IL RIFUGIO DEL GOLDBuonasera a tutti i trader, come accennato nei video precedenti, detto fatto! VIX sale, ORO vola e tutto il resto segnalano incertezza e debolezza, ecco che si comincia a scalare la montagna dell'oro per andare al rifugio.
Quando ci sono divergenze tra figure importanti come Donald Trump e Jerome Powell, il mercato può diventare un po' più incerto. Trump, con le sue opinioni e decisioni politiche, può influenzare le aspettative degli investitori, mentre Powell, come presidente della Federal Reserve, si concentra sulla gestione della politica monetaria e sull'inflazione. Se i loro punti di vista sono in disaccordo, gli investitori spesso cercano rifugi sicuri per proteggere i propri risparmi. Uno di questi rifugi è l'oro, considerato un bene prezioso e stabile nel tempo. Per questo motivo, in periodi di incertezza o tensione tra le figure di spicco del mondo economico e politico, molti investitori tendono ad acquistare oro come forma di protezione contro eventuali rischi o instabilità. È un modo per mettere al sicuro i propri investimenti quando il futuro sembra più incerto del solito.
Possiamo paragonare la volatilità delle montagne russe al mercato azionario, può essere un'opportunità interessante per i trader intraday, che possono sfruttare i movimenti di mercato in breve tempo. Tuttavia, è fondamentale essere ben preparati e avere una strategia solida, perché il day trading richiede attenzione, disciplina e conoscenza. È un momento in cui prudenza e preparazione sono essenziali per cogliere i vantaggi senza rischiare troppo.
Con questo è tutto vi auguro una buona serata.
Ciao da Mauro
Vi cito le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina ed avere sempre un piano.
Idee della comunità
RIASSUNTO DELLA SETTIMANA: 14-18 aprileRiassunto della settimana 14-18 aprile:
- Il tasso di disoccupazione del Regno Unito rimane stabile al 4,4%
- L'inflazione Canadese scende al 2,3%
- La produzione industriale cinese raggiunge i massimi di luglio 2021
- L'inflazione del Regno Unito scende al 2,6%
- La Banca Centrale Europea taglia i tassi di 25 punti base
- La Banca Centrale Canadese mantiene i tassi al 2,75%
Andamento delle valute:
- NZD è stata la top perfomer della settimana
- CHF è stata la valuta più debole della settimana
Approfondimento:
TRUMP E POWELL:
Donald Trump ha riportato sotto i riflettori Jerome Powell, l'uomo che un tempo aveva nominato presidente della Fed, ora accusato di essere lento, testardo e, forse la cosa più pericolosa per i mercati, politicamente di parte.
In una serie di dichiarazioni pubbliche, Trump ha detto che Powell "deve andarsene" e che le dimissioni sono solo una questione di tempo e di volontà presidenziale.
WisdomTree - Tactical Daily Update - 18.04.2025Trump prevede accordi rapidi con Europa e Giappone.
Cina nuovamente colpita, questa volta su cantieristica e naviglio marittimo.
BCE ha tagliato -25 bps, come previsto: prudenti le parole della Lagarde.
Il petrolio prosegue il recupero, dopo il crollo della scorsa settimana.
Mercati in bilico tra dazi, banche centrali e tensioni globali: mercoledì 17 aprile le Borse europee hanno chiuso in calo, schiacciate dall'incertezza che aleggia sul commercio internazionale. La tensione è palpabile, alimentata dalle minacce di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump e dalla percezione di un equilibrio economico globale sempre più fragile.
I listini principali europei hanno chiuso con segni negativi: Milano -0,22%, Francoforte -0,53%, Parigi -0,60%, Londra -0,04%, Amsterdam -0,16% e Madrid -0,17%.
In primo piano la riunione della Banca Centrale Europea, che ha tagliato nuovamente i tassi di interesse di 25 punti base. È il sestoo taglio consecutivo di un quarto di punto da giugno 2024 a oggi.
Una mossa attesa dai mercati, che non è bastata a tranquillizzarli. Al contrario, ha alimentato nuove speculazioni sullo stato di salute dell’economia europea.
Lo spread tra i Btp italiani decennali e i Bund tedeschi ha registrato un lieve calo: partito da 118,5 punti base, è sceso a 117,7, con il rendimento del Btp al 3,64%.
Negli Stati Uniti, Wall Street ha chiuso contrastata: Dow Jones in rosso (-1,22%), appesantito dal crollo di UnitedHealth (-17%), Nasdaq -0,13% e S&P 500 +0,13%.
Altro fulcro della giornata è stato l’incontro alla Casa Bianca tra la premier italiana Giorgia Meloni ed il Presidente Usa Donald Trump. Un faccia a faccia molto atteso, incentrato sulle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea. “Sono sicuro che faremo un accordo commerciale equo con l’Ue”, ha dichiarato Trump, sottolineando poi che anche con la Cina si raggiungerà un’intesa “ottima”, pur ribadendo che “non abbiamo fretta”.
A gettare benzina sul fuoco è intervenuto il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che ha espresso preoccupazione per i rischi legati all’inflazione e al rallentamento della crescita economica, aggravati proprio dal ritorno dei dazi.
Secondo Powell, questo rende più complessa l’azione della politica monetaria americana. La risposta di Trump non si è fatta attendere: in un post sulla piattaforma Truth Social, ha accusato Powell di essere “troppo lento nel taglio dei tassi”.
Nel frattempo, il Fondo Monetario Internazionale prepara nuove stime di crescita che verranno diffuse la prossima settimana.
La direttrice del FMI, Kristalina Georgieva, ha anticipato che ci saranno “notevoli” revisioni al ribasso, pur escludendo un rischio imminente di recessione e lanciato un chiaro avvertimento: “I recenti movimenti dei titoli del Tesoro Usa devono essere considerati un segnale d’allarme e, se le condizioni finanziarie peggiorano, tutti ne risentiranno”.
Oggi, 18 aprile, le principali Borse occidentali – da Wall Street all’Europa – restano chiuse per la festività del Venerdì Santo. Ma l’incertezza resta protagonista anche in questa pausa: tra minacce di nuovi dazi, trattative diplomatiche e attacchi incrociati, i mercati chiudono assai nervosi una settimana complicata.
Stamane, 18 aprile, l’Asia mostra un quadro eterogeneo. Tokyo ha chiuso in positivo, col Nikkei in rialzo +1,02% e il Topix +1,14%, grazie ai colloqui ad alto livello tra Giappone e Stati Uniti. Seul ha guadagnato +0,5%, mentre Shanghai ha perso -0,11% e Shenzhen ha segnato +0,18%. Hong Kong è rimasta chiusa per festività.
Sullo sfondo ci sono anche le nuove misure adottate dall’Amministrazione Trump per colpire l’industria navale cinese. L’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR) ha confermato ieri una serie di dazi specifici:
- Tasse portuali: entro 180 giorni, le navi battenti bandiera cinese pagheranno una tassa iniziale di 50 dollari/tonnellata netta, destinata a salire a 80 nei prossimi tre anni.
- Tasse su navi costruite in Cina: previste imposte di 18 dollari/tonnellata netta o 120 per container, sempre con aumenti progressivi nei tre anni successivi.
- Tasse su navi da trasporto auto costruite all’estero: 150 dollari per ogni veicolo trasportato, in vigore tra sei mesi.
Tra le esenzioni, nessuna tassa per le navi portarinfuse che arrivano vuote per caricare merci americane. Inoltre chi ordina navi costruite negli States godrà di esenzione fiscale per tre anni. Sono esclusi anche i proprietari di navi che operano nei Grandi Laghi, nei Caraibi e nei territori statunitensi.
Immediata la reazione di Pechino: “Le nuove tariffe sulle navi sono dannose per tutti”, ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese, annunciando misure di ritorsione. “Gli Stati Uniti devono rispettare le norme internazionali e porre fine a queste pratiche scorrette”.
Nel frattempo, il petrolio rimbalza. Il Brent, greggio di riferimento europeo, ha guadagnato il 3% in mattinata, portandosi oltre 67,8 dollari/barile.
A sorpresa, una nota di cooperazione arriva dai BRICS: i ministri dell’agricoltura di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, riuniti in Brasile (detentore della presidenza di turno), hanno firmato una dichiarazione congiunta che li impegna a rafforzare un sistema commerciale multilaterale, basato su regole, equità e inclusività.
Hanno anche promesso di eliminare barriere commerciali “incompatibili” con gli standard internazionali e rafforzare la cooperazione interna per garantire sicurezza alimentare e stabilità dei prezzi.
Informazioni importanti
Comunicazioni emesse all’interno dello Spazio economico europeo (“SEE”): Il presente documento è stato emesso e approvato da WisdomTree Ireland Limited, società autorizzata e regolamentata dalla Central Bank of Ireland.
Comunicazioni emesse in giurisdizioni non appartenenti al SEE: Il presente documento è stato emesso e approvato da WisdomTree UK Limited, società autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority del Regno Unito.
Per fare riferimento a WisdomTree Ireland Limited e a WisdomTree UK Limited si utilizza per entrambe la denominazione “WisdomTree” (come applicabile). La nostra politica sui conflitti d’interesse e il nostro inventario sono disponibili su richiesta.
Solo per clienti professionali. Le informazioni contenute nel presente documento sono fornite a titolo meramente informativo e non costituiscono né un’offerta di vendita né una sollecitazione di un’offerta di acquisto di titoli o azioni. Il presente documento non deve essere utilizzato come base per una qualsiasi decisione d’investimento. Gli investimenti possono aumentare o diminuire di valore e si può perdere una parte o la totalità dell’importo investito. Le performance passate non sono necessariamente indicative di performance future. Qualsiasi decisione d’investimento deve essere basata sulle informazioni contenute nel Prospetto informativo di riferimento e deve essere presa dopo aver richiesto il parere di un consulente d’investimento, fiscale e legale indipendente.
