Nasdaq ritenta il rimbalzo 24.01.2022Mercati caratterizzati da volatilità altissima e panic selling in prosecuzione al ribasso profondo di venerdi. Molte volte in passato al "venerdi nero" ha fatto seguito un lunedi altrettanto pesante. Nel caso di oggi abbiamo assistito ad un "lieto fine" grazie al poderoso recupero e allo short covering delle ultime due ore. In teoria si apre la strada al test dei vecchi supporti che era stato abbozzato già a metà della settimana scorsa, prima che le vendite travolgessero i compratori nella giornata di venerdi. Il petrolio resta in tensione quindi attenzione perchè la volatilità potrebbe proseguire una volta scaricati gli eccessi di breve. Vediamo il quadro.
Titoli di Stato
Diversificazione, titoli di stato , effetti in conto capitale.L’innalzamento dei tassi sta lentamente, ma prevedibilmente, scuotendo i portafogli azionari, per il tramite di aggiustamenti nelle scelte di allocazione degli operatori finanziari.
In particolare, come al solito è importante andare a verificare i movimenti del comparto obbligazionario. Andando ad analizzare i rendimenti dei titoli di stato Americani, possiamo notare quanto essi siano incrementati nell’ultimo periodo ed in particolare, osservando la scadenza a 10 anni, si è quasi raggiunto uno yield dell’1,90% (valori antecedenti alla crisi del covid).
Si avranno, pertanto, nuove emissioni obbligazionarie a tassi maggiori, con contestuale perdita di valore in conto capitale relativamente le precedenti emissioni. Chi comprerebbe titoli già presenti sul mercato, se il nuovo debito verrà emesso a tassi più alti?
Andando poi ad analizzare nel dettaglio l’andamento delle quotazioni del decennale americano, notiamo che il prezzo sembrerebbe voler raggiungere un importante livello di supporto (grafico sotto) in area 94.
Cosa comporta in termini di investimento?
In una situazione del genere, si può cominciare a prendere posizione nel mercato obbligazionario, in maniera prudente, senza mai andare a dimenticare due cose fondamentali:
1) Le banche centrali potrebbero prevedere politiche ancora più restrittive, con ulteriore effetto negativo sul controvalore dei bond;
2) Il dato sull’inflazione è ancora alto. Seppur l’investimento in treasuries viene considerato in dottrina come risk free, è conveniente investire in titoli di stato ad un rendimento dell’1,90% con una dato inflattivo al 7% circa?
Negli investimenti, l’equilibrio è fondamentale. Dipende tutto dalle nostre aspettative temporali e dai nostri obiettivi. In parte la quotazione del bond americano a 95, può sembrare attraente e ghiotta per cominciare ad accumulare posizioni. D’altro canto, sarebbe folle allocare il portafoglio totalmente in bond (come ho visto fare da alcuni “investitori” durante le emissioni del BTP Italia ). La diversificazione, come al solito è la giusta risposta, e per quanto ci troviamo in una community dedita alla speculazione, alla passione per lo stock picking e cripto, non dobbiamo mai dimenticare le regole base dell’investimento di lungo termine e di gestione di portafogli multi asset.
BITCOIN, SPREAD TITOLI DI STATO,GOOGLE TRENDS E DIVERSI SETTORISalve ragazzi, stamani voglio parlarvi di una correlazione che negli ultimi tempi si sta venendo a verificare tra il Bitcoin e i cicli economici, utilizzando anche uno strumento come google trends con il fine di capire l’appetito che hanno i retailers verso la crypto.
La correlazione, in particolare, è tra il Bitcoin e lo spead tra i rendimenti dei titoli di Stato Usa a 10 anni e quelli a 2 anni. Questo tipo di rapporto, direi diretto, si è venuto a creare negli ultimi tempi, in particolare allo scoppio della pandemia, dopo il crollo dei mercati finanziari a marzo 2020. La correlazione di cui parlo è questa:
Cercherò ora di provare a far chiarezza.
