Capitolo 2 - Broker e PiattaformeBroker e Piattaforme di Trading: Facciamo Chiarezza
Buonasera a tutti i trader. In questa videolezione, esploreremo la differenza fondamentale tra broker e piattaforme di trading. Analizzeremo le loro funzioni, i rispettivi vantaggi e svantaggi, e valuteremo alcuni esempi pratici per aiutarti a fare la scelta migliore.
Quando ci si approccia al mondo del trading, è essenziale comprendere la distinzione tra questi due elementi.
Il Broker
È l'intermediario finanziario che ti permette di accedere e operare sui mercati. Ogni broker offre costi di commissione e strumenti differenti, quindi la sua selezione è un passo cruciale che deve basarsi sulle tue specifiche esigenze di trading.
La Piattaforma
È il software che utilizzi per leggere i grafici, eseguire le tue analisi e inviare gli ordini di trading.
A questo punto, hai due opzioni principali:
Utilizzare la piattaforma del broker
La maggior parte dei broker integra una propria piattaforma proprietaria. Questa soluzione è comoda perché centralizza tutte le operazioni, ma spesso può avere strumenti di analisi tecnica limitati.
Utilizzare piattaforme esterne
Esistono piattaforme specializzate in analisi grafica come TradingView, ProRealTime o MetaTrader. Queste sono la scelta ideale per un'analisi approfondita, e il loro principale vantaggio è che molte si possono collegare direttamente al tuo broker per l'esecuzione degli ordini.
In sintesi: la piattaforma integrata del broker è ottima per chi è alle prime armi e cerca una soluzione all-in-one per l'esecuzione rapida. Una piattaforma esterna, invece, è l'ideale per i trader che desiderano condurre un'analisi tecnica seria e dettagliata.
Spero il video sia gradito, fatemelo sapere con un like.
Come sempre un grande abbraccio
Ciao e grazie da Mauro
Vi lascio con le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina e avere sempre un piano.
Idee della comunità
Trading. La cruda realtà del 99% dei trader che perdeIl trading è spesso dipinto come un rapido percorso verso ricchezze straordinarie e soprattutto facili. Molti aspiranti trader si avvicinano a questo mondo con grandi speranze di raddoppiare rapidamente piccoli capitali iniziali. Tuttavia, la realtà del trading è ben diversa e spesso ben più dura di quanto gli annunci pubblicitari lascino intendere. La stragrande maggioranza dei trader, infatti, sperimenta perdite consistenti sin dai primi tentativi. Statistiche recenti indicano che tra il 70% e il 90% dei trader retail perde soldi. La tendenza è netta: pochi riescono realmente a costruire una carriera di successo nel trading.
Nel primo mese di attività, circa il 40% dei nuovi trader si scoraggia e abbandona definitivamente. Tra coloro che rimangono, la maggior parte scopre presto che il trading non è affatto semplice come sembrava e inizia un percorso di apprendimento. Tuttavia, questo percorso è ostacolato da un eccesso di informazioni. Strategie contraddittorie, tecniche variegate e una mole enorme di dati possono facilmente disorientare il neofita. Si finisce per giocare una sorta di roulette alla ricerca di un metodo efficace, ma la maggior parte non riesce a trovarlo. Entro due anni, l’80% degli aspiranti trader avrà abbandonato, spesso convinto che il sistema stesso sia una truffa.
Dopo cinque anni, restano solo i trader più motivati e disciplinati, quelli capaci di affrontare ripetuti insuccessi senza mollare. Essi generalmente raggiungono un punto di equilibrio, dove i guadagni coprono le perdite, ma spesso manca ancora quel piccolo elemento chiave per diventare profittevoli in modo consistente.
Il numero di trader che arrivano a sviluppare un sistema solido e affidabile è estremamente ridotto. Solo l’1% riesce a scoprire un approccio che permetta guadagni costanti, diventando così indipendenti finanziariamente attraverso il trading. Questo gruppo elitario deve essere dotato di disciplina ferrea, pazienza titanica e nervi d’acciaio per resistere alle difficoltà di un mercato altamente competitivo e spietato.
Le cause principali del fallimento sono note. Mancanza di una pianificazione adeguata, gestione del rischio inadeguata e decisioni prese sotto l’effetto di emozioni come paura e avidità. Molti trader sopravvalutano le proprie capacità e sottovalutano l'importanza di posizionare stop loss efficaci o di mantenere la dimensione delle posizioni entro limiti di rischio ragionevoli. L’assenza di un piano chiaro porta spesso a decisioni impulsive e a perdite finanziarie significative. Ulteriori difficoltà derivano dal carattere del trading come gioco a somma zero, o addirittura negativa, dove i trader competono tra loro e devono anche affrontare le commissioni dei broker. In generale, i trader più esperti e abili riescono a guadagnare dalla perdita degli altri meno preparati.
Il trading è un ambito estremamente sfidante e solo pochi riescono a emergere come vincenti. Per chi vuole provarci, è fondamentale sviluppare una solida strategia, applicare una rigorosa gestione del rischio e investire continuamente nell’apprendimento e nel miglioramento personale. Solo così si può sperare di entrare nell’élite ristretta dell’1% che realizza davvero profitti sostenibili e duraturi.
TradingView: Scopri le funzioni che non usi ancoraUn saluto a tutti itrader, in questo video andiamo ad analizzare TradingView, perchè è estremamente versatile e si adatta a diversi profili di utenti:
Principianti: la sua interfaccia intuitiva e il conto "paper trading" la rendono la piattaforma ideale per imparare l'analisi tecnica e fare pratica.
Trader e Investitori Avanzati: gli strumenti di analisi avanzati, il supporto per il backtesting e Pine Script la rendono una scelta eccellente per chi opera a livello professionale.
Chiunque voglia tenersi aggiornato: anche se non fai trading attivamente, puoi utilizzare TradingView per seguire i mercati, consultare le notizie e osservare le analisi degli altri investitori.
TradingView offre una versione gratuita con funzionalità limitate e diversi piani a pagamento (Pro, Pro+, Premium, ecc.) che sbloccano strumenti più avanzati e l'accesso a più dati in tempo reale. Molti broker permettono anche di collegare il proprio conto a TradingView per operare direttamente dalla piattaforma.
Spero il video sia gradito anche se un pò lungo.
Come sempre un grande abbraccio
Ciao e grazie da Mauro
Vi lascio con le mie tre regole che coltivo costantemente:
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I fondamentali più importanti del mercato forex Nel mondo del forex, anche chi si affida principalmente all’analisi tecnica non può ignorare l’impatto dei fondamentali economici. I dati di natura fondamentale sono i veri motori dei movimenti valutari e, se ben compresi, possono aiutarti a evitare errori costosi e a cogliere opportunità di trading più solide. Ecco i principali indicatori da monitorare e come usarli concretamente nel tuo trading.
1. Tasso di disoccupazione
Il tasso di disoccupazione misura la percentuale di persone senza lavoro in un paese. Un aumento della disoccupazione segnala una situazione economica debole e tende a indebolire la valuta nazionale. Al contrario, un calo della disoccupazione rafforza la valuta, perché indica crescita e fiducia nel futuro. Seguire i dati mensili sul lavoro (come il Non-Farm Payroll negli USA) e confrontarli con le attese degli analisti. Un dato migliore del previsto può offrire spunti per posizionamenti long sulla valuta interessata.
