Triangolo Simmetrico giunto al culmine su BMPSBuongiorno Traders,
Oggi andremo ad analizzare insieme a @Giuan-65 il grafico di BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA S.P.A. (MIL:BMPS), società con sede in Italia impegnata nel settore bancario. Fornisce servizi bancari, di asset management e di private banking, inclusi assicurazione sulla vita, fondi pensione e fondi comuni di investimento.
Partiamo ad anlizzare il Timiframe Daily, dopo i crolli registrati negli anni passati, nel 2023 i prezzi di quotazione hanno mantenuto un andamento piuttosto laterale compreso tra il massimo del 21 Febbraio a quota 2.975 e i minimi di Marzo in area 1.80, sviluppando addirittura un movimento rialzista nella parte centrale dell'anno, che ha mantenuto il titolo sopra la Media Mobile Esponenziale a 50 periodi usando la stessa media come supporto in diverse occasioni.
Dopo aver perso il supporto della EMA-50 con la candela del 4 Settembre, il prezzo è iniziato ad oscillare in un range di prezzo sempre più ristretto formando un Triangolo Simmetrico proprio a ridosso della EMA-50, giunto ormai al culmine.
In questa fase diventa molto interessante, per un operatività SHORT la rottura della Trendline disegnata sui minimi che aprirebbe le parte ad un nuovo impulso ribassista dato che nelle ultime sessioni si era formata anche una candela HAMMER che sta per essere completamente riassorbita.
Con un' ulteriore chiusura sotto la EMA-50 e la rottura del triangolo, i livelli da monitorare per le prossime sessioni sono:
- i minimi della candela HAMMER (linea bianca) a 2.446, potrebbero essere un punto trigger importante per un'accelerazione al ribasso
- prima zona di target (rettangolo verde) in zona 2.50, area di supporto testata nel ribasso di Settembre
- seconda zona di target (rettangolo rosso) in area 2.02, dove troviamo il doppio minimo che ha dato inizio al movimento rialzista sopra la EMA-50
Osservando i Timeframe intraday possiamo apprezzare meglio il "Cup and Handle inverso" molto preciso, che si sta formando a ridosso della trendline inferiore del Triangolo, inoltre le Medie Mobili Esponenziali 50-200 hanno appena effettuato l'incrocio al ribasso confermando il segnale IMMERSIONE riportato dall'indicatore.
E' possibile seguire il movimento di Breakout utilizzando in primis la EMA-10 e successivamente la EMA-50 come area di resistenza per la continuazione ribassista, lo sceniario verrebbe invalidato da un eventuale recupero della EMA-200 che potrebbe prolungare la fase laterale ancora per qualche giorno.
Dal punto di vista fondamentale BMPS è detenuta dal 64% dallo Stato Italiano, il quale sta lavorando alla privatizzazione che potrebbe avvenire entro il 2024.
Anche se i conti rispetto al passato sono sensibilmente migliorati grazie alla guida dell'Amministratore Delegato Lovaglio, Venerdì 6 ottobre il Tesoro, aveva annunciato il processo di selezione per l’individuazione dei consulenti finanziario e legale per vagliare tutte le opzioni possibili per procedere alla cessione.
Il passo successivo sarà la vendita da parte del Governo, di una quota compresa tra l’8% e il 15% della banca senese, in modo da abbassare la propria quota di partecipazione al di sotto del 50%, per un totale di circa 170 milioni di azioni.
In collaborazione con: @Giuan-65
Grazie per il supporto.
Idee della comunità
LA LOGICA DIETRO AL CROLLO DEL SETTORE UTILITIESLe società che forniscono servizi di pubblica utilità (come elettricità, gas e acqua) appartengono a quello definito “settore delle utilities”. Come mostra la figura successiva, aggiornata al 16 ottobre, esso è il peggiore degli 11 settori dell’S&P500 da inizio anno.
Prestazioni da inizio anno degli 11 settori dell’S&P500 (al 16 ottobre). Fonte: Finviz.com
Qual è il motivo?
Buongiorno a tutti. L’obiettivo di questa analisi è di concentrarci sul settore delle utilities, allo scopo di esaminare le ragioni delle sue scarse performance. Gli argomenti principali che affronterò sono:
• Il settore delle utilities
• L’indice di forza XLU/SPY
• L’indice di forza TLT/IEI e il concetto di duration
• D/E, ovvero il rapporto debito/patrimonio netto
Buona lettura!
