Powell non concede nulla ai bulls. Petrolio a picco 03.05.2023Mercati delusi dal FOMC che non solo ha alzato i tassi ma in più non ha lasciato aperto alcun spiraglio di riduzione per i prossimi mesi. La sfida alla FED da parte dei mercati continuerà?
Intanto il petrolio va a picco verso il supporto a 65, che significa?
Titoli di Stato
Andamento curva dei rendimenti Titoli di Stato e comparativaAndamento della curva dei rendimenti dato dal differenziale tra i 10Y ed i 2Y, con comparativa tra Paesi UE e Stati Uniti.
Chiariamo che le spettative di un rialzo dei tassi sono associati ad un andamento crescente della curva.
Pertanto una curva ascendete, indica che i rendimenti sono più elevati per le obbligazioni con scadenza più lunga. Per cui i rendimenti più elevati sulle obbligazioni con scadenze più lunghe sono richiesti per compensare l'inflazione e i futuri aumenti dei tassi.
Rimando ad un'analisi fatta a Febbraio'21 per maggiori approfondimenti sulle dinamiche teoriche.
In questa fase possiamo vedere che l e curve dei rendimenti in Europa hanno iniziato ad invertirsi nel Estate'22. Può sembrare strano ma i mercati hanno iniziato a valutare con anticipo, una contrazione dell'inflazione, in un contesto in cui le Banche Centrali, in particolare la BCE stavano alzando i tassi di interesse.
Ad inizio di questo 2023, abbiamo avuto una leggera ripresa della curva, sia in UE che in USA, ma a Marzo ha ripreso a scendere.
Ciò vuol dire che i rendimenti delle scadenze dei Titoli di Stato a lunga scadenza hanno iniziato a scendere a fronte di una loro crescita nominale. Nel mentre le scadenze brevi hanno iniziato a rende maggiormente, per una loro minor crescita.
Nell'immagine allegata, vediamo come da inizio anno , i rendimenti dei 10Y ITA siano scesi, mentre quelli del 2Y siano saliti.
RITORNA LA LIQUIDITà , MA L’INFLAZIONE…ANALISI COT REPORT del 02.04.2023
-CONTESTO
Don’t fight the FED! Sembra davvero che dal 2022 questo mantra abbia perso significato e non crediamo tanto che sia oramai più facile sfidare la FED, ma riteniamo che questa proverbiale citazione sia oramai in crisi per la mancanza di una FED da combattere.
Ebbene si , può sembrare strano a dirsi , ma in questa fase del ciclo economico non troviamo tracce di una vera guida da parte della Banca centrale americana, che di fatto si limita a seguire l’andamento dell’economia reale e a prendere contromosse, per parare i colpi piu pesanti ed aggressivi, ma senza dettare davvero il ritmo che tutti noi operatori vorremmo avere ben chiaro nella nostra mente.
Powell ha più volte ribadito che non ci saranno tagli tassi in questo 2023, e che il costo del denaro dovrà rimanere alto ancora per lungo periodo, tuttavia i Futures sui Fed Found vedono i primi tagli al costo del denaro già nel q3 di questo anno.
La FED non può essere apertamente accomodante, special modo considerata l’inflazione che sebbene stia calando, almeno secondo i dati che stiamo leggendo e ultimo il PCE di venerdi che trova un calo dei prezzi per le spese personali al +0.3% su base mensile e al 5.0% dal precedente 5.3% su base annuale, vive ancora un fortissimo effetto base, grazie al quale ogi compariamo i prezzi con il picco dello scorso 2022.
I dati dunque danno fiducia sul fronte inflattivo, e sebbene le parole della FED siamo un pericolo concreto per i mercati, l’immissione di liquidità che il balance sheet della FED evidenzia in modo chiaro, unito ad un rialzo modesto di soli 25Bp nell’ultima riunione, sembrano dare un quadro diverso.
A chi credere dunque? Da un lato la FED che minaccia ancora politiche aggressive , spalleggiata ancora da una curva dei rendimenti obbligazionari che preme per un’imminente recessione, e dall’altro lato nuova immissione di liquidità , ancora buoni consumi e un mercato del lavoro che non sembra voler indietreggiare.
Gli ultimi dati di venerdi, publicati dal BEA, mostrano un’ottima capacità degli americani di risparmiare, e non tanto per un taglio delle spese, quanto per un aumento dei redditi dovuto, secondo il report, da un valido incremento dei salari. Questo dato non depone ovviamente a favore di una lettura positiva dell’inflazione, che come appena citato, cala si nelle rilevazioni anno su anno, ma che deve fare i conti con un effetto base molto forte se considerata l’inflazione di un anno fa al +8.5%.
Ciò non di meno, i mercati festeggiano e sfidano la FED, increduli nelle parole di Powell e fiduciosi che il peggio sia oramai un lontano ricordo. La liquidità torna a fluire, le famiglie hanno redditi sostenuti ed i prezzi hanno terminato la loro corsa, su questo si fonda l’armata dei tori sul mercato che spingono su i prezzi per una delle migliori ottave di contrattazioni per questo 2023.
Come sempre questa rubrica si pone lo scopo di leggere ed interpretare anche il posizionamento delle mani forti, i non commercials sul mercato futures, attraverso il posizionamento fornito dal cot report che settimanalmente mostra l’open interest dei grandi speculatori. Beh rimanendo fedeli a questa lettura, dobbiamo osservare diverse divergenze in atto: la prima sul mondo equity , che per ora non trova nei dati questa spinta di acquisti da parte dei big players, sebbene ricordiamo che i dati analizzati sono riferiti a martedi scorso, ma si nota invece una ripartenza del comparto metalli ed energy in pieno stile risk on, seguito da un’interessante recupero del mondo obbligazionario.
L’open interest che mostra il comprato obbligazionario americano, special modo sulle scadenze brevi da diverse settimane, e in questa anche sulle scadenze piu lunghe sembra aprire la porta a potenziali inversioni , preludio ad un cambio di direzione. Come sempre il comparto obbligazionario è anticipatore dell’inversione della curva, che tuttavia al momento rimane impostata ancora per una recessione, quindi presto per cantar vittoria.
Ma procediamo con ordine:
-FOREX:
il comprato valutario è forse al omento il più confuso, con un dollaro americano incapace di fare da driver del sentiment degli operatori, che si limitano a scaricare posizioni in attesa di conferme di tassi più bassi o di una eventuale recessione. Lo scenario lascia a nostro parere poche speranze al biglietto verde, che da un lato ha politiche aggressive della FED e quindi recessione in vista, e dall’altro nessuna recessione ma taglio tassi. Al momento l’attrattiva per il dollaro Usa sembra terminata.
Si rispolverano le valute rifugio , con la moneta unica a far da apripista, con un alto OI (open Interest) dei big plaiers, seguita questa settimana dallo yen giapponese e dal franco svizzero.
