 750-650 punti base
• Nel 2023, al contrario, un processo di disinflazione (ergo: un rallentamento del tasso di inflazione)
Perché la FED non ha alzato i tassi di interesse nella riunione di mercoledì 20? Perché la lotta all’inflazione è terminata? Ebbene…no.
Per rispondere alla domanda è utile esaminare una frase pronunciata dal presidente Powell nella consueta riunione post-comunicazione tasso di interesse:
“Vogliamo vedere prove convincenti del fatto che abbiamo raggiunto il livello sui tassi appropriato; stiamo vedendo progressi e ne siamo lieti. Ma, sai, dobbiamo vedere ulteriori progressi prima di essere disposti a raggiungere quella conclusione”
Ergo:
“È vero che il processo di disinflazione è in atto, ma vogliamo vedere lo stesso processo ancora più convincente”
È quindi possibile affermare come i progressi ottenuti sul “versante” inflazione abbiano giustificato la pausa commentata poche righe fa che, oltretutto, era stata ampiamente scontata dai mercati nelle settimane precedenti.
La comunicazione del tasso di interesse può essere considerata come un market mover, ossia un fattore capace di influenzare in maniera più o meno significativa i mercati finanziari. In genere:
• Quanto più la comunicazione di un dato si discosta dalle attese degli analisti, tanto più quel dato stesso impatta in maniera positiva o negativa sugli asset finanziari
Ricollegandoci al discorso, come hanno reagito le principali asset class alla comunicazione del tasso di interesse di riferimento? Commentiamolo nelle immagini successive:
I rendimenti dei titoli di stato a 2 anni e 10 anni sono saliti, in particolare:
• Il 2 anni dal 5% al 5.2%
• Il 10 anni dal 4.32% al 4.44%
Visto il rapporto inverso prezzo/rendimento delle obbligazioni, è possibile affermare come queste ultime siano state vendute dal mercato. Prestazioni negative anche per gli indici azionari S&P500 e Nasdaq:
• L’S&P500 ha visto un ritorno ai 4430$ (dai 4500$)
• Il Nasdaq ai 15088$ (dai 15430$)
Proseguiamo:
• Il dollaro ha visto un rafforzamento contro l’euro, arrivando a 1.061 (dagli 1.072 pre-comunicazione del dato)
• L’oro un indebolimento di 1.22 punti percentuali (1968$-1944$)
Dal momento in cui la comunicazione sul tasso di interesse era in linea con le aspettative degli analisti, cosa ha potuto giustificare una reazione così marcatamente negativa da parte degli asset analizzati? La risposta è nascosta nella figura successiva: il dot plot chart.
• Il dot plot chart è uno strumento che indica le proiezioni di ogni membro del FOMC (Federal Open Market Commitee) su quelli che saranno i livelli sui tassi di interesse futuri
I puntini azzurri osservabili sulla sinistra della figura rappresentano i membri del FOMC; essi si collocano all’interno di determinati range percentuali (visualizzabili a destra della figura).
L’informazione più importante del dot plot chart è la seguente:
• 12 membri (12 puntini) si aspettano un ulteriore aumento di 25 punti base per la fine del 2023 (con tassi compresi nel range dei 550-575 punti base, evidenziato di color rosso)
• 7 di essi si aspettano un’ulteriore pausa
Ecco dunque spiegata la reazione negativa di mercato azionario, obbligazionario, oro e cambio EUR/USD: al contrario di quello che il mercato prezzava, l’inasprimento di politica monetaria non è (probabilmente) ancora terminato!
Il motivo di ciò è presto spiegato dalle proiezioni economiche rilasciate dalla banca centrale stessa. Osserviamo la figura successiva:
2. I GRAFICI DA OSSERVARE PER L’ULTIMO TRIMESTRE DELL’ANNO
A mio parere saranno due gli indici da osservare prossimamente: TIP/IEF e LQDH/LQD.
Essi esplicitano due aspettative degli investitori diverse:
• TIP/IEF sul tasso di inflazione
• LQDH/LQD sui tassi di interesse
In particolare:
• Se il mercato avrà aspettative di un aumento del prezzo dei beni e servizi, TIP (ETF sui titoli di stato USA indicizzati all’inflazione) sovraperformerà IEF (ETF sui titoli di stato USA non indicizzati) e l’indice TIP/IEF intraprenderà una traiettoria rialzista
• Se ciò accadrà, il mercato inizierà a scontare una politica monetaria più restrittiva e le obbligazioni corporate coperte dal rischio “tassi di interesse” (ETF LQDH) sovraperformeranno quelle corporate non coperte (ETF LQD)
È importante capire che, come mostra la figura successiva, uno è leading indicator dell’altro.
Proseguiamo.
Le aspettative di inflazione hanno intrapreso una traiettoria rialzista da fine gennaio 2023, influenzate in positivo dall’aumento dei prezzi del petrolio, arrivato alla soglia psicologica dei 90$ a barile:
Gli ultimi due aspetti hanno spinto al rialzo LQDH/LQD:
Una tendenza rialzista di quest’ultimo indice di forza ha la capacità di impattare in maniera negativa su diverse asset class.
Partiamo dall’oro, osservando la grafica successiva:
Il metallo prezioso è negativamente correlato alle aspettative di politica monetaria. Il motivo è semplice:
• Ad un aumento di quelle aspettative aumenteranno i rendimenti offerti dalle obbligazioni, con un contemporaneo apprezzamento dei tassi reali
Esiste infatti una correlazione positiva tra aspettative sui tassi e real yields:
Immaginate ora l’oro e le obbligazioni come due asset class simili, con una differenza:
• Il metallo prezioso, a differenza dei bond, non paga le cedole
Questo significa che:
• All’aumentare di LQDH/LQD, aumenteranno i tassi reali e, a questo punto, diventerà più conveniente detenere un’attività che paga interessi (i bond)
Stesso discorso per il Nasdaq: anche l’indice azionario, come l’oro, mostra una correlazione negativa con le aspettative di politica monetaria. Esaminiamo la grafica successiva:
L’indice azionario è rialzista da ottobre 2022; la tendenza positiva ha avuto inizio proprio quando l’indice LQDH/LQD raggiungeva dei massimi di periodo.
A maggio 2023 si è persa la correlazione negativa tra i due, divenuta positiva, complice il boom dell’intelligenza artificiale. I due asset hanno ritrovato la loro correlazione originale dal 18 luglio 2023, quando l’indice azionario ha raggiunto i suoi massimi di periodo e ha iniziato un ritracciamento.
Tassi di interesse più in alto più a lungo danneggiano le prestazioni delle società quotate in borsa, agendo in negativo sui loro utili; il motivo è presto spiegato:
• Al salire del costo del denaro, diminuirà la domanda dei consumatori per prestiti e finanziamenti per acquisti di beni come automobili, elettrodomestici, televisori e tanti altri
A minor domanda corrisponderanno minori vendite delle società e…minori utili!
Per non parlare del mercato immobiliare e dell’aumento del costo dei mutui:
• Più le rate aumenteranno e più le famiglie (con un tasso variabile) avranno minor reddito da destinare ad altre spese “discrezionali”
C’è ora da porsi una domanda:
“Se le aspettative sui tassi di interesse continuassero a salire, su quali settori azionari puntare?”
Proviamo a scoprirlo nelle figure successive.
È riconosciuto che:
• Ad un risk on gli investitori punteranno su società aggressive (o ad alto beta)
• Ad un risk off punteranno su quelle difensive (o bassa volatilità)
Uno strumento in grado di esplicitare il grado di propensione al rischio del mercato è il VIX, l’indice di paura dell’S&P500.
C’è dunque da capire una questione: le aspettative sui tassi stanno impattando sull’indice di volatilità? Proviamo a scoprirlo nella figura successiva:
Dal 5 luglio del 2023 la correlazione tra i due indici è positiva.
Se il movimento rialzista di LQDH/LQD dovesse alzare la volatilità (e quindi l’avversione al rischio degli investitori) sarebbe più logico puntare sui titoli a basso beta rispetto a quelli ad alto beta. Il motivo? La grafica successiva è molto chiara: la correlazione inversa tra l’indice di forza SPHB/SPLV e VIX.
• Ad un ribasso del VIX corrisponderà una propensione al rischio e gli investitori destineranno i loro capitali su società ad alto beta (ETF SPHB)
• Ad un rialzo del VIX corrisponderà un’avversione al rischio e gli investitori destineranno i loro acquisti su società a basso beta (ETF SPLV)
I due ETF menzionati sono stati trattati in maniera approfondita nell’ultima analisi da me pubblicata, relativa ad una strategia di investimento su ARM, reperibile al link:
•
Quindi…su quali settori puntare? Per rispondere, è necessario sapere quali sono i settori che più contribuiscono al peso percentuale dei panieri dei due ETF:
• Puntare sui settori ciclici (settore tecnologico e dei beni discrezionali) ad una maggior forza di SPHB rispetto a SPLV
• Puntare sui settori difensivi (settori utilities, sanitario e dei beni di prima necessità) nel caso opposto
Se avvenisse una potenziale rotazione di capitali dai settori ciclici a quelli difensivi si potrebbe affermare che il mercato non starebbe più scontando un soft landing ma…una recessione!
I motivi sono spiegati da tutte le correlazioni positive illustrate dalle grafiche successive:
• L’indice SPHB/SPLV è fortemente correlato positivamente ad alcuni dati macroeconomici chiave come i due PMI e, più in generale, al prodotto interno lordo. Ad una crescita economica corrisponderà un aumento degli utili societari e i capitali saranno destinati sui settori ciclici mentre, ad una contrazione economica, su quelli difensivi
È stato quindi illustrato il rapporto tra aspettative di inflazione e aspettative sui tassi di interesse e di come queste ultime siano poi in grado di impattare in maniera significativa sulle diverse classi. Personalmente, nei prossimi mesi, andrò a verificare la tendenza di LQDH/LQD e le relative correlazioni con oro, Nasdaq e VIX. Se esse si mantenessero tali e vista e considerata la funzione dell’indice di forza, come sarà questo Q4 2023, ormai alle porte? Il nuovo trimestre sarà governato dalle aspettative sulla politica monetaria?
Spero il mio approccio vi possa essere stato utile, lo stesso utilizzato nel mio libro dal titolo “Investire in obbligazioni for dummies” per Hoepli Editore.
Se ci fossero dei dubbi sull’analisi commentate pure o visualizzate il video, dove andrò a discutere gli argomenti in maniera più ampia.
In settimana, probabilmente, parlerò anche di come LQDH/LQD potrebbe impattare sul cambio EURUSD e….sul DAX!
A presto.
Strategia di investimento ARM: tutti i grafici da seguire1. LA IPO DI ARM
Due sono stati i protagonisti dello scorso giovedì 14 settembre:
• La Lagarde, presidente della banca centrale europea, con la decisione sul tasso di interesse
• La IPO più attesa dell’anno: quella di ARM
Una IPO, in italiano “offerta pubblica iniziale”, è quel processo attraverso il quale una società si quota in una borsa valori (in questo caso, sul Nasdaq) e offre per la prima volta le sue azioni al pubblico con lo scopo di ottenere dei finanziamenti da parte degli investitori che, al momento dell’acquisto, diventeranno azionisti della società stessa appena quotata.
Uno dei fattori che caratterizza il prezzo di una società appena quotata è l’alta volatilità. Questo è accaduto per ARM? Osserviamo la grafica successiva.
Il grafico del prezzo della società su timeframe a 15 minuti è abbastanza chiaro: la volatilità è stata alta. Infatti:
• Il prezzo ha realizzato un +13% nella prima seduta di giovedì e un -4.20% in quella di venerdì
Ricordate:
• La volatilità di una nuova società quotata può essere legata a diversi fattori, tra i quali le aspettative del mercato e la forte emotività associata
All’aumentare della volatilità, aumenta l’esposizione al rischio: questo è il motivo per il quale operare su una IPO richiede grande esperienza e abilità.
Pensando ora al medio periodo, quali dovrebbero (ipoteticamente) essere quei contesti economici nei quali ARM dovrebbe registrare delle buone performance?
Buongiorno a tutti. L’obiettivo di questa analisi è quello di presentarvi alcuni indici (un indice di forza in particolare) da seguire per investire con maggior sicurezza sulla società ARM, utilizzando la macroeconomia, le correlazioni e l’analisi settoriale. Questi i protagonisti dell’analisi:
• Settore dei semiconduttori
• Settori ciclici e non ciclici
• Settori ad alto e basso beta
• PMI manifatturiero
• PMI sui servizi
• Fiducia dei consumatori
• Prodotto interno lordo
• Indice SPHB/SPLV
Buona lettura.
2. GENERALITÀ SULLA SOCIETÀ ARM
Arm Holdings è una società del settore tecnologico attiva nel campo dei semiconduttori, fondata nel 1990 con sede a Cambridge, Regno Unito.
Il primo punto da specificare, che ad alcuni potrebbe sfuggire, è che la società non produce gli ormai noti “processori”, bensì progetta le loro architetture, che sono quell’insieme di istruzioni che definiscono come deve funzionare un processore. I clienti di ARM acquistano queste architetture e, sulla base di esse, costruiscono i loro prodotti.
Per capire l’importanza che la società ricopre nel mercato si pensi che le sue architetture sono presenti in praticamente qualunque smartphone e tablet esistente; le stesse trovano largo spazio anche nel campo dei PC, data center e nelle automobili. Per fornirvi un altro numero, si stima che il 70% della popolazione mondiale utilizza prodotti basati sulla tecnologia di ARM.
Il modello di business della società si basa sulle licenze e sulle royalties. In particolare:
• Ogni cliente della società che desidera utilizzare un’architettura ARM deve pagare una licenza (quest’ultima è come se fosse una sorta di “contratto d’autore”, dove un autore stesso cede i suoi diritti ad una casa editrice)
• Ogni volta che un prodotto basato su un’architettura ARM viene venduto, la società guadagna delle royalties, che sono delle percentuali di guadagno generate da quella stessa vendita
Importante conoscere alcuni tra i principali clienti della società:
• Apple
• Amazon
• Nvidia
• Microsoft
• Intel
• Samsung
• Google
• TSMC
Quest’ultima informazione sarà cruciale nel proseguo dell’analisi.
3. LA CICLICITÀ DEL SETTORE DEI SEMICONDUTTORI
In generale si può affermare che il settore dei semiconduttori si occupa della progettazione, produzione e vendita di dispositivi a semiconduttore.
Un ETF che replica l’andamento di prezzo di società attive in questo campo è l’iShares Semiconductor, dal ticker “SOXX” e rappresentato nella figura seguente:
Il settore dei semiconduttori è strettamente legato a quello tech dal momento in cui tutti i dispositivi tecnologici necessitano di dispositivi a semiconduttore per poter essere costruiti. La stretta interconnessione dei due settori è ben rappresentata dalla correlazione positiva osservabile nella figura successiva: quella tra SOXX e XLK.
Addentriamoci ora all’interno di SOXX. Quali sono le prime 10 partecipazioni in peso % all’interno dell’ETF?
La prima società altro non è che Nvidia, seguita da Broadcom, Intel, AMD, Texas Instruments, On Semiconductor eccetera.
La maggior parte delle società che compongono il paniere dell’ETF hanno una caratteristica comune: l’alta volatilità o, per essere più chiari, una maggior volatilità rispetto al benchmark di riferimento, l’S&P500.
Aiutandoci con Investing.com, prendiamo in esame Broadcom e osserviamo la grafica successiva:
Il beta azionario della società è pari a 1.12. Questo significa che essa tende a muoversi, tipicamente, di 1.12 volte in più (in positivo e in negativo) rispetto all’S&P.
Questo significa che in un bear market Broadcom sottoperformerà l’indice di riferimento, mentre in un bull market accadrà l’esatto contrario.
Le due grafiche successive mostrano questi aspetti appena discussi:
Abbiamo preso in esame Broadcom; si pensi che il beta azionario di Nvidia è pari all’1.74!
Tutto ciò per quanto riguarda le due società. Che beta presenta, invece, il settore dei semiconduttori?
Questo è possibile scoprirlo osservando le caratteristiche del portafoglio dell’ETF SOXX:
Alto beta, pari a 1.44.
Molti di voi si staranno chiedendo:
“Perché le società operanti nel campo dei semiconduttori hanno una volatilità superiore alla media?”
Uno dei motivi principali è il seguente: esse sono cicliche; gli utili societari di questa particolare categoria sono dipendenti dalle condizioni economiche (e per lo stesso motivo, possono risultare volatili nel lungo termine).
In maniera più generale è possibile affermare che:
• I settori ciclici sono tipicamente condizionati da beta superiori a 1
• I settori non ciclici, o “difensivi”, sono quelli condizionati da beta inferiori a 1 o in linea con il benchmark, in quanto i loro utili rimangono costanti nel lungo termine non essendo particolarmente soggetti a condizioni economiche avverse o favorevoli
Saranno ora condivisi due ETF che replicano il movimento di società ad alto e a basso beta:
• L’Invesco S&P500 High Beta (dal ticker SPHB)
• L'Invesco Low Volatility (dal ticker SPLV)
“Spacchettiamo” ora i due ETF e andiamo a scoprire quali sono i principali settori per ponderazione per percentuale:
In SPHB sono il settore tecnologico e quello sui consumi discrezionali ad avere il maggior peso (intorno al 55%), mentre in SPLV sono i più classici settori difensivi (consumi di base, utilities e sanitario), per un peso del 58%.
Questo conferma quanto espresso precedentemente sui beta dei settori ciclici e di quelli difensivi.
Grazie a tutte le informazioni ricavate, è possibile costruire un indice di forza (o di sentiment) sulle aspettative di crescita/decrescita economica degli investitori: quello SPHB/SPLV.
La funzione di quest’ultimo è testimoniata dalle successive correlazioni positive che ora andremo ad osservare:
Le figure precedenti esprimono importanti concetti:
• Ad aspettative di crescita economica (aumento dei PMI, del PIL e degli utili societari) gli investitori concentreranno i loro acquisti su società cicliche e volatili, capaci di garantire maggiori rendimenti
• Ad aspettative di decrescita economica (contrazione dei due PMI, del PIL e degli utili societari) gli stessi andranno a “rifugiarsi” su società difensive, capaci di proteggere in parte il capitale (oltre a pagare, in genere, alti dividendi).
Inoltre, correlando l’indice SPHB/SPLV con SOXX confermiamo quanto espresso precedentemente: il settore dei semiconduttori è ciclico.
4. SPHB/SPLV È l’INDICE DA SEGUIRE PER INVESTIRE SU ARM
In quali contesti del ciclo economico Arm dovrebbe registrare delle buone prestazioni?
È importante ricordare che, nel medio-lungo periodo, il mercato azionario tende a guadagnare all’aumentare degli utili che le società sono capaci di generare; non per altro, tra S&P500 e utili esiste una correlazione positiva di lungo periodo:
Lo stesso vale per Arm; più in particolare, per i clienti di Arm. Vi chiederete…in che senso?
Nel secondo paragrafo è stato specificato che Arm vende le sue architetture a determinati clienti che successivamente, sulla base di esse, costruiscono i loro prodotti.
La domanda delle stesse architetture aumenterà all’aumentare della domanda dei consumatori per dispositivi elettronici di vario genere; in quali fasi del ciclo economico si verifica questo contesto?
Prendiamo in esame la figura successiva:
Un aumento della domanda si verifica ad un’espansione del dato macroeconomico sulla fiducia dei consumatori, coincidente con una sovraperformance della società cicliche rispetto a quelle difensive.
Che performance hanno presentato nel tempo i clienti di Arm menzionati precedentemente all’interno degli archi temporali indicati dai rettangoli di color rosso? Osserviamolo nelle grafiche successive:
Hanno sempre registrato delle buone prestazioni dal momento in cui, in espansione economica, aumentavano i loro utili societari.
Andiamo ad osservare anche le prestazioni di SOXX all’interno degli stessi contesti:
• Da luglio 2012 a settembre 2014: +82%
• Da settembre a novembre 2016: +50%
• Da agosto 2017 a maggio 2018: +31%
• Da marzo 2020 a dicembre 2021: +182%
• Da giugno 2022 ad oggi: +42%
Possiamo concludere affermando che SPHB/SPLV è e sarà un ottimo indice da monitorare per capire quali potranno essere le performance di ARM, in quanto:
• Ad un rialzo dell’indice (monitorabile a cadenza giornaliera) corrisponderà un aumento della fiducia dei consumatori; questi ultimi tenderanno ad aumentare le loro spese, incrementando di fatto gli utili societari dei clienti di ARM; più dispositivi e apparecchi elettronici venduti e maggiori profitti per ARM attraverso le licenze e le royalties
• A SPHB/SPLV ribassista accadrà l’esatto contrario: ad una debole fiducia dei consumatori diminuirà la domanda degli stessi prodotti elettronici e, per questo motivo, le società produrranno meno con annessa riduzione della domanda di architetture per chip
Le prestazioni in borsa di ARM saranno dunque dipendenti dalle stesse prestazioni dei suoi clienti, il che conferirà al titolo una volatilità superiore alla media (beta > 1). A dare tono ancora più “aggressivo” al titolo contribuirà anche il mercato cinese, dal quale gli utili della società sono dipendenti per circa un quarto dell’intero fatturato. Per quest’ultimo motivo la società sarà dunque soggetta a rischi economico-politici, viste e considerate le restrizioni USA-Cina?