Il presente documento non è, e in nessun caso deve essere interpretato come, una pubblicità o qualsiasi altro strumento di promozione di un’offerta pubblica di azioni o titoli negli Stati Uniti o in qualsiasi provincia o territorio degli Stati Uniti. Né il presente documento né alcuna copia dello stesso devono essere acquisiti, trasmessi o distribuiti (direttamente o indirettamente) negli Stati Uniti.
Il presente documento può contenere commenti indipendenti sul mercato redatti da WisdomTree sulla base delle informazioni disponibili al pubblico. Benché WisdomTree si adoperi per garantire l’esattezza del contenuto del presente documento, WisdomTree non garantisce né assicura la sua esattezza o correttezza. Qualsiasi terzo fornitore di dati di cui ci si avvalga per reperire le informazioni contenute nel presente documento non rilascia alcuna garanzia o dichiarazione di sorta in relazione ai suddetti dati. Laddove WisdomTree abbia espresso dei pareri relativamente al prodotto o all’attività di mercato, si ricorda che tali pareri possono cambiare. Né WisdomTree, né alcuna consociata, né alcuno dei rispettivi funzionari, amministratori, partner o dipendenti, accetta alcuna responsabilità per qualsiasi perdita, diretta o indiretta, derivante dall’utilizzo del presente documento o del suo contenuto.
Il presente documento può contenere dichiarazioni previsionali, comprese dichiarazioni riguardanti le attuali aspettative o convinzioni in relazione alla performance di determinate classi di attività e/o settori. Le dichiarazioni previsionali sono soggette a determinati rischi, incertezze e ipotesi. Non vi è alcuna garanzia che tali dichiarazioni siano esatte, e i risultati effettivi possano discostarsi significativamente da quelli previsti in dette dichiarazioni. WisdomTree raccomanda vivamente di non fare indebito affidamento sulle summenzionate dichiarazioni previsionali.
I rendimenti storici ricompresi nel presente documento potrebbero essere basati sul back test, ossia la procedura di valutazione di una strategia d’investimento, che viene applicata ai dati storici per simulare quali sarebbero stati i rendimenti di tale strategia. Tuttavia, i rendimenti basati sul back test sono puramente ipotetici e vengono forniti nel presente documento a soli fini informativi. I dati basati sul back test non rappresentano rendimenti effettivi e non devono intendersi come un’indicazione di rendimenti effettivi o futuri.
Le borse americane non mollanoProseguono i colloqui tra USA e controparti sui dazi, e Trump si è detto molto fiducioso sull’accordo commerciale con l’Unione Europea e Giappone. Lo stesso Scott Bessent, segretario al tesoro, ha manifestato soddisfazione per la direzione che stanno prendendo i rapporti bilaterali, che poi è sempre quello a cui abbiamo creduto, ovvero zero dazi per tutti.
Wall Street è rimasta stabile, riuscendo a contenere le forti perdite di questa settimana prima delle festività imminenti, con i mercati che hanno già scontato utili aziendali contrastanti e rischi legati alle incerte politiche tariffarie del presidente Trump, che però sembrano prendere una piega positiva. L'S&P 500 ha chiuso in territorio positivo, e il Nasdaq 100 ha guadagnato lo 0,16% grazie alla tregua del settore tecnologico.
Sul fronte commerciale, le minacce di dazi su rame, semiconduttori, prodotti farmaceutici e legname non sono ancora state confermate dalla Casa Bianca, sebbene le notizie indichino uno sviluppo positivo dei negoziati con il Giappone. Gli asset rischiosi sono comunque rimasti deboli dopo le pesanti critiche di Trump al presidente della Fed Powell, in seguito alle dichiarazioni del Governatore che aveva ricordato che i dazi potrebbero ostacolare la crescita e far impennare l'inflazione.
D'altro canto, UnitedHealth è crollata del 20% dopo la pubblicazione dei risultati, provocando un calo di 500 punti nel Dow Jones. Intanto Georgieva, direttrice generale del FMI, ha dichiarato che i recenti movimenti sui titoli del Tesoro USA dovrebbero essere considerati un monito. Tutti ne risentono se le condizioni finanziarie peggiorano. L'elevata incertezza aumenta il rischio di stress sui mercati finanziari. Più a lungo dura l'incertezza, maggiore sarà il costo.
BCE, ANCORA UN TAGLIO DEI TASSI
La BCE ha tagliato tutti e tre i suoi tassi di interesse chiave di 25 punti base, abbassando il tasso di rifinanziamento principale al 2,40%, il tasso sui depositi al 2,25% e il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,65%, come previsto. La decisione riflette la crescente fiducia che l'inflazione sia sulla buona strada per tornare stabilmente all'obiettivo del 2%.
Sia l'inflazione complessiva che quella core hanno continuato a diminuire, con un calo anche dell'inflazione dei servizi. La crescita salariale si sta moderando e le imprese stanno assorbendo parte della pressione sui costi. Tuttavia, permangono rischi per le prospettive dell'area dell'euro, soprattutto a causa delle crescenti tensioni commerciali globali, che stanno minando la fiducia e inasprendo le condizioni finanziarie.
La BCE ha riconosciuto che le prospettive di crescita si sono indebolite e ha sottolineato un approccio basato sui dati per il futuro. Non si è impegnata a effettuare ulteriori tagli, sottolineando che le decisioni future dipenderanno dai dati economici, dalle dinamiche dell'inflazione e dalla forza della trasmissione monetaria.
VALUTE
L'euro è rimasto stabile, tra 1,1340 e 1,1400, in leggero calo rispetto ai massimi di gennaio 2022, dopo che la BCE ha abbassato i tassi per la sesta volta consecutiva, come previsto. La banca centrale ha eliminato il riferimento a una politica monetaria "restrittiva", avvertendo al contempo che le prospettive di crescita sono peggiorate a causa delle crescenti tensioni commerciali.
Gli operatori ora puntano principalmente ad altri tre tagli di 25 punti base entro la fine dell'anno. Tuttavia, l'euro ha guadagnato circa il 5% rispetto al biglietto verde ad aprile, poiché la moneta unica rappresenta una moneta rifugio più del dollaro in questo momento, con gli investitori che stanno ridimensionando il ruolo del dollaro nel sistema finanziario globale, riconsiderando al contempo, sempre più la moneta unica come valida alternativa.
Inoltre, le aspettative di una maggiore spesa per la difesa, in particolare in Germania, hanno dato slancio al rialzo dell'euro. Ma il dollaro, dopo settimane di discesa, è comunque rimasto stabile anche contro altre valute, come GBP, JPY, CAD, e oceaniche, in un momento di consolidamento necessario dopo tanto ribasso.
JOBLESS CLAIMS
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono diminuite di 9.000 unità rispetto alla settimana precedente, attestandosi a 215.000 nella seconda settimana di aprile, in contrasto con le aspettative del mercato che prevedevano un aumento di 1.000 unità, attestandosi a 225.000, segnando il numero più basso di nuove richieste in oltre due mesi. Il risultato ha continuato a riflettere un mercato del lavoro resiliente negli Stati Uniti, prolungando lo slancio dell'ultimo rapporto sull'occupazione.
Nel frattempo, le richieste di sussidi di disoccupazione in corso sono aumentate di 41.000 unità, passando da 1.885.000 a 1.926.000 nella settimana precedente, prolungando la loro volatilità.
TURCHIA, SALE IL COSTO DEL DENARO
La Banca Centrale di Turchia ha aumentato il tasso di riferimento di 350 punti base al 46% nella riunione di aprile 2025, in contrasto con le aspettative del mercato che prevedevano un mantenimento dei tassi e in netto contrasto con i tre tagli consecutivi dei tassi nelle tre decisioni precedenti. Il Comitato di Politica Monetaria ha inoltre osservato che la politica monetaria rimarrà restrittiva fino al raggiungimento della stabilità dei prezzi.
Il Comitato di Politica Monetaria ha osservato che gli ultimi indicatori anticipatori suggerivano un aumento della domanda interna superiore alle aspettative all'inizio dell'anno, giustificando una politica monetaria più restrittiva, nonostante il calo dell'inflazione di fondo registrato a marzo. Il Comitato ha inoltre sottolineato che il crescente protezionismo nel commercio globale rischiava di compromettere il processo di disinflazione che aveva consentito i tagli dei tassi nelle ultime riunioni.
Pur non rilasciando dichiarazioni dirette, è probabile che il Comitato di Politica Monetaria abbia anche aumentato i tassi per allentare la pressione sul mantenimento dei tassi da parte della Turchia, dopo che i conflitti politici tra il Presidente Erdogan e il sindaco di Istanbul hanno innescato un crollo della valuta nazionale.
Saverio Berlinzani
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US: RECESSIONE IN ARRIVO?Il rischio recessione è reale . E i segnali ci sono tutti.
Ogni recessione dal 1948 è stata preceduta da un’inversione della tendenza sul tasso di disoccupazione. E oggi, quel segnale si è riattivato .
Il grafico mostra un pattern storico impeccabile: quando il tasso di disoccupazione (linea blu) incrocia al rialzo le medie mobili, segna sempre l'inizio di una recessione (zone grigie). È successo ogni singola volta . Oggi ci siamo di nuovo. 100% di successo storico.
Ma non è tutto.
L’S&P 500 è bloccato su un muro di valutazione: 20 volte gli utili futuri. Non ci sono utili in crescita. Nessun impulso di liquidità. Il PIL reale sta rallentando.
Il mercato non ha supporti fondamentali per restare dove si trova, e il prossimo movimento sarà un reset delle aspettative — verso i 4.400 o peggio, 4.000 punti.
I CFO stanno già preparando la narrativa: “contesto impegnativo”, “prospettive caute”, “domanda incerta”.
Quello dell'S&P 500 è un bear market rally. Mancano leadership, partecipazione, macro e liquidità.
Ignorare questi segnali è pericoloso . Il reset è in corso. Il rischio recessione non è più una probabilità. È un pattern . E oggi… si sta ripetendo.
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WisdomTree - Tactical Daily Update - 16.04.2025Ieri Borse europee positive, ma Wall Street frena l’entusiasmo.