LO SPREAD TRA UN RENDIMENTO DI UN TITOLO A SCADENZA LUNGA E UNO A SCADENZA CORTA
Nel grafico notiamo con la linea blu lo spread (ossia la differenza) tra i rendimenti dei titoli di stato a 10 anni e i rendimenti dei titoli di stato a 2 anni. La forma e il trend di questo spread danno tipicamente informazioni utili riguardo il mondo obbligazionario e le aspettative relative all’economica presente e futura da parte degli investitori. Uno spread con un trend rialzista, come quello visto tra la fine di febbraio 2020 e fine marzo 2021, va ad identificare una curva dei rendimenti “steeping” o “inclinata positivamente”; si ha uno spread o viceversa una curva dei rendimenti di questo tipo quando i rendimenti delle varie obbligazioni a diversa scadenza salgono, creando appunto un inclinazione positiva; si ha una forma di questo tipo quando gli operatori iniziano a scontare una ripresa/espansione economica o per paura di inflazione: è così che vanno a concentrarsi su strumenti a più alto rischio e rendimento (azioni) e scaricano strumenti a basso rischio, ossia obbligazioni: per il rapporto inverso che esiste tra obbligazioni e rendimenti, più si vendono obbligazioni e più i rendimenti salgono, quindi più obbligazioni si vendono a tutte le scadenze, più la curva si inclina positivamente e più lo spread tra i 10 anni e i 2 anni si allunga (stessa cosa vale per lo spread a 20 anni meno quello a 1 anno).
Viceversa, quando si prevede un rallentamento economico (in particolare, quando la banca centrale alza i tassi di interesse per calmierare l’inflazione venutasi a creare in ripresa/espansione economica), la curva dei rendimenti tende ad appiattirsi, soprattutto nelle scadenze lunghe (a 10,20 e 30 anni, come sta accadendo appunto ora) e di conseguenza lo spread va a restringersi. Perché lo spread si restringe? Perché in linea teorica gli investitori scaricano obbligazioni a breve scadenza (questo perché non conviene tenere obbligazione quando il tasso di guadagno reale, ossia quello aggiustato all’inflazione, è praticamente nullo) facendo di conseguenza salire i rendimenti, e comprano obbligazioni a più lunga scadenza, scontando un’economia stabile nel futuro e non nel presente, facendo di conseguenza scendere i rendimenti e andando, quindi, a restringere lo spread.
Per maggiori informazioni, vi allego qui un’idea pubblicata riguardo il mondo obbligazionario e la curva dei rendimenti. Spiego tutto in maniera più dettagliata:
LA MODA DEL BITCOIN
Lo so, il titolo è un pò provocatorio. Il bitcoin è un asset che spopola già da diverso tempo tra tutti gli operatori. Agli operatori voglio aggiungerci anche tantissimi retailers che si sono aggiungi al treno del 2020, quando il suo prezzo è iniziato a crescere in maniera impressionante: basti pensare che nell’impulso del “lockdown”, il prezzo ha fatto segnare un esorbitante +700% circa. Questo è probabilmente ciò che ha interessato praticamente tutti: un asset che cresce e basta, sicuro e che ti permette, comunque vada, di guadagnare. Non avete mai sentito dire in questi ultimi 2 anni frasi del tipo:
“Compra bitcoin, sale e basta..buttati sulle crypto, diventerai ricco..le crypto sono l’unico modo per guadagnare in maniera sicura…le crypto sono lo strumento migliore del mondo…”
Ebbene..io si! E non poche volte, ma tantissime. Detto che le crypto, con le strategie giuste, sono tradabili (come qualsiasi altro strumento), il “compra le crypto, saliranno sempre” mi ha spinto a scrivere questa idea.
Ho innanzitutto utilizzato “google trends”, che è uno strumento utilissimo che ci permette di tracciare la quantità di parole ricercate sul motore di ricerca google, appunto. Ho digitato la parola “bitcoin”, impostando i settaggi in maniera da tracciare il numero di volte in cui la parola è stata cercata da 2012 ad oggi e mi è apparso questo grafico che ora analizzeremo:
trends.google.it
Guardando il grafico, notiamo essenzialmente due picchi: uno a dicembre 2017 e uno a febbraio 2021.
Ora, analizziamo il tutto riferito al grafico di BTCUSD:
Come possiamo notare, il picco di ricerca di dicembre 2017 aveva portato ad un picco del prezzo che, da qualche mese a dicembre 2017, aveva segnato un +600% circa. Stessa cosa è praticamente accaduta a febbraio 2021, tant’è che da inizi 2020 allo stesso febbraio 2021 il prezzo ha segnato una performance del +700%. Cosa possiamo notare da ciò? Che sembra che ci sia abbastanza correlazione tra il numero di volte in cui la parola viene ricercata e la perfomance relativa: più la parola è di moda, più il prezzo sale (e da qui deriva il titolo provocante).