Qualora qualche concetto non fosse chiaro commentate pure.
A presto!
INVESTIRE IN AZIONI E OBBLIGAZIONI CON LA MACROECONOMIABuongiorno.
L’obiettivo dell’analisi è quello di analizzare alcuni importanti dati macroeconomici a livello europeo che rappresentano due fari per l’economia ma anche un buon punto di partenza per pianificare delle strategie in azioni e obbligazioni.
I protagonisti dell’analisi:
• PMI manifatturiero
• PMI sui servizi
• Fiducia dei consumatori
• Vendite al dettaglio
• Prodotto interno lordo
• STOXX 600
• ETF obbligazionario “IBGS”
• ETF obbligazionario “IBGL”
Buona lettura!
1. LA DEBOLEZZA DEI SETTORI MANIFATTURIERO E DEI SERVIZI
Mercoledì 23 sono stati rilasciati dei dati macroeconomici chiave che ben raffigurano il livello di intensità economica a livello europeo: i due PMI, quello manifatturiero e quello sui servizi. Osserviamo nella grafica successiva quelli che monitorano l’andamento dell’euro area:
• Il manifatturiero a 43.7 punti, superiore alla lettura precedente (42.7 punti)
• Quello sui servizi a 48.3 punti, inferiore alla lettura precedente (50.9 punti)
Consideriamo ora la Germania, prima economia nell’Unione Europea:
• Settore manifatturiero in pesante contrazione, a 39.1 punti, ma in leggero recupero rispetto alla lettura precedente (38.8 punti)
• Anche il settore dei servizi ha registrato una lettura negativa a 47.3 punti (ben inferiore al dato precedente che si attestava a 52.3 punti)
Anche la Francia, seconda economia nell’Unione, palesa delle debolezze in entrambi i settori:
• PMI manifatturiero a 46.4 punti (dato precedente: 45.1)
• PMI sui servizi a 46.7 punti (dato precedente: 47.1)
L’importante informazione da estrapolare è la seguente:
• Dopo i settori manifatturieri, anche quelli sui servizi hanno registrato una contrazione, andando al di sotto della soglia “spartiacque” dei 50 punti
I due PMI ricoprono un’enorme importanza in ambito macroeconomico per un semplice motivo: sono costruiti attraverso dei sondaggi posti ai direttori degli acquisti degli omonimi settori e sono la risultante della media di diverse variabili.
Per il settore manifatturiero le stesse sono rappresentate dai nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte:
• La variabile sui nuovi ordini misura la quantità di ordini ricevuti dai clienti; essa può essere considerata come “la forza della domanda dei consumatori”
• La variabile “produzione” misura la quantità di beni prodotti nei settori
• L’occupazione si riferisce alla quantità di posti di lavoro creati o persi
• Le consegne misurano il tempo nel quale i fornitori consegnano le merci ai settori oggetti dell’indagine
• Le scorte indicano la quantità di merci detenute all’interno dei magazzini
Per quanto riguarda il settore dei servizi, le variabili sono:
• L’attività commerciale, che fornisce una panoramica riguardante la salute del settore
• L’indice dei prezzi, riferito ai prezzi pagati dalle aziende
• Occupazione
• Nuovi ordini
• Consegne
Le due grafiche seguenti mostrano a livello grafico l’enorme importanza dei PMI: essi sono correlati positivamente al prodotto interno lordo:
Utilizziamo ora un po’ di logica. Visto l’impatto dei due dati macro sulla ricchezza totale prodotta, cosa potrebbe accadere qualora gli stessi continuassero a rimanere in territorio di contrazione? A tal proposito, si osservi la grafica successiva:
Ogni qualvolta entrambi hanno registrato delle contrazioni si sono verificati scenari drammatici:
• La crisi immobiliare del 2008
• La crisi del debito sovrano
• La pandemia
• La crisi energetica del 2022
Quale scenario per il 2023? I dati fanno riflettere. Qual è il vostro pensiero a riguardo?
2. IL DATO SULLA FIDUCIA DEI CONSUMATORI
Lo stesso 23 agosto è stato rilasciato un altro (fondamentale) dato macroeconomico che, personalmente, osservo sempre attentamente (tra poco capirete i motivi): quello sulla fiducia dei consumatori, osservabile nella grafica successiva:
Esso ha registrato un valore di -16 punti, inferiore alla lettura precedente (-15.1) e alla previsione degli analisti (-14.3).
Vi chiederete il motivo per il quale il dato ricopre un’enorme importanza. Essa può essere riassunta in due punti:
• È un indicatore anticipatore del ciclo economico
• Ricopre una grande importanza negli investimenti
Proseguiamo con ordine:
• Il dato fornisce una misura della fiducia dei consumatori dell’Area Euro nell’attività economica e viene elaborato grazie ad un’indagine effettuata su circa 2300 consumatori, dove gli intervistati rispondono a quesiti riguardanti le prospettive economiche correnti e future.
Per maggior trasparenza, le due grafiche mostrano alcuni dei quesiti posti ai consumatori sulle loro prospettive (a livello italiano):
È possibile osservare come il sondaggio fornisca informazioni “coincident” (domanda 5) e “leading” (domanda 13)
Torniamo a noi. La logica vuole che i consumatori spenderanno del denaro per beni e servizi in base alle loro aspettative, in particolare:
• Se essi saranno fiduciosi, è altamente probabile che spenderanno denaro in beni durevoli, non durevoli, servizi e investimenti
Non è un caso che il dato macroeconomico sia correlato positivamente a quello sulle vendite al dettaglio:
Concludiamo dunque affermando che per Paese è fondamentale avere dei consumatori fiduciosi, capaci di spendere denaro e di trainare, in questo modo, l’economia. Da qui deriva la correlazione positiva PIL-Consumer Sentiment:
Da non dimenticare un concetto fondamentale che chiarifica la grafica precedente (qualora ci fossero dei dubbi):
• Nella formula di calcolo del PIL (con il metodo della spesa) è presente la variabile C, consumi! Più i consumatori saranno in fiducia e più consumeranno aumentando in tal modo la variabile stessa e…il prodotto interno lordo (essendo quella formula di calcolo una somma)
3. FIDUCIA DEI CONSUMATORI, PMI MANIFATTURIERO, MERCATO AZIONARIO E OBBLIGAZIONARIO
Se il consumer sentiment è strettamente legato alle vendite al dettaglio e al PIL, a cos’altro sarà legato? Sicuramente agli utili societari:
• All’aumentare di essi, aumenterà il prezzo delle azioni
Questo spiega un’altra fondamentale correlazione: quella tra fiducia dei consumatori e STOXX 600:
Concentriamoci sulla prossima grafica:
Il benchmark azionario europeo tende a realizzare delle buone prestazioni durante le fasi in cui cresce l’ottimismo dei consumatori.
Il grafico sul dato macroeconomico è particolarmente utile in quanto tende a muoversi creando delle tendenze ben definite, rialziste e ribassiste.
Lo stesso trend ci permette ipoteticamente di creare dei punti di acquisto e vendita sul benchmark.
Quali sarebbero state le prestazioni ottenute acquistando lo STOXX600 ad un “cross over” del dato macroeconomico su una media mobile semplice a 8 periodi (applicata al dato stesso) e vendendolo al successivo “cross down”?
Osserviamo le due grafiche successive (consumer sentiment in nero e STOXX600 in blu):
• 10 profitti
• 4 perdite
Per applicare strategie di questo tipo servirebbero sicuramente altre indagini, ma i due esempi rappresentano comunque un buon punto di partenza.
Un altro grafico da utilizzare per la ricerca di conferme di entrate e uscite a mercato (da abbinare, dunque, al consumer sentiment) potrebbe essere rappresentato dal PMI manifatturiero. Perché? Osserviamo la grafica successiva:
I due dati macro sono correlati positivamente tra loro.
Il motivo è presto spiegato:
• Essi si influenzano tra loro
Infatti:
• Ad un aumento dell’attività manifatturiera sarà legato un aumento dell’occupazione e dunque, un aumento del reddito dei consumatori: a maggior reddito, maggiori spese
• A maggiori spese corrisponderà una maggior produzione del settore e un aumento dei nuovi ordini
Inoltre:
• Più la domanda dei consumatori sarà forte e più le imprese saranno incentivate ad investire capitali per acquistare nuovi impianti di produzione (contribuendo all’aumento della variabile I della formula di calcolo del PIL)
Tre punti che possono essere riassunti in un concetto:
• I due dati macroeconomici presentano le stesse tendenze all’interno delle sei fasi del ciclo economico
E se invece ci fossero delle divergenze? Osserviamo l’immagine successiva:
• Da febbraio 2009 a marzo 2011 e da luglio 2012 a dicembre 2017 il benchmark azionario registrava ottime performance, accompagnato al rialzo dai due dati macro, convergenti tra loro. Sarebbe stato “più sicuro” investire
• Da settembre 2022 ad agosto 2023 buone performance del benchmark ma divergenza tra i due dati; sarebbe stato “meno sicuro” aprire delle posizioni long
Un trend rialzista di un indice azionario sarà dunque ritenuto più “sano” quanto più sarà accompagnato al rialzo da dati macroeconomici chiave.
E ad una fiducia dei consumatori ribassista cosa preferire? Scopriamolo nella grafica successiva:
Il grafico correla il dato macroeconomico (in blu) a un indice di forza: quello tra SXXP (STOXX 600, al numeratore) e IBGS (al denominatore), in nero.
IBGS è un ETF che replica l’andamento di un paniere di obbligazioni europee a bassa duration (di 1.71 anni, per la precisione).
La correlazione tra i due grafici è positiva, motivo per il quale:
• Ad un ribasso del dato macroeconomico (e quindi, ad una situazione economica di risk-off) è meglio preferire bond ad azioni
Vi chiederete il motivo per il quale ho inserito un ETF obbligazionario a bassa duration rispetto ad uno a più alta volatilità. Il motivo è semplice:
• Un ETF ad alta duration potrebbe ritrovarsi a perdere più di un benchmark azionario qualora una condizione di risk off sia innescata da un aumento dei tassi di interesse (come nel 2022)
La conferma arriva nella grafica successiva, sostituendo IBGS con IBGL (ETF con le stesse obbligazioni ma a lunga duration, di 16 anni):
Qualora ci fossero dei dubbi commentate pure. Ci tengo a precisare che l’analisi non rappresenta un consiglio di investimento ma una “piccola guida”.
A presto!
MERCATI EMERGENTI: la forza dell'azionario messicanoBuongiorno a tutti.
Qualche giorno fa curiosavo all’interno della lista dei prodotti di iShares e ho pescato un ETF interessante, che ora condividerò con voi. Esso ha ticker “EWW”, ed è mostrato nella grafica successiva: l’iShares MSCI Messico ETF.
Esso ha lo scopo di replicare un indice di azioni di società messicane. Di seguito due grafiche a mostrare l’esposizione settoriale e le principali società in peso percentuale:
L’obiettivo dell’analisi è quello di trattare i motivi per i quali EWW ha attirato la mia attenzione e i motivi per i quali ha la mia preferenza rispetto all’europeo DAX e allo statunitense S&P500.
I protagonisti dell’analisi:
• Azionario messicano
• Azionario statunitense
• Azionario tedesco
• Ciclo economico
• PMI manifatturiero
• Fiducia dei consumatori
• Utili societari
• Peso messicano
• Dollaro americano
Buona lettura (o buona visione del video, che troverete in basso alla pagina). Per qualsiasi domanda commentate.
1. LA FORZA RIALZISTA DI “EWW”
Il primo aspetto che ha attirato la mia attenzione è la forza del prezzo.
Esso è fortemente rialzista dal 27 settembre 2022. Come mostra la figura successiva, il trend ha avuto inizio dopo la “validazione” di una figura tecnica di inversione: un triplo minimo.
Il prezzo, dopo aver rotto al rialzo la neckline (a 49$) della stessa figura tecnica di inversione, ha realizzato un massimo di periodo a quota 54.5$ per poi ritracciare nuovamente sulla neckline precedente, divenuta supporto. È proprio lì che il prezzo ha nuovamente rimbalzato, dopo la realizzazione di un doppio minimo, accompagnato da una divergenza RSI. Da quel giorno (30.12.2022) il prezzo ha realizzato un’importante gamba rialzista, ancora in atto.
Concentriamoci ora sulle prestazioni dei tre indici azionari dall’inizio dell’anno. Meglio l’azionario messicano, il DAX o l’S&P500?
La grafica successiva non è opinabile:
• EWW: +24.8%
• S&P500: +17.2%
• DAX: +12.8%
2. LE DIVERSE FORZE DEI SETTORI MANIFATTURIERI
Uno dei settori più importanti delle economie statunitense, tedesca e messicana è sicuramente quello manifatturiero. Il dato principe utilizzato per misurare la sua intensità è il popolare PMI manifatturiero.
Nel caso vogliate approfondire la conoscenza sul dato macroeconomico, vi rimando ad un link:
•
Andiamo ad osservare nella prossima grafica i tre dati.
Notate qualche differenza tra essi?
Le differenze degne di nota sono le seguenti:
• Il PMI messicano si trova in territorio di espansione (a 53.2 punti, sopra la soglia dello spartiacque dei 50) a differenza dello statunitense (a 49) e del tedesco (in territorio fortemente negativo, a 38.8 punti)
• Il PMI messicano è rialzista da aprile 2020 al contrario degli altri due, in territorio di ribasso da aprile 2021 (tedesco) e da agosto 2021 (USA)
È proprio su quest’ultimo punto che vorrei concentrare l’attenzione.
Se è vero che il settore manifatturiero è particolarmente importante per le economie, allora dovremmo osservare delle correlazioni positive tra i PMI e i relativi PIL. Focalizziamo l’attenzione sulle tre grafiche successive:
L’ipotesi è vera: le tre grafiche denotano il forte legame tra i due dati macroeconomici.
È risaputo che il mercato azionario presenta delle prestazioni positive dalla seconda metà della fase 2 (ripresa) del ciclo economico alla prima metà della fase 5 (massima espansione).
Che correlazione dovremmo aspettarci tra i tre mercati azionari e i PMI associati? Dovrebbero essere positivi; la conferma è certificata dalle tre grafiche successive:
Quali sono i significati delle correlazioni positive osservate in questo secondo paragrafo?
La forza o la debolezza del settore manifatturiero impatta sulla ricchezza totale prodotta da un Paese (prodotto interno lordo), in particolare:
• Ad una forza del PMI sarà legata un’intensità del PIL crescente
• Ad una debolezza dello stesso sarà legata un’intensità del PIL decrescente
Il mercato azionario mostra una correlazione positiva con il PMI per un motivo semplice:
• Ad un rialzo del PMI e al crescere dell’intensità economica, crescerà la domanda dei consumatori. Per questo, le società realizzeranno maggiori utili e, per lo stesso motivo, dei rialzi in borsa. È vero il contrario in una condizione opposta
Quest’ultimo punto è confermato dalle correlazioni positive tra i PMI già osservati e le relative fiducie dei consumatori:
Ricordate: più i consumatori saranno fiduciosi e più sarà probabile un aumento dei loro consumi, con relativi rialzi degli utili societari e dei prezzi delle azioni!
Visto e considerato tutto ciò espresso, torniamo a noi: qual è stato il secondo aspetto che ha attirato la mia attenzione?
S&P500 e DAX si muovono in forte divergenza rispetto ai relativi PMI, in totale contrasto rispetto a EWW, in forte convergenza!
Per questo motivo e per tutti quelli citati precedentemente, se dovessi scegliere di acquistare un indice, la mia scelta ricadrebbe su EWW. Detto in parole povere, ritengo che il rialzo di prezzo dello stesso ETF sia confermato dal rialzo del dato macroeconomico e, per questo, più affidabile e “sano”.
Osserverei attentamente anche le relative fiducie dei consumatori delle omonime aree che, come mostrano le grafiche successive, sono fortemente correlate agli stessi indici azionari:
3. ATTENZIONE AL DOLLARO AMERICANO!
Il Messico appartiene alla cerchia dei Paesi emergenti e, per questo motivo, è strettamente correlato al valore del dollaro americano: l’immagine successiva mostra l’andamento inverso tra l’indice DXY e l’ETF EWW:
Sapete quali sono i fattori che spiegano la correlazione sopra indicata?
Gli stessi sono strettamente collegati alle obbligazioni e al peso messicano.
Partiamo da un importante aspetto: le società, come gli Stati, finanziano le loro attività attraverso dei finanziamenti o l’emissione di obbligazioni. Queste ultime possono essere denominate in valuta emergente (in peso messicano), definita in questo caso “valuta debole”, o in dollari, euro o altre valute, definite “forti”.
Per le società messicane è più conveniente emettere in valuta locale o in valuta estera? Analizziamo due casi, partendo da un importante principio:
• Le obbligazioni presentano il rischio di cambio: in particolare, quanto più la valuta nella quale è denominato il bond si deprezza rispetto a quella del creditore, tanto più il rischio di cambio è alto
CASO 1: immaginiamo che le società emettano obbligazioni in peso messicani, con un rendimento pari a X, e che riescano a venderle a una quantità X di investitori americani. Il rischio al quale questi ultimi si esporrebbero sarebbe piuttosto alto; il motivo? La forte volatilità della valuta messicana, esplicitata dalla figura successiva:
Le obbligazioni in valuta locale sarebbero attraenti per gli investitori? Direi di no: il rischio di cambio sarebbe molto alto.
CASO 2: al fine di rendere attraenti gli stessi bond le società messicane potrebbero decidere di emettere gli stessi in valuta forte, assumendosi dunque il rischio di cambio.
Ritornando dunque a noi: come può essere spiegata la correlazione negativa dollaro americano – EWW?
• Se le società emettessero bond denominati in dollaro e quest’ultimo si rafforzasse, le società si ritroverebbero a pagare maggiori interessi. A maggiori interessi corrisponderebbe maggior debito e, dunque, probabilità di default in aumento
Il dollaro, vista l’aspettativa di uno stop sul rialzo dei tassi di interesse, potrebbe continuare il suo trend lateral – ribassista; questo potenziale aspetto continuerà a dare forza a EWW? Lo vedremo.
A presto, per qualsiasi concetto poco chiaro commentate pure.
MSCI World settoriali: aspetti tecnici, intermarket e rischi L’obiettivo dell’analisi è presentare l’indice MSCI World insieme a due ETF settoriali globali: uno focalizzato sui consumi discrezionali e l’altro sui beni di prima necessità. Sarà fornita una panoramica tecnica, evidenziando gli indici più rialzisti e quelli meno performanti, nonché una valutazione fondamentale del diverso grado di rischio associato ai due. Inoltre, verrà esaminato il contesto intermarket, in cui i due ETF globali non solo offrono opportunità di investimento, ma potrebbero essere utilizzati come indicatori di sentiment del mercato.
I protagonisti:
• MSCI World
• iShares Global Consumer Discretionary
• iShares Global Consumer Staples
• Petrolio
• Rame
• Rame/Oro
• Pmi mondiale
Buona lettura.
1. ANALISI MSCI WORLD ETF
L’MSCI World di iShares, dal ticker “URTH”, è un ETF che ha lo scopo di replicare il movimento di un indice composto da azioni di società appartenenti ai mercati sviluppati.
Per essere più precisi, esso replica il movimento dell’indice “MSCI World Index” ed è raffigurato a livello settimanale nella grafica seguente:
Questo particolare ETF è piuttosto popolare nel settore “investimenti” dal momento in cui offre agli investitori in azioni un’ampia diversificazione geografica. La “geografia” stessa è mostrata nella grafica seguente, reperita dalla pagina dell’ETF stesso:
Interessante notare un importante aspetto:
• Nonostante siano interessati diversi paesi, l’ETF è altamente sbilanciato lato “United States”, con una ponderazione del 70% circa
Non stupisce infatti che le prime 10 società per peso percentuale siano tutte statunitensi:
Sarebbe dunque più giusto affermare che:
• L’MSCI World di iShares è un ETF che ha lo scopo di replicare il movimento di un indice composto da azioni di società statunitensi e da una piccola parte di azioni di società appartenenti ad altri mercati sviluppati.
Ricordate: mai perdere di vista le ponderazioni percentuali. Avreste potuto acquistare questo indice convinti di avere un’esposizione sul mercato cinese che, come osservato due grafiche fa, non è presente!