Le trattative sui dazi tra Usa ed Europa procedono, ma a rilento..
Nvidia investirà negli Stati Uniti, ma il settore tech soffirà per il dazi.
Oro a nuovi massimi storici, si conferma il miglior asset nei tempi incerti.
Ieri, 15 aprile le Borse europee si sono messe il vestito della festa, con chiusure tutte in verde acceso. Milano ha sfoggiato un bel +2,39%, Madrid +2,45%, Amsterdam +2,12%, Francoforte +1,49%, Londra +1,44% e Parigi un più modesto +0,86%. Il motivo? La speranza che il presidente USA riduca i dazi del 25% sulle auto. Il settore automobilistico ha quindi fatto un bel rombo di motori!
Tuttavia, John Elkann, Presidente di Stellantis ha voluto ricordare che in Europa l'elettrificazione dell’auto è una corsa a ostacoli: emissioni stringenti, incentivi ritirati senza preavviso e infrastrutture di ricarica ancora poco convincenti. Il risultato? I consumatori guardano le auto elettriche, ma non le acquistano.
Intanto a Bruxelles le trattative tra l’Ue e gli USA sembrano già in stallo. Il commissario Sefcovic non riesce a far breccia nella Casa Bianca: secondo Bloomberg, Washington ha rifiutato la proposta europea di sospendere i dazi sui beni industriali in cambio di più investimenti.
Oltreoceano invece, Wall Street ha perso smalto sul finale: niente terzo rialzo consecutivo, col Dow Jones che ha chiuso a -0,39%, l’S&P500 a -0,20% e il Nasdaq a -0,05%. Tutto questo a causa dell’altalena della guerra commerciale, tra gli "stop and go" di Trump di difficile interpretazione.
Ricordiamo che lunedì la sospensione dei dazi su smartphone e computer “made in China” era stata ben accolta, ma i mercati restano disorientati ogni volta che Trump si pronucia.
Parlando di tecnologia, i famosi "Magnifici Sette" (i big del tech) hanno chiuso in calo: il loro indice ha perso -0,55%: da inizio anno sono giù del -18%, e ieri ci ha messo lo zampino anche Nvidia, che nell'after hours ha perso il -6% dopo aver dichiarato che subirà oneri fino a 5,5 miliardi di dollari nel primo trimestre, a causa dei nuovi controlli USA sull’esportazione dei chip verso la Cina (inclusi Hong Kong, Macao e vari altri Paesi).
Non aiuta neppure la notizia che le “Silicon Six” (Amazon, Meta, Alphabet, Netflix, Apple e Microsoft) – avrebbero eluso 278 miliardi di dollari di tasse in 10 anni, secondo la Fair Tax Foundation. Con 11.000 miliardi di dollari di ricavi e 2.500 miliardi di utili, avrebbero dovuto pagare tasse al 29,7%, ma se la sono cavata con un 18,8%. Da approfondire....
Intanto il famoso indice Vix della volatilità è sceso a 30 punti, dopo aver toccato quota 60 il 4 aprile. Bene, ma per dire addio all’instabilità dovremmo vederlo sotto i 20.
Tornando alle trattative sui dazi, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha detto che ci sono 15 proposte sul tavolo, e che qualche annuncio è vicino. Ma ha anche avvertito: “Ora tocca alla Cina”, ricordando che l'accordo non è obbligatorio e che Trump, ovviamente, vuole firmare tutto di persona.
Giorgia Meloni vola a Washington per incontrare Trump e discutere di tariffe,nell’interesse italiano, ma anche europeo.
Boeing finisce nel mirino di Ryanair. Il ceo Michael O'Leary ha minacciato di ritardare la consegna di 25 aerei, prevista da agosto, se i dazi faranno salire i prezzi. Se la logica non torna, le consegne si spostano a “marzo o aprile 2026”.
Anche la Cina si accoda: ha bloccato l’acquisto di nuovi Boeing e attrezzature aeronautiche made in USA. E sul versante usa, Delta Air Lines sta pensando di ritardare gli ordini ad Airbus, per evitare le ritorsioni europee.
Sul fronte energetico, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha tagliato le stime di crescita della domanda di petrolio per il 2025. Colpa, ancora una volta, delle tensioni commerciali. I prezzi del greggio sono ai minimi degli ultimi quattro anni, al pari dell’umore del mercato del greggio.
Cina: il GDP (Pil) del primo trimestre ha fatto segnare un +5,4% su base annua (meglio del previsto +5,2%), mentre il dato trimestrale è salito dell’1,2% (leggermente sotto l’1,4% atteso). Il boom è frutto delle misure pro-crescita di Pechino, ma gli analisti restano dubbiosi si chiedono se tale ritmo possa reggere.
Borse asiatiche non hanno celebrato il dato cinese: Hong Kong -2,7%, tech in calo -5%, con Baidu, Alibaba e Tencent tra -2% e -5%. Giù anche il Nikkei225, -1,5%, il Kospi coreano, -0,7%, Taiwan, -1,7%, e Sensex indiano, -0,2%.
Il prezzo dell’oro stamattina, 16 aprile, ha toccato il nuovo record storico: 3.300 dollari/oncia, +1,8%. In dollari è salito del +25% da inizio anno, in euro del +14%. Incertezza globale = corsa ai beni rifugio.
Nel mercato obbligazionario USA, terzo giorno di risalita per il Treasury decennale, col rendimento in calo al 4,32%, da 4,50% di venerdì. In Europa, il BTP italiano decennale rende 3,71%, con uno spread a 118 bps sul Bund tedesco, mentre si aspetta un taglio di 0,25% da parte della BCE nella riunione di domani.
Ricordiano che Standard & Poor’s ha migliorato il rating sovrano italiano da BBB a BBB+, un upgrade che premia la stabilità e aumenta l'appeal del debito italiano.
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Il presente documento può contenere dichiarazioni previsionali, comprese dichiarazioni riguardanti le attuali aspettative o convinzioni in relazione alla performance di determinate classi di attività e/o settori. Le dichiarazioni previsionali sono soggette a determinati rischi, incertezze e ipotesi. Non vi è alcuna garanzia che tali dichiarazioni siano esatte, e i risultati effettivi possano discostarsi significativamente da quelli previsti in dette dichiarazioni. WisdomTree raccomanda vivamente di non fare indebito affidamento sulle summenzionate dichiarazioni previsionali.
I rendimenti storici ricompresi nel presente documento potrebbero essere basati sul back test, ossia la procedura di valutazione di una strategia d’investimento, che viene applicata ai dati storici per simulare quali sarebbero stati i rendimenti di tale strategia. Tuttavia, i rendimenti basati sul back test sono puramente ipotetici e vengono forniti nel presente documento a soli fini informativi. I dati basati sul back test non rappresentano rendimenti effettivi e non devono intendersi come un’indicazione di rendimenti effettivi o futuri.
Dollaro a rischio?Il biglietto verde, colpito duramente nelle settimane scorse in concomitanza con l’applicazione dei dazi da parte dell’amministrazione USA, potrebbe rimanere sotto pressione, specialmente se la questione delle tariffe non si risolvesse in un negoziato tra le parti che le riducesse in modo significativo o addirittura le cancellasse.
La ragione è legata soprattutto all’andamento dei rendimenti dei titoli di Stato USA, colpiti dalla perdita di fiducia degli investitori verso il sistema America. Molti ci hanno visto anche lo zampino della Cina, che detiene circa il 3% del debito USA (1000 miliardi di USD), che potrebbe essere intervenuta a vendere titoli di stato come ritorsione all’applicazione del 145% di tariffe USA verso beni cinesi.
L’effetto è stato una salita dei rendimenti (oltre il 4.5%) che costringerà la Fed a rimanere ferma sui tassi di interesse, almeno nel breve termine, nell’impossibilità eventuale di osservare l’inflazione scendere, aumentando per contro e inevitabilmente gli interessi che gli USA dovranno rimborsare ai creditori detentori di titoli USA (approssimativamente un 30% dei 7 trilioni di USD in scadenza nel 2025).
La perdita di fiducia verso i bonds è la principale ragione della caduta del dollaro (per la rotazione di portafogli dal dollaro all’euro, che hanno visto i rendimenti dei Treasuries salire e quelli del bund scendere). Se da un lato aiuta gli Stati Uniti ad esportare di più e a ridurre, a tendere, il deficit commerciale, dall’altro è pericoloso se continuativo e non temporaneo, perché in un momento storico e geopolitico come quello attuale, l’ascesa dei BRICS e la possibile de-dolarizzazione rappresenterebbero un rischio significativo per gli Stati Uniti.
MA È PROPRIO COSÌ?
Noi spesso, in queste pagine, abbiamo spiegato che i dazi rappresentano un grimaldello a favore del vero target di questa amministrazione americana, ovvero ridurre sì il valore della moneta, ma non troppo, per non generare il rischio di perdita di fiducia nel valore simbolico che il dollaro rappresenta, ovvero un porto sicuro per gli investitori.
Proprio per questa ragione riteniamo che quella di Trump possa rappresentare una strategia, che è quella di arrivare a negoziare dazi zero per tutti, e un biglietto verde che potrebbe perdere un ulteriore 10-15 per cento contro le principali divise concorrenti, il che sarebbe nella logica delle cose, in un regime di cambi flessibili che consentirebbe almeno un parziale riaggiustamento della bilancia commerciale USA, ancora in deficit di 125 miliardi di dollari al mese.
L’altro aspetto da sottolineare è legato all’idea di Trump di “make America great again”, un motto accattivante, non c’è che dire, ma per ottenere il rientro delle aziende produttrici, occorre innanzitutto tempo, e poi serve che vi sia un rallentamento economico, specialmente un calo dell’occupazione. Altrimenti, le aziende che rientrano in patria a produrre, dove troverebbero i lavoratori, considerato che l’occupazione è ai massimi storici?