1. ANALISI TECNICA SETTORE DELLE UTILITIES
Analisi tecnica del settore delle utilities (aggiornata al 16 ottobre); l’ETF in questione è l’utilities select sector SPRD. Grafico giornaliero
La grafica in questione analizza l’andamento giornaliero del prezzo dell’ETF “XLU”. Il 12 settembre 2022, il prezzo ha toccato un massimo storico a 78.22$, per poi subire un calo del 22.61% che ha raggiunto il suo punto più basso il 13 ottobre 2022, a 60.35$. Nei due mesi successivi, il settore ha mostrato segni di ripresa, culminando con un massimo relativo registrato il 13 dicembre 2022. Da allora, l’andamento del prezzo tra una trendline dinamica ribassista e un supporto statico ha delineato una tendenza al ribasso, con entrambe le strutture di prezzo che sono state testate più volte (come evidenziato nella grafica precedente dai piccoli cerchi rossi e gialli). A partire dal 26 luglio, dopo un falso breakout il 15 agosto e un successivo breakout effettivo il 21 settembre, il prezzo ha subito un altro calo del 20.7%. Nelle ultime sessioni, sembra che il prezzo stia cercando di ritestare la resistenza tratteggiata in rosso, che coincide con il minimo del 13 ottobre 2022.
2. SETTORE UTILITIES VS S&P500
L’analisi tecnica evidenzia una notevole fragilità nel settore delle utilities. Un metodo alternativo per valutare la forza o debolezza di un settore azionario consiste nel confrontarlo con il suo benchmark di riferimento (S&P500) utilizzando un rapporto o indice di forza, come illustrato nel grafico seguente:
L’indice di forza tra settore utilities ed S&P500 (XLU/SPY). Grafico giornaliero
Nel rapporto, il settore è al numeratore e il benchmark al denominatore:
• Se il settore sovraperforma il benchmark, l’indice di forza sale; al contrario, scende
Dal 23 settembre 2022, il benchmark ha dimostrato una forza superiore rispetto al settore.
Nella grafica è interessante notare tre trendline dinamiche ribassiste di colori e pendenze diverse. Queste indicano che:
• Il benchmark ha iniziato a mostrare una forza superiore a partire dal 23 settembre; questa forza è aumentata il 28 dicembre 2022 e ha avuto un ulteriore incremento il 25 aprile 2023
Tuttavia, questo non dovrebbe sorprendere: dopo tutto, l’S&P500 ha iniziato un trend rialzista dall’inizio del quarto trimestre del 2022. Ciò che invece merita una riflessione è l’ultimo periodo, illustrato nel grafico successivo, a partire dal 27 luglio.
Dal 27 luglio 2023 l’S&P500 sovraperforma il settore delle utilities nonostante la condizione di risk-off sui mercati. Grafico giornaliero
Cercherò ora di essere più chiaro. Si osservi la grafica successiva:
La correlazione positiva tra XLU/SPY e VIX. Grafico settimanale
In genere, nei periodi di “risk off” dei mercati, quando il VIX (e quindi la paura degli investitori) aumenta, il settore delle utilities tende a sovraperformare l’S&P500. Questo perché è un settore difensivo, capace di generare profitti anche in condizioni economiche e finanziarie avverse. Al contrario, nelle fasi di “risk on”, quando gli investitori sono più propensi al rischio, l’S&P500 tende a superare il settore delle utilities, con il VIX in calo.
Per riassumere quanto detto in precedenza: nel periodo che va dal quarto trimestre del 2022 al 28 luglio 2023, come illustrato nel grafico seguente, era prevedibile che l’S&P500 mostrasse una forza superiore, considerando il contesto generale di ‘risk on’.
La forza superiore dell’S&P500 rispetto al settore delle utilities da Q4 2022 al 27 luglio 2023. Grafico giornaliero
Lo stesso però non è vero dal 27 luglio ad oggi, con il benchmark al ribasso ma non “sovraperformato” dal settore.
Perché dunque, nonostante la fase attuale di “risk off”, il settore utilities non sta agendo da “difensivo”?
3. SETTORE UTILITIES, OBBLIGAZIONI, DURATION E…TASSI DI INTERESSE!
La figura successiva mostra un’interessante correlazione positiva: quella tra il settore delle utilities e un indice di forza obbligazionario: TLT/IEI.