Come si sta comportando dal punto di vista tecnico l’ETF? Osserviamo la grafica successiva:
Dall’8 novembre del 2021 al 13 ottobre del 2022 il prezzo, in pieno trend ribassista, arrivava a perdere 28.5 punti percentuali; tuttavia, prima del raggiungimento del minimo del “bear market” (13 ottobre 2022), lo stesso iniziava a formare un’importante figura di analisi tecnica: un testa e spalle rialzista, osservabile nella grafica successiva:
Il prezzo realizzava la rottura della neckline della figura tecnica il 27 gennaio 2023 e, come insegnano i libri di analisi tecnica, vedeva il re-test della stessa struttura nella seconda settimana di marzo per poi spingersi a prezzi più alti con la creazione di una nuova gamba rialzista.
Possiamo dunque affermare che il quadro tecnico è, ad oggi, rialzista.
2. ISHARES GLOBAL CONSUMER DISCRETIONARY E CONSUMER STAPLES
Il paragrafo precedente si è concentrato sulla ponderazione geografica ma non su quella…settoriale.
La domanda appare dunque lecita:
“Su che settori investe l’iShares MSCI World?”
Osserviamolo nella grafica successiva:
L’esposizione settoriale appare più bilancia rispetto a quella geografica:
• 22% settore tecnologico
• 14.6% settore finanziario
• 12.6% settore sanitario
• 11.1% settore dei consumi discrezionali
• 11% settore industriale
• 7.3% settore dei consumi di prima necessità
• 7% settore delle comunicazioni
• 4.6% settore energetico
• 4.1% settore dei materiali
• 2.8% settore utilities
• 2.4% settore immobiliare
L’MSCI World consente all’investitore di investire su un’ampia gamma settoriale.
Lo stesso “player” potrebbe avere la possibilità di investire su uno di quei particolari settori “globali”? Ad esempio, sul settore dei beni discrezionali o su quello dei beni di prima necessità?
La risposta è…sì! Ishares mette a disposizioni gli “XLY” e “XLP” (noti ETF statunitensi) a livello globale. Partiamo dal primo di essi, mostrato nella grafica successiva su timeframe settimanale: l’iShares Global Consumer Discretionary ETF (dal ticker “RXI”).
Osserviamo nella grafica successiva la ponderazione geografica:
È possibile affermare come l’ETF offra un’ampia esposizione geografica che, come nel caso precedente, pende principalmente lato United States, con un 57.6% in peso. In questo caso, al contrario dell’MSCI World, figura la Cina, con un 6% totale. Bassa invece l’esposizione sulle società italiane (1.65%).
Osserviamo nella figura successiva le prime 10 società in peso:
Le statunitensi Tesla e Amazon, da sole, hanno un peso del 21.84%; tra le prime 10 figurano tuttavia l’europea LVMH, le giapponesi Toyota e Sony e la cinese Alibaba.
Osserviamo ora il lato tecnico del prezzo nella figura che segue:
Brutte prestazioni nell’ultimo bear market: -37.7% (prestazioni più negative rispetto a quelle dell’MSCI world osservate nel paragrafo precedente). Dopo il minimo raggiunto il 13 ottobre 2022 a 116.6$ il prezzo, con i suoi movimenti lateral-rialzisti, ha realizzato un triangolo ascendente, con la resistenza situata sui 148$. La stessa figura tecnica rialzista ha visto un breakout qualche settimana fa. Si può concludere affermando come, ad oggi, la configurazione appaia rialzista (con un rialzo da inizio anno di oltre 20 punti percentuali), con una formazione di una piccola lateralizzazione che probabilmente, visto l’attuale contesto risk-on, sarà rotta dal prezzo al rialzo.
Passiamo ora all’iShares Global Consumer Staples ETF (dal ticker “KXI”), mostrato nella grafica successiva su timeframe settimanale:
La ponderazione geografica dell’ETF è diversa rispetto a quella osservata per il Global Consumer Discretionary: in questo caso, come mostra la mappa successiva, figurano basse esposizioni su Messico e Belgio ma non sulla Cina e sull’Italia.
Per quanto riguarda le prime 10 società:
• Sette di esse sono statunitensi (PG, PEP, COST, WMT, KO, PM, MDLZ)
• Una di esse svizzera (NESN)
• Una britannica (ULVR)
• Una francese (OR)
Analisi tecnica del prezzo:
• L’ETF, nell’ultimo bear market (05.01.2022/13.10.2022), ha realizzato una performance negativa di -19.3 punti percentuali.
• Molto importante la resistenza a 64.8$, che ha agito da tale il 21 aprile 2022 e il 1° maggio del 2023:
• Volendo entrare ancora più nel dettaglio, è possibile osservare un testa e spalle di inversione di tendenza, diverso da quello dell’MSCI world precedente per un motivo: un falso breakout.
L’ETF è dunque rialzista o ribassista? Osservando la grafica precedente e la prossima, che mostra la formazione di un triangolo ascendente, è possibile affermare come il prezzo fornisca input rialzisti:
Prestazione del prezzo da inizio anno: +2%
3. I DIVERSI INDICI DI FORZA TRA SETTORI GLOBALI E BENCHMARK
Chi esprime maggior forza tra i tre ETF commentati? È possibile scoprirlo costruendo indici di forza tra essi. Partiamo da quello tra MSCI World Consumer Discretionary (al numeratore) vs MSCI World (al denominatore):
• “URTH” ha mostrato maggior forza dal 5 febbraio del 2021 al 24 maggio del 2022. Da quel giorno in poi il quadro tecnico ha visto un cambiamento: formazione di un triangolo ascendente con il breakout rialzista avvenuto il 15 giugno, un mese fa circa. Ad oggi, maggior forza di “RXI”:
MSCI World Consumer Staples vs MSCI World:
• Situazione contraria rispetto a quella precedente. Maggior forza dei beni di prima necessità globali dal 19 novembre del 2021 al 18 gennaio 2023: il trend è stato accompagnato da un supporto dinamico rialzista. Il 18 gennaio stesso si è materializzato un breakout ribassista del supporto dinamico: come da manuale, il prezzo a re-testato la stessa struttura il 26 aprile 2023, diventata resistenza dinamica, e ha dato conferma del trend ribassista di breve periodo.
Analizziamo infine il rapporto tra RXI e KXI:
• Maggior forza dei consumer staples nel bear market 19.11.2021-28.12.2022. La formazione di un testa e spalle ha dato il via alla possibilità di un inversione di tendenza, materializzatasi qualche settimana fa con il breakout rialzista della neckline dell’omonima figura tecnica.
I tre indici di forza hanno dunque palesato una maggior forza dell’MSCI World Consumer Discretionary.
4. I DIVERSI RISCHI DEI DUE ETF SETTORIALI
Vi chiederete:
“Quale dei due ETF presenta un rischio maggiore?”
A tal proposito è necessario osservare i loro Beta, che forniscono una misura della loro volatilità rispetto all’S&P500:
I consumi discrezionali hanno un beta superiore ad 1 (1.06), mentre quelli di prima necessità inferiore (0.61). Questo significa che “RXI”, nell’arco di tempo considerato (3 anni), ha registrato dei movimenti di mercato poco più aggressivi rispetto all’S&P500, al contrario invece di “KXI”. Per fare un esempio numerico:
• Immaginiamo che un giorno X l’S&P500 registri una prestazione positiva del +1.5%: osservati i beta dei due ETF, RXI registrerà una prestazione dell’1.59% mentre KXI una del 0.91%. (Calcoli ottenuti dal prodotto tra l’ipotetica performance del benchmark e il beta degli ETF)
Maggiore sarà la volatilità di un titolo e maggiori saranno i potenziali guadagni o…le potenziali perdite. Questo significa che quanto più aumenterà la volatilità, tanto più aumenterà l’esposizione al rischio. Questo è il motivo per il quale il mercato delle Crypto, estremamente volatile, è sempre stato considerato il mercato “più pericoloso”.
Vi chiederete il motivo delle due diverse volatilità:
• Il settore dei beni discrezionali, ciclico, tende ad essere fortemente influenzato dall’andamento del ciclo economico; in condizioni economiche favorevoli le società tenderanno a registrare utili in aumento, al contrario in rallentamento o contrazione.
Considerando un arco temporale di medio periodo, gli investitori tenderanno ad acquistare le azioni di quelle società capaci di generare forti utili; basiamoci sul contesto attuale: una settimana si parla di recessione, nell’altra di espansione, nell’altra di soft landing e nell’altra ancora di una potenziale bolla: tutti scenari nei quali le società cicliche registrerebbero guadagni diversi.
Proprio da questo aspetto deriva l’elevata volatilità del settore.
• Il settore dei beni di prima necessità, al contrario, è definito “non ciclico” in quanto gli utili delle società appartenenti non sono influenzati dal ciclo economico: quelle aziende saranno capaci di generare dei guadagni anche in condizioni economiche avverse.
Essendo dunque “anticicliche”, tenderanno a registrare utili costanti nel tempo o, se preferite, utili “poco volatili”
5. RXI/KXI COME INDICE DELLE ASPETTATIVE SULL’INTENSITA’ ECONOMICA GLOBALE
È possibile utilizzare l’indice di forza tra beni discrezionali e beni di prima necessità come indice di sentiment sulle aspettative di crescita o decrescita economica globale? Si!
• Ad aspettative di crescita gli investitori concentreranno i loro acquisti sui beni discrezionali mentre ad aspettative di decrescita sui beni di prima necessità; nel primo caso, RXI sovraperformerà KXI (con l’indice rialzista), mentre nel secondo accadrà il contrario (con l’indice ribassista)
Questa idea è supportata da alcune correlazioni interessanti tra lo stesso indice e:
• Il petrolio, il cui prezzo è fortemente legato alla domanda globale che tende ad aumentare ad una crescita dell’attività economica:
Ricordate:
• Ad un aumento dell’intensità economica, aumenterà la domanda di petrolio da parte delle industrie essendo esso una delle principali fonti di energia
• Il rame, un metallo largamente utilizzato in campo industriale (nei settori elettronici, automobilistici, manifatturieri e in diversi altri) per le sue proprietà chimiche e fisiche:
• Il rapporto Copper/Gold, largamente utilizzato dagli operatori come indice di sentiment economico globale:
• Il PMI manifatturiero globale, uno tra i dati macroeconomici leading più legato al ciclo economico e che spesso funge da suo anticipatore:
L’analisi termina qui. KXI e RXI non sono gli unici indici settoriali globali: se desiderate un’analisi sugli altri indici (o per eventuali dubbi sull’analisi stessa, rilasciate un commento).
Alla prossima!
I GRAFICI CHE FANNO RIFLETTERE IN QUESTO CONTESTO DI MERCATOL’obiettivo dell’analisi è quello di osservare le variazioni e correlazioni di alcuni dati macroeconomici e di come essi, in futuro, potrebbero impattare fortemente sul mercato azionario americano. Sarà recessione?
I protagonisti dell’analisi:
• Tasso di disoccupazione
• Prodotto interno lordo
• Produzione industriale
• Richieste iniziali di sussidi di disoccupazione
• Curva dei rendimenti
• Politica monetaria
• Recessione
• Fiducia dei consumatori
• Utili delle società dell’S&P500
Buona lettura!
1. IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE
Il tasso di disoccupazione è uno dei più importanti dati macroeconomici.
Esso è il risultato di una formula matematica, espressa come il rapporto tra i disoccupati e la forza lavoro totale:
TASSO DI DISOCCUPAZIONE = DISOCCUPATI / FORZA LAVORO
Il divisore della differenza, la “forza lavoro”, è la somma di tutti gli individui occupati e di quelli in cerca di un’occupazione.
Perché è così importante il dato macroeconomico?
Definiamo la formula di calcolo del PIL utilizzando il metodo della spesa:
PIL = C + I + G + (E-I)
Dove:
• C = Consumi, ossia la quantità di beni e servizi acquistati dai consumatori
• I = Investimenti, intesi come la spesa delle imprese e famiglie in immobili e beni strumentali
• G = Spesa pubblica
• E = Esportazioni
• I = Importazioni
All’aumentare del tasso di disoccupazione è altamente probabile che i consumatori spenderanno meno denaro. Questo significa che, generalmente, “saranno meno consumisti”:
• Tenderanno probabilmente a risparmiare denaro, selezionando con più attenzione la quantità di beni e servizi acquistati (sarà meno probabile l’acquisto di beni durevoli come automobili, ad esempio)
• Tenderanno ad investire meno capitali (saranno quindi improbabili gli acquisti di immobili)
Quanto più il tasso di disoccupazione sarà alto, tanti più individui (o, collettivamente parlando, famiglie) tenderanno a risparmiare denaro e tanto più ne risentiranno in negativo le variabili C e I della formula di calcolo del prodotto interno lordo.
Da questo discorso dovrebbe convenire una correlazione negativa tra PIL misurato anno/anno e tasso di disoccupazione. Osserviamo nella grafica successiva se l’ipotesi è attendibile:
Ipotesi confermata:
• Ad una crescita economica è legato un basso tasso di disoccupazione
Riepilogando brevemente:
• Al salire del tasso di disoccupazione diminuirà la domanda dei consumatori
Facciamo un altro esempio dell’impatto del dato macroeconomico sull’intensità economica:
• Se è vero che ad un aumento dell’unemployment rate sono legati minori consumi, sarà altrettanto vero che le industrie rallenteranno la produzione. Dovrebbe dunque esistere una correlazione inversa tra tasso di disoccupazione e produzione industriale:
Ipotesi vera: correlazione negativa tra i due dati macroeconomici!
2. TASSO DI DISOCCUPAZIONE E RECESSIONE
La correlazione negativa PIL-tasso di disoccupazione osservata precedentemente ha sottinteso il fatto che ad una recessione corrisponde un alto tasso di disoccupazione. Questo è vero? Osserviamo l’immagine successiva:
La figura, reperita dal sito di Fred Economics, riporta la variazione del tasso dal 1950 ad oggi. Le zone della figura ombreggiate di color grigio indicano tutte le ultime dodici recessioni a livello statunitense.
Le parti più curiose della figura sono rappresentate dai piccoli cerchi di color rosso. Essi hanno la funzione di focalizzare la vostra attenzione su un aspetto importante: il tasso di disoccupazione inizia a registrare delle brusche accelerazioni (al rialzo) all’inizio di una recessione.
Sembra quasi che il dato macroeconomico non sia responsabile della contrazione dell’intensità economica. Però…questo non è l’unico dato macroeconomico sul mercato del lavoro fornito dal calendario economico.
3. LE RICHIESTE INIZIALI DI SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE
Il dato macroeconomico sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione misura il numero di persone che per la prima volta nella settimana in rassegna hanno richiesto l’indennizzo di disoccupazione.
Qual è la principale differenza con il dato precedente?
• Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono comunicate a livello settimanale, mentre il tasso di disoccupazione a livello mensile. Inoltre, il primo tende a registrare (lettura dopo lettura) grandi oscillazione rispetto al secondo, mostrandosi dunque più volatile
Vista e considerata la cadenza temporale di rilascio dei dati, possiamo affermare che l’initial jobless claims fornisce un quadro occupazionale “in tempo reale”: per questo, esso è considerato un coincident-data, a differenza del secondo, lagging.
Volendo essere ancora più precisi, il primo altro non è che un segnale anticipatore del secondo.
Vediamo se questo è confermato dalle grafiche successive:
Dal 1970 ai giorni nostri il coincident-data ha sempre anticipato le future tendenze del lagging:
• Ogni massimo/minimo delle richieste iniziali di sussidi ha anticipato il successivo massimo/minimo del tasso di disoccupazione
La domanda ora sorgerà spontanea:
“Dal momento in cui il tasso di disoccupazione registra dei grandi rialzi all’inizio di una recessione e le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono leading indicator del primo, allora si può affermare che un aumento di quest’ultimo, dopo una fase ribassista, è da considerarsi come un segnale premonitore di una potenziale contrazione economica”?
4. LE CURIOSE SIMILITUDINI DELLE RICHIESTE INIZIALI DI SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE CON LA CURVA DEI RENDIMENTI
Per capire se il coincident-data può essere considerato come un anticipatore di una recessione, è utile osservare la sua correlazione con il grafico che più di tutti esprime la stessa aspettativa: la curva dei rendimenti.
Per chi ancora non lo sapesse, la curva dei rendimenti (nella figura successiva) è la rappresentazione grafica dei rendimenti dei diversi titoli di stato americani a diversa scadenza.
Essa può essere divisa in due parti: quella breve (scadenze 6M, 1Y, 2Y, 3Y, 5Y) e quella lunga (7Y, 10Y, 20Y, 30Y).
Quando la parte a scadenze brevi rende più di quella a scadenze lunghe si ha l’inversione della curva dei rendimenti e…il segnale di una potenziale recessione.
Osserviamo la grafica successiva, che riporta lo spread tra il rendimento a 10 anni (benchmark della parte lunga) e quello a 2 anni (benchmark della parte corta):
Ogni qualvolta lo spread è sceso al di sotto della soglia dello 0%, la curva (a quelle scadenze) si è invertita e qualche tempo dopo si è materializzata una recessione (indicata nel grafico da ogni rettangolo verticale di color azzurro).
L’inversione della curva è catalizzata dall’inasprimento della politica monetaria. Osserviamo la grafica successiva:
La correlazione tra tassi di interesse della Federal Reserve e curva dei rendimenti 10-2 anni è negativa!
Ho evitato di trattare in maniera dettagliata questo argomento; qualora ci fossero dei dubbi o ci fosse l’esigenza di maggiori informazioni, lasciate un commento!
Andiamo ad osservare nelle due grafiche successive il rapporto tra curva 10-2 anni e richieste iniziali di sussidi di disoccupazione:
Grafiche molto interessanti:
• Ad ogni inversione della curva ha sempre corrisposto, nell’immediato, un incremento del numero di disoccupati. Questo è accaduto prima delle recessioni degli anni ’80, del 1991, del 2001 e del 2008.
E oggi?
Come mostra la grafica successiva, l’inversione è avvenuta a luglio 2022 e l’inversione di tendenza del numero di disoccupati tre mesi dopo, a ottobre 2022.
5. I GRAFICI CHE FANNO RIFLETTERE
È stato dunque chiarito come il dato sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sia un importante catalizzatore macroeconomico. Prima di concludere l’analisi che spero abbiate apprezzato, osserviamo ancora alcune grafiche:
• Il dato macroeconomico, come mostra la figura, è capace di catalizzare la fiducia dei consumatori. La loro correlazione è negativa:
La fiducia dei consumatori è altamente correlata al prodotto interno lordo anno/anno:
• Si ha una crescita economica all’aumentare della fiducia dei consumatori
Il tasso di disoccupazione, a sua volta, è in grado di influenzare gli utili delle società dell’S&P500, come mostra la successiva grafica:
E il benchmark azionario tende a salire al crescere degli utili delle sue società:
Quindi, ricapitolando in breve:
• Le richieste iniziali di sussidi disoccupazione, un dato macroeconomico coincidente, tende sempre ad anticipare il tasso di disoccupazione. Questo contesto si verifica all’inasprimento della politica monetaria che ha proprio l’obiettivo di “calmierare” la domanda dei consumatori; all’aumentare della disoccupazione, peggiorerà il sentiment dei consumatori che, di riflesso, inizieranno a spendere meno denaro impattando in negativo sull’intensità economica e sugli utili delle società quotate, con la relativa discesa degli indici azionari
6. IL GRAFICO DA OSSERVARE
Per tutti gli aspetti trattati, attenzione al coincident-data e alla sua tendenza.
Ad esso è stata applicato una media mobile breve a 20 periodi: se esso continuerà a mantenersi in tendenza rialzista e al di sopra della moving average, starei personalmente in “allerta” (non che non lo sia già).
L’analisi non ha avuto lo scopo di spaventare alcuno; ha semplicemente avuto l’obiettivo di mostrare dei grafici utili a riflettere, specialmente in un contesto nel quale i tassi di interesse, teoricamente, dovranno salire ancora di 50 punti base.
A presto!
$SPX - aggiornamento step by stepSet 26
Stiamo andando spediti verso la conclusione del ciclo economico percorrendo l'ultimo tratto di onda C.
Il rimbalzo sui minimi era prevedibile e gioca a favore del conteggio delle onde di Elliott .
In questo momento ci troviamo in onda C, subonda 3, e all'interno della 3 stiamo testando il termine di onda 1 con il rimbalzo sui minimi che genererà presumibilmente inizio di onda 2 ( di 3 di C).
Qualora non reggessero i minimi di giugno, l'onda 1 di 3 di C proseguirebbe la sua corsa.