EURUSD
Si rimane ancora in una buona tendenza rialzista con le mani forti che restano netti long con 145025 contratti e prezzi al test dei massimi di 1.0933. la prospettiva di una BCE ancora aggressiva che procede nei suoi piani di riduzione della liquidità pone l’Euro come valuta prediletta in questo momento e proietta i prezzi verso 1.10-1.1040. unico dubbio anche in questo caso resta l’inflazione che inizia anche in europa a calare, e che potrebbe porre il seme del dubbio nelle scelte della BCE. Tutto dunque può ancora accadere, la chiave sarà capire quanto l’effetto base inciderà nella lettura del dato inflazionistico per la BCE.
GBPUSD
Anche la sterlina sembra tornare in auge, grazie alla debolezza del dollaro americano, piu che per una vera forza della sterlina, al momento le mani dorti restano corti con 24084 contratti netti corti, e la riduzione dell’OI sembra pesare sulla price action, che porta le quotazioni a 1.2450 prime resistenze tecniche. Potremmo a questo punto credere in una fase di ampia lateralità che non porta i prezzi fuori dai trading range di 1.2450 e 1.1840.
YEN
Buono lo spolvero rialzista dello yen nelle posizioni dei large speculators, che ora si portano a -53975 contratti corti, riducendo di ben 12370 contratti la precedente posizione. La ricopertura delle posizioni yen bilancia ora il dollaro americano, rendendo di fatto neutra la price action di usdjpy che vede ferme le quotazioni a 132.75 dopo il test dei minimi di 129.85.
AUDUSD
Pesante ancora il quadro delle oceaniche, con il dollaro australiano ancora ancorato in un trading range strettissimo, sotto le resistenze di 0.6780 a ridosso della mm21 periodi daily. Il mondo dei non commercials sembra non avere idee chiare e pur rimanendo ancora netti corti con 35353 contratti short, prosegue una lenta ricopertura di posizioni. La RBA ancora non convince i mercati e sebbene anche gli ultimi dati sull’iflazione australiana siano migliorativi, i conti con l’effetto base pesa fortemente. Dal punto di vista tecnico solo una rottura di 0.6775-80 potrebbe davvero decretare la ripartenza rialzista di questo asset.
USDCAD
stabili per ora le posizioni dei large speculators sul dollaro canadese che rimangono a -56825 contratti, ma la price action anticipa già potenziali ricoperture diqueste posizioni, che grazie alla ripartenza del comparto energy sembrano dare propulsione rialzista al cad.
il quadro tecnico di usdcad pertanto spinge le quotazioni a ribasso verso le aree di minimo di 1.3225, ma la prima area di approdo supportiva di breve si colloca a 1.35 figura.
NZDUSD
Ancora incertezza sulle valute oceaniche, che al momento non risppondo alle classiche dinamiche di risk on/rickoff che di norma si evidenziano grazie alla classica correlazione diretta. Le mani forti restano netti corti con 6610 contratti , e le quotazioni faticano a superare 0.6275 prima resistenza tecnica.
USDINDEX
Sempre meno interesse per il dollaro americano, che ora si porta al test dei supporti di 102 figura, ma le posizioni dei big players vanno via via diminuendo l’interesse long, portandosi ora a 12719 contratti.
Attenzione dunque ai possibili allunghi ribassisti, oltre i supporti di 102 per approdi a 100.80 per poi andare verso nuovi minimi per questo 2023.
-EQUITY:
il comparto azionario vive una fase di euforia in netto disaccordo con il quadro di moderato risk off che mostra il valutario, e anche il posizionamento delle mani forti, al momento non rispecchia la salita dei listini americani di questa settimana.
I dati sull’inflazione sembrano aver dato un ottimo boost rialzista , che a nostro parere dovrà superare il difficile giudizio delle trimestrali Usa del q2.
I valori attesi per il p/e di questo 2023 sulle aziende Usa non porta le quotazioni degli indici molto oltre quelle attuali che risulterebbero anche già sovrastimate.
La voglia di credere nella liquidità e nel calo dell’inflazione, sembra per ora avere il dominio dei mercati, che tuttavia si copre con vix e metalli.
S&p
L’SP500 non trova nelle mani forti un riscontro tra posizionamento e price action. Le posizioni risultano ancora fortemente ribassiste con ben 224656 contratti ccorti, ma le quotazioni sembrano voler attaccare i massimi di 4180 pnt. L’alungo vissuto negli ultimi due giorni puo essere tuttavia anche attribuito ad una chiusura mensile e trimestrale, e pertanto degna di respiro. Rimane a nostro avviso chiave di lettura le trimestrali in arrivo per il q2, che saranno preludio al prossimo intervento della FED di maggio.
COMMODITIES
Le commodities vivono una fase di buono spolvero rialzista, da un lato sostenuto da un dollaro americano piu debole, che ne agevola acquisti e negoziazioni, e dall’altro anche come effetto di un’adeguata copertura dal rischio al quale ci si sta esponendo sui listini azionari.
NGAS
Il gas trova una ricopertura di ben 12484 contratti dalle profonde posizioni short che stavano dominando questo asset, e ora che le quotazioni sono in prossimita dei minmi di 2$ sembra essere un asset che ritrova interesse.
WTI
Non da meno il wti, che ora trova le quotazioni espressione della lotta tra domanda e offerta.
Da un lato la ripartenza della CINA che assorbe produzione, e dall’altra l’incognita degli USA che in caso di recessione farebbero crollare la domanda. I produttori di petrolio sono pronti in qualsiasi momento a tagliare la produzione per ribilanciare i prezzi, e qusto si evidenzia nel recupero delle quotazioni che ora vanno a 75$ barile, superano le prime resistenze dei 72$ e attaccando ora i 78$. Sarà interessante osservare eventuali attacchi ai 82$.
GOLD
Il gold rallenta la corsa , con una fase di buona compressione dei prezzi nell’intorno dei 1968$ dopo il test dei 2000$ , ma un dollaro USA debole e rendimenti obbligazionari in calo potrebbero fornire terreno fertile per prossimi allunghi rialzisti fino 2074$.
OBBLIGAZIONARIO
Il mondo obbligazionario USA, vede un ottimo interesse da aprte dei non commercials per le scadenze piu brevi come il 2 anni, che ora potrebbe essere campanello di allarme per un credo nel risk on! Gli operatori non vedono nel prossimo futuro nessuna recessione e gli acquisti di obbligaizionario , dapprima nelle scadenze piu brevi e magari poi in quelle piu lunghe potrebbe essere preludio ad un’inversione totale della curva.
Vedremo se le aree dl 3.50% del 2 ani americano saranno in grado di reggere ad ulteriori attacchi ribassisti.
Il quadro resta dunque complesso, e il comparto obbligazionario fornisce forse il verso sentiment degli operatori, che si troveranno a fare i conti con le trimestrali USA. Quindi cautela e pronti alla volatilità.
buon trading
Salvatore Bilotta
Bund - quali info?Osserviamo il mercato obbligazionario tedesco per cercare di capire le aspettative degli operatori su crisi bancaria e finanziaria. Dal punto di vista tecnico i prezzi sono al test della parte bassa del rettangolo rappresentato. Osservando indicatori/oscillatori e timeframe intraday ci sono le prime indicazioni di possibile inversione del trend. Non mi stupirei di vedere un recupero di forza con obiettivi del movimento i 144 e successivamente la parte alta del canale 147.