Continuando a riferirci al grafico di google trends, vediamo come il trend, dopo aver formato una sorta di doppio massimo tra febbraio e maggio 2021, è sceso e ora sta lateralizzando. L’appetito verso il Bitcoin sta finendo? Chi lo sa.
CORRELAZIONE SETTORI DIFENSIVI E BITCOIN
Vi riporto ora la correlazione che ha avuto il Bitcoin con i 3 settori difensivi dell’S&P500: il settore dei beni di prima necessità, il settore utilities e quello sanitario. Vediamo come tutti e 3 i settori abbiano avuto una correlazione inversa con la crypto, fatta eccezione del settore sanitario tra la metà e la fine del 2020 (XLV è probabilmente salito in quell’arco temporale poichè gli operatori scontavano il fatto che il settore, appunto, avrebbe trovato un rimedio al covid creando un vaccino).
Vi siete chiesti il motivo per cui ho cercato questa correlazione? Per un semplice motivo: i settori difensivi vengono considerati tali per il fatto che vanno ad apprezzarsi in momenti di incertezza economica e relativa (o possibile) instabilità: questo lo considero una sorta di “termometro” del rischio che c’è nel mercato: è normale che se salgono settori difensivi a dispetto di settori ad alta crescita come quello, ad esempio, tecnologico, l’appetito al rischio è basso. E guarda caso, quando l’appetito al rischio è basso, salgono le difensive ma si deprezza l’asset che per sé è il più rischioso, ossia BTC.
Vediamo come la correlazione sia diversa se BTC viene paragonato a XLK (settore tech), etf che viene scambiato di più quando l’appetito al rischio è maggiore:
La correlazione diretta, come possiamo notare dal grafico, non viene rispettata solo nel periodo tra giugno-fine luglio 2021, mentre nell’ultimo periodo XLK ha iniziato a lateralizzare e la crypto ha perso circa la metà del suo valore.
Un altro indicatore da considerare per stabilire l’appetito al rischio è a parer mio paragonare il settore growth e value, e così ho fatto:
Vediamo come dagli inizi del 2021 circa il settore growth sottoperformava quello value e BTC scendeva e, considerando via via altre tappe temporali successive, questa correlazione tra il rapporto di forza relativa tra i due settori e BTC si sia mantenuta diretta.
Riassumendo, quindi, abbiamo notato come la crypto abbia iniziato a perdere valore dal momento che è diminuito l’appetito al rischio sui mercati e dal momento che è passata un po' di moda tra i “retailers”. Adesso riguardiamo l’ultimo grafico, già visto all’inizio dell’idea:
Questo per quanto mi riguarda è il grafico più importante da guardare: se è vero che quando lo spread tra i rendimenti dei due titoli di stato che ho considerato si accorcia quando si prevede nel futuro un rallentamento economico e vista la correlazione che si è venuta a creare tra questo e la crypto, nonché tra la crypto e i settori difensivi, cosa possiamo aspettarci da Bitcoin nei prossimi tempi? Forse un trend ribassista?
GLI ENORMI STIMOLI FISCALI E IL NUMERO DI RETAILERS NATO NEL 2020
Come ultima cosa ma non meno importante, vi voglio ricordare gli stimoli fiscali donati agli abitanti dei paesi più sviluppati (come il decreto ristori in Italia, per dire). Credo che tantissimi retailers siano nati anche grazie a questi stimoli e, durante i lockdown, abbiano speso tali sussidi iniziando ad investire.
C’è da dire che ora questi stimoli sono finiti, a meno che l’economia non venga rimessa nuovamente in ginocchio. Senza questi stimoli come reagirà il mercato nel suo insieme?
Dopotutto, guardate il grafico su Google Trends della breve frase “investire in borsa”:
trends.google.it
Considerate che, da novembre 2013 fino a fine 2019, il trend era ribassista, formando via via massimi sempre decrescenti. Quando poi è scoppiata la pandemia e le persone sono state costrette a stare a casa, la ricerca della parola ha fatto segnare di nuovo dei massimi pluriennali. Questo per voi è un caso? Io non credo.
Per quanto vi riguarda, quali sono gli strumenti da voi utilizzati che vi permettono di affermare che Bitcoin continuerà a crescere nel futuro?