Insomma, il programma Trumpiano è di non facile soluzione, anche perché le controparti globali oggi sono in grado di adottare misure di ritorsione efficaci, che colpiscono al cuore l’economia USA vendendo debito USA, dollaro e azioni, con conseguenze che potrebbero divenire preoccupanti. A questo punto, la mossa di Trump dovrebbe essere quella di spingere a negoziare tutti i paesi per tornare a un commercio globale senza tariffe, cioè dazi zero per tutti, il che sarebbe una vittoria significativa di questa amministrazione.
PER GLI INVESTITORI CHE SIGNIFICA
A nostro parere, il ritorno dell’appetito al rischio sui mercati, ancora possibile, potrebbe favorire (il condizionale è sempre d’obbligo con questi mercati) l’acquisto di asset, che siano attraverso il valutario o l’obbligazionario, denominati in dollari australiani e neozelandesi, che hanno toccato dei minimi contro euro assai significativi, oltre ad offrire rendimenti importanti.
Escluderemmo per ora il franco svizzero, già vicino ai massimi contro moneta unica, a meno di un ritorno dell’avversione al rischio, che causerebbe una recrudescenza della crisi attuale, ma successivamente tornerebbe il sereno perché alla fine, sui dazi, conviene a tutti negoziare e tornare al libero scambio senza preclusioni di sorta.
Altra valuta da osservare è lo JPY, che potrebbe recuperare sulla moneta unica, anche se offre rendimenti decisamente inferiori ad asset come le valute oceaniche.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
INFLAZIONE CANADESEINFLAZIONE CANADESE
Il report di Statistics Canada del 15 aprile evidenzia un aumento del 2,3% dell'Indice dei Prezzi al Consumo su base annua a marzo, rispetto al 2,6% di febbraio.
Questo rallentamento è attribuito principalmente alla diminuzione dei prezzi dei tour di viaggio e della benzina. Escludendo la benzina, l'inflazione è aumentata del 2,5%.
Su base mensile, l'indice è salito dello 0,3%, mentre l'indice mensile stagionalmente aggiustato è rimasto invariato.
I prezzi dei tour di viaggio e dei trasporti aerei sono diminuiti rispettivamente del 4,7% e del 12,0% su base annua.
Anche i prezzi della benzina sono scesi dell'1,6% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
L'indice ZEW europeo è crollato ai minimi di novembre 2023, scendendo dal 39.8 al -18.5.
Buon trading a tutti
GBPJPY, due long annidatiChart di Capital.Com
Il cambio in questione è rialzista di lungo termine
Da diverse settimane i prezzi si muovono piuttosto lateralmente senza una direzione precisa.
Tuttavia in questa tendenza scialba c'è qualche punto fermo, come ad esempio i due minimi allineati che fanno da supporto.
Tuttavia considerando la fase intermedia ribassista, grazie alla trendline ribassista possiamo anche individuare una figura di triangolo discendente.
Siamo al terzo attraversamento che statisticamente potrebbe prefigurare la rottura della trendline ribassista, tuttavia a noi poco importa perché quel che interessa è uno scenario di più breve respiro.
Esploso sul grafico giornaliero in movimento recente potrebbe rappresentare un pattern di 1-2-3 low prossimo al suo breakout
Sul grafico a 4 ore abbiamo invece una formazione a triangolo ascendente
Sul grafico orario invece abbiamo un un canale rialzista in cui inquadrare i prezzi che recentemente formano un ulteriore triangolo ascendente
Qui possiamo individuare un ulteriore long, indipendente da quello precedente, che potrebbe essere tradato soltanto per arrivare al test del 1 2 3 low.
Un'operazione in perfetto stile trader's trick entry.
Wall Street, recupero temporaneo?Venerdì Wall Street, dopo un inizio poco significativo, ha chiuso positivamente in una settimana che possiamo tranquillamente definire una delle più turbolente degli ultimi anni. A sostenere l’equity sono state le speranze di un potenziale accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, che hanno migliorato il sentiment degli investitori. L'S&P 500 è salito dell'1,8%, il Nasdaq dell’1,9% e il Dow Jones dell’1,56%.
L'ottimismo è cresciuto dopo che la Casa Bianca ha dichiarato che il Presidente Trump è "ottimista" sul fatto che la Cina cercherà un accordo con gli Stati Uniti, nonostante l'intensificarsi delle tensioni commerciali. Questo è avvenuto dopo che il Presidente ha aumentato i dazi sui prodotti cinesi al 145% e la Cina ha reagito con un'imposta del 125% sulle importazioni statunitensi.
Sul fronte economico, gli aggregati dell'Università del Michigan hanno evidenziato un calo del sentiment dei consumatori, giunto al minimo dal 2022, con le aspettative di inflazione che hanno raggiunto un picco mai visto dal 1981. Nel frattempo, la stagione degli utili è iniziata con risultati bancari contrastanti: Wells Fargo è scesa dell'1%, mentre Morgan Stanley ha guadagnato l'1,4% e JPMorgan è balzata del 4% dopo aver registrato ricavi record.
Nel corso della settimana, l'indice S&P 500 è balzato del 5,7%, il Nasdaq è schizzato del 7,3% e il Dow Jones è cresciuto di quasi il 5%, registrando la migliore performance settimanale in oltre un anno, alimentata da un rally storico mercoledì.
VALUTE
Venerdì l'indice del dollaro è sceso di oltre l'1,6% a 98,7, il livello più basso degli ultimi tre anni, con gli investitori che hanno continuato a vendere asset denominati in dollari. Le crescenti tensioni commerciali e le preoccupazioni per le ricadute economiche sull’economia USA hanno pesato pesantemente sul sentiment.
Venerdì, il ministero delle finanze cinese ha annunciato l'intenzione di aumentare i dazi sulle importazioni statunitensi al 125%, rispetto al precedente 84%, in diretta ritorsione per la decisione di Washington di aumentare i dazi sui prodotti cinesi fino al 145%. Inoltre, gli Stati Uniti mantengono un dazio del 10% sulle importazioni dalla maggior parte dei paesi e continuano a imporre un dazio del 25% su acciaio, alluminio e automobili.
Mentre la tregua di 90 giorni annunciata dal presidente Trump ha brevemente riacceso le speranze di una ripresa dei negoziati commerciali, i timori di una recessione stanno aumentando. Il dollaro si è indebolito principalmente nei confronti dell'euro e dello yen, ed è sceso al minimo degli ultimi 14 anni nei confronti del franco svizzero. Nel corso della settimana, il dollaro è sceso finora del 2%, sulla buona strada per il suo maggiore calo settimanale da novembre 2022.
Dai massimi di giornata di 1,1474, l’euro ha corretto fino a 1,1280, in una giostra caratterizzata da altissima volatilità e bassa liquidità, per poi chiudere a 1,1360 venerdì sera. La sensazione è che ci sia ancora spazio al rialzo e, in assenza di freni, potremmo vedere presto anche 1,1500 e 1,1580 area. Certo, c’è molto ipercomprato di euro, ma a dire la verità, i grafici di medio e lungo periodo sembrano evidenziare ancora molto spazio al rialzo.
Gli altri cambi contro dollaro sembrano andare a ruota della moneta unica, che sale più per debolezza del dollaro che per forza propria. Impressionante la forza del franco svizzero che contro dollaro è arrivato a 0,8100, il minimo degli ultimi 15 anni. E non sembra finita. EurChf vicino ai minimi a 0,9260.
TREASURY, RENDIMENTO AL 4,5%
Venerdì, il rendimento dei titoli del Tesoro statunitensi a 10 anni è balzato di circa 10 punti base, superando il 4,5%, raggiungendo il livello più alto da metà febbraio. I rendimenti sono saliti di oltre 50 punti base, segnando la più forte svendita settimanale sul mercato obbligazionario statunitense da settembre 2019.
La flessione dei titoli del Tesoro si è aggravata con il crescente allontanamento degli investitori dagli asset statunitensi, segnalando una potenziale erosione della fiducia nel tradizionale status di bene rifugio del debito pubblico statunitense. La svendita avviene in un contesto di crescenti tensioni commerciali e preoccupazioni per le prospettive degli Stati Uniti, con timori di recessione e di elevata inflazione.
Nel frattempo, nuovi dati hanno contribuito ad aggravare il quadro fosco. La fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan è crollata ad aprile, raggiungendo il livello più basso dal 2022, mentre le aspettative di inflazione a un anno sono salite a livelli mai visti dal 1981.
SORPRESA PREZZI ALLA PRODUZIONE
I prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono diminuiti inaspettatamente dello 0,4% su base mensile a marzo 2025, il primo calo dell'indice dei prezzi alla produzione (PPI) da ottobre 2023, dopo un aumento dello 0,1% a febbraio e rispetto alle previsioni di un aumento dello 0,3%. I prezzi dei beni sono diminuiti dello 0,9%, anche in questo caso il calo maggiore da ottobre 2023, principalmente a causa di un calo dell'11% della benzina. Anche i prezzi degli alimentari, oltre a gasolio e carburante per aerei, sono diminuiti.
Inoltre, i costi dei servizi sono diminuiti dello 0,2%, il calo maggiore da luglio 2024, trainato da un calo dell'1,3% nel commercio all'ingrosso di macchinari e veicoli. I costi per i servizi ai passeggeri delle compagnie aeree, la vendita al dettaglio di generi alimentari, la vendita al dettaglio di abbigliamento, gioielli, calzature e accessori, la vendita al dettaglio di automobili (parziale) e l'affitto di camere sono tutti scesi.
Nel frattempo, i prezzi alla produzione principali sono diminuiti dello 0,1%, al di sotto delle previsioni di un aumento dello 0,3%. Su base annua, i prezzi alla produzione sono aumentati del 2,7%, il minimo in sei mesi, rispetto alle previsioni del 3,3%. Anche il tasso di interesse di base annuo è rallentato al 3,3% dal 3,5%.
DATI DELLA SETTIMANA
Inizia un’altra settimana che sarà ancora caratterizzata da alta volatilità e movimenti erratici. Gli operatori, oltre ad analisti e investitori, continueranno a monitorare gli sviluppi sul fronte commerciale. L'incertezza sull'impatto dell'escalation dei dazi, in particolare sull'economia statunitense, continua a offuscare il sentiment e ad alimentare la volatilità tra le diverse classi di attività.