La correlazione positiva tra XLU e TLT/IEI. Grafico settimanale
Per coloro che non sono familiari con i componenti dell’indice di forza obbligazionario:
• TLT è l’ETF che riflette i risultati di un indice costituito da titoli di stato americani con scadenze superiori ai 20 anni (con una duration di 16.45 anni)
• IEI, invece, riflette i risultati di un indice di titoli di stato americani con scadenze tra i 3 e i 7 anni (con una duration di 4.34 anni)
La correlazione positiva, che raggiunge un valore elevato di +0.90, può spiegare le performance negative del settore dall’inizio dell’anno. Come si può vedere nel grafico precedente, IEI sta sovraperformando TLT a causa della sua duration inferiore.
• La duration misura la sensibilità del prezzo di un’obbligazione (o di un ETF obbligazionario) all’aumento dei tassi di interesse: più è alta, più il prezzo del bond sarà negativamente influenzato.
Ci troviamo in un contesto di aumento dei tassi di interesse da più di un anno e IEI ha sovraperformato (e continua a farlo) TLT grazie alla sua duration notevolmente inferiore. L’indice TLT/IEI continua a registrare minimi decrescenti, indicando un’aspettativa rialzista del mercato sui tassi di interesse.
Dato la correlazione positiva osservata nel grafico precedente, è plausibile affermare che anche il settore delle utilities stia risentendo della stessa dinamica. Infatti, il settore delle utilities è uno dei più indebitati tra gli 11 settori dell’S&P 500. Questo è dovuto al fatto che le società in questo settore forniscono servizi pubblici come elettricità, gas e acqua, che richiedono la costruzione di infrastrutture di grandi dimensioni come centrali elettriche, gasdotti e reti di distribuzione dell’acqua; esse sono tipicamente finanziate tramite debito.
In un periodo di rialzo dei tassi di interesse, il costo del debito aumenta. Di conseguenza, le società potrebbero dover destinare una quota maggiore dei loro profitti per coprire questi costi, il che potrebbe avere un impatto negativo sui loro bilanci trimestrali; inoltre, l’incremento del costo del debito rende più gravoso per le aziende accedere a nuovi finanziamenti, restringendo di conseguenza le loro possibilità di espansione. Questo è particolarmente significativo per le società del settore delle utilities, che necessitano di infrastrutture per le loro operazioni.
Per valutare il grado di indebitamento di un’azienda o di un settore, si può ricorrere a un indicatore finanziario noto come rapporto debito/patrimonio netto (D/E). Questo indicatore può assumere valori maggiori, minori o uguali a 1. Un valore superiore a 1 indica un livello di indebitamento più o meno alto, mentre un valore inferiore a 1 suggerisce un livello di indebitamento più basso.
La grafica che segue illustra il rapporto debito/patrimonio netto (D/E) del settore delle utilities, che nel primo trimestre del 2023 è risultato pari a 1.69. Questo valore è stato calcolato sulla base dei dati finanziari più recenti, raccolti nell’arco degli ultimi 12 mesi.
Fonte: csimarket.com
Per determinare se un rapporto D/E di 1.69 è alto o basso, possiamo fare riferimento alla sezione evidenziata in giallo nella figura, dove è indicato un ranking di 13. Tenendo conto che il sito analizza non 11, ma 13 settori, ciò indica che il settore delle utilities è il più indebitato. In termini più specifici, per ogni dollaro di patrimonio netto, il settore delle utilities ha un debito di 1.69 dollari.
Dopo aver ottenuto queste informazioni, diventa interessante esaminare le ultime due grafiche. Queste mostrano la correlazione settimanale tra TLT/IEI e tutti i settori azionari dell’S&P500.
Correlazione tra TLT/IEI e settori azionari su timeframe settimanale
Correlazione tra TLT/IEI e settori azionari su timeframe settimanale
Da questa analisi, possiamo trarre la conclusione che il settore delle utilities, che nel primo trimestre del 2023 era il più indebitato, è oggi probabilmente il settore più correlato alle aspettative di politica monetaria proprio a causa del suo elevato livello di indebitamento.
Concludiamo qui l’analisi. Nella prossima, utilizzeremo le informazioni raccolte in questa analisi per sviluppare degli indici di forza basati sul… sentiment economico. A presto!
DOLLARO, EURO e RETAIL SALES!Gli eventi in Medio Oriente continuano a tenere nervosi gli investitori, anche se i mercati azionari sono riusciti a recuperare leggermente il terreno nella chiusura delle contrattazioni di settimana scorsa.