Abbiamo indentificato una serie di target dati dai seguenti studi:
Pattern Broadering di continuazione discendente : Target 3238
Target ONDA C ipotesi onda 4 con ritraccio 38,2% : Target 3243
Ritraccio di Fibonacci a 0,618 : Target 3194
Supporto Statico fine onda 2 Impulsiva : Target 3209
Target ONDA C ipotesi onda 4 con ritraccio 26,3% : Target 3139-3158
Possiamo dire che l'area supportiva di atterraggio avrà un range che andrà da 3248 a 3139 individuato già da quota 4300 (fine onda B correttiva)
L'indicatore WaveUP Indicator rimane ancora in posizione SELL nel TFDay
Su TF1H abbimo un primo segnale BUY, ma è troppo debole per poterlo considerare valido al momento. Si attende l'apertura
WaveUP©
Set 26
Commento:
Su TF2H vediamo seguire onda 2.
Secondo i principi dell'AT, il pattern Broadering ha una possibilità del 40% di eseguire il Pullback che coinciderebbe con Onda 2 in corso ... attendiamo gli sviluppi
Set 28
Commento:
Su TFDAY si vede un primo rimbalzo in corso con l'indicatore WaveUP che sta segnalando il cambio di direzione. Solo a fine seduta possiamo avere la certezza che i compratori siano superiori ai venditori e confermare il segnale.
Rimaniamo in attesa e confermiamo per il momento il grafico.
Set 28
Commento:
Rivediamo i conteggi.
- Siamo in fase correttiva A-B-C
- A e B terminate, siamo in onda C
- Onda C è composta da 5 sub-onde 1-2-3-4-5
- Onde 1 e 2 sono completate ed ora siamo in Sub-onda 3
- Di onda 3 ora siamo in sub-sub-Onda 4.
Seguiamo il trade
WaveUP©
Set 29
Commento:
Ecco il principio di SELL che WaveUP Indicator inizia ad intercettare già dal TF1H . Ricordiamo che solo a fine candela potremo avere la certezza del segnale, questo per avere la certezza del dato storico e non avere problemi di Repainting, cioè di dati non conformi con la reatà.
Proseguiamo il Trade onda 5 di 3 di C ... Direzione vecchi minimi.
WaveUP©
Set 30
Commento:
Proseguiamo il trade short seguendo le onde di Elliott guardando TF2H
Al momento siamo nella fase finale dell'onda 3 di 5 di C.
L'onda 3 in corso è divisa in 5 sub-onde e ci troviamo nella 3 dopo aver completato la 1 e la 2 seguendo le corrette proporzioni.
Su TF1H vediamo i segnali di inversione indicati da WaveUP Indicator che confermano il trend. Come si può vedere il segnale SELL è chiaro e fino a prova contraria ci avviamo al target previsto dal grafico.
WaveUP©
Set 30
Commento:
Questi sono i target teorici di approdo onda iii ; possono variare di molto ma tendenzialmente superano di certo target1 e la possibilità che raggiungano target2 è superiore al 80%.
Seguiamo il trade
WaveUP©
Ott 3
Commento:
Oggi riunione straordinaria della FED sulla decisione di come gestire al meglio l'aumento dei tassi.
Uniamo i dati che WaveUP Indicator ci fornisce e vediamo che non ci sono motivi per invertire la rotta.
Il prezzo sul Weekly si è appoggiato sulla SMA200 coincidente anche alla EMA233 ma il sentiment rimane Bearish.
Anche il segnale Weekly di SELL rimane tale. Sui TF minori non vediamo segno di inversione, almeno fino ad i target che abbiamo stabilito sopra.
Ott 3
Commento:
movimento imprevisto con formazione di un wedge discendente (propedeutico alla formazione di onda 4 di c).
Nel TF30 minuti vediamo come si conforma il tutto. E' probabile che si anticipi il raggiungimento di onda iii . Seguiamo il trade.
WaveUP Indicator anche in questa occasione ha anticipato la candela ascendente
Ott 3
Commento:
Inaspettatamente onda 5 di 3 è stata più corta del previsto.
Il pattern falling wedge ha accorciato la lunghezza del trade di onda 5, iniziando di fatto onda 4.
Ora Onda 4 di C , si compone di onda A - B - C . Fino al termine di onda A non sarà possibile stabilire il target di onda 4.
Nel frattempo scattato lo SL e siamo flat. Rientriamo SOLO a termine di onda 4 per cavalcare onda 5 fino alla fine.
Ott 5
Commento: Vediamo in dettaglio i movimenti delle onde in corso
Siamo in ONDA C correttiva di uno zig-zag A-B-C- partito dai massimi di gennaio 2022.
Onda C, che composta da 5 onde, si trova ora in Onda 4 di 5 e la sta terminando facendo un a-b-c classico.
La cosa interessante sta nella fine di onda 3 di 5 di C che è stata anomala. L'onda finale (la 5) è stata molto corta non rispettando i parametri classici.
Quello che però il mercato rispetta sempre il macro schema e quello che toglie prima, appena dopo ridà con gli interessi. Questo è il motivo per cui onda 4 si sta estendendo molto velocemente con proporzioni importanti e non regolate ... si sta riprendendo quanto perso per strada per intenderci.
Abbiamo però un canale confermato che ci permetterà con calcolo probabilistico a favore di intercettare la fine di onda 4 che coincide con lo 0,382 di Fibonacci dai massimi
Un atterraggio in zona 3831 darebbe il via ad inizio onda 5 e chiudere la C
seguiamo sempre il trade con WaveUP Indicator pronto a segnalarci la fine di onda 4 con il segnale SELL.
WaveUP ©
Ott 5
Commento: Movimenti imprevedibili, ma tutto ha una sua logica
Onda 4 in a-b-c abbiamo visto è stata anomala, e la sua anomalia l'ha proprio fatta su tutto lo zig-zag.
onda a molto estesa, b modesta, c ... quasi inesistente ed ivece che puntare alla linea del canale, si è fermata.
E' iniziata onda 5? Presto per dirlo , ma una cosa è certa, onda 4 ha ritracciato 0,382% di onda 3, perfettamente in linea con gli studi di Elliott.
Attendiamo la corretta conformazione di questa onda e potremo dire se onda 4 è terminata oppure no.
Come più volte ribadito onda 4 è opportuno osservarla in questi casi limite ed attendere di avere un movimento chiaro.
WaveUP nel Time Frame 30 minuti ha dato segnale SELL. Seguiamo il Trade
WaveUP©
Ott 5
Commento: E' doveroso un nuovo aggiornamento su questa ultima onda 4
I conteggi si fanno più chari. Onda 4 non è ancora finita e si ritorna al calcolo probabilistico precedente.
3831 -3904 è la forchetta di prezzo di atterraggio di onda 4.
Confermiamo che rimaniamo flat in attesa di termine onda 4 prima di entrare SHORT su inda 5.
WaveUP Indicator segue i movimenti da manuale. Fa da bussola per la migliore interpretazione delle onde di Elliott . Continuiamo a seguire il trade fuori dal mercato in attesa di conteggio finale e del segnale SELL di inizio Onda 5.
WaveUP©
Ott 6
Commento: Vediamo onda 4 solamente con l'indicatore WaveUP Indicator e con le divergenze
Utilizzando l'Ergodico e la linea dei prezzi vediamo una divergenza importante sul TF1H.
WaveUP Indicator da segnale SELL ed i prezzi sono andati a testare il supporto del canale ascendente ... è evidente che siamo alla fine di onda 4; dobbiamo solo vedere se i tori vorranno dare uno strappo finale fino a 3800 ed oltre per poi iniziare finalmente onda 5 e portarci a nuovi minimi.
A livello giornaliero :
- sentiment trend follow in uptrend
- Bull&Bear Area con compratori e venditori arrivati ad un punto di pareggio. Quando l'area ARANCIO apparirà e perdiamo la SENTIMENT TREND FOLLOW significa che il trend sta cambiando a vantaggio degli Orsi e tutto è pronto per l'inizio di onda 5.
Nell'ultima seduta assistiamo ad una pressione del volume dei venditori pari al 91% ... se domani si mantiene, il supporto non reggerà.
WaveUP©
Ott 7
Commento: Possiamo dire che onda 5 di C è iniziata. Onda 4 ha archiviato la sua corsa con il pattern di inversione ... come prevedibile il supporto non ha retto, complice l'alta volatilità dei mercati vista la moltitudine di datti giornalieri.
Seguiamo il trade aprendo lo short
WaveUP©
Ott 7
Trade attivo:
Manteniamo la posizione SHORT ed il target di onda 5 che coinciderebbe con la finale di onda C.
Giocoforza dobbiamo attendere la fine di onda 1 di 5 di C per calcolare passo passo onda 2 e quindi 3 di 5 di C.
Nei time frame più bassi, TF30 Minuti, ipotizziamo le 5 onde che compongono quest'ultima onda 5.
Con l'indicatore WaveUP seguiamo il percorso passo passo.
Rimaniamo short fino alla fine onda 1, per poi riposizionarci se lo riteniamo opportuno.
WaveUP ©
STRATEGIA DI TRADING INTERMARKET CONTRO I TITOLI DI STATO USASalve a tutti.
L’argomento che voglio proporre oggi riguarda una strategia che ho applicato per cavalcare il dato sull’inflazione americana comunicato giovedì 13 dal US Bureau of Labor Statistics.
I diversi punti che tratterò all’interno dell’articolo saranno:
• L’obiettivo della strategia
• I dati sul mercato del lavoro e sull’inflazione alla produzione
• Il rapporto tra rischio e volatilità
• Come calcolare la volatilità sul mercato obbligazionario
• Il motivo per il quale ho aperto uno spread su tre etf obbligazionari
• Il segnale di entrata ed uscita a mercato
Questo non è un consiglio finanziario; è il semplice “utilizzo a mercato” dei concetti che cerco di trasmettere ogni qualvolta pubblico un’analisi con la gentile concessione di Tradingview.
Buona lettura!
L’OBIETTIVO DELLA STRATEGIA
Mai come in questo periodo (rispetto agli ultimi anni) i dati sul mercato del lavoro (non farm payrolls e disoccupazione) e sull’inflazione sono stati così tanto attesi dagli investitori. Quanto più un dato è atteso, tanto più esso riesce a muovere in negativo o in positivo un mercato se manca le aspettative degli analisti.
Il palesarsi di un dato in contrasto con le aspettative può talvolta creare delle tendenze di breve termine su particolari categorie (che esse siano azionario, obbligazionario o materie prime), motivo per il quale la mattina di mercoledì 12, alla fine delle lezioni all’università, ho pensato:
• “Se l’inflazione si presenterà più forte rispetto alle aspettative degli analisti, è possibile che in determinate asset class possano svilupparsi dei trend ribassisti di breve periodo”
Ti tengo a specificare come “per breve periodo” intenda, in questo caso particolare, un arco temporale di una/due settimane.
L’obiettivo della strategia era dunque questo: cavalcare una possibile tendenza all’uscita del dato sull’inflazione di giovedì 13.
Mercoledì mattina, dunque, mi sono chiesto:
• Quando entrare a mercato?
• Che asset scegliere?
• Andare short, long o aprire uno spread?
Ho deciso di entrare a mercato dopo l’uscita del dato sull’inflazione alla produzione di mercoledì, scegliendo tre ETF obbligazionari, aprendo uno spread.
I DATI SUL MERCATO DEL LAVORO E SULL’INFLAZIONE ALLA PRODUZIONE
Posizionarsi a mercato dopo l’uscita del dato sull’inflazione alla produzione significava anticipare il dato sul CPI del giorno dopo. Tentare di anticipare un dato macroeconomico tanto atteso è una pratica estremamente pericolosa; il motivo? La volatilità! Infatti, viviamo in un contesto di mercato in cui la stessa fa da padrona; si pensi al fatto che il VIX, l’indice di volatilità dell’S&P500, si trovi a valori superiori ai 30 punti:
• Quando l’indice si trova al di sopra dei 20 punti si parla di “mercati agitati”
• Quando l’indice si trova al di sotto dei 20 punti si parla di “mercati tranquilli”
È importante capire un concetto fondamentale:
• Quanto più l’indice di volatilità si trova ad alti valori, tanto più la variazione di prezzo (o l’escursione massima tra massimo e minimo o apertura e chiusura di una candela) dell’S&P500 sarà alta
Il dato sull’inflazione avrebbe sicuramente trascinato a sé un aumento di volatilità, motivo per il quale:
• È pratica pericolosa posizionarsi a mercato anticipando un dato
• Lo è ancora di più quando la volatilità si trova a simili valori
Ancora un ultimo concetto fondamentale:
• Quanto più è alta la volatilità, tanto più ci si espone ad un rischio
La mia visione sui mercati era short dal momento in cui mi aspettavo forti dati sull’inflazione. Questa mia visione era guidata dai dati sul mercato del lavoro e dagli stessi dati sul PPI:
• La disoccupazione aveva visto un decremento dello 0.2% (dal 3.7% al 3.5%)
• Le buste paga del settore non agricolo avevano battuto le stime al rialzo (da 250K previste a 263K)
• I dati sui prezzi alla produzione a livello mensile avevano visto un incremento del +0.4%, contro un’aspettativa del +0.2%
Perché pensavo l’inflazione potesse palesarsi ancora ad alti livelli?
• Quando i produttori pagano di più per beni e servizi è altamente probabile che trasferiscano l’aumento di prezzo ai consumatori che a loro volta saranno predisposti a spendere vista la forza del mercato del lavoro e il continuo aumento dei loro salari
Era altamente improbabile osservare una forte decelerazione da parte del CPI dal momento in cui i dati macroeconomici elencati andavano a sostenerla.
IL MOTIVO PER IL QUALE HO APERTO UNO SPREAD SU TRE ETF OBBLIGAZIONARI: L’IMPORTANZA DI MITIGARE I RISCHI
La mia visione sui mercati finanziari dettata dall’aspettativa sul CPI poteva così riassumersi:
• Mercati azionari: visione short
• Mercato obbligazionario: visione short
• Mercato crypto: short
• Dollaro americano: visione long
• Oro: visione short
Che tipo di asset class ho scelto?
Citando nuovamente il concetto precedente:
• È pratica pericolosa posizionarsi a mercato anticipando un dato
• Lo è ancora di più quando la volatilità si trova a simili valori
• Quanto più è alta la volatilità, tanto più ci si espone ad un rischio
Aveva senso aprire uno spread come quello Nvidia-Amazon-Ibm o una strategia intraday short sul Bitcoin, che potete trovare ai seguenti link?
Assolutamente no.
Bitcoin è un asset altamente volatile e aprire una posizione con esso come sottostante prima dell’uscita del dato sul CPI mi avrebbe messo in una posizione altamente rischiosa.
Nvidia e Amazon sono due aziende high beta, ossia con una volatilità maggiore dei benchmark azionari. Visto che i benchmark sono altamente volatili (visti gli alti valori del VIX) e vista la pericolosità di posizionarsi prima dell’uscita del dato, questo mi avrebbe esposto ad un triplo rischio, perché:
• È un rischio posizionarsi in anticipo rispetto all’uscita di un dato macroeconomico molto atteso
• È un rischio posizionarsi con livelli del VIX a 30 punti e oltre
• È un rischio investire su aziende ad alta volatilità
Spero di aver chiarito il concetto!
Per quanto riguarda il dollaro americano e l’oro non avevo delle strategie che proprio il giorno, mercoledì 12, mi facessero entrare a mercato.
La scelta è dunque ricaduta su tre ETF obbligazionari: TLT, IEF, SHY:
• L’Ishares 20+ Year Treasury Bond ETF (TLT) mira a replicare l’andamento di un indice composto da obbligazioni del Tesoro americano con scadenze superiori ai 20 anni
• L’Ishares 7-10 Year Treasury Bond ETF (IEF) mira a replicare il movimento di obbligazioni del Tesoro americano con scadenza compresa tra i 7-10 anni
• L’Ishares 1-3 Year Treasury Bond ETF (SHY) mira a replicare il movimento di obbligazioni del Tesoro americano con scadenze residue comprese tra 1-3 anni
Questi ETF sono sicuramente meno volatili rispetto a Nvidia, Amazon e Bitcoin:
Essi, come si può osservare nella grafica, hanno registrato performance meno negative rispetto alle aziende growth e alla crypto.
Essere meno volatili rispetto alle aziende growth e alla crypto non significa tuttavia non essere volatili affatto tant’è che, osservando il MOVE e i vari ATR dei rendimenti dei titoli di stato USA a 2, 10 e 30 anni, possiamo osservare come effettivamente anche il reparto obbligazionario sia afflitto da “incertezze”.
Per chi non conoscesse il MOVE INDEX e l’ATR:
• Il Move è l’indice di volatilità del mercato obbligazionario e misura la volatilità sulle opzioni negoziate sui Titoli di stato del tesoro americano. Può essere considerato come l’equivalente del VIX per l’S&P500. Quando esso supera al rialzo la soglia dei 120 punti il mercato obbligazionario governativo è da considerare in fase di “turbolenza”
• L’ATR (Average True Range) è un indicatore tecnico che viene utilizzato per misurare la volatilità di un titolo; esso è costruito grazie ad una media che misura i movimenti di prezzo massimi e minimi di un determinato asset; più in particolare, misura la differenza tra massimi e minimi attuali, la differenza tra il massimo attuale e la chiusura precedente e, infine, la differenza tra il minimo attuale e la chiusura precedente
Tornando a noi, le tre grafiche precedenti mostrano come il MOVE, ad oggi, sia a livelli piuttosto alti (152 punti), segnalando alta volatilità sul mercato treasury; a conferma di ciò giungono gli ATR dei vari rendimenti elencati, tutti al di sopra della media. Che significa ciò?
• Nonostante il mercato obbligazionario sia meno volatile rispetto ai titoli growth e alla crypto, è comunque da considerare volatile rispetto alla media storica, motivo per il quale è comunque rischioso investirci, perché:
MAGGIORE È LA VOLATILITA’= MAGGIORE È IL RISCHIO AL QUALE CI ESPONIAMO
Per limitare il rischio dell’operazione ho dunque deciso di aprire uno spread:
• TLT (il più volatile) in vendita
• IEF (volatilità media) in vendita
• SHY (il meno volatile) in acquisto
Ricapitolando i vari concetti:
• Dal momento in cui entrare a mercato in anticipo speculando su un dato macroeconomico è molto rischioso, ho deciso di scegliere tre asset meno volatili rispetto alla media del mercato (abbassando quindi il rischio); dei tre etf nominati ho deciso di venderne due e acquistarne uno per coprirmi qualora il mercato fosse girato nella direzione contraria alle mie aspettative (abbassando quindi il rischio ancora di più)
IL SEGNALE DI ENTRATA: LA FONDAMENTALE IMPORTANZA DELL’ANALISI INTERMARKET
All’interno del seguente paragrafo cercherò di trasmettere il motivo per il quale la mia scelta è ricaduta sui tre ETF e quale è stato il segnale di entrata.
Come ogni giorno specifico all’interno dei miei canali, lo strumento in mano alla Federal Reserve utile a combattere un’inflazione al di sopra degli otto punti percentuali è il rialzo dei tassi di interesse.
Un future utile a capire il livello che i tassi di interesse scontati dal mercato avranno ad una determinata data (o scadenza) è quello sui Federal Funds; dal momento in cui “il mercato guarda sempre al futuro e non al presente”, vi mostro quello a scadenza febbraio 2023:
Qualche tempo fa condividevo delle grafiche nelle quali rimarcavo come il rialzo dei tassi di interesse fosse piuttosto “dannoso” per i prezzi dei titoli di stato:
Le due grafiche mostrano all’interno dei rettangoli di color azzurro come al rialzo dei tassi di interesse (linea di prezzo in nero) si apprezzino i rendimenti dei titoli di stato a 10 e 2 anni (linee di prezzo in rosso).
Per il rapporto inverso tra rendimenti e prezzi, questo cosa significa?
• Ad un incremento dei rendimenti delle obbligazioni corrisponde un decremento del loro prezzo
Dunque, osservando nuovamente la grafica sul future del Federal Fund scadenza febbraio 2023, che tipo di correlazione possiamo aspettarci tra esso e gli ETF TLT, IEF e SHY che replicano, ricordo, il prezzo dei treasury americani?
Tre correlazioni dirette!
• +0.68 TLT
• +0.73 IEF
• +0.79 SHY
Questo significa che:
• Quanto più il mercato prezza per febbraio 2023 una FED aggressiva, tanto più il future Federal Fund segnerà nuovi minimi e tanto più i tre ETF, correlati positivamente allo stesso future, scenderanno
Che tipo di candela mi aspettavo qualora l’inflazione si fosse palesata ancora a valori alti? Una ribassista; il motivo sta nel fatto che tutti i membri del FOMC, da qualche mese a questa parte, dichiaravano che il ritmo di rialzo dei tassi non sarebbe terminato fin tanto che l’inflazione non si fosse palesata in diminuzione; da questo né deriva la mia aspettativa.