2. Prezzi delle case
L’andamento dei prezzi immobiliari riflette la domanda e la fiducia dei consumatori. Prezzi in crescita segnalano un’economia in salute e rafforzano la valuta, mentre un mercato immobiliare in crisi è spesso un campanello d’allarme. Monitorare i report mensili o trimestrali sui prezzi delle case, soprattutto nei paesi sviluppati. Un’accelerazione dei prezzi può anticipare rialzi dei tassi da parte della banca centrale.
3. Inflazione
L’inflazione misura la variazione dei prezzi di beni e servizi. Un’inflazione alta erode il potere d’acquisto e, se fuori controllo, indebolisce la valuta. Tuttavia, un’inflazione moderata è spesso segno di crescita. Seguire i dati CPI (Consumer Price Index) e PPI (Producer Price Index). Se l’inflazione supera le attese, la banca centrale potrebbe alzare i tassi, rafforzando la valuta.
4. Politica monetaria
Le decisioni delle banche centrali su tassi d’interesse e quantità di moneta in circolazione sono il driver principale dei cambi valutari. Tassi più alti attirano capitali esteri, rafforzando la valuta. Tassi bassi la indeboliscono. Seguire le riunioni delle banche centrali (come la Fed, la BCE o la BoE) e le dichiarazioni dei governatori. Le aspettative sui tassi spesso muovono il mercato più dei dati effettivi.
5. Stabilità politica
Le decisioni politiche, le elezioni e le crisi geopolitiche possono creare forte volatilità. Instabilità politica o incertezza sulle politiche economiche tendono a indebolire la valuta.
Monitorare le notizie politiche e i principali eventi globali. In caso di instabilità, valuta strategie difensive o riduci l’esposizione su valute a rischio.
Conclusione
I fondamentali sono la bussola del forex. Imparare a leggerli e interpretarli permette di anticipare i movimenti più importanti e di operare con maggiore sicurezza. Anche se si predilige l’analisi tecnica, integrare i fondamentali nella strategia farà la differenza tra un trading casuale e un trading professionale.
[COME E QUANDO DICHIARARE I REDDITI DA FOREX TRADING]In Italia i profitti da forex trading vanno dichiarati come redditi diversi di natura finanziaria (art. 67 TUIR). Ecco un riassunto su come funziona:
1. Quando dichiarare
• Devi dichiarare i profitti nell’anno fiscale
successivo a quello in cui li hai realizzati.
• Esesmpio: se hai guadagnato nel 2024, dichiari nel 2025.
• Anche le perdite vanno indicate, perché possono essere portate
in compensazione con futuri guadagni (entro 4 anni).
2. Come dichiarare
Dipende dal tipo di broker che usi:
Caso A: Broker italiano con regime amministrato
• È il broker a fare da sostituto d’imposta.
• Ti trattiene direttamente il 26% di imposta sostitutiva sui guadagni.
• Tu non devi fare nulla in dichiarazione.
Caso B: Broker estero o broker italiano con regime dichiarativo
• Devi dichiarare tu i profitti nel Quadro RT del Modello Redditi PF (ex Unico).
• Le imposte sono: 26% sul capital gain netto (differenza tra guadagni e perdite).
• Eventuali imposte su interessi/dividendi, sempre al 26%.
3. Quadro RW – Monitoraggio fiscale
• Se hai un conto trading presso un broker estero, devi anche compilare
il Quadro RW per dichiarare le attività finanziarie all’estero.
• Su questi importi si paga anche l’IVAFE (imposta sul valore delle attività
finanziarie detenute all’estero), che è lo 0,2% annuo.
4. Documenti utili
• Estratti conto e rendicontazioni annuali del broker.
• Report delle operazioni chiuse (profit/loss realizzati).
In poche parole :
• Se usi un broker italiano con regime amministrato → zero pensieri.
• Se usi un broker estero (tipo eToro, IC Markets, ecc.) → devi compilare
RT + RW, pagare 26% sui profitti netti + IVAFE 0,2%.
Cos’è il Drawdown nel tradingIl drawdown in un conto di trading è una misura fondamentale che indica la massima perdita osservata dal valore più alto raggiunto dal saldo fino al suo minimo successivo in un dato periodo di tempo. Questa metrica esprime in modo chiaro quanta parte del capitale di un trader è stata temporaneamente persa, mostrando quindi il livello di rischio a cui si è esposti durante l’attività di trading.
Tipi di Drawdown più comuni
Current drawdown (drawdown attuale).
Questo drawdown rappresenta la perdita temporanea in un momento specifico, calcolata sulle posizioni aperte che non sono ancora state chiuse. Ad esempio, se il trader ha 3 posizioni aperte sul mercato con valori attuali di guadagno o perdita, come ad esempio EURUSD (-500€), GBPUSD (+200€) e GOLD (-100€), il drawdown attuale sarà di -400€.
Fixed Drawdown (drawdown fisso).
È dato dalla somma dei risultati negativi delle posizioni ormai chiuse in un periodo, escludendo quelle ancora aperte. Per esempio, se in una giornata il trader ha chiuso 4 posizioni con una perdita totale di 500 su un capitale di 10.000€, il drawdown fisso per quel giorno sarà del 5%.
Maximum Drawdown (drawdown massimo).
Rappresenta la più grande differenza negativa tra il picco massimo di capitale e il punto più basso toccato prima che il conto riesca a raggiungere un nuovo massimo. Se un conto parte da 10.000$ e nel tempo arriva fino a 25.000$, ma poi subisce una perdita fino a 12.500$, il drawdown massimo è del 50%. Questo dato è spesso il più utilizzato come parametro di rischio massimo.
Perché è importante monitorare il drawdown
Il drawdown offre un indicatore chiave del livello di rischio che una strategia di trading comporta. Un drawdown elevato, ad esempio superiori al 50%, segnala un rischio considerevole che può mettere a repentaglio la sopravvivenza del conto di trading. Comprendere il drawdown aiuta a stabilire limiti di rischio, dimensionare correttamente le posizioni e verificare se una strategia è adatta al proprio profilo di rischio. Inoltre, la conoscenza del drawdown aiuta a mantenere una disciplina mentale. Le perdite temporanee fanno parte del percorso e un drawdown contenuto non significa necessariamente che la strategia sia inefficace se, nel lungo termine, si riesce a recuperare e generare profitti consistenti.
Considerazioni pratiche
Trader con strategie ad alta frequenza o con esposizioni elevate devono essere particolarmente attenti al drawdown attuale e massimo per evitare perdite catastrofiche.
Un basso drawdown è sinonimo di un controllo del rischio rigoroso e di una strategia conservativa.
Monitorare il drawdown in modo costante consente di agire in anticipo, ad esempio fermando il trading o rivedendo la strategia in caso di perdite eccessive.
Si dovrebbe definire prima di iniziare a operare qual è il drawdown massimo accettabile in relazione alla propria tolleranza al rischio.
Sei errori comuni di chi inizia a fare tradingIl trading rappresenta per molti un’opportunità di guadagno, ma è anche un’attività che richiede disciplina, conoscenza e strategia. I principianti spesso commettono errori frequenti che possono compromettere rapidamente il loro capitale e la loro motivazione.
Il primo, e più grave errore, è non avere un piano di trading.
La maggior parte dei trader alle prime armi pensa che bastino qualche video, libri o segnali per entrare nel mercato e vincere. Questa mentalità porta all’improvvisazione, che porta inevitabilmente a perdere il capitale in pochi mesi. Un piano di trading definito, con regole chiare per ingresso, uscita e gestione del rischio, è invece l’elemento essenziale per costruire una carriera duratura nel trading.