La stagione degli utili del terzo trimestre negli Stati Uniti riprende ritmo questa settimana, dove sia Goldman che Bank of America pubblicheranno oggi i risultati delle trimestrali.
Domani toccherà a Tesla.
Altrove, i rendimenti statunitensi sono saliti silenziosamente, ciò suggerisce che sarà difficile cambiare questa narrazione del tasso di riferimento “più alto per un periodo più lungo”.
Questo ci porta al momento clou della sessione di oggi, ovvero la pubblicazione alle 14.30 dei dati relativi alle vendite al dettaglio negli Stati Uniti di settembre.
Escludendo automobili e benzina, il dato sottostante potrebbe essere debole.
Ciò si basa sul calo delle vendite di carte di credito negli ultimi mesi.
Un dato più basso delle previsioni o del precedente dovrebbe significare che l'indice del dollaro farà fatica a superare quota 106.80.
Oltre alle vendite al dettaglio, la giornata di oggi vede anche la produzione industriale americana, anch'essa prevista debole sulla scia degli scioperi del settore automobilistico.
Il cambio EUR/USD è leggermente salito sulla scia di un contesto azionario leggermente positivo.
Il percorso odierno di EUR/USD sarà in gran parte determinato dal comunicato sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti.
Se i dati dovessero essere confermati più deboli, EUR/USD potrebbe superare la resistenza intraday a 1,0575/85 e muoversi verso l'area 1,0610/20.
Il sondaggio ZEW ha mostrato dati migliori in Germania e nell’Eurozona.
Tuttavia, questi dati in genere non sono un grande motore del mercato.
Oggi il Canada pubblica i dati sull'inflazione di settembre e le aspettative non prevedono variazioni su base mensile dopo i dati di agosto dello 0,4%.
Si prevede che le misure core rallenteranno in modo molto marginale e rimarranno vicine al 4,0%.
Le aspettative del mercato per l’inasprimento della Banca del Canada sono rimaste elevate rispetto alla Fed, con 20 punti base scontati per gennaio.
La settimana scorsa, il governatore della BoC Tiff Macklem ha affermato che “non è tanto questione di dove si trova l’inflazione adesso, ma di dove sarà l’inflazione”, forse spostando un po’ l’attenzione dalla lettura del CPI di settembre e assumendo un tono apparentemente più cauto.
CAD che rimane in territorio di deprezzamento nel breve termine.
Buon trading a tutti
INVERSIONE CURVA DEI RENDIMENTI: COSA MANCA PER LA RECESSIONE?L’inversione della curva dei rendimenti è sempre attentamente monitorata da analisti, investitori ed economisti perché tende ad anticipare una recessione che, per il momento, non si è ancora verificata.
Questo potrebbe farci pensare che la famosa ‘inversione’ non sia più un segnale affidabile. Perché la tanto attesa contrazione economica non si è ancora verificata?
Buongiorno a tutti. L’obiettivo di questa analisi è quello di fornirvi un mio punto di vista su questo argomento tanto discusso negli ultimi tempi, fornendovi la variabile mancante affinché la recessione si verifichi realmente.
Buona lettura.
1. LA CURVA DEI RENDIMENTI 10-2 ANNI
La curva dei rendimenti 10-2 anni rappresenta la differenza tra il rendimento del titolo di stato americano a 10 anni e quello a 2 anni. Questa curva, che è illustrata nella figura successiva in azzurro, tende a seguire un andamento ciclico, con fasi di rialzo e ribasso. Quando la curva scende al di sotto della soglia dello 0%, si verifica la sua tanto famosa inversione.
Rendimento a 10 anni, a 2 anni e la relativa curva dei rendimenti a quelle scadenze. Grafico mensile
La figura successiva è particolarmente utile perché illustra i motivi per i quali una curva si espande (diventa ‘rialzista’) o si contrae, superando poi al ribasso la soglia dello 0%:
• Quando il rendimento a 2 anni è più basso rispetto a quello a 10 anni (come accaduto dal settembre 2000 al giugno 2003), la curva tende ad inclinarsi verso l’alto
• Successivamente, quando il rendimento a 2 anni inizia a riallinearsi con quello a 10 anni, la curva tende a inclinarsi verso il basso (come accaduto da novembre 2010 a settembre 2019)
• Quando il rendimento a 2 anni supera quello a 10 anni, si verifica l’inversione
Questi aspetti saranno chiariti nel paragrafo successivo.