135 il supporto da monitorare come punto di controllo. Gli operatori di fatto scommettono su un rallentamento/fine dei rialzi della BCE in caso di peggioramento del contesto bancario, soprattutto dopo il caos Deutsche Bank.
Più INCERTEZZE , Più LIQUIDITà!ANALISI COT REPORT del 26.03.2023
-CONTESTO
Se pensavamo che il 2022 fosse stato un anno difficile sui mercati finanziari, beh il 2023 sembra anche più complesso. Avere la certezza di una fase recessiva, di un mercato orso, di banche centrali aggressive intente alla lotta all’inflazione, sembra ora uno scenario quasi idilliaco nel quale andare ad operare, se lo paragoniamo al clima di prfonda incertezza che sta dominando il 2023.
I mercati non amano le incertezze, questo è noto a tutti noi, ed in queste fasi di timore ed imprevedibilità, prendere posizioni sui mercati finanziari, può costare molto caro se non si hanno idee chiare e strategie consolidate.
Le ultime riunioni delle banche centrali hanno lasciato forti dubbi sul futuro economco mondiale ed hanno messo in evidenza solamente le profonde diversità che ci sono tra i vari blocchi geografici ed economici che sono l’America , l’Europa e L’Asia.
Da un lato l’America che dopo il terremoto della SVB vede gli operatori scommettere ancora una volta contro la FED, che per quanto voglia tentare di raffreddare gli animi, ripetendo a gran voce che non ci saranno tagli tassi per questo 2023, sembra non trovare orecchie pronte ad accogliere le sue urla!
Il terremoto che sta scuotendo il settore bancario nelle sue fondamenta da gran fiducia agli operatori che vedono come unico rimedio un dietrofront da parte della FED ed un ritorno alla liquidità.
Questo scenario in parte trova conferma nel balance sheet della FED che ancora una volta torna a crescere , bruciando nel giro di poche settimane il lavoro fatto negli ultimi mesi, di riduzione del bilancio federale.
La necessità di sostenere il comparto bancario è evidente a tutti, e garantire liquidià per tutelare i correntusti, oltre alle personali valutazioni di correttezza ed etica morale che ne possiamo dare, rimane un dato di fatto, che pone gli investitori ad uno starter per gli acquisti in massa di asset di rischio.
Tuttavia dobbiamo considerare l’assetto globale del comparto finanaziario e non limitarci ai soli States, e guardando al nostro vecchi continente gli operatori sentivano di aver trovato un porto più sicuro, con la BCE che non ha di fatto mai davvero chiuso il sostegno al debito, sebbene rimodulandolo in questi mesi, ma la fiducia nelle banche e nella capacità creditizia europea sembrava offrire porto sicuro.
Ma come sempre ricordiamo che l’economia è un sistema, e come tale ad ogni azione corrisponde spesso una reazione, e la spinta data al comparto bancario che ha visto la SVB a cadere per prima, si sta ora propagando anche in Europa con il fallimento di Credit Suisse prima e ora Deutsche Bank sotto attacco.
In questo sistema cosi fragile , in molti credono che la liquidità sia ancora una volta l’unica medicina possibile e auspicano dunque un intervento delle abnche centrali a sostegno del sistema finanziario tramite liquidità a basso costo. I tassi devono rientrare, e devono farlo rapidamente per molti operatori.
Per il momento le banche centrali smentiscono, e mantengono la linea principale di lota all’inflazione, che ricordiamo essere ancora sui massimi in molti paesi, come l?Europa ed il Regno Unito.
Le banche centrali sono messe alle strette, aspettano risposte dall’economia reale ponendo ancora ulteriore spezio tra loro e la curva del ciclo economico , preferendo una fase di attesa ad un vero e prorpio interventismo.
Attendere per capire, decidere la strada da intraprendere per combattere l’infalzione e al contempo non distruggere il sistema bancario mondiale…. Lo scenario di soft landing si allontana!
La possibilità che la FED , cosi come la BCE e le altre banche occidentali impegnate nella lotta all’inflazione, potessero giungere ad un rientro dell’inflazione nei range del 2% senza distruggere il tessuto economico sembra ora più remota che mai.
La domanda dunque ora da porsi è: se le banche centrali sono ferme, e attendono risposte dall’economia reale, dalla lettura dei dati che compongono la congiuntura macroeconomica del paese… è corretto da aprte nostra anticiparle e prendere posizioni strutturali?
Beh come sempre i mercati non regalano nulla e attendere che il quadro sia più chiaro potrebbe essere un’attesa che rende inutile poi la presa di posizione sui mercati, che potrebbero anticipare la corretta direzionalità , ma resta vero anche il contrario … come sempre il problema resta il timing.
-FOREX:
il quadro del mondo valutario , visto attraverso il posizionamento della mani forti, ci fornisce come sempre indicazioni preziose, che ci permettono di capire su quali asset i non commercial ripongono la loro fiducia.
Interessanti le dinamiche sull’euro, come per il dollaro canadese e lo yen, mentre svanisce l’interesse per il biglietto verde che rimane ancora in balia delle incertezze.
Ma procediamo con ordine:
EURUSD
Ancora alto l’interesse per i non commercials per la moneta unica, che vede 144842 contratti netti corti, dando seguito all’incremento strutturale di posizioni long partito oramai mesi fa e che guida i prezzi di eurusd verso nuovi massimi. Per ora l’area di 1.10 sembra essere baluardo oltre il quale non riusciamo ad approdare, lasciando ancora i prezzi in una fase di lateralità con i supporti a 1.0575-1.06. la tendenza rialzista di lungo perido per ora rimane confermata nella struttura delle medie mobili , ma ricordiamo che il clima di incertezza attuale potrebbe generare rapidi capovolgimenti del quadro analizzato.
GBPUSD
Più netto il range dei prezzi di gbpusd che vede i non commercials, fermo sui -20498 contratti, incrementando ancora le posizioni nette corte, ma che non portano ancora ad dinamiche interessanti sui prezzi di gbpusd, che resta relegato al range compreso tra 1.1840 e 1.25 figura.
YEN
La rinnovata necessity di asset rifugio, sembra fare da sponda allo yen giapponese, che pur non essendo un asset particolarmente brillante, vede i non commerical ridurre le loro posizioni nette corte di 8500 contratti, portandosi a -66345 contratti short. I prezzi di usdjpy mettono dunque in luce la debolezza del dollaro americano, con le quotazioni che approdano ai minimi di 129.85 , e si proiettano verso 128.figura 127.25
AUDUSD
Sebbene le posizioni nette corte dei non commericals stiano diminuendo sul dollaro australiano, le dinamiche dei prezzi ancora non confermano la nascita di una vera tendenza. L’open interest passa a -38459 contratti, ma i prezzi rimangono per ora sotto le resitenze di breva a 0.6780 e si proiettano al test dei supporti a 0.65645
USDCAD
La prima banca a rimanere ferma sulle decisioni di politica monetaria è la BOC, che preferisce attendere un quadro piu chiaro dell’economia rispetto alle decisioni prese fino ad oggi e questo non piace agli investitori che scaricano posizioni cad portadosi a -56821 contratti , dai precedenti -31715 contratti. non tarda la risposta sui mercati, che si evidenziano nelle dinamcihe di usdcad, che pur avendo un dolalro americano strutturalmente debole, ne vedono la salita delle quotazioni contro il dollaro candese. Usdcad si proietta ora al test dei massimi di 1.3860 con 1.3660 come supporto chiave di breve periodo.