MATTEO FARCI
INFLAZIONE, TASSI DI INTERESSE, SETTORE FINANCE, TECH E....OROBuongiorno ragazzi, ieri sono usciti gli attesissimi dati sull’inflazione americana; il dato ha visto un incremento ad ottobre del +6,2%, la più grande impennata in più di 30 anni.
Come ho precisato nella precedente idea, mi piace sempre vedere dal punto di vista grafico come reagiscono i mercati; non mi soffermo a guardare solamente i benchmark come l’S&P500 o il Nasdaq, ma in particolare gli indici seperati, utilizzando diversi etf che vi riporto sotto:
- XLF (SETTORE FINANZIARIO)
- XLE (SETTORE ENERGETICO)
- XLB (SETTORE DEI MATERIALI)
- XLI (SETTORE INDUSTRIALE)
- XLRE (SETTORE REAL ESTATE)
- XLK (SETTORE TECNOLOGICO)
- XLY (SETTORE CONSUMER DISCRETIONARY)
- XLP (CONSUMER STAPLES)
- XLU (SETTORE UTILITIES)
In giornate come quella di ieri la volatilità tende sempre ad alzarsi, non dimentichiamo che il dato sull’inflazione è sempre stato uno dei più importanti, specie in questo momento, dal momento che le decisioni di politica monetaria della FED si baseranno anche su di essa.
Detto questo, ho notato come, all’uscita del dato, il rendimento sul decennale americano a 10 anni (US10Y) si schizzato per aria, chiudendo a fine giornata a valori di 1,553% (segnando un +7,92%). Perché è successo ciò? Avevo spiegato perché gli investitori acquistano obbligazioni (che possono essere anche a 1,2,3,5,7,20 e 30 anni): ciò accade quando, in questo caso, vedono attraverso i loro “studi” un’economia stabile o, per meglio dire, una crescita economica (un’espansione). Quest’ultima, però, dev’essere necessariamente accompagnata da un’inflazione non alta ma stabile, sul 2% o poco superiore, per un semplice motivo: essa erode i guadagni futuri, perché, se ci pensiamo bene, se aggiustassimo il rendimento di un’obbligazione (o premio) all’inflazione futura (se acquistiamo obbligazioni a 10 anni, dovremmo andare ad aggiustare il rendimento all’inflazione prossima di 10 anni), non otterremo granchè di premio, specie se l’inflazione fosse alta. E infatti, come è stato il dato sull’inflazione ieri? Il più alto degli ultimi 30 anni; gli investitori quindi, per paura di detenere obbligazioni a 10 anni (per paura quindi di vedere il loro premio eroso dall’inflazione futura) hanno scaricato queste ultime, facendo schizzare per aria il loro rendimento.
Spiegato ciò, vi riporto nei due grafici la correlazione esistete tra i rendimenti delle obbligazioni a 10 anni con il settore tecnologico (a sinistra) e con il settore finanziario (a destra). Vi siete chiesti perché il settore tecnologico ha perso il -1,67% mentre quello finanziario solo il -0,17%?
C’è una spiegazione a tutto. Il motivo sta nel fatto che i due settori reagiscono diversamente ai tassi di interesse e ai dati sull’inflazione. Innanzitutto, la gran parte delle aziende del settore XLK sono growth, ossia aziende che hanno le loro revenue spostate nel futuro; ciò significa che gran parte dei loro profitti sono reinvestiti per poter espandere l’azienda, a differenza delle aziende value che invece hanno le loro grandi revenue focalizzate nel presente ma non hanno tanto spazio di crescita; chiaramente le tecnologiche, avendo le loro revenue focalizzate nel futuro, sono molto più soggette ad un’inflazione alta, in quanto erode i guadagni futuri come spesso ho ripetuto. Questo è il motivo principale per cui le aziende dell’etf tecnologico hanno perso così tanto.
Il settore finanziario, contrariamente, ci sguazza con un’inflazione di questo tipo. Il motivo? Pensiamoci bene: qual è il miglior modo (per una banca centrale) per combattere l’inflazione? L’innalzamento dei tassi di interesse; parte dei guadagni del settore bancario e finanziario da cosa dipendono? Dai prestiti che loro concedono (attenzione però, non tutte le aziende di XLF basano i loro guadagni su questo modello, ma vengono comunque trasportate da esso). Se i tassi di interesse sono più alti, chiaramente tali aziende andrebbero a guadagnarci concedendo prestiti, aumentando le loro revenue e attirando investitori.