Un altro errore comune è l’overtrading.
Molti credono che più si eseguono operazioni, più si guadagna. Al contrario, nel trading la qualità conta molto più della quantità. Le opportunità valide sono poche e bisogna imparare a selezionarle con cura, evitando di inseguire ogni segnale o movimento di mercato. L’overtrading può portare a commissioni elevate, stress emotivo e perdite rapide.
L’emotività è il terzo grande ostacolo.
Paura, avidità, impazienza e desiderio di recuperare perdite spingono molti trader a prendere decisioni irrazionali. Invece, le scelte di trading devono essere basate esclusivamente sull’analisi e sulle regole del piano. La gestione emotiva è spesso la chiave che separa i trader profittevoli da quelli che falliscono.
La mancanza di pazienza rappresenta un’altra trappola.
Molte volte i trader chiudono troppo presto le posizioni sperando di evitare perdite o per ottenere guadagni rapidi. Questa fretta fa perdere occasioni di profitto e disturba il normale andamento del trading. L’attesa e la disciplina sono invece due caratteristiche indispensabili.
L’avidità è un nemico insidioso che affligge trader di ogni livello.
Cercare di massimizzare ogni singola operazione può indurre a non rispettare le regole di uscita e a rischiare più del previsto. La capacità di accettare profitti e limitare le perdite è fondamentale per conservare e far crescere il capitale nel tempo.
Infine, uno degli errori più letali è assumere rischi eccessivi senza considerare la dimensione della posizione rispetto al capitale. Molti principianti sottovalutano o ignorano la gestione del rischio e finiscono per perdere depositi interi in pochi trade sbagliati. Il rischio per operazione deve essere sempre calcolato in modo prudente, spesso non più dell’1-2% del capitale, per garantire la sopravvivenza ed evitare stress psicologico.
Altri errori includono la mancanza di conoscenza sulla leva finanziaria e la scarsa preparazione teorica. Il trading richiede uno studio costante e un aggiornamento continuo sulle dinamiche dei mercati e sugli strumenti a disposizione. Senza queste basi la probabilità di fallimento aumenta drasticamente.
Guida al Volume Profile su TradingView: I Miei Settaggi Buona Domenica a tutti i trader, in questo video andremo a vedere come installare e settare il mio personale Volume Profile che utilizzo per le mie analisi.
Componenti Chiave del Volume Profile
Qualunque sia il tipo di Volume Profile che utilizzi, sono sempre presenti tre componenti fondamentali:
Punto di Controllo (POC): È il livello di prezzo con il volume scambiato più elevato durante il periodo analizzato. Viene rappresentato da una linea orizzontale di colore diverso (spesso rosso). Il POC è considerato un livello di prezzo di equilibrio, che spesso agisce come forte supporto o resistenza.
Area di Valore (Value Area - VA): È l'intervallo di prezzo in cui è stato scambiato una percentuale significativa (generalmente il 70%) del volume totale. Quest'area indica il consenso del mercato sul valore di un asset. Le due linee che la delimitano sono:
Value Area High (VAH): Il livello di prezzo più alto all'interno dell'Area di Valore.
Value Area Low (VAL): Il livello di prezzo più basso all'interno dell'Area di Valore.
Nodi di Volume (Volume Nodes): L'istogramma del Volume Profile è composto da nodi che mostrano il volume scambiato a ogni livello di prezzo.
High Volume Nodes (HVN): Picchi nell'istogramma che indicano un'elevata attività di trading.
Low Volume Nodes (LVN): Avvallamenti nell'istogramma che mostrano una bassa attività di trading e che spesso agiscono come aree di rapido movimento del prezzo.
3. Utilizzo per l'Analisi e il Trading
Il Volume Profile è uno strumento potente per la tua analisi tecnica:
Identificazione di Supporto e Resistenza: I livelli di alto volume (POC e HVN) indicano aree in cui il mercato ha trovato un accordo e dove è probabile che il prezzo si stabilizzi o inverta la direzione.
Individuazione di Livelli di Reversione: I livelli di basso volume (LVN) possono suggerire aree in cui il prezzo potrebbe muoversi rapidamente senza incontrare molta resistenza.
Conferma di Tendenze: Se il prezzo si muove al di sopra del POC, può indicare un sentiment rialzista. Se si muove al di sotto, un sentiment ribassista.
4. Impostazioni e Personalizzazione
TradingView ti permette di personalizzare il Volume Profile per adattarlo alle tue preferenze:
Numero di Righe: Puoi aumentare o diminuire il numero di barre orizzontali per avere un'istogramma più dettagliato o più liscio.
Percentuale dell'Area di Valore: Puoi regolare la percentuale di volume che definisce l'Area di Valore, se preferisci un intervallo più stretto o più ampio.
Colori e Stile: Puoi cambiare i colori del POC, dell'Area di Valore e dell'istogramma stesso per adattarli al tuo tema grafico.
Vi saluto come al solito con un abbraccio e buon trading.
Grazie Ciao Mauro
Vi cito le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina ed avere sempre un piano.
Capitolo 1 - Il mondo del trading e le candele GiapponesiUn approccio professionale al trading: la mia guida completa.
Ciao a tutti i trader,
Ho deciso di avviare una serie di video dedicati al trading, con l'obiettivo di accompagnarvi passo dopo passo, partendo dalle basi fino alla gestione consapevole di ogni operazione. L'intero percorso, completamente gratuito, è pensato per chi desidera intraprendere questa attività in modo serio e professionale.
Nel trading, come scoprirete, la chiave del successo risiede nella disciplina e nel rispetto delle regole. Non si tratta di improvvisare, ma di agire sempre con un setup ben definito per ogni operazione. Le decisioni di investimento non devono essere basate su intuizioni o consigli altrui, ma su motivi validi e ragionati. È fondamentale sapere esattamente perché si entra in un trade, quali sono i rischi e quale potenziale profitto si può ottenere.
Iniziamo questo viaggio nel mondo del trading. Affronteremo insieme ogni aspetto, con l'impegno e la dedizione necessari per raggiungere i vostri obiettivi.
Vi saluto come al solito con un abbraccio e buon trading.
Grazie Ciao Mauro
Vi cito le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina ed avere sempre un piano.
Il Kelly Criterion nel tradingIl Kelly Criterion è una formula matematica sviluppata da John L. Kelly Jr. nel 1956, originariamente concepita per ottimizzare le puntate nelle scommesse e successivamente adattata al mondo degli investimenti e del trading. La sua principale funzione è determinare la porzione ideale del capitale da rischiare in una singola operazione per massimizzare la crescita del capitale nel lungo termine, bilanciando opportunità di guadagno e rischio di perdita.
Nel trading, il Kelly Criterion si basa su due elementi fondamentali: la probabilità di vincita (W) di una singola operazione e il rapporto tra guadagni medie perdite medie (R). La formula originale del capitale da investire o rischiare è K=W − .
L’obiettivo è massimizzare il logaritmo del profitto atteso, evitando di rischiare troppo in una singola operazione e mantenendo un equilibrio che promuova una crescita esponenziale e sostenibile del capitale.