USDCHF
Il franco svizzero ha invece subito da un lato le dinamcihe legate a credit suisse, ma dall’altro l’intervento della SNB ha permesso di mantenere per ora salda la fiducia, e l’aumento dei tassi di nteresse ha dato maggior vigore al franco svizzero nelle ultime setitmane.
Le mani forti riducono le posizioni corte con -7297 contratti attualmente in portafoglio, permettendo ora a usdchf di andare al test dei minimi di 0.9080, ultimo baluardo prima di assistere ad importanti affondi ribassiti che potrebbero portare al test di 0.90 e 0.8925. la tenita dei minimi resta pertanto fondamentale.
USDINDEX
Profonda indecisione per le sorti del biglietto verde, che trova le mani forti long con 14144 contratti, ma con uno scarsissimo interesse dati i 387 contratti netti che restano open interest per la settimana in analisi. I prezzi restano al momento sopra i supporti di 102.50, incapaci di allontanarsi dai prezzi di apertura di questo 2023.
-EQUITY:
NASDAQ
La Speranza di banche centrali accomodanti , che possano andare anche ad un taglio tassi in questo 2023 porta l’indice tecnologico a riprendere forza nelle quotazioni, ma ancora l’open interest delle mani forti sembra ridurre lentamente le scommesse short, che restano per ora a 5120 contratti, con una riduzione di 1352 contratti nella settimana in esame.
La forte indecisione sembra per ora propendere verso il break out dei massimi a 12801 pnt, verso i 12955
S&p
Scenario piu pessimista per l’SP500 dove le mani forti restano a 202480 contratti corti, con i prezzi che faticano a testare le aree di massimo precedente dei 4000 pnt, e dei 4082, rimanendo aconrati sotto i 4000 pnt in un gran laterale poco chiaro.
I restanti indici americani, vedono le mani forti in posizioni nette corte, con iul daq a -22148 contratti , e il russell a -44988. Non possiamo che raccomandare cautela in uno scenari cosi dinamico e fragile.
COMMODITIES
Ngas
Interessanti le dinamiche del gas, che ora vede i non commericals short di 144681 contratti, in calo di ben 3152 dalla scorsa settimana, con i prezzi che sono tronati a testare i 2.216$ area di minimo per questo marzo 2023.
Wti
Ancora in calo le posizioni sul crude oil, che passa ora a 154341 contratti long dai precedenti 176219, spinta ribbassista che porta le quotazioni a 69.20$ dopo un’afondo verso i 65.$
Palladio
Per il comparo dei metalli oggi prendiamo in esame il palladio, che vede le mani forti con -7018 contratti e quotazioni sui minimi di 1417$ non lontano dai minimi di marzo di 1351$, il che va in netto contrasto con il gold ed il silver che godono ora di una fase di fiducia per il loro aspetto di asset rifugio molto piu spinto, rispetto agli altri metalli ,come appunto il palladio.
buon trading
Salvatore Bilotta
IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO AVRà RAGIONE?IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO AVRà RAGIONE?
-CONTESTO
Giorni davvero difficili per gli operatori finanziari, giorni dove l’incertezza regna sovrana ed i cambi di sentiment sembrano essere oramai la normalità , anche in ambito della stessa seduta di contrattazione.
Il quadro più amio nel quale ci muoviamo, nn sembra aver diradato le nubi di incertezza che si erano addenzate sui mercati dopo le parole di Powell della scorsa settimana, quando con estrema determinazione il capo della Fed ha dichiarato che la linea della banca centrale americana rimmarà inesorabilemnte legata alla lotta all’inflazione, e che i rialzi tassi potranno essere anche maggiori di quanto fino a quel momento valutato.
Da quelle parole , i mercati hanno iniziato a scommettere sull’idea di tassi più alti e più a lungo, con i futures sui FED found che avevano di fatto eliminato la probabilità di un primo taglio tassi in questo 2023.
Da quel momento le speranze erano riposte nel mercato del lavoro, che aveva già dato piccoli segnali di rallentamento con gli initials jobless claims , ovvero coloro che avevano impego fino a 5 settimane prima, e che misura pertanto la capacità dei cittadini e del sistema lavorativo americano di ricollocare forza lavoro intempi brevi, ebbene il dato uscito superiore alle 200K unità apriva le porte a speranzeper dei NFP peggiori e quindi all’idea di una FED meno aggressiva alla riunione del 22.
Tuttavia alla pubblicazione dei dati di venerdi i mercati sono parsi anche più confusi, con una rilevazione che nel suo insieme ci sembra essere mista, dato si i 300K nuovi rili paga, ma anche a un tasso di partecipazione maggiore, e a salari orari in calo, che hanno portato ad un dato conclusivo sulla disoccupazione in leggero aumento al 3.6%.
I mercati hanno di fatto un po snobbato il dato ,che nella sua poca chiarezza non ha modificato lo stato di fondo dei mercati, che sono parsi molto più attenti alle dinamiche che si sono vissute sul comparto financials USA!
Nei giorni di Giovedì e Venerdì il vero focus è stato sul fallimento della SVB , e l’ondata di paura che ha colpito l’intero settore bancario mondiale.
In uno sguardo più ampio , dobbiamo constatare che i tassi di interesse più alti da parte delle banche centrali, da un lato favoriscono il comparto bancario che puo collocare fondi nelle relative banche centrali ed avere riconosciuti buoni interesse a bassissimo rischio, ma è anche vero che con l’inflazione attuale ed i mutui che salgono alle stelle , anche i correntisti semplici dovranno essere in qualche modo premiati, per poter proseguire nella raccolta di liquidità che altrimenti fallice.
Il principio base di ogni sistema bancario, si fonda sempre e comunque sulla raccolta di fondi, che vengono poi riutilizzati nelle varie attività della banca.
Il caso SVB è emblematico, non solo per la portata della banca, che non è certo piccina, e che mette in crisi l’intero comparto, ma lascia riflettere sulle dinamiche che si sono create, a causa dei forti prelievi e chiusure dei conti che a cascata hanno visto defluire la liquidità dall’istituto portandolo al default.
La fuga di capitali, senza ora scendere nei dettagli dell’accaduto ne in tecnicismi, mette a dura prova il sistema bancario e creditizio internazionale, portando divere imprese giàà a ciedere l’intervento di governi e banche centrali.
Questo il focus che porta oggi a rivalutare l’idea di tagli di interesse da aprte della FED!
Andare ora ad osservare le probabilità di un primo taglio tassi a dicembre 2023, e sapere che molte imprese internazionali stanno chiedendo aiuto alle banche centrali ed ai governi, apre le porte ad un’idea di possibile intervento di salvataggio… ancora liquidità?