Allo stesso tempo, si intensificherà la stagione degli utili statunitensi, con la pubblicazione dei risultati di importanti istituzioni finanziarie, tra cui Goldman Sachs, Bank of America e Citigroup, oltre a Johnson & Johnson, Abbott Laboratories, American Express, Blackstone, UnitedHealth Group e Netflix.
Nel calendario economico, i dati chiave pubblicati includeranno le vendite al dettaglio e la produzione industriale negli Stati Uniti, i dati sulla crescita del PIL del primo trimestre in Cina, l'indice ZEW del sentiment economico tedesco, i dati sull'inflazione e sul mercato del lavoro nel Regno Unito e i dati sull'indice dei prezzi al consumo di Giappone e India.
Nel frattempo, diverse importanti banche centrali dovrebbero annunciare le loro decisioni politiche, tra cui la Banca Centrale Europea, la Banca del Canada, la Banca Centrale della Turchia e la Banca di Corea.
Buona settimana.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
BORSE IN CAOS, ORO RIFUGIO DEL MOMENTOBuongiorno a tutti i traders e buona Domenica, sembra proprio che le borse stiano attraversando un periodo di grande volatilità. In situazioni di incertezza economica o di instabilità nei mercati, molte persone tendono a rifugiarsi in beni considerati più sicuri, come l'oro. Questo metallo prezioso è storicamente visto come una riserva di valore, quindi non sorprende che in momenti di caos finanziario, la domanda di oro possa aumentare.
Durante la presidenza di Donald Trump, ci sono stati significativi sviluppi nelle relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina, in particolare riguardo ai dazi. Trump ha implementato una serie di dazi su beni cinesi, sostenendo che fossero necessari per proteggere l'industria americana e combattere le pratiche commerciali sleali della Cina. Questo ha portato a una guerra commerciale, con entrambi i paesi che hanno imposto tariffe reciproche su una vasta gamma di prodotti.
Le tensioni commerciali hanno avuto un impatto sull'economia globale, influenzando i mercati e le catene di approvvigionamento. Tuttavia, ci sono stati anche tentativi di negoziare un accordo commerciale, culminati nella "Fase Uno" dell'accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina nel gennaio 2020, che ha portato a concessioni da entrambe le parti.
In sintesi, la situazione tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping riguardo ai dazi ha portato a tensioni significative, penso personalmente che fino a quando non si trova un accordo, ci saranno movimenti bruschi in tutte le borse mondiali.
Come azioni vediamo Berkshire Hathaway ha risposto molto bene sulla MA200 periodi, e TSLA con NFLX sono state le più forti a reggere il crollo della settimana.
Vedremo giorno con giorno come reagirà il mercato, noi seguiamo solo i livelli di prezzo e manteniamo la calma, e aspettiamo nuovi setup.
Grazie a tutti
Ciao Mauro
Vi cito le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina ed avere sempre un piano.
GBP/USD in focus: Price Action perfetta su 1.2800! Se queste mie analisi ti sono utili ti prego di mettere un LIKE/BOOST all' articolo e seguire questo profilo.
Questo mi permetterà di continuare a fare questo lavoro gratuito.
Buongiorno a tutti,
eccomi qui come sempre per l'analisi settimanale.
Quest'oggi andiamo sul cambio valutario Gbp/Usd.
La sterlina ho formato una ottima price action nell'ultima settimana in area chiave 1,2800.
Si è infatti presentato uno dei miei trigger operativi ben contestualizzati nella struttura di fondo ovvero un DMHC/FTW Combo.
Ora, a livello operativo, terrò ben monitorata la coppia nei prossimi giorni per cercare conferme operative su time frame daily/4H.
Un primario livello di attenzione è area 1,3000 dove un ritracciamento al ribasso dei prezzi potrebbe fermarsi e fornire informazioni di acquisto.
Ritorni al di sotto di 1,2700 darebbero conferma del fallimento dello scenario rialzista mentre il target di profitto è chiaramente stabilito in area 1,3400/1,3370 dove passano i massimi dello scorso settembre '24.
Anche per oggi è tutto, vi auguro un buon week-end un un buon TRADING SIMPLE!
Le borse scendono nuovamenteCrollo degli indici USA ieri, con l'S&P 500 in calo del 3,5%, il Nasdaq 100 del 4,3% e il Dow Jones in calo di circa il 2,5%. Il calo arriva in seguito al rally storico di mercoledì, stimolato dall'annuncio del Presidente Trump di una riduzione del 10%, per un periodo di 90 giorni, dei dazi per la maggior parte dei partner commerciali statunitensi, esclusa la Cina, al fine di consentire i negoziati. I dazi sui prodotti cinesi, tuttavia, rimarranno al 125%.
Nonostante la pausa, si prevede che la volatilità del mercato persisterà, poiché gli investitori rimangono cauti in un momento di incertezza generale e valutano eventuali ricadute economiche più ampie, in particolare per l'economia statunitense. Nel frattempo, sul fronte dei dati, tutte le componenti chiave dell'indice dei prezzi al consumo sono risultate inferiori alle aspettative. Sebbene non vi siano ancora sorprese positive nei dati sull'inflazione, si prevede che il pieno impatto dei dazi recentemente imposti si farà sentire nei prossimi mesi. Separatamente, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono state in linea con i dati delle settimane precedenti. I settori tecnologico ed energetico hanno registrato i maggiori perdenti.
VALUTE, IL DOLLARO PERDE QUOTA
Giovedì, l'indice del dollaro è sceso di oltre il 2% a 101,4, toccando il minimo degli ultimi sei mesi, a causa dei dati più deboli sull'inflazione e in assenza di qualche ulteriore rassicurazione da parte dell’Amministrazione USA sul calo dei dazi. Nella notte poi l’indice è sceso addirittura fino a 99,33, un altro 2% e minimo degli ultimi 18 mesi.
L'indice dei prezzi al consumo core è aumentato solo del 2,8% su base annua, il ritmo più lento da marzo 2021, confermando comunque una tenuta dei prezzi che potrebbe impedire alla Fed di ridurre il costo del denaro. Ciò è avvenuto in concomitanza con la decisione del presidente Trump di ridurre i dazi più elevati sulla maggior parte dei partner commerciali statunitensi per 90 giorni, sebbene la Cina si trovi ancora ad affrontare un'aliquota elevata del 145%.
Gli Stati Uniti continuano ad applicare un dazio di base del 10% su larga scala, con esenzioni per settori chiave come semiconduttori, farmaceutica ed energia, mentre auto e metalli sono ancora soggetti a un'imposta del 25%. Anche l'UE ha sospeso i nuovi dazi per 90 giorni per consentire i negoziati. Allo stesso tempo, il calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro e il rafforzamento delle valute rifugio come lo yen e il franco svizzero hanno aumentato la pressione sul dollaro.
EurUsd nella notte ha toccato quasi 1,1400, in un free fall che non si vedeva dal 2022. I target, a questo punto, sono posti a 1,1490 e 1,1600, nel caso di panic selling di dollaro. UsdCad a 1,3960 con obiettivi di ulteriori 100 pips almeno. UsdJpy a 143,60 con target a 141,30-40.
JOBLESS CLAIMS
Le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate di 4.000 unità rispetto alla settimana precedente, raggiungendo quota 223.000 nella prima settimana di aprile, in linea con le aspettative del mercato, mantenendosi ai livelli storicamente bassi registrati da marzo. Nel frattempo, le richieste di sussidio di disoccupazione presentate nell'ambito dei programmi per i dipendenti del governo federale, sottoposti a un attento esame a causa dei licenziamenti da parte del Dipartimento per l'Efficienza Governativa (DOGE), sono aumentate, ma sono diminuite di 56 unità, attestandosi a 508, il numero più basso dall'insediamento del Presidente Trump. Nonostante il calo, le segnalazioni secondo cui molti licenziamenti da parte del DOGE sono stati effettuati con indennità di buonuscita impediscono ai dipendenti di richiedere i sussidi immediatamente dopo il licenziamento.
CPI IN CALO
Il tasso di inflazione annuale negli Stati Uniti è sceso per il secondo mese consecutivo al 2,4% a marzo 2025, il livello più basso dal settembre 2024, in calo rispetto al 2,8% di febbraio e al di sotto delle previsioni del 2,6%. I prezzi della benzina e dell'olio combustibile sono diminuiti ulteriormente, mentre i prezzi del gas naturale sono aumentati in modo significativo. L'inflazione ha rallentato anche per l'edilizia abitativa, auto e camion usati e trasporti, mentre i prezzi dei veicoli nuovi sono rimasti invariati. D'altra parte, l'inflazione ha accelerato per i prodotti alimentari.
Rispetto al mese precedente, l'indice dei prezzi al consumo è diminuito dello 0,1%, il primo calo da maggio 2020, rispetto alle aspettative di un aumento dello 0,1%. L'indice dei prezzi dell'energia è sceso del 2,4%, poiché il calo del 6,3% della benzina ha più che compensato gli aumenti dell'elettricità (0,9%) e del gas naturale (3,6%). Nel frattempo, l'inflazione core annua è scesa al 2,8%, il livello più basso da marzo 2021, al di sotto delle previsioni del 3%. Su base mensile, l'indice dei prezzi al consumo core è aumentato dello 0,1%, al di sotto delle aspettative dello 0,3%.
Buona giornata!
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
USDJPY, rischio cedimento trendline di lungo periodoChart di Capital.Com
Segnali di conferma della debolezza del dollaro nei confronti dello yen giapponese arrivano da diverse parti
Il cambio è approdato sulla parte bassa del canale rialzista di lungo periodo con volumi sostenuti che rendono incerta la tenuta del supporto dinamico.
Fallito per adesso il generalizzato rimbalzo del dollaro, sembra riaffermarsi nuovamente la recente decisa debolezza della più importante valuta sul pianeta.