Per applicare il Kelly Criterion nel trading reale, un trader dovrebbe analizzare la propria performance storica, calcolando la percentuale di operazioni vincenti e perdenti e la media dei risultati positivi e negativi. Ad esempio, se un trader vanta un 60% di operazioni vincenti e un rapporto tra guadagni e perdite di 1.5, applicando la formula otterrà una quota di capitale da rischiare intorno al 20% per trade. Tuttavia, tale valore rappresenta un limite teorico. Molti esperti consigliano di “frazionare” tale valore (ad esempio rischiando un quarto o metà del Kelly suggerito) per minimizzare la volatilità e le perdite potenziali nei periodi di drawdown.
Il Kelly Criterion aiuta a evitare errori comuni come il sovra-investimento o l'assunzione di rischi eccessivi sulla base di percezioni emozionali, fornendo una strategia scientifica di money management. Inoltre, consente di adattare dinamicamente la dimensione della posizione alle condizioni di mercato e al proprio sistema, a differenza di metodi statici (ad esempio rischio fisso in percentuale senza considerare la probabilità e il rapporto di vincita).
Tuttavia, ci sono alcune limitazioni pratiche nell’uso del Kelly Criterion nel trading. Prima di tutto, la stima accurata di probabilità e rapporto guadagno/perdita è complessa, perché il mercato è influenzato da fattori variabili e molteplici. Inoltre, il Kelly pieno può portare a oscillazioni di capitale troppo marcate, soprattutto in mercati volatili o in strategie a breve termine. Per questo motivo, la maggior parte dei trader applica una versione “half-Kelly” o “quarter-Kelly”, riducendo la frazione calcolata per ridurre i rischi psicologici e finanziari.
Un uso appropriato del Kelly consente di gestire meglio le sequenze di perdite, preservando il capitale durante periodi difficili e sfruttando le serie vincenti per far crescere esponenzialmente il capitale. In questo senso, il Kelly Criterion diventa uno strumento potente per coniugare matematica e disciplina emotiva, due elementi indispensabili per la riuscita nel trading.
Rischio di credito FRANCIA: 2 barometri decisiviDall’annuncio del voto di fiducia dell’8 settembre 2025, la situazione politica francese è precipitata in una forte incertezza. Il primo ministro François Bayrou, alla guida di un governo di minoranza, si trova di fronte a un’opposizione determinata che ha già annunciato che voterà contro, rendendo la sua permanenza a Matignon molto improbabile. Questa fragilità politica ha immediatamente pesato sulla fiducia dei mercati: il premio di rischio e i costi di finanziamento aumentano per il governo e per le imprese francesi.
In caso di caduta del governo, l’ipotesi di elezioni anticipate e la prospettiva di nuove tensioni sociali, con mobilitazioni previste già dal 10 settembre, accentuano le preoccupazioni. In questo contesto, le autorità cercano di rassicurare affermando che la Francia rimane economicamente solida e che un bilancio per il 2026 sarà adottato nei tempi previsti, forse con l’istituzione di un cosiddetto governo “tecnico” anziché una nuova dissoluzione dell’Assemblea nazionale.
Questa incertezza può esercitare pressione sui tassi di interesse sovrani francesi e destabilizzare così banche e imprese francesi, con un effetto di contagio a livello dell’Eurozona.
La situazione peggiorerà o, al contrario, migliorerà in questo mese di settembre per la Francia e l’Eurozona?
Ecco due barometri di mercato da tenere sotto stretta osservazione e che saranno molto rilevanti per misurare l’evoluzione positiva o negativa di questo rischio “Francia”.
1. Primo barometro del rischio “Francia”: lo spread sui tassi a 10 anni tra Francia e Germania
Lo spread dei rendimenti obbligazionari a lungo termine tra Francia e Germania rappresenta il barometro di rischio definitivo per il debito pubblico francese. Più si amplia questo spread, più il mercato anticipa difficoltà per le finanze pubbliche francesi.
Attualmente tengo questo indicatore sotto stretta sorveglianza, poiché la sua traiettoria rialzista potrebbe diventare preoccupante oltre una certa soglia. Al contrario, se l’incertezza politica in Francia diminuisse, questo spread si ridurrebbe, rappresentando un segnale positivo per gli attivi finanziari europei.
Il grafico seguente mostra, in chiusura giornaliera, lo spread a 10 anni tra Francia e Germania:
2. Barometro secondario da seguire: il valore del rendimento francese a 10 anni rispetto al rendimento italiano a 10 anni
Un secondo barometro interessante è la differenza assoluta tra il rendimento sovrano francese a 10 anni e quello italiano. Mai il rendimento francese è stato superiore a quello italiano, e se ciò dovesse accadere, sarebbe un segnale di mercato molto negativo per la Francia, le sue banche e le sue imprese. Attualmente il rendimento francese rimane inferiore a quello italiano.
Il grafico seguente mostra i rendimenti francesi e italiani a 10 anni in forma di candele giapponesi quotidiane:
DISCLAIMER GENERALE:
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I principali attori che muovono il mercato ForexIl mercato Forex rappresenta il più grande mercato finanziario al mondo, con milioni di partecipanti di varia natura. Per comprendere davvero come funziona questo mercato, è fondamentale conoscere chi sono i principali attori che lo influenzano e ne determinano i movimenti più rilevanti.
Governi
I governi sono i principali attori macroeconomici che influenzano il Forex attraverso le loro politiche economiche e politiche. Definiscono gli obiettivi economici nazionali e, tramite regolamentazioni e interventi, cercano di stabilizzare o indirizzare il valore delle valute per sostenere le esportazioni, controllare l’inflazione o favorire la competitività internazionale. Le azioni governative possono avere un impatto significativo sui mercati valutari soprattutto in termini di feedback politico o interventi diretti.
Banche centrali
Le banche centrali sono gli esecutori delle strategie governative e hanno un ruolo cruciale nel mercato Forex. Utilizzano strumenti come il controllo dell’offerta di moneta, la definizione dei tassi di interesse e le politiche creditizie per influenzare la domanda e l’offerta di valute. Intervengono attivamente nei mercati per stabilizzare o modificare il valore della propria valuta, utilizzando riserve in valuta estera e oro come leve di controllo. La Banca dei regolamenti internazionali e le maggiori banche centrali mondiali, tra cui la Federal Reserve americana, la BCE, la Banca del Giappone e la People's Bank of China, detengono enormi asset che condizionano fortemente il mercato Forex.
Banche commerciali
Le banche commerciali sono responsabili della maggior parte delle transazioni Forex quotidiane, soprattutto grazie alla gestione dei pagamenti internazionali per aziende e clienti privati. Secondo dati recenti, oltre il 70% del volume totale del Forex riguarda operazioni tramite banche commerciali. Oltre alla gestione del flusso di valuta, molte banche sono attive sul fronte speculativo, utilizzando sofisticate strategie di trading per trarre profitto dalle fluttuazioni valutarie.
Imprese multinazionali
Le grandi imprese operanti a livello globale sono costantemente impegnate in operazioni di cambio valuta per gestire flussi di capitale tra le filiali, pagamenti a fornitori o ricavi da mercati esteri. Le multinazionali svolgono anche attività di copertura ("hedging") per proteggersi dal rischio di oscillazioni valutarie che potrebbero influire negativamente sui loro bilanci. La loro partecipazione costante contribuisce a mantenere un flusso costante di scambi, conferendo liquidità ai mercati.