Saranno dinamiche che si svilupperanno già a partire da lunedi con una prima riunione straordinaria della FED e vedremo cosa altro accadrà in una settimana ricca di appuntamenti chiave con i dati macroeconomici.
-FOREX:
il comparto valutario come sempre resta un ottimo termometro per le dinamiche che si susseguono sui mercati finanziari, secondo forse solo all’obbligazionario.
La settimana che si è conclusa mostra un’inequivocabile risk off!
Il primo segnale è dato dalle performance dei vari basket valutari che riportiamo: Australia -2.63, Canada -1.36 , new zealand -1.07, mentre brillano il franco svizzero con un +2.33% lo yen giapponese con un +1.16% e l’euro con un +0.61%
Crollano dunque le valute da investimento, da sempre correlate direttamente ai listini mondiali e chiari anticipatori delle fasi risk on/OFF, mentre brillano le valute rifugio con il franco svizzero a fare da apripista!
Il franco svizzero attualmente prediletto dagli operatori anche rispetto allo yen giapponese, grazie alle aspettative di una banca centrale svizzera che alzerà ancora i tassi di interesse portandoli oltre l’1% dopo oltre 20 anni, mentre lo yen giapponese, continua a subire una BOJ accomodante, ciò non di meno , l’asseto valutario e chiaro e viene ancora più evidenziato dai cross che da sempre sono metro di misura del panico sui mercati.
EURNZD
Primo asset valutario che fa da grande segnale di risk off, è il cross eurnzd, che vede da un lato l’euro, come ottimo asset rifugio nelle fasi di incertezza, e dall’altro il dollaro neozelandese che come asset investimento, crolla sotto i colpi della paura, e porta cosi le quotazioni verso le resistenze di 1.7350 prima e 1.7530 poi, per guardare a possibili scenari di fortissimo risk off con eurnzd a 1.8225.
EURAUD
Non da meno euraud, che vede ora la caduta più profonda del dollaro australiano a causa di una RBA troppo morbida nei confronti di un’inflazione sui massimi!
Osservare il cross nei suoi movimenti storici , special modo nel periodo 2020 con l’esplosione della pandemi, ci fa ben capire come reagisce questo asset alle fasi di risck off, e troviamo quindi giustificazione nell’assalto alle resistenze di 1.6210 e 1.6430 poi. Non escludiamo nel caso in cui il panico dovesse correre sui listini, possibili estensioni rialziste fino 1.6430 e 1.68.
AUDCHF
Non da meno audchf,, che mette in relazione il debolissimo dollaro australiano con il rinnovato franco svizzero, creando cosi uno dei cross più sensibili alle modalità risk on/off.
Nelle fasi di paura e di risk off generalizzato gli operatori tenderanno a vendere dollari australiani, per dare spazio al piu stabile franco svizzero portando questo asset a pesanti cadute. Anche in questo caso osservare cosa è accaduto nel 2020 è chiaro segnale del carattere di questo asset.
Sono evidenti gli attuali eccessi, e speriamo in una risoluzione degli eventi che si sono messi in moto la scorsa settimana, tuttavia se cosi non dovesse essere e il contagio dovesse allargarsi al settore e al economie mondiale, scenari di panic selling non sono da escludere, e ulteriori affondi di audchf sono da valutare.
-EQUITY:
Non da meno le dinamiche sui listini mondiali, che questa volta non sembrano fare differenze tra Europa ed America, andando a colpire indistintamente con flussi di vendita il comparto bancario e financials mondiale!
L’indice SP500 torna ad aggredire i supporti , guardando ora ai minimi di 3765.25 pnt, come prima area di approdo possibile, ma se il panico dovesse dilagare non si escluderebbero affonda verso i minimi.
A far meglio il nasdaq , che ora gode di una composizione tech che sembra essere prediletta dagli operatori, guardando si a scenari ribassisti, ma forse con un orizzonte più limitato ai 11630 pnt, mentre la scure delle vendite colpisce il Russel, con pesantissime perdite che lo portano alla soglia dei 1725 pnt per poi guardare a 1646 pnt.
OBBLIGAZIONARIO
Torna di interesse l modno dei rendimenti obbligazionari, che ora sembrano riscoprirsi come asset di vero rifugio, con rendimenti che in america vanno ben oltre il 4% , special modo sulle scadenze piu brevi.
Il 3 mesi paga un 4.98% mentre 1Y a 4.87% 2Y a 4.59 per passare poi alle scadenze lunghe, con il decennale che paga il 3.70%
Sembra ora in un profondo clima di incertezza e instabilità trovare maggiore spazio nei portafogli degli operatori gli asset obbligazionari, che con ottimi rendimenti, posso essere forse il vero jolly per il prossimo futuro dei mercati.
DATI CALENDARIO.
La prossima settimana rimane ricca di eventi già programmati, che vanno dall’inflazione USA di martedì alla domanda aggregata di mercoledì, ma il focus resta ora sugli ultimi avvenimenti del comparto financials e sull’impatto mondiale che avranno!
buon trading
Salvatore Bilotta
WisdomTree - Tactical Daily Update - 08.03.2023Powell ieri: un messaggio chiaro sulla prospettiva di nuovi rialzi dei tassi.
Oggi Powell parlera’ nuovamente al Senato Usa di economia e inflazione.
Nuovi BTP Italia: l’offerta va verso i 10 mld e chiude oggi.
Europa “inondata” di gas dagli Usa: il prezzo potrebbe scendere ancora.
Nell'attesissima audizione al Senato americano del Chairman della Federal Reserve (FED-Banca centrale Usa), Jerome Powell ha detto di essere incline ad aumentare il ritmo e la misura del rialzo dei tassi, e che il livello finale sarà più alto di quanto sinora previsto. Ovvia reazione negativa degli indici azionari: Dow Jones -1,7%, Nasdaq -1,2%, S&P500 -1,5%.
Questa narrativa da "falco" è dovuta alla forza superiore alle attese dell'economia americana, che probabilmente verra’ confermata dai dati sul mercato del lavoro di questa settimana. Insomma, il percorso che condurra’ all’anelato calo dei prezzi verso il 2% è ancora irto di difficolta’ e probabilmente lungo.
La prossima riunione del Fomc (Federal open market committee), comitato di politica monetaria della FED, è prevista il 21/22 marzo: non si escluse un aumento di +0,50%, dopo che in febbraio la misura era stata contenuta a +0,25%, a +4,50%-4,75%, record dal 2007.
Powell ha parlato chiaro: "Se la totalità dei dati dovesse indicare e giustificare una stretta più rapida, saremmo pronti ad aumentare il ritmo dei rialzi", avvalorando una prospettiva di ri-accelerazione del ritmo dei rialzi del costo del denaro. Powell ha peraltro ribadito che le decisioni verranno prese "riunione per riunione, in base a dati e outlook".