LA DESCRIZIONE DELLA STRATEGIA
Ho quindi applicato al future una media mobile a 5 periodi utile a tracciare la tendenza del prezzo delle ultime 5 sedute (dell’ultima settimana di contrattazioni):
Da qui è arrivato il segnale di entrata a mercato:
• Apertura dello spread quando il prezzo del contratto, “attaccato” alla media a 5 periodi, era uguale a 95.40
• Ipotizzando una lettura dell’inflazione “forte”, il future avrebbe creato una candela ribassista, infatti, il 13 ottobre:
Quanto ho guadagnato o perso finora? Vediamolo:
Lo spread è in perdita del -0.04%.
Come spiegavo all’inizio dell’articolo, l’obiettivo è quello di cavalcare una possibile tendenza; di quale, in particolare?
Un tipo di tendenza come quelle evidenziate all’interno dei rettangoli di color azzurro, dove il prezzo del future oscilla al di sotto della media mobile a 5 periodi. Il motivo? All’interno delle stesse aree azzurre i tre ETF hanno sempre performato male (vista la loro correlazione diretta con il future), infatti:
Quello che deve accadere affinchè la mia operazione vada in profitto è questo:
• Se il mercato continuerà a scontare una Fed aggressiva, il prezzo del future segnerà nuovi minimi continuando a rimanere al di sotto della media mobile a 5 periodi e, per la correlazione osservata, i tre ETF continueranno a rimanere ribassisti:
Quale sarà il segnale di chiusura della posizione? La rottura al rialzo della media mobile a 5 periodi da parte del prezzo del future:
• Se il prezzo del future riuscirà a creare una tendenza ribassista in scia all'uscita del dato sull'inflazione io ci guadagnerò dallo spread sullo stesso contratto (tra il prezzo di apertura delle posizioni alla successiva chiusura, alla rottura al rialzo della media a 5 periodi).
A quel punto, osservate le correlazioni, anche gli ETF dovrebbero restituirmi delle buone prestazioni:
Un ulteriore motivo per il quale ho scelto degli ETF obbligazionari e non delle azioni risiede nel problema delle “trimestrali”: ottobre è un mese nel quale la maggioranza delle aziende americane comunicherà i guadagni del terzo trimestre. Gli “earnings” trascinano tanta volatilità e, visto il fatto vorrei intercettare una tendenza settimanale, ho scelto asset che sono esenti da questa tematica.
Qualora ci fossero dei dubbi contattatemi pure.
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci
LA MIA VISIONE SU USDCAD E SETTORE ENERGY: ANALISI INTERMARKETBuongiorno a tutti.
Il 23 settembre 2022 pubblicavo un’analisi dal titolo “EURUSD: il grafico guida da seguire per chi vuole speculare sul cambio valutario”, ai link:
•
Nella stessa andavo a creare uno spread, “ZQZ2022-IZ2022”. Esso aveva diverse funzioni:
• Utile per trovare dei punti di entrata ed uscita a mercato sul cambio EURUSD (all’interno dell’analisi spiego come)
• Utile per confermare la tendenza della stessa copia forex
• Utile per ricercare delle divergenze che successivamente si sarebbero potute ripercuotere su EURUSD
Nell’analisi di oggi proporrò numerosi grafici utili per chi vuole investire:
• Sul tasso di cambio USDCAD (Dollaro Americano/Dollaro Canadese)
• Sul settore energetico statunitense (ETF XLE)
Illustrerò i seguenti concetti:
• La correlazione tra dollaro canadese e petrolio
• Perché il dollaro canadese è considerata una valuta risk on?
• Analisi del ciclo economico nel quale ci ritroviamo
• La correlazione tra dollaro statunitense e aggressività della Federal Reserve
• Il dollaro USA come bene rifugio
• La mia visione di breve periodo sul cambio USDCAD
• Le correlazioni del settore energetico
• La mia visione di breve periodo sul settore energetico
Buona lettura.
LA CORRELAZIONE TRA DOLLARO CANADESE E PETROLIO
Una delle correlazioni intermarket più chiacchierate nell’incrocio tra mondo valutario e quello delle materie prime è senz’altro quella tra dollaro canadese (ticker 6C1!) e petrolio (ticker CL1!):
Il grafico settimanale mostra come la valuta e la materia prima siano legati da una correlazione positiva (all’apprezzarsi di uno, si rafforza l’altro), specialmente dal 2004 ai giorni nostri.
Il motivo è presto spiegato grazie alle informazioni datate 2021 reperibili nel sito ufficiale della Energy Information Administration (EIA,https://www.eia.gov/international/analysis/country/CAN), la principale agenzia del sistema statistico federale degli Stati Uniti responsabile della racconta, analisi e diffusione delle informazioni sull’energia (carbone, petrolio, natural gas, energie elettriche, rinnovabili e nucleari):
• Il Canada è un esportatore netto della maggior parte delle materie prime energetiche. Il Paese risulta il quarto produttore mondiale di petrolio. La grafica sottostante mostra come i livelli di produzione della stessa materia prima energetica siano aumentati negli ultimi anni
• Il 97% delle esportazioni di petrolio greggio del Canada sono state inviate negli Stati Uniti, il 2% in Europa, 0.2% nell’America centrale e del sud mentre il restante 0.2% in altri paesi
• Si stima che il 10% del PIL canadese sia dipendente proprio dall’esportazione del crude oil. Da questo dovrebbe convenire il fatto che lo stesso prodotto interno lordo sia correlato ai prezzi del petrolio; questo è visualizzabile a livello grafico? Vediamolo insieme, servendoci del future sul petrolio CL1! E CAGDP (Canada gross domestic product) messi a disposizione da Tradingview:
La correlazione diretta tra i due è lampante:
• Dal 2000 al 2008 il prezzo del petrolio aumentò da 26$ circa a 146$, con il contemporaneo aumento del PIL canadese da 674B a 1.52T
• Dal 2008 al 2009, complice la recessione indotta dai mutui sub-prime, il petrolio crollò perdendo oltre il 70% del suo valore; il CAGDP arrivò a valori di 1.38T
• La successiva ripresa economica (2009-2014) fece rialzare il crude oil che oscillò a valori superiori degli 80$, con aumento del PIL canadese a 1.84T
• Dal 2014 al 2016 la successiva caduta dell’oro nero accompagnò il ribasso del pil canadese che arrivò a valori di 1.51T
• La stessa situazione si ripete negli archi 2016-2019, recessione 2020 e successiva ripresa economica 2020-2021
È doveroso sottolineare come il prezzo della materia prima energetica sia un “leading indicator” per il GDP canadese. Per chi non lo sapesse, un leading indicator non è altro che un indicatore anticipatore in grado di “predire” l’evolversi di un particolare contesto economico (in questo caso, il CAGDP).
PERCHE’ IL DOLLARO CANADESE È CONSIDERATA UNA VALUTA RISK ON?
All’interno delle mie analisi faccio spesso dei riferimenti a due climi di mercato opposti tra loro:
• Il risk on, caratterizzato dall’appetito al rischio
• Il risk off, caratterizzato da una bassa (o nulla) propensione allo stesso
L’influenza di questi due particolari scenari non impatta solamente sui mercati azionari e obbligazionari, bensì anche sul mondo del forex. Il dollaro canadese, nella fattispecie, è considerato “risk on”, ossia tende ad essere acquistato e ad apprezzarsi quando gli investitori sono propensi a “rischiare”. Il motivo è spiegato dalle correlazioni che ora vi mostrerò.
• CORRELAZIONE TRA DOLLARO CANADESE E VIX
Uno degli strumenti prìncipi utilizzati per misurare l’umore sui mercati è senz’altro il VIX, l’indice di volatilità dell’S&P500, conosciuto come l’indice di “paura”; il motivo? I ribassi del benchmark azionario sono accompagnati da un contemporaneo apprezzamento del VIX stesso.
Correlando (a livello settimanale) l’indice con la currency è possibile osservare una correlazione inversa specialmente marcata dal 2008 al 2016 e dal 2018 ad oggi.
Da questo ne conviene che il dollaro canadese si apprezza in quei momenti nei quali la volatilità sull’S&P500 (e quindi la paura) tende a scendere, motivo per il quale può essere etichettata come “valuta risk on”.
• CORRELAZIONE TRA PETROLIO E INDICE DI RISCHIO XLY/XLP
Un altro motivo per il quale il CAD è considerata una valuta ad alto rischio è legato alla sua correlazione con il petrolio, osservata precedentemente. È vera l’affermazione secondo la quale anche la materia prima energetica ha carattere risk on? Dalla grafica in alto sembrerebbe di sì vista la sua correlazione positiva con l’indice di rischio XLY/XLP. Il motivo per il quale esiste quest’ultima correlazione è da ricercare nei cicli economici:
La seconda metà della fase 2, la 3, la 4 e la prima metà della fase 5 del ciclo economico sono da considerarsi risk on; all’interno delle stesse i settori ciclici, che beneficiano di uno slancio economico positivo, vanno a sovraperformare le aziende del settore dei beni di prima necessità, o difensivi. Da ciò cosa ne conviene?
• Nelle fasi “2.5”,3 ,4 e nella prima metà della 5 l’indice di rischio XLY/XLP tende ad avere carattere rialzista
All’interno dello stesso contesto economico il petrolio tende ad avere lo stesso tipo di carattere. Il motivo? Uno slancio economico positivo si traduce in un aumento di domanda da parte di imprese e consumatori e, basandosi il crude oil sulla legge della domanda e dell’offerta:
• Quanto più alta è la domanda, tanto più il prezzo del petrolio tenderà a mostrare carattere rialzista
Vista la correlazione tra il dollaro canadese e petrolio e tra petrolio e indice di rischio XLY/XLP, ne conviene che anche il CAD dimostrerà forza negli stessi contesti economici della materia prima e dell'indice di rischio, ossia in tutti quei momenti risk on del ciclo economico; spero di aver chiarito il concetto!
I MOTIVI PER IL QUALI IL DOLLARO CANADESE È RIBASSISTA
Qual è il motivo per il quale il CAD è ribassista? È senz’altro l’ambiente risk off che attanaglia i mercati e che si ripercuote in maniera diretta sul petrolio. Esso, a sua volta, ha intrapreso un trend ribassista da giugno 2022, scontando una minor domanda a causa di possibili recessioni che andrebbero a colpire varie parti del mondo. C’è un motivo ulteriore, come ho spiegato nel paragrafo precedente: la fase del ciclo economico! Infatti:
Ci ritroviamo ora all’interno della fase 6 del ciclo economico all’interno della quale le tre principali asset classes registrano cattive performance. Questo è confermato dal grafico successivo:
Azioni, obbligazioni e materie prime sono ribassiste!
LA CORRELAZIONE TRA DOLLARO STATUNITENSE E AGGRESSIVITA’ DELLA FED
Nella precedente analisi riguardante EURUSD spiegavo come il dollaro fosse strettamente dipendente dalla politica monetaria della Federal Reserve, con particolare riferimento alla sua aggressività. Questo è mostrato da due correlazioni:
• CORRELAZIONE TRA DOLLARO E FUTURE FEDERAL FUND SCADENZA DICEMBRE 2022
La correlazione inversa tra il dollaro americano e il future federal fund scadenza dicembre 2022 mostra come la stessa valuta sia dipendente dalle scelte di politica monetaria della Federal Reserve; infatti, quanto più il future segnava (a partire da marzo-maggio 2021) nuovi minimi, tanto più il dollaro si rafforzava.
• CORRELAZIONE TRA DOLLARO E RENDIMENTO DEL TITOLO DI STATO USA A 2 ANNI
La correlazione diretta tra la valuta e il rendimento del titolo di stato a 2 anni conferma ciò che ho espresso precedentemente. Il motivo? Il rendimento del titolo di stato a 2 anni è influenzato dalle decisioni di politica monetaria della FED; più nel particolare, alla sua aggressività è associato un rialzo del rendimento e viceversa, ad un suo atteggiamento più passivo, un rendimento in calo; dunque, il rialzo del dollaro in concomitanza al rialzo del rendimento indica come la valuta sia fortemente influenzata dalla Federal Reserve.
Se qualcuno avesse dubbi sul fatto che “US02Y” sia influenzato da Jerome Powell e dalla sua “organizzazione”, osservi la seguente grafica:
Fatte tutte le dovute considerazioni, qual è il catalizzatore che al momento sta influenzando il dollaro americano? Sicuramente la Federal Reserve! Ma anche…il VIX!
IL DOLLARO USA COME BENE RIFUGIO
Non è più una novità il fatto che il dollaro sia diventato, negli ultimi mesi, il miglior bene rifugio in circolazione. Questo è dimostrato dalla sua correlazione diretta con il VIX:
• Quanto più aumentano le incertezze e le paure da parte degli investitori, tanto più sale il VIX e, vista la correlazione positiva, tanto più si rafforza il dollaro, comportandosi dunque da bene rifugio.
CONCLUSIONI SU USDCAD: LA MIA VISIONE DI BREVE PERIODO
Ci tengo a specificare che, per breve periodo, intendo da qualche settimana a pochi mesi.
Osservato il fatto che il dollaro canadese:
• È correlato positivamente al petrolio e quest’ultimo è ribassista
• È correlato inversamente al VIX ed esso si mantiene dal 2022 al di sopra dei 20 punti (spartiacque tra l’alta e la bassa volatilità)
• È correlato positivamente all’indice di rischio XLY/XLP ed esso è ribassista:
• Non dovrebbe statisticamente restituire buone prestazioni visto il ciclo economico che stiamo attraversando
Osservato il fatto che il dollaro americano:
• È dipendente dalla politica monetaria della Federal Reserve e quest’ultima si sta dimostrando di mese in mese aggressiva
• Ha una correlazione positiva con il VIX
• Si sta comportando da bene rifugio
• Ha una correlazione inversa con l’indice di rischio XLY/XLP
Sperando di avervi trasmesso tutto ciò di cui ho discusso attraverso l’analisi intermarket, quale potrà mai essere la mia visione sul cambio USDCAD con un arco temporale di qualche settimana/pochi mesi?
• Long USD
• Short CAD
Da questo ne conviene il fatto che se volessi cercare delle opportunità su USDCAD, le cercherei in long e non in short!
LE CORRELAZIONI NEL SETTORE ENERGETICO
Per fornirvi una mia visione sul settore energetico statunitense andrò a sfruttare le correlazioni che ora vi mostrerò:
• LA CORRELAZIONE DIRETTA TRA XLE E PETROLIO
Il grafico settimanale mostra la forte correlazione positiva tra petrolio e settore energetico; cosa si può dedurre da ciò?
• Le aziende che appartengono al settore energetico sono fortemente dipendenti dal prezzo del crude oil
• LA CORRELAZIONE POSITIVA TRA SETTORE ENERGETICO E ASPETTATIVE DI INFLAZIONE A 10 ANNI
Esiste una correlazione positiva tra settore energetico e aspettative di inflazione; in particolare:
• Il settore energy tende ad avere buone performance quando le aspettative di inflazione aumentano
Il motivo è da ricercare all’interno delle fasi del ciclo economico, infatti:
Le aspettative di inflazione si innalzano durante le fasi di slancio economico, identificate dall’aumento di domanda di beni e servizi da parte di aziende e consumatori; nelle stesse fasi il petrolio, per i motivi spiegati nei paragrafi precedenti, tende ad avere delle buone performance.
Per cui:
Esiste una correlazione diretta tra settore energetico e aspettative di inflazione a 10 anni perché queste ultime si muovono in maniera diretta rispetto al petrolio, al quale, come abbiamo visto, il settore energetico è correlato positivamente. Infatti:
CONCLUSIONI SUL SETTORE ENERGETICO: LA MIA VISIONE DI BREVE PERIODO
La mia visione di breve periodo sul settore è short perché:
• Se il petrolio è ribassista e il settore energy è pesantemente correlato ad esso, non potrò avere una visione rialzista su quest’ultimo
• Le aspettative di inflazione a 10 anni sono ribassiste, influenzate in negativo dal pesante rialzo dei tassi di interesse che hanno proprio lo scopo di combattere il consumer price index:
Buon weekend, Matteo Farci
EUR/USD: LO SPREAD DA SEGUIRE PER CHI VUOLE SPECULARE Buongiorno a tutti.
Qual è il motivo per il quale il dollaro statunitense si palesa molto più forte rispetto all’euro dagli inizi di giugno 2021? Quale catalizzatore seguire per avere un indicatore oggettivo di “sentiment” sul tasso di cambio EURUSD? Questo è l’obiettivo dell’analisi: cercare di fornirvi un “grafico guida” che possa indirizzarvi qualora decideste di aprire operazioni a mercato sulla stessa copia forex.
Prima di trattare l’argomento riguardante il grafico guida cercherò di trasmettere i seguenti concetti:
• Il rapporto diretto tra tassi di interesse applicati dalla Federal Reserve e rendimenti dei titoli di stato americani
• Come i tassi di interesse rendono più attraenti i titoli di stato USA
• Il rapporto tra titoli di stato, U.S Dollar e tassi di interesse
• Lo spread tra i Federal Funds Futures scadenza dicembre 2022 e i Three Month Euribor Futures scadenza dicembre 2022
• Come ho utilizzato lo spread per speculare sul tasso di cambio
Buona lettura.
IL RAPPORTO DIRETTO TRA TASSI DI INTERESSE E RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO
All’interno della grafica potete osservare due linee di prezzo:
• Quella in nero rappresenta il livello dei tassi di interesse applicati dalla Federal Reserve dall’estate del 1971 ad oggi (ticker “USINTR”)
• Quella in rosso mostra i rendimenti del decennale americano (ticker “US10Y”)
Ogni qualvolta la FED ha innalzato i tassi di interesse (all’interno dei rettangoli di color azzurro) i rendimenti sui titoli di stato a 10 anni sono, di pari passo, aumentati. È anche vero il contrario (all’interno dei rettangoli di color verde): ai ribassi degli stessi il rendimento del decennale ha sofferto, creando degli impulsi ribassisti.
Il coefficiente di correlazione conferma ciò appena discusso: il rapporto tra i due si mantiene dagli anni ’80 in territorio diretto, salvo qualche breve picco in territorio inverso (ognuno dei quali indicato da dei rettangolini di color verde).
Che informazione chiave bisogna trarne? Che i tassi di interesse e i rendimenti del decennale americano hanno un rapporto diretto tra loro:
• All’apprezzarsi di uno corrisponde il rafforzamento dell’altro
Prendendo in considerazione il rendimento del titolo di stato a due anni (quello che più risponde a dinamiche riguardanti le politiche monetarie), possiamo osservare una correlazione ancora più forte:
I picchi di correlazione inversa che mostra il rapporto tra “US02Y” e i tassi di interesse hanno intensità notevolmente inferiore rispetto a quelli osservati nella grafica precedente. Il motivo è semplice: come ho scritto qualche riga fa, il rendimento del titolo di stato a due anni è più correlato alle decisioni di politica monetaria.
COME IL RIALZO DEI TASSI DI INTERESSE RENDONO PIU’ ATTRAENTI I TITOLI DI STATO AMERICANI
Un titolo di Stato è un titolo di debito emesso dal governo di una particolare Paese. Per quale motivo uno Stato emette queste particolari obbligazioni? Per finanziarsi.
Il meccanismo di funzionamento degli stessi è estremamente semplice ed intuitivo.
Acquistare un titolo di stato equivale a prestare del denaro al Paese emittente, che definiremo debitore; il creditore (ossia chi acquista il titolo di debito) guadagnerà attraverso degli interessi, riconosciuti sotto forma di cedola e successivamente, alla scadenza dell’obbligazione, si vedrà restituito l’intero ammontare di denaro prestato precedentemente; a titolo di esempio:
• Immaginiamo di acquistare un titolo di stato a 100$ con scadenza a 1 anno con tasso di interesse al 2%: il nostro guadagno, dopo un anno, sarà di 102$
Negli ultimi 13 anni abbiamo avuto archi temporali con tassi di interesse americani relativamente bassi:
Dal 16 dicembre 2008 al 30 novembre 2015 gli stessi rimanevano ancorati a 25 punti base in maniera tale da permettere un più facile accesso al credito (e quindi ai prestiti) con lo scopo di rafforzare l’economia che usciva dalla pesante crisi dei mutui-subprime. Nello stesso arco temporale, l’oscillazione del rendimento del decennale è stata di 2.65 punti percentuali.
Stessa situazione tra il 2020 e il 2022:
Dal 15 marzo 2020 al 28 febbraio 2022 i tassi di interesse presentavano un valore tradotto in 25 punti base (tanto bassi per permettere all’economia americana di riprendersi dopo la terribile pandemia che tutto il mondo ha vissuto); nello stesso arco temporale, il rendimento del decennale ha avuto un’escursione media di 1.38 punti percentuali.
Consideriamo ora archi temporali coincidenti con degli aumenti dei tassi:
Tra il 2015 e il 2019 essi vennero aumentati da 25 a 250 punti base.
I rendimenti del decennale oscillarono tra valori percentuali di 1.5 e 3.2, con oscillazione media del 2.37%.