Fondi di investimento e hedge funds
I fondi di investimento professionali, incluse le grandi società di gestione patrimoniale e gli hedge funds, rappresentano gli investitori istituzionali più sofisticati attivi nel Forex. Questi operatori maneggiano capitali spesso enormi e impiegano tecniche avanzate di analisi quantitativa, trading algoritmico e gestione del rischio. La loro attività speculativa può influenzare significativamente i movimenti di prezzo, creando spinte nei mercati sia a breve che a medio termine.
Conclusioni
Il mercato Forex è un ecosistema complesso, governato dall’interazione dinamica di diversi tipi di partecipanti, ciascuno con obiettivi e funzioni differenti. I governi e le banche centrali detengono il potere strategico e normativo, mentre le banche commerciali e le multinazionali gestiscono il flusso fondamentale delle valute. I fondi di investimento e gli hedge funds aggiungono volatilità e movimenti speculativi. Conoscere questi attori permette ai trader di comprendere meglio le dinamiche di mercato e di affinare la propria strategia tenendo conto delle diverse influenze presenti sui mercati valutari.
L’impatto del dato Unemployment Claims sui mercati finanziariIl dato Unemployment Claims rappresenta uno degli indicatori più monitorati per comprendere lo stato di salute dell’economia statunitense. Misura il numero di persone che richiedono per la prima volta il sussidio di disoccupazione settimanale, offrendo così un aggiornamento rapido sul mercato del lavoro. Un dato più alto del previsto segnala un peggioramento del mercato del lavoro, mentre un dato più basso suggerisce un’economia in miglioramento. Questo risultato influenza profondamente i mercati valutari (forex) e delle materie prime, poiché riflette le aspettative sulla crescita economica, sulla politica monetaria e sui rischi di recessione.
Possibili scenari per l’oro (GOLD)
L’oro ha una relazione inversa con la forza dell’economia e dei tassi d’interesse reali. Quando le Unemployment Claims aumentano, suggerendo un peggioramento dell’occupazione e dunque un possibile rallentamento economico, le banche centrali possono stimolare l’economia con politiche monetarie più accomodanti (taglio dei tassi, espansione della massa monetaria). Questo favorisce l’oro, considerato un bene rifugio e una protezione dall’inflazione e dall’incertezza. Al contrario, un miglioramento del mercato del lavoro e delle Unemployment Claims porta spesso a rialzi dei tassi, riducendo l’appeal dell’oro e spingendo i prezzi verso il basso.
Un dato Unemployment Claims più alto del previsto potrebbe far salire il prezzo dell’oro in zona 3416. Un dato più basso, invece, potrebbe portare ad un calo fino alla zona 3310 - 3325.
Possibili scenari su EUR/USD
Per la coppia EUR/USD, il dato Unemployment Claims riflette la forza relativa dell’economia americana. Un dato peggiore del previsto è generalmente ribassista sul dollaro USA, causando un deprezzamento del dollaro rispetto all’euro e quindi una possibile salita della coppia EUR/USD. Un dato migliore rafforza il dollaro, favorendo ribassi della coppia EUR/USD. Al contempo, la situazione economica europea e le politiche della BCE influenzano il cambio, ma i dati statunitensi restano il driver principale. Un dato Unemployment Claims peggiore può portare a un rialzo di EUR/USD fino alla zona 1,1760. Al contrario, un dato migliore potrebbe spingere il cross al ribasso fino alla zona 1,1450.
Possibili scenari per le coppie con dollaro australiano (AUD/CHF, AUD/NZD, AUD/CAD)
Il dollaro australiano è sensibile ai dati del mercato del lavoro statunitense, oltre che all’andamento globale e al contesto di rischio. Un peggioramento delle Unemployment Claims USA, accompagnato da attese di rallentamento globale, spesso pesa sul dollaro australiano, considerato una valuta correlata al movimento delle materie prime.
Un aumento dei sussidi di disoccupazione USA potrebbe accentuare le pressioni ribassiste su queste coppie. Un dato invece sotto le attese potrebbe supportare un rimbalzo del dollaro australiano.
Possibili scenari su GBP/USD
Sulla coppia GBP/USD, un aumento delle Unemployment Claims USA (indicazione di rallentamento negli USA) può deprimere il dollaro e sostenere il prezzo della sterlina. Al contrario, dati in discesa sulle Unemployment Claims rafforzano il dollaro e possono far scendere GBP/USD. Le zone di attenzione sono 1,36 in caso di dati peggiori delle aspettative e 1,33 in caso di dati migliori delle attese.
Stop loss nel tradingLo stop loss rappresenta uno degli strumenti più importanti e indispensabili nella gestione del rischio di qualsiasi operazione di trading. Nonostante ciò, molti trader, in particolare quelli alle prime armi, preferiscono chiudere manualmente le posizioni in perdita, ritenendo di poter così controllare meglio il momento esatto per limitare un danno o evitare la perdita, una convinzione che si dimostra spesso errata e pericolosa.
Che cos’è lo stop loss
Lo stop loss è un ordine automatico che viene piazzato a un livello di prezzo predeterminato. Quando il prezzo di un asset raggiunge questo livello, la posizione viene chiusa automaticamente, limitando così la perdita del trader. Questo meccanismo elimina la necessità di intervenire manualmente con tempismo perfetto, consentendo di proteggere il capitale anche quando non si può essere davanti al terminale.
Perché è essenziale impostare lo stop loss
Limitare le perdite e gestire il rischio.
Il vantaggio principale dello stop loss è il controllo rigoroso del rischio. Limitare la perdita massima per ogni trade consente di conservare il capitale e di affrontare il trading con una prospettiva a lungo termine. Senza uno stop loss, si rischia di mantenere una posizione negativa più a lungo, aspettando un’inversione che potrebbe non arrivare mai, aumentando così i danni.
Evitare l’interferenza emotiva
Il trading è spesso soggetto a emozioni intense come paura e avidità. Quando si gestisce manualmente una posizione in perdita, è facile cadere nella trappola di conservare troppo a lungo la posizione sperando in un recupero, oppure di chiuderla troppo presto senza una ragione strategica. Lo stop loss aiuta a mantenere la disciplina, tagliando le perdite al momento giusto senza che l’emotività interferisca.
Automazione e comodità operativa
Con lo stop loss, non è necessario monitorare costantemente il mercato per chiudere la posizione al momento opportuno. Questo è particolarmente utile in mercati volatili o quando non si può essere sempre presenti, migliorando la gestione del tempo e riducendo lo stress.
Nonostante i vantaggi, è importante ricordare che lo stop loss non elimina tutte le perdite, indica semplicemente il punto in cui ammettere un errore e uscire dalla posizione. Talvolta, in mercati molto volatili, uno stop loss può essere attivato da oscillazioni temporanee (rumore di mercato), facendo uscire prematuramente il trader da una posizione potenzialmente redditizia. Per questo, scegliere con cura il livello dello stop è fondamentale Deve proteggere dal rischio e al contempo consentire una sufficiente libertà di oscillazione del prezzo.
Conclusione
Impostare uno stop loss non è solo una buona pratica, ma una vera e propria necessità per chiunque operi nei mercati finanziari. Esso rappresenta la linea di demarcazione tra un trader disciplinato, che riconosce tempestivamente i propri errori e gestisce il rischio, e un operatore emotivo che rischia di compromettere il proprio capitale. Mai aprire una posizione senza uno stop loss ben definito: una regola fondamentale per preservare la continuità operativa e migliorare la performance complessiva nel trading.