Il discorso “da falco” (hawkish) di Powell ha fatto in tempo a impattare negativamente sui listini Europei che, dopo una matinata incerta, hanno piegato in negativo: Milano -0,7%, Francoforte -0,6%, Parigi -0,5%, Londra -0,1%.
La FED tornata "falco" ha rafforzato il Dollaro: l'Euro ha ripiegato sino a 1,059, -0,9%, verso US$, e a 144,7, -0,3%, verso Yen giapponese. Il Dollaro ha comunque guadagnato anche sullo Yen, +0,5%, a 136,7.
La convinzione che si vada verso un rialzo da +0,5% a marzo ha spinto i rendimenti dei Treasury bond a 2 anni oltre il +5,0%, record dal 2007, e accentuato, ad un nuovo record, l’inversione della curva dei tassi, col divario 2-10 anni che ha superato i 100 bps, come accaduto solo negli anni '80. Più stabili i rendimenti delle scadenze “lunghe”, il 10 anni Treasury oscilla attorno al 4,0%.
Dopo il discorso di Powell, i futures sui Fed funds, attendibile indicatore dei “target” della politica monetaria, sono tornati ad indicare il picco oltre 5,6%.
L'effetto “Powell” si e’ notato anche sui rendimenti dei Governativi brevi europei: ad esempio, quello del BTP 12/2024 e’ salito quasi 10 bps sfiorando +3,80%. Tuttavia non si sono notate forti pressioni sugli spreads della “periferia”.
Il classico spread BTP-BUND decennali ha segnato 184 bps, +2 vs lunedi’, col rendimento del BTP benchmark a 4,53%, pressoche’ invariato. Nel frattempo prosegue l’entusistica adesione del “retail” domestico all’offerta del nuovo BTP-Italia, scadenza 2028: 6,57 mld in 2 giorni, con l’offerta che si chiude oggi, 8 marzo.
Sul fronte europeo, segnaliamo che anche dall’ECB (Banca centrale Europea) ci si aspettano nuovi consistenti rialzi, causati dell’insufficiente calo dell'inflazione “core”, e dalla resistenza di consumi privati e investimenti “corporate”.
Il picco della fase “restrittiva” dovrebbe toccare 3,75% la prossima estate (da +3,0% di dicembre), frutto di 2 rialzi da +0,50% a marzo e maggio e +0,25% a giugno, poi stabilita’ nella parte finale dell’anno e nessun taglio sino al 2024.
Germania: la produzione industriale a gennaio e’ salita +3,5% mensile, da -2,4% di dicembre, battendo le attese di +1,4%. Le vendite al dettaglio hanno invece deluso, con un calo mensile di -0,3% a gennaio e annuale di -6,9%.
I consumatori dell'Eurozona, secondo l'indagine pubblicata ieri dall’ECB, vedono un calo dell'inflazione a 12 mesi e a 3 anni. Quella a 1 anno cala al 4,9%, dal 5,0%, quella a 3 anni al 2,5%, dal 3,0%, rispetto al sondaggio di gennaio.
Lunedi’ 6 abbiamo registrato il crollo del prezzo del gas naturale negli Usa, -14%, dovuto alle attese di elevate temperature nelle successive settimane: ne giovera’ anche il prezzo del metano europeo, viste le quantita’ di LNG (gas naturale liquefatto) che dagli Usa giungono in Europa con navi gasiere.
Petrolio debole, visti i dati deludenti sull'export-import cinese, e la conseguente prospettiva di domanda globale: quello del WTI (West Texas Intermediate) perde -0,5% a 77,2 Dollari/barile.
Stamattina, 8 marzo, segni negativi sull’azionario asiatico, complice l’attesa del 2’ intervento di Jerome Powell, Chairman FED, al Senato americano: fa eccezione Tokio, col uovo leggero rialzo del Nikkei, +0,4%, complice la debolezza dello Yen, ai minimi da 3 mesi sul Dollaro.
Pesante calo di Hong Kong, -2,3%, che risente delle rinnovate tensioni tra Cina e Stati Uniti. Male Seul -1,3%, deboli Taiwan, -0,3% e Sidney, -0,7%. Piu’ stabili le Borse cinesi, Shanghai -0,06%, Shenzhen -0,09%,
Le Borse europee, invariate, concludono una mattinata apatica, in attesa dell'intervento di Christine Lagarde alla World trade organization a Ginevra.
Senza direzione anche i futures su Wall Street (ore 13.30 CET), in attesa del rapporto Adp sul mercato del lavoro privato a febbraio, e del Beige Book, rapporto sull'economia della FED.
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Petrolio testa e spalle ribassista di continuazione 22.02.2023Interessante espansione al ribasso del petrolio che disegna un testa e spalle di continuazione al ribasso con neckline in area 73. Le materie prime e i preziosi segnano il passo sia per la forza del dollaro sia per la delusione sulla riapertura della Cina dopo il Covid, evento che avrebbe dovuto dare impulso ai prezzi. Continua la discesa del SPX verso 3900, mentre il DAX testa 15200 ma non rompe al ribasso.
Breakout per il rendimento a 2 anni: borse giù! (forse..)La scorsa settimana abbiamo assistito alla rottura al rialzo del rendimento del tesoro a 2 anni, precisamente la rottura al rialzo della trendline ribassista dei rendimenti.
Quindi significa movimento al rialzo, giusto?
Se sale il rendimento a 2 anni, significa borse giù.
Matematico. Disastro. Crash. D'altronde, lo dicono tutti.
➡️ Analizziamo insieme.
Ad agosto 2022 si era verificato lo stesso pattern di rottura al rialzo di una trendline ribassista, ma a mio modo di vedere ci sono grandi differenze rispetto ad oggi:
La rottura al rialzo determinava il superamento del massimo precedente.
➡️ Questo oggi non è avvenuto
Il movimento era avvenuto al di sopra della media mobile a 50 giorni, come visibile dal PPO positivo.
➡️ Oggi movimento è avvenuto con il rendimento al di sotto della sua media a 50 periodi, con PPO negativo.
Siamo davvero prossimi al crash azionario o il minimo di mercato si è formato?
Inflazione USA scende a 7,1%, attesa FED per rialzo tassi.Negli Stati Uniti l'inflazione inizia a "preoccupare" un po meno 7,1% l'ultima rilevazione in ribasso dello 0.6% rispetto alla rilevazione precedente.
Adesso che l'inflazione inizia a virare verso il ribasso per la FED si avvia il periodo più difficile, ovvero recuperare il mercato del credito stabilizzando i tassi.
La stabilizzazione dei tassi, si rende necessaria per alleggerire l’approvvigionamento di denaro ed offrire aiuto alla finanza di borsa ma anche a quella diretta verso gli investimenti reali "in generele".
Per Powel e la Federal Reserve Bank inizia un nuovo percorso, abbassare gradualmente l'utilizzo dei tassi sino a non farne più uso.
Attualmente il mese e l'anno per lo stop all'aumento dei tassi centrali è ipoteticamente fissato a febbraio 2023, la strada è ancora lunga ed i pericoli sono sempre dietro l'angolo.