Spero di essere stato abbastanza chiaro spiegando il motivo per cui XLF non abbia avuto uno storno abbastanza accentuato.
Nei grafici condivisi vi ho mostrato come gli asset siano correlati, uno in maniera positiva (XLF) e uno in maniera negativa (XLK).
Detto questo, vi siete chiesti ieri dove siano finiti i soldi degli investitori? Vi consiglio di guardare il grafico dell’oro. Avete visto cosa ha fatto ieri? Un +0,94%, andando a rompere la struttura a 1832$ e andando a sfiorare quella di 1873$. Questo perché? Perchè l’Oro ha agito da bene rifugio di brevissimo termine. Sono curioso di vedere cosa mostrerà nei tempi a venire: forza o debolezza?
Solo guardando i grafici lo capiremo.
Spero l’idea vi sia piaciuta, Matteo Farci.
Old economy ed energie alternativeIn questo periodo di “crisi energetica”, dove assistiamo all’impennata dei prezzi del petrolio e dove le materie prime alimentano l’inflazione definita dalle banche centrali come “transitoria”, può essere interessante fare un raffronto tra i rendimenti del settore energetico “old style”, che basa i propri modelli di business sull’estrazione di gas e petrolio e quelli della “clean energy”, che cerca la transizione su basi alternative allo sfruttamento delle risorse naturali.
Allo scopo ho raffrontato i rendimenti dal primo ottobre 2020 di due etf:
• Ishares US Oil & Gas, ETF che investe in aziende statunitensi che operano nel settore dell’esplorazione, estrazione e distribuzione di combustibili;
• Ishares Global Clean Energy , ETF che investe in società attinenti all’ecosistema delle energie alternative.
Dall’analisi (grafico in alto) possiamo notare come, nel periodo preso in considerazione, l’ETF basato sull’OIL & GAS abbia fatto registrare una performance del 122% , nettamente superiore rispetto all’ETF Global Clean Energy, che nello stesso lasso temporale regala un rendimento del 18% (anche se l’ETF sulle energie pulite ha realizzato un rendimento notevole lo scorso anno, che sarà oggetto di una prossima analisi).
Nella speranza che il fenomeno dell’inflazione e la pressione sui mercati energetici siano transitori, otteniamo ulteriori conferme osservando la curva dei rendimenti dei bond, che tende ad aumentare nella sua parte "finale", confermando la relazione inversa tra inflazione e quotazione dei bond (se l’inflazione sale, i rendimenti salgono ed i prezzi scendono, secondo grafico).
Fed continua a iniettare denaroSi è parlato tanto di inflazione, di mercati sui massimi, di bolla speculativa etc... , tutto vero ma i mercati dicono che la Fed ha sempre un atteggiamento molto "flessibile" e continua per altro tempo a iniettare soldi sul mercato.
Il Pil negli Usa è cresciuto del 11% fino a un target di 15%, forse i rendimenti da oggi alla fine del 2021 potranno salire.
Rendimento decennale USADal punto di vista tecnico (per questi asset l'analisi tecnica la considero un valido strumento da affiancare all'analisi macroeconomica, ma quest'ultima la variabile dominante) siamo all'interno di un canale ascendente e quindi di trend a rialzo. In vista della riunione di domani ci sarà da capire quale sarà la direzionalità del prossimo movimento perchè da qui scatteranno una serie di conseguenze sugli indici azionari e nello specifico quelli USA.
La discesa dei tassi iniziata dal mese di aprile per il momento si è arrestata sul supporto statico a 1.43 ed in prossimità del canale inferiore. In caso di rottura al ribasso il target del movimento potrebbe essere 1.15 dove passa la dmm200 e presente una area di supporto statica. In questo caso probabile assistere (non è detto ma fino ad oggi vale questa relazione) vedere il Nasdaq puntare a nuovi max. Al contrario se dovesse recuperare terreno e riportarsi verso i massimi relativi allora la resistenza individuata è posta a 1.96 e in questo caso vedere uno sgonfiamento dei tecnologici.
Curva dei rendimenti dei titoli di stato UE, USA ed inflazione.In data 8 Febbraio '21 pubblicavo questa analisi del differenziale sulla curva dei rendimenti obbligazionari ( Curva dei rendimenti in crescita, cosa vuole dire ), segnalando che quella dei Paesi UE stava partendo e l'italiana era la più in ritardo.