La psicologia del rischio nel tradingLa gestione del rischio nelle posizioni di trading è uno dei pilastri fondamentali per chi vuole operare con successo nei mercati finanziari. Una delle domande più importanti per ogni trader è: quale porzione del proprio capitale rischiare in ogni singola operazione? La risposta a questa domanda non è solo teorica, ma ha un impatto diretto sulla performance e sulla sopravvivenza nel lungo termine. Il rischio per operazione si determina calcolando la distanza tra il punto di entrata e lo stop loss, misurata in pips o in unità di prezzo, moltiplicata per la dimensione della posizione. Questo calcolo serve a definire quanti soldi sono esposti in caso di perdita.
Un approccio prudente è quello di rischiare tra l’1% e il 2% del capitale totale per ogni trade. Questa strategia è consigliata soprattutto ai trader alle prime armi o a chi vuole mantenere una sicurezza elevata contro i ribassi. Rischiare poco per operazione significa aspettarsi guadagni più contenuti, ma anche avere un controllo migliore sul capitale, limitando i drawdown e mantenendo stabilità psicologica nei periodi negativi.
Si passa poi a un rischio medio, che varia dal 2% al 5% del capitale per trade. Qui i rendimenti attesi sono più elevati, ma la sicurezza del capitale diminuisce. Questo livello è ideale per trader più esperti, psicologicamente preparati a gestire drawdown più profondi e sequenze di perdite. È fondamentale in questo caso essere disciplinati e non farsi sopraffare dall’emotività, perché colpi di testa specie dopo perdite possono compromettere i risultati complessivi.
Rischiare oltre il 5% per ogni singola operazione è da considerarsi un rischio altissimo. Si parla spesso di trade "5 stelle", ovvero pochi setup di altissima convinzione dove il trader è quasi certo di un esito positivo. I potenziali profitti sono grandi, ma con due sole perdite consecutive si può perdere circa il 10% del capitale, una soglia che può dare un colpo duro alla psicologia e al conto stesso.
Infine, esiste il rischio definito "stupido" quando si supera il 10% per singolo trade. Qui la probabilità di "bruciare" l’intero conto in pochi trade è altissima. Poiché non esistono setup infallibili, questa strategia è estremamente pericolosa e da evitare categoricamente.
Uno dei problemi più comuni tra i trader inesperti è non calcolare la percentuale di rischio realmente presa in ogni operazione, affidandosi a una dimensione fissa delle posizioni indipendentemente dalla salute del conto o dalla volatilità del mercato. Questo errore può portare a esposizioni eccessive e a perdite rapide e difficili da recuperare.
Metodi efficaci per calcolare la dimensione ottimale della posizione includono il modello percentuale che normalizza il rischio per ogni trade in una frazione dell’intero capitale, e formule matematiche come il Kelly Criterion, che tiene conto della probabilità di successo e del rapporto rischio/ricompensa per suggerire la quota ideale da investire. Tuttavia, anche in questi casi, molti trader preferiscono adottare una versione più conservativa per limitare potenziali danni finanziari.
L’importanza della gestione del rischio attraverso un position sizing corretto è confermata da studi che attribuiscono a questa componente oltre il 90% del risultato di lungo termine di un sistema di trading. Il controllo rigoroso del rischio aiuta non solo a preservare il capitale, ma anche a mantenere uno stato mentale equilibrato, elemento chiave per decisioni razionali e costanti nel tempo.
Analisi del dato preliminare del PMI statunitense 08/2025I dati preliminari dei PMI statunitensi di agosto 2025 mostrano un quadro economico solido, indicativo di una crescita che potrebbe accelerare nel terzo trimestre. Questi dati, pubblicati da S&P Global, offrono indicazioni concrete sulle dinamiche di domanda, produzione, inflazione e mercato del lavoro negli Stati Uniti.
Secondo Chris Williamson, chief business economist di S&P Global Market Intelligence, il PMI flash combinato manifatturiero e servizi ha raggiunto livelli che indicano una crescita dell’economia americana a un tasso annualizzato del 2,5%. Si tratta di un miglioramento significativo rispetto alla crescita media dell’1,3% rilevata nei primi due trimestri dell’anno. Segnale importante è il rafforzamento della domanda, presente sia nel settore manifatturiero sia in quello dei servizi, che però sta mettendo sotto pressione la capacità produttiva delle aziende. In particolare, la crescita delle vendite ha causato un accumulo di lavori arretrati a livelli non visti dal picco delle limitazioni legate alla pandemia del 2022. Questi arretrati, insieme a un aumento record delle scorte di prodotti finiti, suggeriscono che le imprese stanno cercando di prepararsi a possibili difficoltà nelle catene di approvvigionamento future, un tema ricorrente dato il contesto di tensioni commerciali e tariffe. Dal punto di vista dell’inflazione, il quadro è chiaro e preoccupante per i mercati. Le aziende stanno trasferendo ai clienti i maggiori costi causati da tariffe e da una crescita dei prezzi degli input, portando a un aumento dei prezzi di vendita di beni e servizi al livello più alto degli ultimi tre anni. Questo suggerisce che l’inflazione dei prezzi al consumo potrebbe continuare a salire oltre il target del 2% fissato dalla Federal Reserve nei prossimi mesi.
Il messaggio è che la cosiddetta “reflazione”, cioè crescita economica accompagnata da inflazione in aumento, è probabilmente l’orizzonte più realistico per i mesi a venire. In questo scenario, le probabilità di un taglio dei tassi già a settembre si riducono drasticamente. I dati in arrivo, tra cui i Nonfarm Payrolls (NFP) e il Consumer Price Index (CPI) della prima settimana di settembre, saranno fondamentali per confermare questa tendenza. NFP deboli o un CPI superiore alle attese potrebbero azzerare definitivamente le aspettative di allentamento monetario.
In sintesi, i dati PMI di agosto sottolineano un’economia in buona salute ma con un’inflazione ancora sostenuta. Ciò significa adottare strategie che tengano conto di tassi elevati e potenziali sfide inflazionistiche e gestire con attenzione il rischio in vista di possibili movimenti repentini del mercato nei giorni cruciali di inizio settembre.
Lo scandalo “Salad Oil”Nel novembre del 1963, Wall Street venne scossa dallo scandalo finanziario noto come il "Salad Oil Scandal". Anthony De Angelis, un abile truffatore, riuscì a ingannare banche e investitori convincendoli a prestare denaro garantito da un inventario di olio di soia inesistente. Il trucco era semplice ma geniale. L’olio galleggia sull’acqua. Durante le ispezioni, i controllori trovavano olio in superficie nei serbatoi, ma sotto c’era solo acqua. La frode venne alla luce quando le banche iniziarono a scoprire che le garanzie su cui avevano basato i prestiti erano false. American Express, tramite la sua controllata specializzata in logistica e magazzinaggio, aveva emesso ricevute per l’inventario inesistente, finendo così coinvolta nello scandalo. Le perdite per le banche furono ingenti e il titolo di American Express crollò vertiginosamente. La reputazione dell’azienda, costruita sulla fiducia, sembrava irrimediabilmente compromessa. La maggior parte degli investitori pensava che fosse la fine per la storica società. In questo clima di panico generale, Warren Buffett adottò un approccio completamente diverso. Mentre Wall Street vendeva in massa, Buffett decise di fare ricerca sul campo. Visitò ristoranti e negozi nella sua Omaha natale, ponendo una semplice domanda ai gestori: “State ancora accettando carte American Express?”. La risposta fu sorprendentemente univoca: sì, i clienti continuavano a usare le carte AmEx e i commercianti le accettavano regolarmente. Il business core di American Express non era stato intaccato dallo scandalo. Questa capacità di vedere ciò che gli altri non vedevano, Buffett la definisce "variant perception", ovvero la capacità di avere un’opinione differente e più accurata rispetto al consenso generale. Mentre gli altri investitori vendevano, Buffett acquistava, arrivando a investire quasi metà del suo fondo in American Express, violando tutte le regole convenzionali di diversificazione. La pazienza fu la chiave del successo. Oggi, Berkshire Hathaway detiene oltre il 20% di American Express, con una quota valutata più di 25 miliardi di dollari. La maggior parte degli investitori tende a confondere i titoli sensazionalistici con i fondamentali reali, vendendo nel momento peggiore, quando il panico domina il mercato. La chiave è saper distinguere tra problemi temporanei e declino permanente, e avere la pazienza di aspettare che il mercato riconosca il valore reale. Il caso American Express insegna che la paura e il panico possono offuscare il giudizio degli investitori, mentre un approccio disciplinato e contrarian può trasformare una crisi in un’opportunità di lungo termine.