Dovesse cedere il supporto andrà monitorato il successivo supporto statico più importante che coincide con il precedente minimo crescente della dinamica rialzista di lungo periodo
Questo livello assume doppia importanza visto che, a norma della teoria di Dow, potrebbe mettere in discussione il trend principale rialzista andando a violare il precedente minimo relativo crescente.
Anche se siamo solo ad inizio giornata, le contrattazioni di oggi sono all'insegna del recupero del dollaro che, se dovesse confermarsi, lascerebbe sul grafico un segnale tecnico importante.
Avremmo un hammer sul supporto dinamico di lungo periodo.
Con le contrattazioni di ieri le quotazioni non sono riuscite a superare un precedente massimo locale formando un pattern di doppio massimo oggi validato e in fase di pullback dei prezzi su di esso.
Per oggi il compito è quello di monitorare il comportamento del cambio su questo livello individuando un possibile pattern che possa sancire il pullback e porsi short.
Se ciò avvenisse potremmo assistere ad una importante accelerazione dei prezzi perché il pullback non sarebbe solo sul doppio massimo ma, come detto in precedenza, sulla trendline rialzista di lungo periodo che verrebbe così abbandonata.
NON TUTTO E' PERDUTO...In mezzo al mare di sangue di questi ultimi giorni qualche nota positiva c'è.
I prezzi del petrolio e del gas naturale stanno scendendo ai minimi del 2021, allentando le pressioni sui costi energetici nel breve periodo.
I prezzi del petrolio USA tornano a testare i 55 dollari al barile, i minimi da marzo 2021.
Cosa pesa sul futures del greggio? La paura di una diminuzione della domanda globale.
Anche il natural gas europeo sta scendendo, recuperando metà del movimento rialzista del 2024.
Oggi sono entrate in vigore altre tariffe del presidente Donald Trump, ovvero dazi del 104% sulle importazioni cinesi.
Pechino ha risposto annunciando dazi reciproci dell'84% sulle merci statunitensi, in vigore dal 10 aprile.
Il giorno dei dazi: USA alza al 104%, mercati in allerta globaleVisto il contesto, ho pensato di convidere questo mio cruscotto di monitoraggio economico/finanziario. Spero possa esservi utile. Buona giornata
📊 Radar Economico – 9 aprile 2025
🔎 HEADLINE DEL GIORNO
Tariffe USA alla Cina ufficiali (fino al 104%)
- Crollo dei Treasury (“Fire Sale”)
- Volatilità globale in forte salita
- UK colpito da dazi al 10%
⚡️ EVENTI AGGIUNTIVI
- Summers: 2 milioni di disoccupati in arrivo
- JP Morgan: recessione al 79%
- Yuan cinese in caduta
- UE si avvicina alla Cina
- Trader retail iper-esposti su Nasdaq
⚠️ INDICATORI DI RISCHIO E VOLATILITÀ
- **VIX** 52,33 🔺 +11,39% → rischio sistemico
- **SKEW** 135,68 🔺 → aspettative di coda alte
- **MOVE** 139,88 🔺 → bond market in stress
- **PCSP/PCQQ** 1,55 / 1,22 → flusso verso put
- **BDI** 1.342 🔻 -4,21% → commercio in frenata
💵 TASSI USA E BOND
- US10Y: 4,439% 🔺
- US20Y: 4,969% 🔺
- US30Y: 4,924% 🔺
**📌 Segnale**: fuga dai bond → rialzo tassi improvviso
🔹 COMMODITIES & FOREX
- **Oro**: 3.017 $ 🔺 (bene rifugio) Flusso verso beni rifugio
- **Petrolio**: 57,16 $ 🔻 (domanda in calo) Calo attese domanda
- **Rame**: 4,17 $ 🔺 (volatilità) Tecnico, instabile
- **DXY**: 102,15 🔻 Segnale di stress + flight to quality
- **REIT (XLRE)**: 37,08 🔻 Immobiliare sotto pressione
📈 MIA SINTESI STRATEGICA
- **Volatilità**: estrema → allargare trailing stop
- **Contesto macro**: critico → prudenza operativa
- **Obbligazioni**: rendimenti in salita → penalizzato il tech
- **Oro/petrolio**: oro forte, petrolio giù
- **Equity**: rischio ribassista → solo short strutturati o hedge
FATEMI SAPERE SE QUESTA ANALISI VI INTERESSA E SEGUITEMI PER ESSERE SEMPRE AGGIORNATI
⚠ Attenzione: Questa analisi tecnica si basa esclusivamente su dati tecnici e non costituisce un consiglio di investimento. Non tiene conto di eventi macroeconomici, situazioni geopolitiche o dati fondamentali che potrebbero influenzare il titolo. Inoltre, non tiene conto della propensione al rischio dell’investitore, né del suo mix di portafoglio. Le condizioni di mercato possono cambiare rapidamente e influenzare le strategie delineate in questa analisi.
GBPJPY, fast trade con doppio minimoChart di Capital.Com
Il disordine provocato dalla guerra commerciale scatenata dal presidente Trump ha innescato nei mercati finanziari delle nuove tendenze.
Per adesso si tratta di tendenze di breve periodo da inserire nel più generale contesto di lungo periodo.
Da questo punto di vista osserviamo il generalizzato rafforzamento dello yen giapponese nella sua interpretazione di valuta rifugio, insieme al franco svizzero
All'interno della più generale tendenza rialzista del cambio gbpjpy, la recente nuova tendenza sta conducendo i prezzi verso la parte bassa del canale rialzista di lungo periodo.
Ovviamente il percorso non è lineare ma con i suoi affondi e ritracciamenti come normale che avvenga.
All'interno di questo andamento ad onde se si scende su time frame veloci si possono individuare delle opportunità, anche in controtendenza, che meritano attenzione.
Sul grafico settimanale possiamo apprezzare un doppio massimo che potrebbe giustificare l'affondo dei prezzi
Nonostante il quadro ribassista descritto, scendendo sul più veloce time frame orario abbiamo la possibilità di un contro trend di breve periodo
I prezzi sembrano generare una falsa rottura di un precedente minimo relativo che va da supporto.
Nell'ipotesi che ciò si rivelasse corretto è possibile azzardare un contro trend nei termini indicati in grafico
La falsa rottura ha lasciato sul grafico un doppio minimo che può rappresentare i pattern di riferimento per un long.
È possibile, in una logica di Trader’s Trick di Joe Ross, acquistare la rottura del Hummer con obiettivo primario il semplice test della parte alta del doppio minimo.
Con un livello di reward/risk sacrificato ci permette di essere indenni da eventuale fallimento del pattern di doppio minimo.
Sarà anche possibile lasciare aperta l'operazione e avvantaggiarsi, nel caso in cui il pattern venisse confermato e giungesse a target, puntare a target più alto migliorando decisamente il profilo di efficienza del trade.
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💡🔍 Analisi Gold 🔍💡
⚠️ NON cerco posizionamenti short long term su GOLD ⚠️
Buon martedi a tutti.
Ieri il daily ha rotto il livello dei 3012 con cambio struttura.
L’impostazione di fondo per me resta rialzista nel lungo periodo.
A livello intraday però, si può considerare un’operazione short per andare a prendere i livelli segnati in ottica di un possibile long swing.
L’unico dubbio rimane la chiusura dell’imbalance mensile che ha chiuso al tocco ed ha reagito di 600 pips e attualmente non mi convince del tutto.
Come sempre, aspettiamo il pomeriggio dalle 14:00 in poi per valutare ingressi, facendo attenzione alle news e all’apertura americana.
🔍PROSSIMI APPUNTAMENTI🔍
Come di consueto, ci vediamo in live alle 14:00 per seguire l’andamento del mercato in tempo reale.
🔍Promemoria🔍
Evito di operare durante le sessioni asiatica e londinese, focalizzandomi sulle notizie delle 14:30, e sull'apertura di New York ore 15:30. Questa strategia mi consente di agire in modo più efficace, sfruttando la maggiore volatilità e liquidità di tale sessione.
Continueremo a fornire analisi approfondite e live su TradingView per mantenervi aggiornati.
Nel frattempo, vi auguro una buona giornata.
Per domande, dubbi o richieste, commentate o scrivetemi!
Sarò felice di rispondervi.
-BUON TRADING
-GESTITE IL RISCHIO
-BE PATIENCE
Dazi ancora protagonistiIn un mercato ancora carico di tensione a causa della questione dei dazi, i futures a Wall Street, partiti in gap ribassista all'apertura dei mercati europei, hanno reagito chiudendo in serata in territorio positivo. Il sentiment del mercato è leggermente migliorato grazie al fatto che più di 50 paesi avrebbero la volontà di negoziare con gli USA. Inoltre, le segnalazioni, poi rivelatesi non vere, secondo cui il presidente stesse considerando una pausa di 90 giorni nell'applicazione delle tariffe per tutti i paesi tranne la Cina, hanno contribuito al miglioramento.
In realtà, Trump ha minacciato una nuova tariffa del 50% alla Cina se Pechino non rimuoverà i dazi di ritorsione. Si comincia a parlare di "derivati dei dazi" in gergo finanziario, il che sarebbe comico se non ci fossero turbolenze significative a ogni livello, macro e non. In ogni caso, le price action sembrano cominciare a digerire anche le pessime notizie che arrivano d'oltreoceano, alimentando movimenti erratici ma almeno non in una sola direzione.
VALUTE
Rimane alta la volatilità anche nel nostro mercato. Le coppie più interessanti che coinvolgono il CHF e lo JPY sono sostenute vicino ai massimi, ma non riescono a sfondare, almeno per ora. Qualche spiraglio per una correzione c'è, ma finora si è rivelata assai ridotta. L'EUR/USD è sceso da 1.1040 a 1.0900, ritornando stanotte a 1.0970. La sterlina ha fatto di peggio, cedendo quasi 200 pips e correggendo questa notte.