Da quel 8 Febbraio il rendimento sul decennale italiano è passato da 0,57 ad un massimo del 1,149 toccato il 19 Maggio '21, con una crescita del 127%; mentre il valore del Btp è sceso del 5,2%. Nello stesso arco di tempo il Bund tedesco ha fatto +83%, ma come scrivevo la curva era partita in anticipo rispetto alla nostra.
Venendo al grafico attuale ho aggiunto anche il differenziale di rendimenti Oat francesi.
Partendo dal grafico dei rendimenti degli americani, possiamo vedere come abbiano anticipato nuovamente l'Europa, infatti hanno iniziato ad inclinare la curva a fine Marzo, mentre in UE abbiamo iniziato a metà Maggio.
Ricordo che sul differenziale la curva in ascesa indica un'aspettativa di crescita dei tassi di interesse, mentre una curva in discesa fa attendere una riduzione dei tassi a breve.
In parole povere, una curva ascendete indica che i rendimenti sono più elevati per le obbligazioni con scadenza lunga, ma soprattutto i rendimenti più elevati sulle scadenze più lunghe sono richiesti per compensare l'inflazione ed i futuri aumenti dei tassi.
Come potete vedere adesso le curve dei vari Stati stanno scendendo ed in un contesto mondiale in cui si parla di crescita dell'inflazione questo stona ed è una contraddizione.
Qualcuno mente sulla reale crescita dell'inflazione?
Lancio la domanda ad ora non formulo risposte, ma farò confronti su altri settori che ad una prima occhiata mi danno segnali contrastanti.
Dieci passi nel Forex: Banche Centrali (1 di 4)Le Banche centrali sono le vere protagoniste del mercato valutario, esse hanno a disposizioni diversi strumenti per raggiungere i loro obiettivi, che si espletano tramite politiche monetarie e fiscali. Gli obiettivi sostanzialmente sono favorire la crescita economica, ponendo una determinata attenzione su stabilità dei prezzi e occupazione.
Quello che voglio far notare con questo post è che non tutte le banche tengono nella stessa maniera agli stessi obiettivi e di seguito vedremo in particolare il “carattere” di ognuna di queste banche, per poi discutere nello specifico quali sono gli indicatori da seguire con attenzione.
• Banca centrale europea: obiettivo primario della Bce per mandato è garantire la stabilità dei prezzi, mantenendo un tasso di inflazione poco sotto il 2%, quindi questo è il presupposto per cui la Banca può muoversi. La stabilità dei prezzi è importante per l’Europa sia per potere avere una crescita sana (che presuppone un tasso di inflazione gradualmente crescente) sia per poter tutelare gli scambi commerciali, o meglio avere il controllo per quanto possibile della forza della propria valuta. L’Unione europea dipende molto sia dalle importazioni (Cina) che dalle esportazioni (Usa), dunque i cambi contro euro specialmente per il dollaro, vengono monitorati dalle istituzioni ma ricordiamo che per mandato la Bce non ha l’obbligo di intervenire. Gli interventi della banca centrale dunque sono plausibili nel momento in cui l’IPC europeo assume valori troppo bassi o troppo alti.
• Federal Reserve: La banca centrale americana condivide con la Bce l’obiettivo della stabilità dei prezzi ma è posto in secondo piano rispetto alla piena occupazione. I flussi import/export Usa sono rallentati negli anni con l’amministrazione Trump, a causa delle politiche protezioniste, e ciò ha permesso anche alle esportazioni di riallinearsi con le importazioni migliorando la bilancia commerciale che si presenta quasi sempre in deficit. In presenza di tassi bassi la Fed ha spesso usato l’alleggerimento quantitativo fino a quando il tasso di disoccupazione non si allineava a quello obiettivo, o viceversa ha manovrato i tassi al rialzo nel momento in cui l’occupazione raggiungeva i minimi.
Dunque mettendo a confronto queste due banche sembrerebbe che l’IPC stia molto più caro alla Bce che alla Fed, mentre il tasso di disoccupazione interesserebbe più quest’ultima. Il discorso è molto ampio e certamente i fattori che influenzano le decisioni delle Banche centrali spesso sono politici. Nei prossimi post magari cercheremo di sviscerarli.