Consideriamo ora il ciclo dei rialzi 2004-2006, quando essi passarono da 100 a 525 punti base:
In quei due anni il rendimento del decennale oscillò tra il 3.9% e il 5.2%, con oscillazione media intorno ai 4.5 punti percentuali.
Guardando ai giorni nostri? Da marzo 2022 al 21 settembre la Fed traduce la sua aggressività in un innalzamento dei tassi da 25 a 325 punti base:
In quei pochi mesi l’oscillazione media si è attestata a 2.65 punti percentuali.
Arriviamo ora al vero concetto da estrapolare da questo paragrafo: perché il rialzo dei tassi di interesse rende più attraenti i titoli di stato per gli investitori? Perché gli stessi, acquistando i titoli di debito a rendimenti più alti, guadagnerebbero di più dalle cedole!
Infatti:
• Acquistando titoli di stato dal 2008 al 2015 (quando i tassi stagnavano a 25 punti base) avrebbero guadagnato attraverso interessi di circa 2.65 punti percentuali
• Acquistando titoli di stato dal 2020 al 2022 (con tassi stagnanti a 25 punti base) avrebbero guadagnato attraverso cedole di circa 1.38 punti percentuali
• Durante il ciclo di rialzi da 25 a 250 punti base del 2015-2019 il guadagno medio si sarebbe attestato intorno al 2.37%
• Tra il 2004 e il 2006, prima della bolla immobiliare, gli interessi pagati sarebbero stati intorno a valori del 4.5% (con rialzi dai 100 ai 525 punti base)
• Da marzo 2022 al 21 settembre 2022 gli interessi medi pagati avrebbero sfiorato il 3%
È quindi scontato come i titoli di stato siano più convenienti quando forniscono interessi più elevati.
Tuttavia...attenzione!
Ho spesso espresso il concetto del “RISCHIO=RENDIMENTO”:
• Quanto maggiore è l’interesse o il rendimento riconosciuto su un’obbligazione, tanto più è grande il rischio al quale ci si espone acquistandola
Questa eguaglianza non vale se si parla di titoli di stato governativi americani. Il motivo?
Il Paese America presenta rating AAA, giudizio che indica la quasi totale impossibilità che la stessa nazione registri un default e non riesca a rispettare le obbligazioni con i creditori. Gli USA sono considerati talmente tanto stabili dal punto di vista creditizio tanto che i titoli di stato emessi dal tesoro, in particolare proprio il decennale preso in considerazione negli esempi, rappresentano un bene rifugio, ossia un asset che tende ad apprezzarsi durante momenti di crisi finanziarie/economiche/geopolitiche (come, ad esempio, l’oro).
L’eguaglianza “RISCHIO=RENDIMENTO” vale per tutte quelle obbligazioni che presentano rating inferiore alla “tripla A”, ossia per quelli emittenti che non garantiscono una credibilità finanziaria tanto forte quanto quella americana.
IL RAPPORTO TRA IL DOLLARO AMERICANO, TITOLI DI STATO E TASSI DI INTERESSE
È probabile che dagli inizi del 2022 sentiate o leggiate la frase:
“L’aumento dei tassi di interesse impatta positivamente su una valuta, rafforzandola”
Che significato ha questa frase? Provo a spiegarlo.
Abbiamo visto come il rialzo dei tassi di interesse impatti “positivamente” sui titoli di stato, aumentandone il relativo rendimento e rendendoli più appetibili; quanto più essi saranno attraenti, tanto la domanda degli investitori aumenterà; non parlo propriamente di investitori americani, bensì di investitori provenienti da ogni angolo del globo.
Dipingiamo ora uno scenario: immaginiamo che diversi investitori europei, inglesi e giapponesi vogliano acquistare titoli di stato del tesoro americano ad alti rendimenti; le loro valute di riferimento saranno l’euro, la sterlina britannica e lo yen giapponese, mentre la valuta di riferimento per i titoli di debito desiderati è senza dubbio il dollaro americano; questo cosa vuol dire? Gli stessi investitori dovranno cambiare le loro valute di riferimento (euro, yen e sterline) in dollari americani, in quanto le stesse obbligazioni sono commercializzate attraverso quest’ultima valuta. Questo a cosa equivale? Ad un aumento di domanda di valuta statunitense. Basandosi essa (anche) sulla legge della domanda e dell’offerta, quanto più essa viene richiesta, tanto più il suo valore, in linea teorica, dovrebbe incrementare.
Da ciò si può dedurre dunque che un aumento dei tassi di interesse impatti positivamente sui titoli di stato, apprezzandone i relativi rendimenti che, come conseguenza, andrebbero a valorizzare a loro volta il dollaro americano. Questo è vero? Proviamo a spiegarlo attraverso una grafica che metta in rapporto l’aumento degli interest rates con il US Dollar:
Ho utilizzato dei rettangoli di color azzurro per indicare tutti i cicli di rialzi dei tassi di interesse e le relative correlazioni con il dollaro.
La correlazione tra loro appare “mista”, ossia a tratti diretta e ad altri inversa; questo significa che è vero che i tassi di interesse impattano su una valuta, ma non sono l’unico “catalizzatore” da considerare, dal momento in cui la currency stessa risente dell’influenza di altri fattori, tra i quali, ad esempio, il suo ruolo di bene rifugio.
IL “GRAFICO GUIDA” DA SEGUIRE QUALORA SI VOLESSERO APRIRE POSIZIONI SUL CAMBIO EURO/DOLLARO
Quali sono i motivi per i quali il dollaro statunitense si palesa molto più forte rispetto all’euro dagli inizi di giugno 2021? A parer mio sono tre:
• Decisioni di politica monetaria
• Dollaro come bene rifugio
• Conflitto Russia-Ucraina
Per quanto riguarda il primo punto, possiamo affermare con certezza che la Federal Reserve sia sempre stata, nell’ultimo anno, più “aggressiva” della Banca Centrale Europea; ciò in cosa si è tradotto? In un aumento dei tassi di interesse più aggressivo in America (325 punti base) che in Europa (125 punti base).
Per quanto riguarda il secondo punto, è risaputo come il dollaro americano sia un bene rifugio, ossia un asset acquistato in momenti di turbolenza sui mercati; a conferma di questa ipotesi giunge in aiuto la correlazione diretta tra la stessa
valuta e il VIX:
Dall’estate del 2021 la valuta e l’indice di volatilità dell’S&P500 sono correlati positivamente, per cui:
• Al salire delle turbolenze, il dollaro si apprezza
Per quanto riguarda il terzo punto, è scontato che l’Europa sia più esposta al conflitto di quanto non lo sia l’America viste le diverse dipendenze dal gas, motivo per il quale è lecito aspettarsi una debolezza maggiore sull’euro rispetto al dollaro (dal momento che la forza espressa da una valuta è chiaramente dipendente dalla stabilità dello Stato che la emette).
Quando ho deciso di creare un grafico guida ho pensato essenzialmente a questi tre punti, in particolare:
“Come posso crearmi una guida che possa inglobare al suo interno questi tre “market movers”?
La risposta è stata:
Lo spread tra i Federal Funds Futures scadenza dicembre 2022 e i Three Month Euribor Futures scadenza dicembre 2022 (ZQZ2022-IZ2022)
I due futures appena citati sono contratti finanziari che rappresentano l’opinione del mercato su dove si troverà il tasso di interesse applicato dalla banca centrale al momento della scadenza del contratto (in questo caso, a dicembre). In particolare:
• Il tasso sui Fed Funds è il tasso sui prestiti interbancari overnight per le riserve in eccesso delle banche commerciali
• Il tasso di interesse Euribor a 3 mesi è l’interesse al quale le banche europee si prestano in maniera reciproca fondi in euro con scadenza a 3 mesi
Perché ho il parere che questi due futures abbiano inglobato i tre punti trattati precedentemente?
Sono dei futures e, come tali, è possibile specularci. Gli investitori che hanno mosso gli stessi contratti alla stessa scadenza a determinati valori (95.9 per i federal fund e 97.7 per gli euribor) avranno sicuramente tenuto conto delle diverse influenze che il mondo economico/finanziario/geopolitico ha nei riguardi dell’America e dell’Europa, ragion per cui:
• Nelle speculazioni sugli Euribor avranno sicuramente tenuto conto del conflitto Russia-Ucraina al quale si collega il relativo prezzo del gas europeo, della probabile pesante recessione che potrebbe avvolgere la stessa nazione e ciò, tradotto, si materializza in un prezzo del contratto scadenza dicembre 2022 a 97.7
• Nelle speculazioni sui Federal Funds avranno tenuto conto di altri fattori come, ad esempio, l’aggressività della FED, trascinando il prezzo del contratto scadenza dicembre 2022 a 95.9
È doveroso considerare un ulteriore aspetto: la libertà di rialzo dei tassi di interesse della Federal Reserve è ben più ampia rispetto a quella della Banca Centrale Europea. Il motivo è legato al fatto che, al momento, è più probabile una pesante recessione in Europa che non in America; se nutriste dei dubbi, pensate al fatto che l’America, al contrario dell’Europa, non sta combattendo una crisi energetica.
Esprimo questa considerazione per un semplice motivo: sappiamo che il rialzo dei tassi di interesse ha lo scopo di rallentare un’economia con la funziona di abbassare l’inflazione. Se è vero ciò, come potrebbe la BCE alzare in maniera pesante il costo del denaro dal momento in cui si potrebbe prospettare una pesante recessione? È improbabile lo faccia.
In cosa si traduce questo? In quello che stiamo vivendo da inizi 2022: tassi di interesse americani ben più alti rispetto a quelli Europei.
Nel terzo paragrafo dell’articolo spiegavo come il valore di una valuta è legata al tasso di interesse applicato dalla sua banca centrale di riferimento per la serie dei motivi che voi stessi avete osservato.
Se è vera questa informazione e se fosse vero il fatto che i futures mostrati inglobano all’interno di essi tutte le informazioni precedentemente descritte, uno spread tra questi ultimi potrebbe essere correlato al cambio Euro/Dollaro?
Direi di sì. La correlazione tra lo spread ed EURUSD è positiva, tranne qualche picco di correlazione negativa episodico.
Alcune informazioni sullo spread:
• Quanto più esso registra dei ribassi, tanto più il mercato sconta una FED più aggressiva rispetto alla BCE
• Quanto più esso registra dei rialzi, tanto più il mercato sconta una FED meno aggressiva rispetto alla BCE
• Lo spread ingloba al suo interno le aspettative sulle politiche monetarie americane ed europee, influenzate a loro volta dal conflitto Russia-Ucraina, dai livelli di inflazione e dalle probabilità di recessione
I primi due punti possono essere spiegati dalla grande correlazione diretta tra lo stesso spread e lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato tedeschi a due anni e gli stessi americani alla stessa scadenza (DE02Y-US02Y):
Come spesso sottolineo, sono i titoli di stato a scadenza due anni che subiscono più di altri l'influenza delle politiche monetarie, infatti:
• Quanto più lo spread registra dei ribassi, tanto più il mercato sconta una FED più aggressiva della BCE, tanto più il rendimento del titolo di stato USA a 2 anni sovraperforma quello tedesco alla stessa scadenza
• Quanto più lo spread sale, tanto più il mercato sconta una BCE più aggressiva della FED, tanto più il rendimento del titolo di stato tedesco a 2 anni sovraperforma quello americano alla stessa scadenza
Lo spread potrebbe essere utilizzato per diversi scopi, tra i quali:
• Come conferma della tendenza del cambio Euro/Dollaro
• Per ricercare delle divergenze che potrebbero ripercuotersi successivamente sul cambio valutario
Cosa voglio intendere con questi ultimi due punti? Avendo capito ciò che lo spread ingloba al suo interno, è lecito pensare che se EURUSD dovesse continuare a rimanere correlato allo stesso, continuerebbe a seguire lo stesso “binario”; se dovessero iniziare a crearsi delle divergenze tra i due? A quel punto sarebbe lecito pensare che, a titolo di esempio, esista la possibilità che il cambio valutario stia iniziando a seguire nuovi “sentiment”, non più necessariamente legati alle diverse aggressività della FED e della BCE o legati a tutti i diversi punti trattati in precedenza.
COME HO UTILIZZATO LO SPREAD PER SPECULARE SUL TASSO DI CAMBIO
Arriviamo dunque all’ultimo paragrafo, dove descriverò passo passo una strategia di trading basata proprio sullo spread descritto, in cui ho impostato dal 2021 delle operazioni al ribasso sulla copia forex.
La stessa è simile ad una che avevo pubblicato sul Bitcoin, che potete trovare al link:
•
1. Ho selezionato lo spread "ZQZ2022-IZ2022" e ho applicato allo stesso due medie mobili:
• Una a 15 periodi (in blu)
• Una a 30 periodi (in verde)
2. Ho calcolato il coefficiente di correlazione tra lo spread ed EURUSD in maniera tale da intercettare i “momenti” di correlazione positiva tra i due. Essi iniziano il 3 marzo 2021:
Il passaggio della media veloce al di sotto di quella lenta (death cross) mi forniva il punto di entrata a mercato su EURUSD (in short); il successivo passaggio della media veloce al di sopra di quella lenta (golden cross) mi forniva il punto di chiusura della posizione precedentemente aperta.
Il mio obiettivo era quello di intercettare una forte tendenza al ribasso su EURUSD dal momento in cui la moneta statunitense avrebbe offerto tassi di interesse ben più alti di quelli che avrebbe offerto, da lì a qualche mese, l’euro. L’operazione potrebbe essere ricondotta ad una di “carry trade”:
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci
ANALISI INTERMARKET SETTORE DELLA MODA: QUANDO ACQUISTARE?Buongiorno a tutti.
L’articolo che voglio proporvi presenterà il settore azionario dell’abbigliamento, del lusso e della moda.
Le aziende che andrò a menzionare saranno le americane:
• Ralph Lauren
• Foot Locker
• Nike
• Capri Holdings
Dopo una breve presentazione delle diverse società mi servirò dell’analisi intermarket per andare a creare degli indici di forza con un unico obiettivo:
“In che particolari contesti le stesse aziende vanno a performare bene?”
Lo scoprirete all’interno dell’articolo.
Buona lettura.
RALPH LAUREN CORPORATION
Ralph Lauren Corporation è un’azienda statunitense operante nel settore dell’abbigliamento, del marketing e della distribuzione dei prodotti in quattro categorie: abbigliamento, casa, accessori e profumi.
L’azienda presenta diversi marchi:
• Polo Ralph Lauren
• Ralph Lauren Collection
• Lauren Ralph Lauren
• Double RL
• Denim & Supply
• Ralph Lauren Childrenswear
• Chaps e Club Monaco
Il segreto dei capi prodotti dall’azienda? La vasta gamma di tagli e stili disponibili, tutti pensati per soddisfare le diverse esigenze e i diversi gusti.
La società è stata fondata dallo stilista americano Ralph Lauren nel 1967. Esso risulta il 158° uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 6.6 miliardi di dollari.
Presenta una capitalizzazione di mercato di 6.39 miliardi e ha circa 13500 dipendenti. La sede principale si trova a New York.
Sito ufficiale dell’azienda: www.ralphlauren.de
FOOT LOCKER
È un’azienda specializzata di capi e calzature sportive. Con sede principale a New York, vanta 2800 negozi al dettaglio in 28 paesi tra i quali America, Europa, Asia, Australia e Nuova Zelanda. I diversi marchi compresi sono:
• Foot Locker
• Kids Foot Locker
• Champs Sports
• Eastbay
• Atmos
• WSS
• Sidestep
È stata fondata nel 1974 ed ha una capitalizzazione di mercato di 3.6 miliardi. Si propone di ispirare e rafforzare la cultura giovanile in tutto il mondo, alimentando una passione condivisa.
Sito ufficiale dell’azienda: www.footlocker-inc.com
NIKE
Con sede a Beaverton, è una multinazionale statunitense che produce calzature, abbigliamento e accessori sportivi. L’azienda nasce nel 1964 da Phil Knight e Bill Bowerman e, ad oggi, è il più grande fornitore di attrezzature sportive al mondo.
È sponsor tecnico di diverse squadre di calcio, tra le quali:
• Barcellona
• Atletico Madrid
• Liverpool
• Chelsea
• Tottenham
• Inter
• PSG
È molto conosciuta per la linea di calzature sportive Air Jordan nata nel 1984, ispirata al campione di pallacanestro Michael Jordan.
Vanta più di 70mila dipendenti in tutto il mondo e ha una capitalizzazione di mercato di 171 miliardi.
Sito ufficiale dell’azienda: www.nike.com
CAPRI HOLDINGS LIMITED
Capri Holdings Limited è una holding fondata da Michael Kors nel 1981 con sede nelle Isole Vergini britanniche che opera nel settore della moda e del lusso, vendendo in tutto il mondo vestiti, scarpe, orologi, borse e diversi accessori di lusso.
Nel 2017 la holding acquisisce il marchio Jimmy Choo (azienda britannica di alta moda fondata nel 1996 dallo stilista cino-malese Jimmy Choo e dall’imprenditrice Tamara Mellon) per 900 milioni di sterline e successivamente, nel 2018, Versace¬ (orgoglio italiano, fondata nel 1978 dallo stilista Gianni Versace e condotta dopo la sua morte dalla famiglia, nella quale spicca la figura di Donatella Versace).
La holding presenta una capitalizzazione di mercato di 6.6 miliardi e vanta all’attivo 9700 dipendenti.
Sito ufficiali delle aziende della holding:
• Michael Kors: www.michaelkors.it
• Versace: www.versace.com
• Jimmy Choo: row.jimmychoo.com
COME CREARE DEGLI INDICI DI FORZA CON LO SCOPO DI INTERCETTARE I MOMENTI NEI QUALI LE DIVERSE AZIENDE REGISTRANO, STATISTICAMENTE, DELLE BUONE PERFORMANCE
I miei lettori hanno appurato nel corso dei mesi quanto io faccia particolare affidamento su quelli che definisco “indici di rischio”. Essi non sono altro che degli indici di forza relativa tra svariati asset che hanno la funzione di indicare quando una particolare società, materia prima, obbligazione o currency tende ad avere delle buone o delle cattive prestazioni.
Il motivo per il quale vado a costruirli?
• Per avere una visione chiara dell’appetito al rischio degli investitori (quanto gli investitori sono disposti a rischiare sul mercato?)
• Per avere dei dati oggettivi e non soggettivi
• Perché qualsiasi articolo io scriva è sempre giustificato da una grande curiosità che, nel tempo, si è trasformata nella mia più grande passione
In questo articolo ne creerò uno per ogni azienda presentata con lo scopo di indicare tutti quei momenti nei quali ognuna di esse dovrebbe, in linea logica, performare bene.
RALPH LAUREN: INDICE DI FORZA XRT/GC1!
L’indice di forza che utilizzerò per Ralph Lauren sarà quello tra l’ETF SPDR S&P Retail e l’oro.
• L’ETF SPDR S&P Retail, mostrato nella figura successiva, fornisce visibilità al segmento della vendita al dettaglio:
L’ETF ingloba al suo interno aziende che operano nel campo della vendita al dettaglio di abbigliamento, di automobili, di computer ed elettronica, grandi magazzini, vendita al dettaglio di generi alimentari e farmaci, ipermercati, supermercati e svariati negozi specializzati. Ralph Lauren è integrata all’interno di questo settore nonostante non faccia parte del paniere dell’indice.
• L’oro non ha bisogno di presentazioni:
Perché la mia scelta sulla creazione dell’indice di rischio è ricaduta su questi due asset?
L’ETF sul settore retail è da considerare “risk on” e tende ad apprezzarsi quando gli investitori hanno una maggiore propensione al rischio; l’oro, dal canto suo, è il bene “risk off” per eccellenza, andando a reagire bene quando la propensione al rischio da parte degli attori del mercato è bassa o totalmente assente.
Per dimostrarvi il tutto graficamente andrò a correlare l’ETF ed il gold con l’indice di volatilità VIX:
A picchi del VIX corrispondono, metaforicamente parlando, picchi di paura/incertezza degli investitori; in quelli stessi momenti, quali sono i riflessi sull’ETF? Ribassi e/o ritracciamenti!
Diversa la situazione se si considera l’oro:
Nonostante la correlazione tra il metallo prezioso e l’indice di paura si mantenga in territorio misto, è innegabile il fatto che lo stesso metallo registri buone prestazioni quando le preoccupazioni sul mondo finanziario prendono piede.
In conclusione, che informazioni ingloba al suo interno l’indice di rischio XRT/GC1!?
• Quando si apprezza, gli investitori sono disposti a rischiare ed acquistano (attraverso svariati strumenti finanziari) aziende del campo retail
• Quando si deprezza, gli investitori non sono propensi al rischio e tendono ad acquistare i cosiddetti “beni rifugio” ai quali appartiene l’oro
Questi ultimi due punti sono dimostrati dalla correlazione inversa tra l’indice di rischio e il VIX:
La logica vuole che Ralph Lauren registri statisticamente delle buone performance in corrispondenza dei rialzi dell’indice di rischio ad essa associato. Questo è vero?