Luglio 2025. Il mese dei record per Nasdaq e S&P 500Luglio 2025 è stato un mese storico per gli investitori, in particolare per i mercati azionari statunitensi. Il Nasdaq Composite ha raggiunto ben 14 nuovi massimi storici di chiusura durante il mese, un record senza precedenti per un luglio. Questo numero è doppio rispetto al totale registrato in tutto il 2024 e supera i precedenti record stabiliti nel luglio del 1977 e 1997. Contemporaneamente, anche l’S&P 500 ha siglato 10 nuovi massimi assoluti, un risultato di rilievo che in passato si è visto solo in due altre occasioni. L’anno in corso si distingue per la sua forza sui mercati: da inizio anno, l’S&P 500 ha chiuso a nuovi massimi storici in 15 occasioni, attestandosi come il secondo anno più positivo dal 2021, dietro al 2024 che aveva visto 57 nuovi record. La spinta al rialzo è stata supportata da vari fattori chiave. Il buon andamento della stagione degli utili societari, con molte grandi aziende che hanno superato le attese degli analisti, e segnali positivi sull’economia statunitense, come la resilienza dei consumi e aspettative di politica monetaria relativamente accomodante. Il settore tecnologico ha guidato il rally, con titoli di grandi dimensioni legati all’intelligenza artificiale e all’innovazione che hanno trainato il Nasdaq verso nuovi traguardi. Per chi opera in modo strategico e disciplinato, il contesto attuale rappresenta un’opportunità significativa, pur mantenendo sempre attenzione alla gestione del rischio.
La differenza tra teoria e pratica nel tradingMolti trader iniziano il loro percorso studiando la teoria prima di approcciarsi concretamente al mercato, leggendo libri o seguendo corsi video per apprendere le basi del trading. Tuttavia, una volta entrati nel vivo del mercato reale, si rendono subito conto che la realtà è ben più complessa di quanto descritto nei testi didattici. È importante iniziare chiarendo che la formazione teorica è essenziale nell’apprendimento del trading. Libri, corsi e materiali didattici rappresentano la base su cui costruire le proprie competenze. Forniscono concetti, metodologie e strumenti indispensabili, oltre a spiegare i fondamenti dell’analisi tecnica e fondamentale. Una delle principali insidie della teoria è che spesso i casi e gli esempi presentati sono selezionati e ottimizzati per la comprensione e per mostrare scenari ideali. Gli autori tendono a mostrare pattern perfetti, livelli chiave confermati in modo cristallino, e soprattutto trade vincenti con rapporti rischio/rendimento estremamente favorevoli. Questo può portare il trader principiante a sviluppare aspettative irrealistiche.
La realtà del mercato è dinamica e unica
A differenza dei casi teorici, ogni operazione nel mercato reale è unica. Anche pattern tecnici apparentemente “perfetti”, come un testa e spalle o un doppio massimo, possono reagire in modi molto diversi a seconda del contesto e degli attori presenti sul mercato in quel momento. Ad esempio, un doppio massimo nella teoria mostra una rottura della neckline, un breve retest e quindi una discesa decisa con stop loss piccoli e take profit ampi. Nel caso reale, tuttavia, può capitare che, dopo il retest il prezzo rimbalzi invece di scendere subito, spostando in alto lo stop loss e mettendo a dura prova la pazienza e il capitale del trader.
L’esperienza come chiave di sopravvivenza
La chiave per trasformare la teoria in successo operativo è acquisire esperienza sul campo. Solo osservando e analizzando migliaia di situazioni reali in tempo reale si può sviluppare la capacità di adattarsi, reagire alle deviazioni dai concetti teorici e affinare la propria strategia. L’esperienza aiuta anche a gestire l’emotività, elemento cruciale spesso sottovalutato nella formazione teorica.
Consigli pratici per colmare il gap teoria-pratica
Non aspettarsi mercati perfetti.
Accettare che anche il miglior setup può non funzionare secondo “manuale” e prepararsi mentalmente a situazioni impreviste.
Studiare casi reali.
Seguire trading room, analisi live e rivedere operazioni passate aiuta a capire come varia l’applicazione pratica della teoria.
Gestire il rischio accuratamente.
In mercati imprevedibili la prima regola è proteggere il capitale, evitando stop troppo stretti o rischi eccessivi.
Essere flessibili e aggiornare le strategie.
Il mercato evolve e ciò che funziona oggi potrebbe non funzionare domani.
Conclusione
La differenza tra la teoria e la pratica nel trading è spesso il tratto che distingue un trader di successo da uno frustrato. I libri e i corsi sono ottime fondamenta, ma non possono sostituire l’esperienza reale, fatta di tentativi, errori, aggiustamenti e apprendimento costante. Accettare la complessità e l’imprevedibilità del mercato, coltivare la pazienza e un atteggiamento umile verso l’apprendimento sono le basi per costruire una carriera solida e sostenibile nel trading.
Chi sarà il prossimo presidente della Fed dopo Powell?Il mandato di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve (FED) scade nel maggio 2026. La questione della sua successione è già in corso ed è attivamente perseguita dall'attuale amministrazione Trump, che sta cercando di modificare la governance della Fed al fine di abbassare nuovamente il tasso dei federal funds statunitensi.
1) Il FOMC (Federal Open Market Committee) stabilisce la politica monetaria della FED
La FED è la principale istituzione di politica monetaria della più grande economia del mondo. Il suo presidente è la figura di riferimento (ma si noti che il suo voto conta solo per 1, come per gli altri 11 membri votanti del FOMC) di un'istituzione che agisce in modo indipendente come garante della stabilità finanziaria, della lotta all'inflazione e della gestione dei cicli economici. In un contesto di debito pubblico massiccio, tensioni geopolitiche persistenti e guerra commerciale, sarà decisiva la scelta del successore di Powell, che sta resistendo alle pressioni “dovish” del Presidente Trump, che vuole che la Fed riprenda il taglio dei tassi, fermi dal dicembre 2024.
Il Federal Open Market Committee (FOMC) ha 12 membri votanti:
- 7 membri del Consiglio dei Governatori della FED:
o Sono nominati dal Presidente degli Stati Uniti e confermati dal Senato.
o Il loro mandato è lungo (14 anni al massimo) per garantire l'indipendenza della banca centrale.
o Tra questi, il Presidente della FED (attualmente Jerome Powell) e il Vicepresidente partecipano automaticamente al FOMC.