L’inflazione core, ovvero l'inflazione calcolata al netto del costo degli alimentari e dell'energia, è tornata di fatto ai livelli di agosto 2022 ovvero al 6% ed in discesa anche rispetto ad ottobre 2022 mese in cui era salita al 6,3%.
Alla notizia dell'inflazione in calo reagiscono positivamente tutti i mercati azionari, a Piazza Affari il Ftse Mib chiude a +0,57% a 24.560 punti, il Dax a 14460 a +0.78% .
A Wall Street il Dow Jones chiude a +0.30% a 34080 punti, l'S&P500 a +0.80% a 4020 punti indice ed il Nasdaq chiude a +1.10% a 11820 punti.
L'inflazione crea volatilità soprattutto sul mercato dei cambi ed il dollaro è in calo contro le principali valute.
Recupera terreno l'euro che sale sino a 1.065 euro contro dollari, recupera il pound inglese che sale a 1.2360 di gbp contro dollari ma la buona notizia arriva dal mercato dei rendimenti usa con il tasso di riferimento in discesa che si attesta a 3.52%.
Il FOMC TIRA IL FRENOIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 24.11.2022
-CONTESTO
Feste oggi per gli Stati Uniti, per il giorno del ringraziamento ed i mercati rallentano, dopo aver vissuto ieri diversi appuntamenti chiave con il calendario macroeconomico.
Primo appuntamento chiave sono stati i PMI, che ancora auna volta hanno mostrato un’economia globale in rallentamento e questa volta anche gli USA sembrano non essere stati da meno, sia per il settore servizi che manifatturiero i dati sono stati tutti rivisti in calo, segnale chiaro di una congiuntura macroeconomica in netto rallentamento.
Alle ore 20.00 abbiamo avuto i verbali del FOMC che hanno messo in evidenza la possibilità di tassi FED al 5% come obbiettivo valido per il raggiungimento del tasso di equilibrio, ovvero il giusto costo del denaro in grado di arginare la corsa dei prezzi, tuttavia il FOMC è stato chiaro nelle sue dichiarazioni, facendo notare che non è importante quanto in alto andranno i tassi, ma quanto a lungo rimarranno sui livelli di massimo!
Il tempo sembra ora essere la vera discriminante, e se per ora i mercati festeggiano la speranza di vedere rialzi più modesti da aprte della FED e credere quindi che il peggio è alle nostre spalle, il Fomc mette in guardia dalla possibilità ancora lontana di assistere a tagli dei tassi di interesse.
È dunque anche possibile che la FED si fermi al 5% come costo del denaro, ma è anche si vero che mantenere per un ampio lasso di tempo i tassi alti e attendere che l’economia reale risponda in maniera concreta e duratura con un rallentamento corposo al costo del denaro, potrebbe mettere alla luce maggiori possibilità di recessione profonda.
Al momento sembra non interessare ai mercati, che restano positivi per il comparto equity, mentre a farne le spese resta il dollaro americano, sul quale ora pesa una peggiore congiuntura macroeconomica, che detta il ritmo a continue spinte ribassiste del biglietto verde.
In questo contesto il dollaro perde terreno portando dollar index al test di 105.50 con il mondo retail che continua ora gli acquisti in mean reverting di un asset che sembra aver terminato la sua corsa rialzista durata quasi l’intero 2022 portandosi ora al 73% long sul basket dollari.
Respirano dunque le altre majors, in particolar modo euro e nuova Zelanda.
La moneta unica spinge ancora a rialzo puntando al test di 1.0475-1.05 con il mondo retail che ora si trova al 75% short invertendo una tendenza di acquisti che è durata tutto il 2022 ed ora con la nascita di una nuova direzionalità rialzista sembra non resistere alla tentazione di entrare a caccia di mean reverting
Fortissimo anche il dollaro neo zelandese, che rompe a rialzo le resistenze di 0.6200 figura, e che trova in un posizionamento corto al 76% del mondo retail la benzina necessaria a ripartire dai minimi di questo 2022 e un supporto macroeconomico importante nei tassi di interesse oltre il 4% dettati ieri dalla RBNZ, mantenere oggi posizioni long nzd paga interessanti swap contro le majors concorrenti.
Perde terreno il dollaro canadese, che in scia con le cadute del wti, sembra ora non avere motivazioni rialziste valide, trascinando ora con se un 81% di posizioni corte, sul basket, mentre usdcad si porta ad un 66% di retail long con i prezzi al test di 1.3325 rotto il quale non escludiamo possibili allunghi ribassisti fino le aree di 1.3225-30.
La giornata di ieri ha spinto ovviamente a ribasso i rendimenti obbligazionari, che vedono ora nelle scadenze più lontane oltre i 5 anni, una buona tendenza ribassista che potrebbe dettare quindi inversione costruttiva nei prezzi , grazie alle aspettative di una FED che non vada oltre il 5% e un’inflazione sotto controllo.
Il calo dei rendimenti e del dollaro americano ha dato ampio respiro al gold, che gode ora di terreno fertile per allunghi rialzisti più corposi, dopo il test delle aree di 1731$ può sperare in allunghi rialzisti fino 1789$
Seguiremo oggi i verbali della BCE, che ci guideranno alla chiusura di questa settimana corta sui mercati mondiali.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
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CADCHF conferma attese di recessione OIL 21.11.2022Indici e rendimenti in stallo nella settimana del Thanksgiving, che però potrebbe manifestare nuova volatilità mercoledi prossimo, in occasione della pubblicazione delle minute del FOMC di novembre.
Analizziamo CADCHF e vediamo perché questo cross conferma molto probabilmente le attese di un marcato rallentamento delle economie.
Migliorare l'operatività osservando i tassi d'interesse: Parte 4Ciao a tutti! 👋
Questo mese abbiamo voluto approfondire il tema dei tassi di interesse: cosa sono, perché sono importanti e come si possono utilizzare nel trading. Si tratta di un argomento su cui i nuovi trader di solito sorvolano quando iniziano a operare, quindi ci auguriamo che questa sia una serie utile e fruibile anche per i nuovi trader che vogliano saperne di più sulla macroeconomia e sull'analisi fondamentale!
Si può pensare ai mercati dei tassi in tre dimensioni.
1.) Assoluta
2.) Relativa
3.) Nel corso del tempo
In altre parole;
1.) Come vengono scambiati i tassi su base assoluta? Ovvero, offrono un rischio/rendimento interessante per gli investitori?
2.) Come vengono scambiati i tassi su base relativa? Ovvero, cosa distingue i prezzi delle obbligazioni tra i diversi Paesi?
3.) Come vengono scambiati i tassi nel tempo? Ovvero, cos'è la "curva dei rendimenti"?
Nel primo post abbiamo analizzato come trovare informazioni sui tassi di interesse su TradingView e come i tassi fluttuano sul mercato aperto. Nel secondo post abbiamo analizzato alcune delle decisioni che gli investitori devono prendere quando si tratta di investire in obbligazioni (tassi) rispetto ad altri asset. Nel terzo post , abbiamo analizzato i tassi su base relativa tra i vari paesi.