US10Y - verso il 2%Lecito attendersi un test del 2% del rendimento del decennale US.
Area di resistenza importante essendo anche una soglia psicologica per il mercato. La ripresa verso l'alto dei rendimenti dai minimi del 25 Marzo al momento sta impattando più l'oro e l'argento che i mercati azionari in generale. Gli investitori scaricano i due beni rifugio in considerazione delle aspettative di ripresa economica dettate dall'andamento dei tassi e del dollaro che sta recuperando forza. Innalzamento dei tassi che dovrebbe riportare interesse verso il settore bancario, assicurativo e più in generale verso i titoli value che hanno molto terreno da recuperare nei confronti dei titoli growth / tech.
Gold Vs Treasury 10 yearCome possiamo notare dal grafico abbiamo un correlazione inversa tra
IL GOLD e i TREASURY a 10 anni americani .., cosa può indicare questo ?
che potrebbe dire che coloro che usavano il gold come bene di rifugio
spostavano i proprio soldi sui TRAESURY quando era in flessione e viceversa
quando il GOLD saliva . in questa ultima fase il GOLD sembra aver girato la testa
quindi staremo a vedere se anche i TREASURY invertiranno la corsa
anche con l aiuto della FED
Curva dei rendimenti americana in risalita, target 1.82%La curva dei rendimenti americana ha iniziato il suo percorso di risalita dopo marzo 2020 segnalando una economia forte negli Stati Uniti e una ripresa globale. Al momento la curva ha raggiunto il primo target su grafico settimanale guardando al 2017, a mio avviso la curva arrivera' almeno fino a 1.82% (come nel 2015) per una serie di motivi:
1) riapertura dell'economia US con molti stati che stanno togliendo anche obbligo di mascherine e restrizioni. Questo porta ad un incremento dell'attivita' economica, si agisce sulla componenti consumi (C) del PIL che spinge la curva a una risalita. Questo avra' anche un effetto su mercati che non andranno piu' alla ricerca di asset sicuri, come i titoli di stato americani, ma verso assets piu' rischiosi.
2) la liquidita' aggiunta dalla Fed dopo il crollo di Marzo 2020 e' finita inizialmente nei mercati finanziari ma ora verra' assorbita dall'economia reale, la quale reagisce sempre con un lag in queste situazioni.
Ci sono una serie di conclusioni da trarre. La prima e' che tutti quegli asset sensibili ad un aumento dei tassi di interesse andranno a soffrire, particolarmente quelle azioni che hanno aspettative future, le quali vengono scontate con un tasso di interesse piu' alto. Secondo elemento, e' in corso una rotazione verso business piu' reali come l'industria.
Per avere piu' dettagli: pulsar.substack.com
Andrea
I rendimenti continueranno a spaventare i corsi azionari?E' senz'ombra di dubbio il tema più discusso e controverso delle ultime settimane.
Se volete la mia opinione, francamente, nel breve non credo proprio che continueranno ad impensierire.
Se invece non volete credere a me, chiedete al Sig. Powell, che sembra (apparentemente) dormire sonni tranquilli. :D
L'accelerazione al rialzo del US10Y del 16 Febbraio, ha certamente gettato un certo scompiglio fra i corsi azionari, provocando più di qualche mal di pancia per le istituzioni.
Dal punto di vista prettamente tecnico invece, il brusco balzo al rialzo ha generato una importantissima divergenza (evidenziata in chart), fra l'altro in corrispondenza di resistenze grafiche importanti.
Nel breve mi aspetto quindi un pullback che si potrebbe estendere fino area 1.40, consentendo un po' di sano e meritato " chillout "...
I corsi, con buona probabilità, sono destinati a riprendere vigore, ma non fasciamoci la testa prima del tempo.
Buon Trading!
Rendimento decennale USADa monitorare da vicino il rendimento del decennale USA. 1.5% prossima resistenza che potrebbe far scattare rotazioni di portafoglio degli istituzionali o grandi investitori verso il debito americano se confrontato con il dividend yield dell'S&P500 (circa 1.50%).
(il 30y è - 2,18%)
Il tema è se Powell riuscirà o meno nel controllo della curva dei tassi così da contenerla in parametri definiti.
L'aumento di domanda che ne dovrebbe scaturire comporterebbe una riduzione del rendimento per effetto della relazione inversa tra prezzo e rendimento e calmare eventuali preoccupazioni del mercato.