- 5 Presidenti regionali della Federal Reserve (dei 12 esistenti):
o Il Presidente della Fed di New York ha un seggio permanente.
o Gli altri 4 seggi ruotano ogni anno tra le altre 11 banche regionali.
o I Presidenti regionali sono nominati dal Consiglio di amministrazione di ciascuna Federal Reserve regionale, ma la loro nomina deve essere approvata dal Consiglio dei governatori.
Per prendere la decisione di riprendere a tagliare il tasso dei federal funds è necessaria la maggioranza, ossia 7 voti su 12. Il Presidente della FED ha un solo voto e non ha diritto di veto. D'altra parte, ha una forte influenza sugli altri membri del FOMC, ed è qui che il suo impatto è decisivo.
Cliccando sull'immagine sottostante, potete accedere al nostro articolo sull'attuale equilibrio di potere tra i 12 membri votanti del FOMC.
La procedura è quindi chiara: il Presidente degli Stati Uniti nomina il futuro Presidente della FED, che è poi soggetto a conferma da parte del Senato. Il mandato è di quattro anni, rinnovabile, e spesso si basa sulla continuità istituzionale piuttosto che sulla rottura con il passato. Poiché il mandato di Powell scade nel maggio 2026, l'amministrazione Trump ha avviato il processo di sostituzione, esercitando al contempo una forte pressione sulla Fed affinché tagli i tassi di interesse più volte da qui alla fine dell'anno.
2) Christopher Waller è attualmente il candidato favorito per sostituire Jerome Powell a partire dalla primavera del 2026
Il sito Polymarket ci permette di seguire in tempo reale le aspettative del mercato sul futuro presidente della Fed. C'è una probabilità non trascurabile che Trump annunci la sua scelta prima della fine del 2025, un altro modo per mettere pressione a Jerome Powell, che dovrebbe lasciare il suo incarico nel maggio 2026.
Sembra che Christopher Waller sia attualmente il candidato favorito a succedere a Jerome Powell, essendo attualmente uno dei membri più dovish del FOMC. Naturalmente, queste probabilità possono cambiare molto rapidamente e noi le seguiremo regolarmente su TradingView, quindi non esitate a seguire il nostro account per essere avvisati delle nostre prossime analisi.
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Cos’è la volatilità dei mercatiLa volatilità di mercato è una delle caratteristiche essenziali che spiegano perché alcuni strumenti finanziari si muovono rapidamente e in modo imprevedibile, mentre altri appaiono lenti e poco mossi.
Cos’è la volatilità di mercato
La volatilità è definita come il grado di variazione del prezzo di un asset finanziario in un dato intervallo di tempo. In pratica, misura quanto rapidamente e quanto ampiamente il prezzo di uno strumento può salire o scendere. Un’alta volatilità indica grosse oscillazioni di prezzo in brevi periodi, con ritmi rapidi e movimenti spesso imprevedibili. Al contrario, una bassa volatilità si traduce in movimenti più lenti e regolari, con variazioni contenute. Questo spiega perché alcuni mercati o strumenti sembrano più "veloci" o "dinamici", mentre altri risultano più stabili e "lenti" nel loro andamento.
Cause della volatilità
Le principali cause di volatilità sono eventi economici e geopolitici. Fattori come instabilità politica, conflitti, disastri naturali e pubblicazioni di dati economici influenti possono scatenare reazioni forti e spesso caotiche nei mercati, aumentando così la volatilità. Ad esempio, durante la pandemia di Covid-19, si sono viste variazioni rapide e intense, come nel caso della coppia GBP/USD che ha subito grosse cadute guidate da paura e panico. Al contrario, la mancanza di notizie rilevanti o periodi di relativa stabilità generalmente portano a mercati meno volatili.
Come misurare la volatilità
Il più diffuso tra i trader è l’indicatore ATR (Average True Range), che calcola la media delle variazioni di prezzo su un determinato periodo, mostrando quanto un asset tende a muoversi quotidianamente. Tuttavia, per i principianti, interpretare indicatori complessi può risultare difficile. Un modo semplice per valutare la volatilità è osservare l’azione del prezzo e in particolare le candele sul grafico. Barre di grandezza significativa, ben più ampie della media delle candele usuali, indica forte volatilità. Movimenti repentini e alternati verso l’alto e il basso, testimoniano un mercato altamente volatile, con pressioni di domanda e offerta molto dinamiche.
Opportunità o rischio
Un mercato altamente volatile è una sfida da gestire. Per i trader alle prime armi, la forte variabilità è spesso un segnale di allarme. Movimenti rapidi possono far scattare stop loss prematuramente e richiedono un monitoraggio costante e un’adeguata esperienza nella gestione del rischio. D’altra parte, mercati con scarsa volatilità sono spesso percepiti come "noiosi" e portano guadagni modesti, poiché i prezzi si muovono lentamente e offrono meno spunti per operazioni profittevoli. La soluzione migliore per molti è cercare mercati o strumenti con volatilità media, dove il movimento dei prezzi è sufficiente per creare opportunità ma non così estremo da sfuggire al controllo e alla gestione del rischio.
Conclusioni
Conoscere la propria tolleranza alla volatilità è un passo fondamentale per costruire una strategia di trading efficace e sostenibile. Valutare preventivamente il grado di volatilità di uno strumento aiuta a evitare mercati troppo rischiosi o troppo fermi, adattare la dimensione delle posizioni e scegliere correttamente le tecniche di gestione del rischio.
4° Step - Analisi Algoritmica con semplici strategieBuona domenica a tutti i trader, nel mio video andiamo a vedere come fare analisi algoritmica con strategie davvero semplici. Gli indicatori e gli oscillatori nel trading sono degli strumenti potentissimi che ci aiutano a prendere delle decisioni più smart. Nello specifico, vedremo come sfruttare le medie mobili, il momentum e l'RSI.
Medie Mobili: Il tuo alleato per il Trend
Per prima cosa, parliamo delle medie mobili (MA). Sono perfette per capire la direzione principale del mercato, perché "lisciano" il rumore dei prezzi e ti mostrano la rotta. Se il prezzo è sopra la media mobile, il trend è rialzista. Se è sotto, è ribassista. È semplicissimo! Le medie mobili non solo confermano un trend, ma possono anche segnalare quando sta per cambiare, ad esempio se il prezzo le attraversa.
Momentum e RSI: La Forza dietro i Movimenti
Dopo aver capito la direzione, ci serve sapere con quanta forza e velocità il mercato si sta muovendo. E qui entrano in gioco il momentum e l'RSI.
Il momentum ci dice quanto velocemente stanno cambiando i prezzi. Se è forte, il movimento è rapido. Se si indebolisce, il trend potrebbe essere vicino alla fine.
L'RSI (Relative Strength Index) è un oscillatore che misura la velocità e la variazione dei prezzi su una scala da 0 a 100. Se l'RSI va sopra 70, il mercato è ipercomprato e potrebbe esserci un'inversione al ribasso. Se invece scende sotto 30, è ipervenduto e potrebbe esserci un rimbalzo.
Unendo questi strumenti, avrai una visione completa. Le medie mobili ti dicono "dove sta andando il mercato", mentre il momentum e l'RSI ti dicono "con che forza ci sta andando". In questo modo, i tuoi segnali di trading diventano molto più affidabili.
Con questo è tutto un grande abbraccio.
Grazie ciao da Mauro
Vi cito le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina ed avere sempre un piano.