Nel post finale di oggi analizzeremo il modo in cui i tassi vengono scambiati nel tempo - in altre parole, la curva dei rendimenti. Quali informazioni si possono ricavare dall'analisi della curva dei rendimenti? Come può aiutare il vostro piano di trading? Facciamo un salto e scopriamolo!
Prima di tutto, diamo un'occhiata alla curva dei rendimenti:
Questo grafico contiene un paio di asset diversi, quindi vediamo di scomporli rapidamente.
L'area bianca/blu è il tasso di interesse che si riceve per le obbligazioni a 2 anni quando le si acquista.
La linea arancione rappresenta il tasso di interesse che si riceve per i titoli di Stato a 5 anni quando li si acquista.
La linea verde è il tasso di interesse che si riceve per i titoli di Stato a 7 anni quando li si acquista.
La linea gialla rappresenta il tasso di interesse che si riceve per i titoli di Stato a 10 anni quando li si acquista.
La linea viola rappresenta il tasso di interesse che si riceve per i titoli di Stato a 30 anni quando li si acquista.
Come si può notare, le diverse scadenze delle obbligazioni pagano rendimenti diversi nel tempo.
Se acquistaste un'obbligazione a 2 anni all'inizio del 2021, guadagnereste lo 0,15% di rendimento ALL'ANNO.
Allo stesso tempo, se acquistaste un'obbligazione a 30 anni all'inizio del 2021, guadagnereste l'1,85% di rendimento ALL'ANNO.
Da allora la situazione è cambiata. In questo momento:
Se acquistate un'obbligazione a 2 anni, guadagnate il 3,56% di rendimento ALL'ANNO.
Se acquistate un'obbligazione a 30 anni, guadagnate un rendimento del 3,45% ALL'ANNO.
In altre parole, la situazione si è completamente ribaltata.
Perché è successo?
Ci sono diversi motivi, legati a molti degli argomenti trattati negli ultimi post. Vediamo di analizzarli.
1.) Rischio del tasso sui fondi della Banca Centrale
2.) Rischio inflazione
3.) Rischio di credito
4.) Rischio di mercato
Per cominciare, dall'inizio del 2021 ad oggi, la banca centrale ha aumentato il tasso di finanziamento in modo sostanziale. Ciò significa che i titoli di Stato devono vedere aumentare il loro rendimento. Perché prestare denaro al governo, se si ottiene di più mettendo i propri contanti in un conto di risparmio?
In secondo luogo, l'inflazione è aumentata. Questo è stato il risultato dello shock sull'offerta di materie prime e servizi in tutto il mondo. A causa della scarsità e della domanda costante o in crescita, l'aumento dei prezzi dei beni di uso quotidiano ha portato le obbligazioni a breve termine a "recuperare" i rendimenti delle obbligazioni a più lunga scadenza.
In terzo luogo, con la contrazione del PIL negli ultimi due trimestri, aumenta il rischio che il governo statunitense non sia in grado di ripagare il proprio debito attraverso il gettito fiscale e l'emissione di obbligazioni.
Infine, come abbiamo detto nel secondo post:
Quando le azioni sovraperformano le obbligazioni, la domanda istituzionale di azioni è più elevata, il che indica che le persone si sentono bene e vogliono correre dei rischi. Quando le obbligazioni superano le azioni, può essere indicativo del fatto che le persone preferiscono detenere strumenti di investimento "privi di rischio" rispetto alle azioni di società con prospettive economiche in peggioramento .
La domanda di obbligazioni si manifesta attraverso la curva dei rendimenti. La domanda di asset "privi di rischio" aumenta con il peggiorare delle prospettive economiche, il che significa che la curva dei rendimenti è indicativa di come gli operatori di mercato pensano che la situazione del mercato si evolverà in un determinato periodo di tempo. Se il rendimento delle obbligazioni a 2 anni è superiore a quello delle obbligazioni a 10 anni, gli operatori di mercato, attraverso i loro acquisti e le loro vendite, affermano di aspettarsi che i prossimi due anni saranno più rischiosi dal punto di vista economico rispetto ai prossimi dieci. In altre parole, si aspettano una sorta di rallentamento dell' economia.
Questo è estremamente utile per diversi tipi di trader:
I titoli azionari sono legati all'economia: se i tassi dicono qualcosa sulle prospettive economiche, è bene prestare attenzione, in quanto possono influenzare il processo di selezione degli asset e lo stile di trading.
Il Forex è intimamente legato ai tassi: se i tassi si muovono, il Forex ne subisce sicuramente l'impatto.
Storicamente, le criptovalute hanno mostrato un'elevata correlazione inversa con l' "ease of money index". Se i tassi salgono, le criptovalute che non pagano interessi diventano meno interessanti.
Ad ogni modo, questo è tutto per la nostra serie sui tassi di interesse!
Grazie mille per la lettura e buon fine settimana.
- Team TradingView ❤️
Correlazione tra i rendimenti delle OBBLIGAZIONI e I FEDFUNDSEcco quando investire in obbligazioni!
Tutti coloro che sono interessati a questo tipo di investimento sapranno che le obbligazioni hanno una cedola fissa, ovvero un tasso di interesse costante fino alla scadenza del contratto. Ovviamente il nostro obiettivo è quello di comprare obbligazioni quando la cedola è più alta possibile... ma come capirlo?
In questo grafico che ho riportato puoi notare la cosa che maggiormente influenza i tassi di interesse, ovvero i FEDFUNDS (il tasso di interesse imposto dalle banche centrali). Di conseguenza se noi attraverso le nostre analisi riusciamo a prevedere come si comporterà la FED, sapremo anche quando è il momento migliore per comprare obbligazioni.
Per investire in obbligazioni ci sono principalmente due strade:
Comprare obbligazioni quando il tasso di interesse è più alto possibile. Vi ricordo che una volta comprate delle obbligazioni, anche se il tasso di interesse di quelle obbligazioni scenderà noi comunque guadagneremo l'interesse a cui le abbiamo comprate, perché vi ricordo che la cedola è FISSA.
Comprare un ETF su obbligazioni che traccia il prezzo delle obbligazioni. Una cosa ben nota nel mondo della finanza è che il tasso di interesse delle obbligazioni è inversamente correlato al prezzo delle obbligazioni. Di conseguenza se attraverso la nostra analisi riusciamo a capire quando la FED smetterà di alzare il tasso di interesse ma anzi lo abbasserà, e il prezzo dell'obbligazione salirà per quanto appena detto, potremo investire nell'ETF sulle obbligazioni. I due ETF che seguo sono TLT oppure IDTL (per gli investitori europei).
Curva Bond americani 10 e 2 anni.Come si può vedere in occasione dei crolli di ottobre 2000 e settembre 2007 la curva dei tassi fece un minimo.
Ora siamo su un minimo epocale della curva dei tassi... e mi aspetto un crollo altrettanto epocale imminente.
Come detto nei precedenti post mi aspetto un minimo profondo a dicembre con minimo dell'annuale a Marzo 2023.
La fase finale (quella più clamorosa "mediaticamente" la attendo dopo agosto 2023... con fine crisi a marzo 2024 in una situazione che sarà di caos.. forse dopo una guerra).