La valuta britannica resta più debole della moneta unica, orientandosi verso target che, nel medio periodo, potrebbero riportare il Cable a 1.2550 e contro l'Euro a 0.8625, da dove ci aspetteremmo correzioni anche significative. Le valute oceaniche respirano dopo giorni di ribassi impulsivi, a causa del peggioramento dei rapporti tra USA e Cina. Per quanto riguarda il dollaro neozelandese, c'è attesa per la decisione sui tassi della RBNZ, domani, che potrebbe tagliare i tassi al 3.5%.
PETROLIO IN CALO
I future sul greggio WTI hanno invertito i guadagni precedenti e sono scesi a 61 dollari al barile, attestandosi al minimo da aprile 2021, dopo che le speculazioni su una pausa di 90 giorni della nuova politica tariffaria statunitense si sono rivelate false. Preoccupa soprattutto l’elevata volatilità, con timori che l'escalation della guerra commerciale possa frenare la crescita globale e indebolire la domanda di energia.
Ad aumentare l'incertezza, una nuova tariffa del 50% sulle importazioni cinesi se Pechino non riuscirà a revocare i suoi dazi di ritorsione. La scorsa settimana, il WTI ha registrato il suo calo settimanale più importante degli ultimi due anni, in seguito all’aumento del rischio di un rallentamento globale. Nel frattempo, i recenti tagli dei prezzi di Saudi Aramco e l'inaspettato aumento della produzione dell'OPEC+ continuano a pesare sulle prospettive.
TREASURY
Il rendimento del decennale USA è salito di quasi 20 punti base a circa il 4,2% lunedì, rimbalzando dal minimo di 6 mesi poiché i crescenti timori di recessione negli Stati Uniti potrebbero spingere gli investitori a mettere in dubbio la sicurezza dei titoli di Stato come asset rifugio. I dazi statunitensi hanno alimentato le preoccupazioni su una potenziale guerra commerciale globale, poiché altri paesi hanno risposto con misure di ritorsione contro gli Stati Uniti.
Venerdì, la Cina ha risposto con dazi del 34% sui beni americani, mentre l'Unione Europea si è impegnata a introdurre contromisure se i colloqui fallissero. L'aumento del rendimento avviene nonostante siano aumentate le probabilità di taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, spinti dalle aspettative di un indebolimento dell'economia.
I future sui fondi federali ora suggeriscono circa il 50% di probabilità di una riduzione del costo del denaro di un quarto di punto nella riunione di maggio e stanno scontando almeno cinque tagli dei tassi nel corso del 2025. Pensate che solo due settimane fa si pensava ad uno o forse due tagli nell’anno.
AUSTRALIA, CALA LA FIDUCIA
L'indice di fiducia dei consumatori del Westpac-Melbourne Institute australiano è sceso del 6,0% mese su mese, attestandosi al minimo di sei mesi di 90,1 ad aprile 2025, invertendo un aumento dello 0,4% nel mese precedente e segnando il primo calo da gennaio.
Le opinioni dei consumatori sulle condizioni economiche per i successivi 12 mesi sono crollate del 5,7% a 90,5 e la loro valutazione per i successivi 5 anni è scesa del 3,0% a 98,4. Le aspettative di disoccupazione sono aumentate del 5,1% a 122,9, al di sotto della media di lungo periodo di 129. I numeri confermano la presenza di un crescente disagio tra le famiglie riguardo alle questioni legate alle "tariffe reciproche" lanciate dal presidente degli Stati Uniti Trump.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Trump, è strategia o cos'altro?La settimana appena conclusa ha portato con sé grandi discussioni tra gli operatori dei mercati, analisti e commentatori, tutti impegnati a trovare le motivazioni che avrebbero spinto la nuova amministrazione USA ad applicare dazi apparentemente draconiani nei confronti di tutti o quasi i paesi del mondo.
Tutti a dire che il Presidente USA ha demolito la globalizzazione, riproponendo un isolazionismo ingiustificabile, alimentato da un fanatismo senza precedenti. Ma al di là delle opinioni, quel che conta è rilevare i fatti, che ad oggi vedono una tariffa generale del 10% nei confronti di ciascun paese del mondo, in aggiunta a una tariffa del 25% per i produttori di auto che esportano negli USA, più tutta una serie di tariffe reciproche al 50%.
Ciò significa che se un paese applica su un determinato bene un dazio del 20%, gli USA, su quel medesimo bene importato da quel paese, applicheranno un dazio del 10%. A prima vista, una dirompente applicazione di “sanzioni” verso chi in questi anni avrebbe approfittato del silenzio assenso degli USA, in assenza di qualsiasi protesta.
E così gli elettori USA hanno scelto un uomo di rottura, che ha promesso la riduzione del deficit commerciale e del debito pubblico, due spine nel fianco insostenibili nel medio termine, come peraltro hanno più volte ribadito i funzionari della Federal Reserve.
Il neo Presidente, che aveva promesso riforme basate sul rilancio degli USA come produttore (per ridurre il deficit commerciale) attraverso i dazi, e aveva richiesto il taglio dei tassi alla Fed per svalutare il debito pubblico, ha imposto le tariffe che, a prima vista, sono in piena contraddizione con la necessità di tagliare i tassi, in quanto producono un aumento dei prezzi importati che, in fase di resilienza come quella attuale, rischierebbero di portare a un rialzo del costo del denaro, anziché a un ribasso.
Ma non possiamo pensare che Trump non conosca queste dinamiche e chi lo sostiene, secondo noi, pecca di sottovalutazione. La ragione è legata al fatto che, dopo neppure due giorni dall’applicazione, tre paesi del sud-est asiatico, prettamente esportatori e mercantilisti, come Vietnam, Cambogia e Indonesia, hanno dichiarato di voler negoziare con gli USA per azzerare le tariffe all’export americano, cosicché da provocare l’azzeramento delle tariffe ai prodotti di questi tre paesi da parte dell’amministrazione USA, che peraltro ha ovviamente accolto con favore la proposta.
Ciò dovrebbe bastare per instillare qualche forma di dubbio a chi è ancora scettico e fortemente critico, perché gli effetti di questa azione sono probabilmente frutto di una strategia che mira solo a ottenere reciprocità. Si tratta di una strategia ben chiara e che non dovrebbe scandalizzare nessuno, visto che per anni Germania, Italia, Giappone, Cina (e non andiamo oltre), hanno approfittato di tariffe a zero per esportare negli USA, mantenendo tariffe importanti verso i prodotti americani, con conseguenze significative, come l’aver visto centinaia di aziende trasferirsi dagli Stati Uniti in questi paesi, impoverendo la manifattura a stelle e strisce.
Trump fa quello che abbiamo sempre fatto noi in Europa, o Giappone (vi ricordate il dumping giapponese degli anni '90?) e ancor più la Cina che dagli anni 2000 ha incrementato il surplus commerciale in modo abnorme. Da un punto di vista americano, è difficile dare torto a Trump, questo credo che debba essere riconosciuto.
Per contro, non dobbiamo dimenticare i modi da cowboy, ampiamente discutibili, così come una certa arroganza nel porsi di fronte agli interlocutori, che agli occhi di noi europei risuona come una mancanza di rispetto e attenzione. La strategia USA peraltro ha dei rischi che non si possono sottovalutare, in primis la congiuntura economica e la Fed.
Intervistato qualche settimana orsono sullo stato di salute futuro dell’economia, Trump ha dichiarato che ci aspetta un periodo di transizione, il che potrebbe voler dire anche recessione, ergo lo ha messo in conto e ciò (purché sia soft landing) potrebbe non essere malvisto dall’amministrazione USA, che deve svalutare il debito, quindi ha bisogno di tassi più bassi per pagare meno interessi sullo stesso.
Ma la Fed come reagirà? Soprattutto pensando che i cittadini USA sono in larghissima parte coinvolti negli investimenti azionari, molto più che in Europa (basti pensare ai fondi pensione USA), per cui nel caso di ribasso consistente di Wall Street che accadrà? Certamente la Fed taglierebbe il costo del denaro, ma potrebbero anche esserci una fuga di capitali dagli USA e dal dollaro, non possiamo escluderlo a priori.
Per ultimo, uno sguardo al vero obiettivo, secondo noi, di Trump, che vuole reciprocità e dollaro debole, per aggiustare un deficit commerciale fuori controllo. Ci riuscirà? Siamo qui, con i popcorn, sul divano e ci godiamo lo spettacolo.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
RIASSUNTO DELLA SETTIMANA: 31- 4 aprileRiassunto della settimana 31-4 aprile:
- La Banca Centrale Australiana mantiene i tassi invariati al 4,10%
- Il tasso di disoccupazione USA sale al 4,2%
- I dati Non Farm Payroll battono le aspettative a rialzo
- Brusca frenata nel mese di marzo per il settore dei servizi USA
- L'inflazione Europea Core rallenta al 2,4%
Andamento delle valute:
- USD è stata la top perfomer della settimana
- AUD è stata la valuta più debole della settimana
Approfondimento:
BORSE EUROPEE:
I dazi imposti da Donald Trump fanno crollare le Borse europee, con Milano che è stata la peggiore d’Europa.
Per Piazza Affari quella di venerdì è stata una delle giornate peggiori negli ultimi 30 anni: l’indice Fitse Mib ha registrato un calo del 6,5%, con picchi negativi che sono andati oltre il 7%.
TESLA, può perdere un altro 60% e restare rialzista Chart di Capital.Com
Il settore automotive è probabilmente tra i più complessi da maneggiare in questo periodo.
Si intrecciano aspetti macroeconomici, geopolitici legati all'adozione di dazi commerciali e anche puramente politici nel caso specifico di Tesla.
Il settore automobilistico sarà duramente colpito dai dazi fissati a livello del 25%.
Ricordo che la punizione tocca tutte le automobili e componentistica importate in America, quindi non prodotta internamente salvo qualche eccezione.
Morningstar stima che, ad esempio, i produttori di componentistica originale subiranno un impatto sul loro fair value tra il 20% ed il 30%.
Riguardo invece i produttori mondiali di automobili, sembra che l'impatto non sarà drammatico per il fatto che già le quotazioni risultano parecchio sacrificate, sempre rispetto al fair value.