Direi di sì. A livello settimanale è possibile constatare che ai rialzi tendenziali dell’indice l’azienda americana registra delle buone performance; è vero anche il contrario: quando l’oro tende a sovraperformare il settore retail in maniera tendenziale, Ralph Lauren presenta delle prestazioni negative.
Negli 11 indicatori di rischio che prendo spesso in considerazione all’interno delle mie analisi è presente quello sul rapporto tra le aziende cicliche (XLY) e quelle difensive (XLP). Quando le cicliche sovraperformano le difensive il clima è da considerarsi risk-on, viceversa risk off; ciò è dimostrato nel grafico settimanale che segue:
Quando il VIX (e quindi la “paura” degli investitori) tende a salire XLP sovraperforma XLY, dando vita al cosiddetto “risk off” dei mercati (zone evidenziate nel grafico da rettangoli di color azzurro); viceversa, quando il VIX percorre delle traiettorie ribassiste o comunque si mantiene a valori inferiori dei 20 punti (che è lo spartiacque tra l’agitazione e la tranquillità degli attori del mercato) XLY sovraperforma XLP, dando spazio al “risk on”.
La correlazione inversa tra l’indice di forza e l’indice di volatilità certifica ciò di cui ho appena discusso.
Questo trova conferma nelle performance positive e negative di RL?
Si! La grafica chiarisce ogni dubbio.
FOOT LOCKER: INDICE DI FORZA FL/SPHB
L’indice di forza che utilizzerò per Foot Locker è quello tra la stessa azienda e l’ETF sulle azioni ad alta volatilità (FL/SPHB).
Di “SPHB” ne ho discusso svariate volte all’interno dei miei canali: esso non è altro che l’Invesco S&P500 High Beta ETF.
Allocazione settoriale del paniere:
• 40.4% Information Technology
• 26.6% Consumer Discretionary
• 9.2% Financials
• 6.6% Communication services
• 6.4% Healthcare
• 2.2% Materials
• 1.1% Energy
• 0.9% Consumer staples
Le prime 10 partecipazioni sono costituite da:
• 1.41% ON Semiconductor Corp
• 1.38% Enphase Energy Inc
• 1.24% Nvidia Corp
• 1.23% Advanced Micro Devices Inc
• 1.18% Paycom Software Inc
• 1.18% Epam Systems Inc
• 1.17% Fortinet Inc
• 1.14% Monolithic Power Systems Inc
• 1.13% Paypal Holdings
• 1.11% Kla Corp
Per maggiori informazioni riguardanti l’ETF consultare il link www.invesco.com
Perché utilizzare questo indice di forza?
Tre grafiche fa mostravo come in risk on il settore dei beni ciclici sovraperformava quello dei beni difensivi. In quello stesso sentiment di mercato, le aziende ad alto beta sovraperformano il benchmark di riferimento S&P500; sarò più chiaro utilizzando due grafiche:
• La correlazione diretta tra l’indice di rischio XLY/XLP ed SPHB/S&P500 indica che quando gli investitori preferiscono acquistare aziende cicliche rispetto ad altre difensive, le aziende ad alto beta tendono a sovraperformare l’S&P500
• La correlazione inversa tra il VIX ed SPHB/S&P500 indica che quando la volontà degli investitori di rischiare sale, il VIX registra dei ribassi e, contemporaneamente, le aziende ad alto beta sovraperformano l’S&P500
Perché le aziende ad alto beta vanno tipicamente a sovraperformare il benchmark di riferimento in risk on? Perché il loro beta, superiore ad 1, si riferisce alla volatilità che le stesse società presentano rispetto al benchmark stesso. Per dire:
• Immaginiamo che l’S&P500 si muova per trenta giorni di fila realizzando un +1% ogni seduta; dopo trenta sedute, avrà registrato un +30%. Prendiamo in considerazione tre aziende con un beta di 1.2; esse si muoveranno 1.2 volte l’S&P500 ad ogni seduta, motivo per il quale dopo un mese di contrattazioni avranno registrato ognuna un rialzo di 36 punti percentuali.
Avendo dunque compreso queste due importanti informazioni, quale può essere il mio ragionamento? Andare a creare un ulteriore indice di forza, stavolta tra Foot Locker e le aziende ad alto beta (FL/SPHB), andando a compararlo con l’indice di rischio XLY/XLP.
Mi interessa visualizzare a livello grafico tutti gli archi temporali di risk on (quando XLY guadagna rispetto a XLP) nei quali Foot Locker sovraperforma le aziende ad alto beta. Perché ciò?
Se è vero che SPHB registra buoni rialzi in risk on come abbiamo visto prima, è altrettanto vero che se negli stessi climi di mercato Foot Locker sovraperforma SPHB allora è altamente probabile che lo stesso retailer, in quelli stessi archi temporali, performerà alla grande.
Infatti:
Ogni qualvolta Foot Locker sovraperforma le aziende ad alto beta in risk on, registra delle ottime performance.
CAPRI HOLDINGS LIMITED, NIKE E SPREAD OBBLIGAZIONARI
Per intercettare quei momenti nei quali le ultime aziende americane della lista dovrebbero registrare delle buone performance, mi servirò di due spread obbligazionari societari particolari:
• Per quanto riguarda Nike, lo spread obbligazionario tra rendimenti di obbligazioni emesse da società con rating A e rendimenti di obbligazioni emesse da società con rating AAA (BAMLC0A3CAEY-FRED:BAMLC0A1CAAAEY)
• Per quanto riguarda Capri Holdings Limited, lo spread obbligazionario tra rendimenti di obbligazioni emesse da società con rating BBB e rendimenti di obbligazioni emesse da società con rating AAA (FRED:BAMLC0A4CBBBEY-FRED:BAMLC0A1CAAAEY)
Sarò ora più chiaro.
Uno spread obbligazionario non è altro che una differenza tra rendimenti di due obbligazioni diverse, che esse siano corporate o governative. A titolo di esempio, uno spread obbligazionario è il famoso spread BTP-BUND, discusso qualche tempo fa al link:
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Qualche mese fa scrivevo un’analisi riguardante le obbligazioni societarie (o corporate), dove discutevo dei diversi ratings assegnati alle aziende da parte delle agenzie di ratings (Fitch, Moody’s e Standard and Poors):
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Vi consiglio di darci un’occhiata in maniera tale da avere una visione più chiara.
Per fare un breve riepilogo, i ratings non sono altro che dei giudizi assegnati alle società. Essi variano in base alla solidità e alla solvibilità che esse presentano:
Per chi non lo sapesse, la solvibilità aziendale rappresenta la capacità di un’azienda di onorare le obbligazioni assunte con i creditori; in parole povere, esprime la capacità di una società di riuscire a ripagare i propri debiti, restituendo i capitali avuti in prestito (dai creditori, appunto).
I giudizi varieranno dunque in base al grado di solvibilità. L’agenzia Fitch, ad esempio, li assegna in questo modo:
• Tutte le società con stabilità finanziarie robuste che presentano probabilità di default praticamente nulle hanno rating AAA. Il rischio al quale un investitore si espone qualora acquistasse obbligazioni della stessa qualità è vicino allo zero.
• Società con fortissime capacità di restituire il debito presenteranno ratings AA+, AA e AA-
• Società con forti capacità di onorare le obbligazioni assunte presenteranno ratings A+, A e A-
• I ratings BBB+, BBB e BBB- sono assegnati ad aziende che presentano un rischio medio-basso
• Società con rischi medio-alti di non riuscire a ripagare i debiti ai creditori presenteranno ratings BB+, BB E BB-
• I ratings B+, B e B- sono assegnati ad aziende vulnerabili; il rischio che presentano le obbligazioni emesse è alto
• Il rating CCC denota la possibilità di default, motivo per il quale il rischio è elevato
• Il rating D indica un’azienda “insolvente”, ossia non capace di ripagare i propri debiti
Che giudizi presentano Capri Holdings Limited e Nike secondo l’agenzia Fitch?
• CPRI: BBB-
• NKE: A+
Ho specificato varie volte come il rischio di un’obbligazione sia associato al suo rendimento:
• Quanto più è alto il rischio al quale ci si espone acquistando un bond, tanto più il rendimento riconosciuto sarà alto.
Osservando i ratings delle due aziende, dobbiamo dunque aspettarci rendimenti più alti per le obbligazioni “BBB” rispetto a quelle “A”. Ciò è vero?
Direi di sì. Quelle BBB rendono il 5.34%, le altre 4.69%.
Secondo lo stesso ragionamento, i rendimenti delle obbligazioni corporate di qualità AAA saranno ancora più bassi. Infatti:
Il loro rendimento è di 4.16 punti percentuali.
È proprio basandomi sulla qualità del credito emesso dalle due aziende che andrò a crearmi due spread, chiamati “spread obbligazionari”.
Come minuendo degli spread utilizzerò i rendimenti delle obbligazioni BBB (CPRI) e A (NKE) mentre come sottraendo i rendimenti delle obbligazioni aventi rating AAA. Il motivo è semplice:
• Quanto più i rendimenti delle obbligazioni BBB ed A cresceranno rispetto a quelle AAA, tanto più il rischio associato a Nike e Capri Holdings Limited sarà alto.
Immaginate lo spread obbligazionario come un metro di paragone:
• Quanto più i rendimenti delle due aziende si distaccheranno in positivo rispetto a quelle “AAA”, tanto più esse saranno considerate rischiose, ragion per cui la probabilità che in quelli stessi momenti le stesse registrino buone performance saranno scarse. Per quale motivo? Le società aventi ratings AAA (come Microsoft) vengono prese come punto di riferimento dal momento in cui sono le più forti dal punto di vista creditizio. Per cui, metaforicamente parlando, il concetto sarebbe:
“Quanto Capri Holdings Limited e Nike stanno diventando rischiose rispetto al punto di riferimento Microsoft?”
È necessario applicare lo stesso identico concetto che avevo spiegato all’interno dell’analisi riguardante lo spread BTP-BUND:
“Quanto più il rendimento del decennale italiano si discosta in positivo rispetto a quello tedesco, tanto più l’Italia è percepita rischiosa rispetto alla Germania. Perché? Perché la nazione tedesca, a livello europeo, è la più forte e credibile, tanto da essere utilizzata come metro di riferimento”
Per concludere, per l’uguaglianza RISCHIO = RENDIMENTO del mondo obbligazionario, quanto più il rendimento di Capri Holdings e Nike crescerà rispetto a quello di Microsoft, tanto più il rischio percepito per le aziende di abbigliamento e lusso sarà alto.
Infatti:
Da inizi 2022 possiamo notare una correlazione inversa tra lo spread “A-AAA” e Nike: quanto più lo spread si allarga, percorrendo una traiettoria rialzista, tanto più Nike verrà percepita rischiosa dagli investitori, tanto più essa registrerà delle cattive prestazioni. Quali potrebbero essere i momenti positivi per Nike in cui sfruttare lo spread?
Quando lo stesso registra delle contrazioni, come mostrato nei rettangoli di color rosso. In quelle condizioni, l’azienda di calzature e articoli sportivi registra delle buone prestazioni.
Stessa identica cosa per Capri Holdings Limited:
• Si imposta lo spread obbligazionario “BBB-AAA” e lo si correla all’azienda:
• Quando lo spread si dilata, la holding di lusso tende ad avere delle prestazioni negative
• Quando lo spread si contrae, la holding di lusso tende ad avere delle prestazioni positive
Utilizzare degli spread obbligazionari per intercettare quei momenti nei quali le aziende performano positivamente o negativamente è un modo a parer mio fantastico di utilizzare l’analisi intermarket; tuttavia, è doveroso fare delle precisazioni:
• La qualità del credito emesso da un’azienda può variare nel tempo per cui è necessario monitorare di settimana in settimana se quello stesso rating è rimasto invariato. Se esso non lo fosse, si dovrebbe dunque rimodificare lo spread obbligazionario.
Esempio: per Nike vi ho mostrato lo spread “A-AAA”. Se alla stessa società il mese prossimo venisse assegnato un rating CCC, si dovrebbe considerare lo spread “CCC-AAA”
• Il coefficiente di correlazione tra un particolare spread e l’azienda ad esso associata si deve necessariamente mantenere in territorio negativo
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Il mio utilizzo dell’analisi intermarket non deriva soltanto dalla curiosità di scoprire come gli asset finanziari siano legati l’uno rispetto all’altro, ma anche dalla necessità di creare dei particolari indici che aiutino il mio stile di investimento a scegliere le aziende migliori nel momento migliore all’interno dei più svariati contesti economico-finanziari.
Questo era l’obiettivo dell’articolo: fornirvi una chiave di lettura diversa sull’intermarket analysis, motivo per il quale spero apprezziate.
Se dovessi acquistare le aziende menzionate nell’articolo farò sicuramente riferimento agli indicatori a voi mostrati.
Questa è solo la prima analisi riguardante il settore della moda e dell’abbigliamento. Le prossime aziende che analizzerò saranno le europee:
• LVMH (Moet Hennessy Louis Vuitton SE), proprietaria di oltre 80 marchi di aziende di alta moda tra le quali Louis Vuitton, Christian Dior, Bulgari, DKNY, Fendi, Cèlice, Givenchy, Kenzo, di orologi come Tag Heuer, di gioielli come Tiffany & Co., di vini e liquori come Moet & Chandon, Veuve Clicquot, Hennessy, di editoria come Le Parisien e di distribuzione come Sephora e, tra le altre cose, di alberghi di lusso.
• KERING, che possiede diversi marchi come Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen, Bottega Veneta, Boucheron, Brioni e Pomellato
• Adidas
Buon weekend, Matteo Farci.
COME HO "MODELLATO" IL CONCETTO DI "CICLO ECONOMICO"Salve.
Dopo aver discusso la prima parte dell’argomento riguardante i rendimenti (o tassi di interesse) reali e le aspettative di inflazione del mercato, oggi discuterò la seconda parte dello stesso, che io reputo di vitale importanza per due motivi:
• Conoscerlo aiuterà ad inquadrare il particolare scenario economico
• Saper inquadrare il particolare scenario economico aiuterà nella scelta dei propri investimenti
• Con la conoscenza dell’argomento è possibile rimodellare il concetto di “ciclo economico”, andando a perfezionarlo
L’analisi avrà titolo:
COME RIMODELLARE IL CONCETTO DI “CICLO ECONOMICO” GRAZIE ALLO STUDIO DELLE 4 FASI DEL RENDIMENTO REALE
Qualora non aveste letto la prima parte dell’argomento vi consiglio di farlo poiché considero esso “propedeutico” per la seconda parte; vi rilascio il link:
•
Buona lettura.
LE 4 FASI DEL RENDIMENTO REALE
È probabile che tanti di voi siano convinti che l’unico ciclo esistente nel mondo dell’economia e della finanza è uno ed uno solo, ossia il ciclo economico, rappresentato nella grafica che segue:
Il modello del ciclo economico, che non è altro che un’alternanza di diverse fasi caratterizzate da una differente intensità economica, viene costruito in base a determinati parametri:
• Livelli del PIL
• Livelli di occupazione/disoccupazione (mercato del lavoro)
• Livelli di produzione (legati in maniera diretta al PIL)
• Performance delle diverse asset class (mercato azionario, obbligazionario e materie prime)
Si è scoperto che anche il “rendimento reale” si muove in maniera ciclica. Ricordo come esso derivi dalla formula:
RENDIMENTO REALE = RENDIMENTO NOMINALE – ASPETTATIVE DI INFLAZIONE (TASSO DI BREAKEVEN)
L’espressione è di vitale importanza in quanto le 4 fasi sono costruite e spiegate grazie al variare della stessa, in particolare:
• Al variare delle aspettative di inflazione
• Al variare dei rendimenti reali
La grafica renderà il tutto più chiaro:
1. La fase 1 è caratterizzata da un aumento delle aspettative di inflazione coincidente con dei rendimenti reali in calo
2. La fase 2 è caratterizzata da un aumento delle aspettative di inflazione coincidente con dei rendimenti reali in aumento
3. La fase 3 è caratterizzata da un calo delle aspettative di inflazione coincidente con dei rendimenti reali in aumento
4. La fase 4 è caratterizzata da un calo delle aspettative di inflazione coincidente con dei rendimenti reali in calo
Costruirò ora le 4 fasi, cercando di essere il più chiaro possibile.
Voglio specificare che prenderò come riferimento la scadenza a 10 anni (rendimento reale e aspettative di inflazione a 10 anni).
FASE 1
La fase 1 è caratterizzata da un aumento delle aspettative di inflazione e dal rendimento reale in calo.
Quale sarà il comportamento del rendimento nominale, ossia del rendimento del decennale americano (US10Y)? Possiamo scoprirlo “manovrando” l’espressione matematica:
RENDIMENTO REALE = RENDIMENTO NOMINALE – ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
- RENDIMENTO NOMINALE = -RENDIMENTO REALE – ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
RENDIMENTO NOMINALE = RENDIMENTO REALE + ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
Utilizzando i ticker di tradingview, l’espressione diventerebbe:
(TNX-T10YIE) = TNX – T10YIE
Dove:
- (TNX-T10YIE) = RENDIMENTO REALE
- (TNX) = RENDIMENTO NOMINALE
- (T10YIE) = ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
Operando nello stesso modo illustrato poche righe fa, otteniamo:
(TNX-T10YIE) = TNX – T10YIE
-TNX = -(TNX – T10YIE) – T10YIE
TNX = (TNX -T10YIE) + T10YIE
Immaginiamo di assegnare al rendimento reale e alle aspettative di inflazione:
• Un segno + quando essi si trovano nella fase in cui sono “rialzisti”
• Un segno – quando essi si trovano nella fase in cui sono “ribassisti”
Come abbiamo visto all’inizio del paragrafo, nella fase 1 le aspettative di inflazione sono “rialziste” mentre i rendimenti reali “ribassisti”, per cui:
RENDIMENTO NOMINALE = +-
RENDIMENTO NOMINALE = 0
Il risultato “zero” sta a testimoniare una neutralità, motivo per il quale possiamo affermare che i rendimenti nominali sono neutrali.
Tutto chiaro?
Ho spiegato varie volte come i rendimenti di un’obbligazione si muovano inversamente al loro prezzo, per cui: se i rendimenti del decennale si mantengono neutrali, che andamento avranno i titoli di stato? Si muoveranno anch’essi in territorio neutrale!
IL PARTICOLARE SCENARIO ECONOMICO NEL QUALE POSSIAMO OSSERVARE LA FASE 1
Per inquadrare il particolare scenario economico nel quale è possibile osservare la fase 1 si deve ragionare in funzione di due parametri:
1. Le aspettative di inflazione che si alzano
2. I rendimenti nominali (ossia i rendimenti del decennale) che rimangono neutrali
In che ciclo economico si osservano queste dinamiche? Direi tra la fase 2 e la fase 3 del ciclo economico:
Il mezzo tra le fasi 2 e 3 del ciclo economico (indicati nella grafica precedente da un cerchio di color rosso) si osservano tra la fine di una recessione e l’inizio di una ripresa economica. In questo contesto le azioni di politiche monetarie da parte della FED sono accomodanti:
• Si riducono i tassi di interesse in maniera da permettere un accesso al credito più facile
• Si applicano le manovre del Quantitative Easing con lo scopo di “immettere” liquidità nel mercato (o, come spesso si è detto dopo l’ultima recessione, si “inonda il sistema di denaro”
Per questo motivo, le aspettative di inflazione iniziano a salire (il mercato inizia a scontare un’inflazione più alta poiché una ripresa economica e l’aumento congiunto della domanda dei beni porta ad un aumento del CPI); i rendimenti nominali rimangono neutrali: da considerare il fatto che i bond, tra il ciclo economico 2 e 3, tendono ad avere delle performance neutrali/rialziste, come mostra l’ultima grafica condivisa.
Lo scenario appena descritto corrisponde al periodo aprile 2020-agosto 2020. Questo è dimostrato dalla grafica seguente:
La grafica conferma ciò appena discusso.
Per quanto riguarda le performance del dollaro USA, esse registrano delle perdite. Il motivo è semplice: la politica ultra accomodante della FED ha lo scopo di stimolare l’economia con l’immissione di denaro (sotto forma di acquisto di titoli di stato governativi e corporate). Immettere denaro all’interno di un sistema economico significa “aumentare” l’offerta dello stesso; dal momento che anche il valore di una valuta è legata alla dinamica della domanda e dell’offerta (come le materie prime), ciò significa che a delle politiche ultra-accomodanti corrispondono performance negative della moneta; infatti:
La grafica conferma!
Come ho scritto poco fa, l’immissione di denaro da parte della FED avviene anche attraverso l’acquisto di obbligazioni corporate (obbligazioni societarie), sia investment grade (obbligazioni societarie poco rischiose emesse aziende con bilanci forti) che high yield (obbligazioni societarie ad alto rischio emesse da aziende con un rischio di default relativamente alto). Che performance hanno registrato le stesse nel periodo aprile 2020-agosto 2020?
Hanno registrato delle performance positive, definite dai due trend rialzisti dei due etf.
A chi porta benefici porta un dollaro debole? Sicuramente ai Paesi emergenti, che sono tutti quei Paesi in via di sviluppo (e di cui un giorno scriverò delle analisi). Essi hanno debiti in dollari americani, motivo per il quale un indebolimento della moneta universale coincide con un più facile ripagamento degli stessi. Possiamo affermare che nel periodo aprile 2020-agosto 2020 i mercati emergenti ne abbiano effettivamente beneficiato?
Direi di si!
Possiamo dunque aggiornare la grafica riguardante le 4 fasi del rendimento reale:
FASE 2
Nella fase 2 abbiamo un aumento delle aspettative di inflazione ed un aumento dei rendimenti reali. Sfruttando l’espressione matematica di cui ho discusso all’inizio del paragrafo precedente, come si comporteranno i rendimenti nominali?
RENDIMENTO NOMINALE = RENDIMENTO REALE + ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
RENDIMENTO NOMINALE = ++
RENDIMENTO NOMINALE = 2
Il numero 2 sta ad indicare rendimenti nominali rialzisti. Dal momento che essi si muovono inversamente al prezzo dell’obbligazione associata, possiamo affermare che, nella fase 2, i titoli di stato sono ribassisti.
IL PARTICOLARE SCENARIO ECONOMICO NEL QUALE POSSIAMO OSSERVARE LA FASE 2
Per inquadrare il particolare scenario economico nel quale si sviluppa la fase 2, possiamo ragionare come fatto in precedenza, ossia in termini di aspettative di inflazione e rendimenti nominali.
Quand’è che le aspettative di inflazione iniziano ad influire su un rialzo dei rendimenti nominali? Quando l’economia di un Paese inizia a surriscaldarsi; più robusta è una ripresa, maggiore sarà l’inflazione trasportata. Inoltre, l’inflazione diventa un problema per gli investimenti obbligazionari: che senso ha per gli operatori detenere obbligazioni se poi, a scadenza delle stesse, il guadagno sarà completamente eroso dallo stesso consumer price index? Avrebbe poco senso; è così che gli investitori scaricano le obbligazioni che, per il rapporto inverso descritto precedentemente, spingono al rialzo i rendimenti.
Possiamo affermare che la fase 2 è riscontrabile tra la fase 4 e la fase 5 dei cicli economici, ossia nello stesso arco temporale in cui le banche centrali agiscono utilizzando una particolare manovra monetaria con lo scopo di “raffreddare” un’economia; essa è definita “tapering” (riduzione di acquisto di obbligazioni, traducibile in una “decelerazione degli acquisti previsti dal Quantitative Easing”):
Lo scenario appena descritto corrisponde al periodo agosto 2020-dicembre 2021. Questo è dimostrato dalla grafica seguente? Vediamolo:
Possiamo osservare come le aspettative di inflazione in aumento siano effettivamente seguite da dei rendimenti nominali rialzisti; non osserviamo tuttavia dei rendimenti reali rialzisti. Il motivo? Non sempre la finanza segue, come si suol dire, “alla lettera”, quello che esprimono i libri, e questo ne è un esempio.
Quale potrebbe essere il comportamento del dollaro americano in questo contesto? Dal momento che, come ho detto prima, il suo valore è (anche) legato alla legge della domanda e dell’offerta, un tapering abbasserebbe la sua offerta nel mercato, motivo per il quale si dovrebbe apprezzare. Questo è accaduto?
Si, è accaduto. Il valore della moneta, tuttavia, non si è mosso di pari passo con i rendimenti nominali e le aspettative di inflazione (come avevamo osservato nella fase 1) bensì qualche mese dopo, in particolare a fine maggio 2021 circa. Da considerare un ulteriore aspetto: è probabile che in questa fase il mercato inizi a scontare il futuro rialzo dei tassi di interesse, con un apprezzamento ulteriore della moneta stessa.
Per quanto riguarda le performance del mercato obbligazionario, esse sono neutrali.
Il motivo risiede nel fatto che i libri di economia e finanza insegnano che tra le fasi 4 e 5 del ciclo economico i bond non registrano delle buone prestazioni (in teoria dovrebbero essere ribassisti).
Guardando il lato mercati emergenti, le prestazioni sono neutral-ribassiste:
Il motivo è la loro correlazione con il dollaro: più esso tende a rafforzarsi (come abbiamo visto due grafiche fa), più risulta difficile per i mercati emergenti ripagare i debiti. I trend infatti sottolineano ciò: è un caso che tutti e tre gli etf condivisi nella grafica abbiano iniziato ad intraprendere una traiettoria ribassista da luglio 2021, in concomitanza con il rafforzamento del US Dollar? Direi di no.
Il motivo per il quale l’etf sulle obbligazioni high yield ha registrato performance peggiori rispetto a quelle investment grade è dovuto al diverso rischio delle stesse:
• Le high yield sono obbligazioni emesse da società con una vulnerabilità al default medio/alta, motivo per il quale è più probabile che siano tali società a non riuscire a pagare i debiti (durante un rafforzamento del dollaro) rispetto a delle società con vulnerabilità medio/bassa che emettono, appunto, obbligazioni investment grade. Come si riflette questa diversa natura tra i due etf? Gli investitori andranno a speculare maggiormente al ribasso su quello high yield rispetto all’investment grade!
Possiamo ora aggiornare la grafica riguardante le 4 fasi del rendimento reale:
FASE 3
Nella fase 3 abbiamo un abbassamento delle aspettative di inflazione ed un aumento dei rendimenti reali. Sfruttiamo l’espressione matematica per tradurre il comportamento dei rendimenti nominali:
RENDIMENTO NOMINALE = RENDIMENTO REALE + ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
RENDIMENTO NOMINALE = +-
RENDIMENTO NOMINALE = 0
I rendimenti nominali dovrebbero muoversi in territorio neutrale.
IL PARTICOLARE SCENARIO ECONOMICO NEL QUALE POSSIAMO OSSERVARE LA FASE 3
Lo scenario economico nel quale possiamo osservare la terza fase del ciclo del rendimento reale è senz’altro quello che stiamo vivendo da inizi 2022, che possiamo collocare con approssimazione tra la fase 5 e la fase 6 dei cicli economici:
In questo scenario le banche centrali iniziano a restringere ulteriormente il credito e, dopo aver iniziato il tapering tra la fase 4 e 5 del ciclo economico, iniziano a rialzare i tassi di interesse; il motivo di tale mossa? Le fasi 2,3,4 e 5 del ciclo economico sono quelle in cui un’economia si riprende da una recessione, riparte e successivamente si espande trascinando con sé un aumento dell’inflazione (ultimo dato di giugno +9.1% a/a).
Lo strumento in mano alla Federal Reserve utile a combattere un’inflazione galoppante è la manipolazione dei tassi di interesse: alzando essi le imprese, i consumatori e, più in generale, noi individui che costituiamo un’economia, saremo più scoraggiati nel richiedere dei prestiti. Questo si riflette sulla “quantità di moneta circolante all’interno di un sistema economico”: più essa cala, più l’inflazione dovrebbe muoversi in tandem alla stessa. È da specificare che un aumento dei tassi influisce negativamente sulle aspettative dello stesso dato macroeconomico, infatti la grafica che segue mostra come tale affermazione sia confermata:
Le aspettative di inflazione a 10 anni del mercato, dopo aver raggiunto un picco al 3.02% il 21 aprile 2022, si trovano ora al 2.34%. I rendimenti del decennale che, per la letteratura, dovrebbero essere neutrali, si trovano tutt’ora in territorio rialzista (nonostante essi abbiano, al momento, raggiunto un picco il 14 giugno a 3.5 punti percentuali). Ci troviamo tutt’ora a vivere all’interno della fase 3 del ciclo del rendimento reale e tra le fasi 5 e 6 del ciclo economico, motivi per i quali dovremmo aspettare che tale situazione si concretizzi per perfezionare la stessa grafica.
Il rialzo dei tassi di interesse ha un effetto benevolo sul dollaro, confermato dalla grafica:
Il motivo risiede nel fatto che una moneta con un tasso di interesse più alto è più attrattiva agli occhi degli investitori; non è un caso che quelle con un tasso più alto siano le più acquistate sul mercato; l’acquisto è direttamente legato alla legge della domanda e dell’offerta:
• Maggiore è la richiesta di un bene, maggiore sarà il suo incremento di prezzo
Ecco il motivo dell’apprezzamento della moneta statunitense. Questo apprezzamento si riflette in maniera negativa sui mercati emergenti, per i motivi già trattati nei paragrafi precedenti:
Anche i bond americani societari registrato delle perdite dovute al fatto che la stessa asset class, tra la fase 5 e 6 del ciclo economico, registra delle brutte prestazioni:
Aggiorniamo la grafica riguardante le 4 fasi del ciclo del rendimento reale:
FASE 4
Nell’ultima fase del ciclo del rendimento reale ritroviamo dei rendimenti reali in calo, seguiti a braccetto dalle aspettative di inflazione, anch’esse in calo. Per l’espressione matematica, anche i rendimenti nominali dovrebbero presentarsi ribassisti:
RENDIMENTO NOMINALE = RENDIMENTO REALE + ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
RENDIMENTO NOMINALE = --
RENDIMENTO NOMINALE = -2
IL PARTICOLARE SCENARIO ECONOMICO NEL QUALE POSSIAMO OSSERVARE LA FASE 4
1. Rendimenti nominali (ricordate, del decennale americano) ribassisti stanno ad indicare un acquisto degli stessi titoli di stato
2. Un ulteriore abbassamento delle aspettative di inflazione certifica gli effetti derivati dall’inasprimento della politica monetaria della Federal Reserve che, con il rialzo dei tassi, ha abbassato l’inflazione
3. Il decennale americano è, come spesso ho specificato all’interno delle mie analisi, un bene rifugio, ossia un titolo di stato che, in determinate condizioni economico finanziarie di deterioramento, viene acquistato
Dal momento che le aspettative di inflazione salgono nelle fasi 2,3,4 e 5 del ciclo economico (ripresa e successiva espansione economica) e dal momento che il decennale è appunto un bene rifugio, dove possiamo collare all’interno dello stesso schema del ciclo economico la fase 4 del ciclo del rendimento reale? Direi in maniera approssimativa a circa la metà della fase 1 del ciclo economico:
Come potete osservare, la fase 4 si colloca in quel particolare contesto economico definito “recessione”. Nello stesso contesto, le performance delle obbligazioni societarie dovrebbero essere in linea teorica positive (meglio le investment grade che le high yield, dal momento che nello stesso scenario economico le aziende che dichiarano bancarotta sono innumerevoli, specie quelle che emettono le stesse obbligazioni “junk”).
Il dollaro dovrebbe presentarsi neutrale il che darebbe fiato ai mercati emergenti che, vista la correlazione inversa con la stessa moneta, dovrebbero registrare delle prestazioni neutral-ribassiste:
Quando saremo testimoni di tale fase, completerò l’analisi con allegate delle grafiche specifiche.
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci.
COME MISURARE LE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE E I TASSI REALIBuongiorno a tutti.
Dopo aver trattato diverse analisi riguardanti il mondo obbligazionario (che potete trovare all’interno del profilo), tra le quali:
• Titoli di stato governativi
• Curva dei rendimenti
• Tips
• Obbligazioni societarie investment grade e high yield
• Spread obbligazionario ad alto rendimento
• Spread BTP-BUND
• Correlazione tra obbligazioni e diverse asset class (materie prime, dollaro, mercato azionario)
Oggi tratterò un nuovo argomento: i rendimenti (o tassi di interesse) reali e le aspettative di inflazione del mercato. Questo argomento richiede tante righe di letture, motivo per il quale ho deciso di scomporlo in tre parti; questa rappresenta la prima, vi svelerò quali sono le due seguenti a fine analisi.
Gli obiettivi dell’analisi sono i seguenti:
1. Capire la differenza tra il rendimento nominale e reale di un’obbligazione
2. Capire cosa sono i “tassi di pareggio” o “tassi di breakeven” (in parole semplici, come capire e ricercare a livello grafico quali sono le aspettative di inflazione del mercato)
3. Come costruire i grafici dei rendimenti reali
Chi legge le mie analisi sa quanto io ricorra spesso all’utilizzo dei rendimenti di varie obbligazioni (o di titoli di stato governativi) per provare a far luce su particolari dinamiche o per formulare delle ipotesi; ebbene, ogni qualvolta ho utilizzato la parola “rendimento”, mi riferivo al rendimento nominale che, come avrete capito dal titolo, non è l’unico da prendere in esame. Leggendo l’analisi che segue, avrete una visione più chiara di quello che intendo. Buona lettura.
LA DIFFERENZA TRA RENDIMENTO NOMINALE E REALE DI UN’OBBLIGAZIONE
Ho intenzione di iniziare questo paragrafo con un esempio tanto semplice quanto chiaro, in maniera tale da rendere l’analisi alla portata di tutti.
Immaginiamo oggi 19 luglio di acquistare un titolo di stato del governo americano con scadenza 5 anni. Al momento, il tasso di interesse riconosciuto per tale obbligazione è pari al 3.13%:
Acquistando lo stesso titolo di stato a 100$, con un tasso di interesse quindi del 3.13%, quale sarà il nostro guadagno ipotetico dopo 5 anni? Il prezzo al quale abbiamo acquistato l’obbligazione (100$) più il tasso di interesse del 3.13%. Totale: 103.13$; il guadagno sarà quindi di 3.13$.
Il guadagno realizzato è quello definito “nominale”, ossia quello che non tiene conto di eventuali effetti macroeconomici esterni che possano eroderlo.
Qual è quel dato macroeconomico legato in maniera diretta al nostro potere di acquisto? Sicuramente l’inflazione, o consumer price index. Sappiamo come l’aumento di essa impatta sul nostro portafoglio, infatti:
• Immaginando di possedere 100$ con un aumento generalizzato dei prezzi del 9.1%, quale sarà il suo valore reale?
100$ - 9.1$ = 90.9$
Questo appena discusso vale anche nell’ambito degli investimenti:
• Se il rendimento (o tasso di interesse) ottenuto annualmente attraverso una cedola da un investimento obbligazionario è pari al 3.12% ma l’inflazione si attesta al 9.1%, quale sarà il guadagno “reale”?
3.12% - 9.1% = -6%
Risulterà negativo. Il guadagno negativo del -6% ottenuto è quello definito “reale”, ossia quello che tiene conto dell’inflazione.
Quindi, ricapitolando, qual è la differenza sostanziale tra un rendimento nominale e uno reale?
• Un rendimento nominale è un tasso di interesse che non tiene in considerazione l’inflazione
• Un rendimento reale è un tasso di interesse che tiene conto del potere di acquisto e, quindi, della stessa inflazione
È fondamentale il concetto di “potere d’acquisto”:
• Più esso aumenta (proporzionalmente all’abbassarsi dell’inflazione), più aumenta la quantità di beni acquistabili
• Più esso diminuisce (proporzionalmente all’aumentare dell’inflazione), più diminuisce la quantità di beni acquistabili con la stessa quantità di denaro
È quindi necessario tener conto di determinate variabili in ambito investimenti/attività finanziarie.
COME OTTENERE I GRAFICI DEI RENDIMENTI REALI: I TASSI DI BREAKEVEN
Avrete capito leggendo dal paragrafo precedente che i rendimenti dei titoli di stato mostrati da me varie volte, con ticker:
• US03MY (rendimento del titolo di stato a 3 mesi)
• US06MY (rendimento del titolo di stato a 6 mesi)
• US01Y (rendimento del titolo di stato a 1 anno)
• US02Y (rendimento del titolo di stato a 2 anni)
• US03Y (rendimento del titolo di stato a 3 anni)
• US05Y (rendimento del titolo di stato a 5 anni)
• US07Y (rendimento del titolo di stato a 7anni)
• US10Y (rendimento del titolo di stato a 10 anni)
• US20Y (rendimento del titolo di stato a 20 anni)
• US30Y (rendimento del titolo di stato a 30 anni)
Appartengono alla categoria “rendimenti nominali”.
Come graficare invece i “rendimenti reali”?
Ho spiegato come essi si ottengano dalla differenza:
RENDIMENTO REALE = RENDIMENTO NOMINALE – INFLAZIONE
Occorre di conseguenza costruire uno spread tra il rendimento di un particolare titolo di stato ad una data scadenza e l’inflazione attesa dal mercato alla scadenza stessa. Una misura dell’inflazione attesa dagli operatori di mercato è fornita dai “tassi di breakeven”, o “tassi di inflazione di pareggio”.
L’andamento dei tassi di breakeven fornisce una stima delle aspettative di inflazione che ha il mercato.
Essi si ottengono in questo modo:
• E’ sufficiente graficare il rendimento nominale di un determinato titolo di stato ad una determinata scadenza e sottrarlo allo stesso titolo di stato “riassestato” all’inflazione
Il sito Fred Economics, consultabile al link fred.stlouisfed.org ci fornisce questi grafici. In particolare, è possibile visualizzare i tassi di pareggio (e quindi, ricordate, le aspettative di inflazione) a 5 anni, 7 anni, 10 anni, 20 anni e 30 anni:
• Aspettative di inflazione a 5 anni:
Pagina consultabile al link fred.stlouisfed.org
E’ possibile ottenere lo stesso grafico su tradingview utilizzando come ticker “T5YIE”:
Il grafico comunica il fatto che il mercato si aspetta un’inflazione a 5 anni al 2.63%
• Aspettative di inflazione a 7 anni:
Pagina consultabile al link fred.stlouisfed.org
E’ possibile ottenere lo stesso grafico su tradingview utilizzando come ticker “T7YIEM”:
Il grafico comunica il fatto che il mercato si aspetta un’inflazione a 7 anni al 2.79%
• Aspettative di inflazione a 10 anni:
Pagina consultabile al link fred.stlouisfed.org
Grafico ottenibile su tradingview utilizzando il ticker “T10YIE”:
Il mercato si aspetta un’inflazione a 10 anni al 2.37%
• Aspettative di inflazione a 20 anni:
Pagina consultabile al link: fred.stlouisfed.org
Tassi di pareggio a 20 anni su tradingview ottenibili grazie al ticker “T20YIEM”:
Il mercato si aspetta un’inflazione a 20 anni al 2.78%
• Aspettative di inflazione a 30 anni:
Pagina consultabile al link: fred.stlouisfed.org
Grafico visualizzabile su tradingview grazie al ticker “T30YIEM”:
Il mercato si aspetta un’inflazione a 30 anni al 2.47%.
Vi rilascio un ulteriore link di una pagina del sito Fred Economics dal quale potrete visualizzare le aspettative di inflazione a svariate scadenze: fred.stlouisfed.org
Sono sicuro che il link vi sarà utilissimo. Molto spesso tanti di voi mi domandano quali siano i metodi da utilizzare per capire l’entità di l’inflazione scontata dal mercato: cliccate sul link della pagina e avrete le vostre risposte.
A questo punto, dopo aver ricavato i dati dei grafici sulle aspettative di inflazione a diverse scadenze, possiamo costruire gli stessi sui rendimenti reali.
• RENDIMENTI REALI A SCADENZA 5 ANNI
Si ottengono digitando su tradingview il ticker “DGS5-T5YIE”:
Oppure sul sito Fred Economics al link fred.stlouisfed.org
• RENDIMENTI REALI A SCADENZA 7 ANNI:
Si ottengono dal ticker “DGS7-T7YIEM”:
Da Fred Economics al link fred.stlouisfed.org
• RENDIMENTI REALI A SCADENZA 10 ANNI
Sono ottenibili dal ticker “TNX-T10YIE”:
Dal Fred Economics al link fred.stlouisfed.org
• RENDIMENTI REALI A SCADENZA 20 ANNI:
Ottenibili digitando come ticker “DGS20-T20YIEM”:
Su Fred Economics al link fred.stlouisfed.org
• RENDIMENTI REALI A SCADENZA 30 ANNI:
Ottenibili attraverso l’utilizzo del ticker “DGS30-T30YIEM”:
Su Fred Economics al link fred.stlouisfed.org
Spero di essere stato chiaro esponendo l’argomento; le prossime due analisi che pubblicherò prossimamente saranno:
1. I 4 quadranti del rendimento reale (argomento utilissimo in ottica investimento per capire i trend del dollaro americano e di una vasta gamma di obbligazioni)
2. La correlazione tra rendimenti reali e Oro
Grazie per l’attenzione e buona giornata, Matteo Farci.