Anche Tesla, ovviamente, è toccata dai dazi sebbene in modo comparativamente minore rispetto ai competitors.
Questo è possibile perché in relazione alle auto vendute in America, Tesla produce in loco gran parte delle componenti.
Resta invece esposta per quel che riguarda le materie prime, acciaio ed alluminio, che comunque è costretta ad importare.
Dunque, assodato che c'è un aumento dei costi di produzione, ciò che fa la differenza a valle è la capacità dei singoli produttori di trasferirli al cliente finale.
Quindi i bilanci risultano impattati nella misura in cui si deficita in pricing power.
Ad esempio Ferrari, notoriamente dotato di questo potere, ha già annunciato che aumenterà i prezzi di listino per il mercato americano nella stessa misura dei dazi.
Addirittura, questo sì che è pricing power, sulle auto già commissionate ma ancora non consegnate.
Se Tesla risulta meno esposta ai dazi rispetto ai competitors, restano comunque delle difficoltà specifiche.
La spina nel fianco attualmente è nella difficoltà a consegnare i veicoli.
È un problema che si trascina dal 2024 anno in cui già non era riuscita a rispettare le promesse.
Quest'anno sembra non sarà diverso, nonostante i proclami di Musk.
Il primo trimestre si è chiuso ancora in difficoltà e, anche nell'ipotesi non suffragata dagli esperti che tutto filerà liscio in termini di capacità produttiva, ciò non salverà l'azienda dal chiudere l'anno ancora una volta con minori consegne rispetto a quanto preventivato.
A onor del vero, una delle motivazioni della sotto performance del Q1 2025 è nell'attesa del nuovo modello low cost di uno dei modelli più attesi.
La Model Y subirà una modifica negli allestimenti che se gli utenti percepiranno come non sostanziali potrà essere un boomerang per i conti dell'azienda.
Inoltre citiamo il calo di immagine accusato dal brand in relazione sia alle posizioni assunte dal fondatore Elon Musk come responsabile dell'efficienza nella componente governativa del presidente Trump che per l'appoggio politico offerto alle forze di estrema destra in Europa.
Nonostante tutto la quotazione del titolo sembra essere mediamente in linea con il suo fair value in relazione al quale ci ha abituato a mostrare scostamenti notevoli, sia in giù che in su.
Il mercato ha inizialmente premiato il titolo, in considerazione delle aspettative legate all'appoggio dato da Musk a Trump durante la campagna elettorale, producendo uno scollamento delle quotazioni rispetto al fair value (all'epoca mediamente tra gli analisti 210$) di circa 130%
Peccato che poi il mercato ci ha ripensato riprendendosi tutto e producendo un calo di oltre il 50% fino alle quotazioni attuali.
Comunque, a dispetto del severo calo di inizio 2025 il titolo rimane saldamente in trend rialzista di lungo periodo
Questo possiamo desumerlo dall'analisi delle onde, facendo riferimento alla teoria di Dow, visto che i prezzi sono ancora molto distanti dal precedente minimo relativo di lungo periodo in area $100 da cui dista un clamoroso 60% dai prezzi attuali.
Intanto i prezzi hanno arrestato il calo recente esattamente al contatto con la trendline rialzista di lungo periodo fornendo, per adesso, un importante segnale tecnico da cui ragionare
Il movimento ribassista è da leggersi anche come pullback su un ampio testa e spalle che ha prodotto l'allungo “politico” del titolo.
Il contatto sulla trendline ha prodotto sul settimanale due hammer appaiati.
Sul grafico giornaliero invece il movimento è avvenuto con un pattern di doppio minimo che, dopo il suo breakout, ha prodotto un allungo dei prezzi canonico
Adesso i prezzi hanno formato un canale rialzista che potrà essere utilmente monitorato per essere guidati nel breve termine.
Si potrà tollerare anche l'abbandono dal basso di questo canale ma sarà fondamentale monitorare la tenuta della trendline di lungo periodo.
Con un occhio vigile alle false rotture.
Crollo dell'equity e panico sui mercatiI mercati europei, insieme agli altri indici globali nella regione Asia-Pacifico e ai futures statunitensi, sono crollati giovedì dopo che il presidente Trump ha annunciato tariffe più alte del previsto. Questo ha alimentato i timori di un conflitto commerciale prolungato e di un rallentamento economico globale.
Trump ha deciso di applicare una tariffa globale del 10% e, in aggiunta, i dazi reciproci. Questo significa che se un paese adotta una tariffa nei confronti degli USA del 20%, l’America ne applicherà una della metà, ovvero il 10%. Le tariffe totali sulla Cina ora si attestano al 54%, mentre l'UE e il Giappone devono affrontare imposte elevate rispettivamente del 20% e del 24%. A ciò si deve aggiungere una tariffa del 25% nei confronti di tutte le importazioni di auto dall’estero.
USDINDEX A PICCO
L'indice del dollaro è sceso sotto quota 101 giovedì, raggiungendo il livello più basso in quasi sei mesi, mentre il mercato è entrato in tensione in seguito alle radicali misure tariffarie del presidente Donald Trump. Mercoledì sera, Trump ha annunciato un pacchetto tariffario completo volto a rimodellare le relazioni commerciali degli Stati Uniti.
Le misure includono una tariffa di base del 10% su tutte le importazioni, con aliquote più elevate per i principali partner commerciali, come la Cina (34%), l'Unione Europea (20%) e il Giappone (24%). Inoltre, una tariffa del 25% su tutte le automobili prodotte all'estero è entrata in vigore immediatamente.
Nel frattempo, i nuovi dati economici hanno dipinto un quadro misto. Il rapporto ADP ha mostrato un aumento di 155.000 posti di lavoro nel settore privato più forte del previsto per marzo, superando le previsioni. Tuttavia, il rapporto JOLTS ha rivelato che le posizioni vacanti sono scese a 7,57 milioni, segnalando un potenziale rallentamento del mercato del lavoro. Gli investitori stanno ora rivolgendo la loro attenzione al rapporto sulle buste paga non agricole di venerdì, che potrebbe fornire ulteriori informazioni sulla prossima mossa politica della Federal Reserve.
ISM PMI USA IN NETTO CALO
L'ISM Services PMI è sceso bruscamente a 50,8 a marzo 2025 da 53,5 a febbraio, ben al di sotto delle previsioni di 53. Si è trattato dell'espansione più debole nel settore dei servizi dal giugno dell'anno scorso. I nuovi ordini e le scorte si sono contratti così come l'occupazione.
"Questo mese si è registrato un aumento significativo nel numero di intervistati che hanno segnalato aumenti dei costi dovuti all'attività tariffaria. Nonostante un aumento nei commenti sugli impatti tariffari e le preoccupazioni continue sui dazi e sul calo della spesa governativa, si è registrato un equilibrio ravvicinato nel sentiment a breve termine", ha affermato Steve Miller, presidente dell'ISM Services Business Survey Committee.
USA DEFICIT COMMERCIALE ANCORA SUI MASSIMI
Il deficit commerciale degli Stati Uniti si è ridotto a 122,7 miliardi di dollari a febbraio 2025 da un massimo record di 130,7 miliardi a gennaio e rispetto alle previsioni di un deficit di 123,5 miliardi. Il deficit dei beni è sceso di 8,8 miliardi a 147 miliardi mentre il surplus di servizi si è ridotto di 0,8 miliardi a 24,3 miliardi.
Le esportazioni sono aumentate del 2,9% a 278,5 miliardi di dollari, principalmente a causa di oro non monetario, autovetture, accessori per computer, camion, autobus e aerei civili. D'altro canto, le vendite di olio combustibile, trasporti e beni e servizi governativi sono diminuite.
Nel frattempo, le importazioni sono rimaste pressoché invariate, vicine ai livelli record di 401,1 miliardi dopo l'impennata del mese scorso guidata dall'anticipazione di imminenti tariffe. Le importazioni sono diminuite per oro non monetario e aerei civili, compensando i maggiori acquisti di telefoni cellulari e altri beni per la casa, preparati farmaceutici e computer. Il disavanzo commerciale degli Stati Uniti si è ridotto con Cina, Svizzera e Canada, ma è aumentato con UE, Messico e Vietnam.
RENDIMENTI IN DISCESA
Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni è sceso al 2,65%, il livello più basso in circa un mese, poiché l’annuncio relativo all’applicazione dei dazi ha innescato un'ampia fuga dagli asset di rischio verso gli asset rifugio e ha aumentato le preoccupazioni per il suo impatto sull'economia globale.
L'Unione europea dovrà affrontare tariffe totali fino al 20%, spingendo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ad avvertire che le misure avrebbero inferto "un duro colpo" all'economia globale. Ha anche confermato che l'UE starebbe preparando delle contromisure. Oltre il 20% delle esportazioni dell'Unione europea vanno negli Stati Uniti e la Germania sarà uno dei paesi più colpiti.
I trader stanno ora scontando una probabilità di quasi il 90% di un taglio del tasso di 25 punti base da parte della BCE ad aprile, con aspettative per il tasso di deposito che scenderà all'1,82% entro dicembre, in calo rispetto alle precedenti stime dell'1,9% e all'attuale 2,5%. Anche i rendimenti obbligazionari in Francia e Italia sono scesi rispettivamente al 3,4% e al 3,8%.
PREZZI ALLA PRODUZIONE IN CRESCITA
I prezzi alla produzione industriale nell'area dell'euro sono aumentati dello 0,2% su base mensile a febbraio 2025, dopo un aumento rivisto al ribasso dello 0,7% e superando le previsioni di mercato dello 0,1%. Le pressioni sui prezzi si sono allentate in diverse categorie, tra cui energia, beni strumentali, beni di consumo durevoli e beni di consumo non durevoli.
Tuttavia, i prezzi dei beni intermedi sono aumentati a un ritmo leggermente più rapido dello 0,4%, rispetto allo 0,3% del mese precedente. Su base annua, l'inflazione dei prezzi alla produzione è salita al 3,0% a febbraio, il livello più alto da marzo 2023.
Buona giornata!
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.