L’espansione e la contrazione della curva dei rendimenti 10-2 anni. Grafico mensile
2. LA CURVA DEI RENDIMENTI 10-2 ANNI È INFLUENZATA DALLA POLITICA MONETARIA
L’evoluzione della curva è fortemente influenzata dalle aspettative di politica monetaria. Come illustrato nella figura successiva, esiste una correlazione negativa tra la curva e i tassi di interesse applicati dalla Federal Reserve.
La correlazione negativa tra curva dei rendimenti 10-2 anni e tassi di interesse della Federal Reserve. Grafico mensile
• Quando la FED riduce i tassi di interesse, la curva tende a espandersi
• Al contrario, quando la FED adotta una politica monetaria più rigida, la curva tende a contrarsi
Più aggressiva è la politica monetaria, più la curva tende a raggiungere valori inferiori allo 0%, in maniera progressivamente decrescente. Questo si verifica perché:
• Il rendimento a 2 anni risente maggiormente delle aspettative di politica monetaria
• Il rendimento a 10 anni, invece, è influenzato principalmente dalle aspettative di inflazione
I punti discussi in questo paragrafo mirano a chiarire un concetto fondamentale: il movimento della curva dei rendimenti è direttamente legato alle aspettative del mercato riguardo ai tassi di interesse.
3. CURVA DEI RENDIMENTI, PIL E…FIDUCIA DEI CONSUMATORI, LA VARIABILE MANCANTE!
Nell’introduzione dell’analisi abbiamo evidenziato come l’inversione della curva dei rendimenti 10-2 anni sia comunemente riconosciuta come un indicatore anticipatore delle recessioni economiche. Questo concetto è illustrato nella figura successiva:
La curva dei rendimenti 10-2 anni è un leading indicator di recessioni economiche. Grafico mensile
Perché, nonostante l’inversione della curva nell’estate del 2022, non si intravede ancora all’orizzonte una contrazione economica? Iniziamo ricordando le variabili che compongono il PIL (secondo il metodo della spesa:
PIL = C + I + G + (EXPORT – IMPORT)
Dove:
C: Consumi, ossia la quantità di beni e servizi acquistati dai consumatori
I: Investimenti, ossia le spese delle imprese e delle famiglie in immobili e beni strumentali
G: Spesa pubblica
(EXPORT – IMPORT): Bilancia commerciale
È fondamentale sottolineare che la variabile dei consumi è probabilmente la più significativa, dato che il PIL degli Stati Uniti ne dipende per il 70%. Questo suggerisce che l’economia della prima potenza mondiale è fortemente influenzata dai suoi consumatori. In particolare:
• Se i consumatori sono fiduciosi, tenderanno probabilmente ad aumentare le spese in beni e servizi, rafforzando così la variabile C del PIL e, di conseguenza, il PIL stesso.
• Al contrario, se la loro fiducia è bassa, la stessa variabile si indebolirà e il PIL risentirà di questa situazione.
Da queste due considerazioni deriva una delle correlazioni più importanti in ambito macroeconomico: quella positiva tra la fiducia dei consumatori e prodotto interno lordo!
La correlazione positiva tra fiducia dei consumatori e prodotto interno lordo. Grafico mensile
Abbiamo quindi individuato la variabile mancante per la recessione: la fiducia dei consumatori. Infatti, se osserviamo il grafico successivo, notiamo che, sebbene la curva dei rendimenti si sia invertita, segnalando un allarme di recessione, la fiducia dei consumatori non ha seguito lo stesso andamento. Al contrario, è in rialzo!
La curva dei rendimenti e la fiducia dei consumatori non stanno seguendo la stessa tendenza. Grafico mensile
È importante tenere presente un altro elemento: prima dell’insorgere di una possibile recessione, dopo l’inversione, la curva dei rendimenti dovrebbe risalire al di sopra dello 0%. Questo dettaglio è stato messo in evidenza tre grafici fa.
Tuttavia, questo ‘ritorno allo zero’ (come si può osservare nel grafico successivo) dovrebbe essere accompagnato da una diminuzione della fiducia dei consumatori.
Affinché ci possa essere una recessione, il ritorno allo zero della curva dovrebbe essere accompagnato da un calo della fiducia dei consumatori. Grafico mensile
Ecco, quindi, nel grafico successivo, quello che dovrebbe accadere:
Rimbalzo della curva accompagnato da un calo della fiducia dei consumatori. Grafico mensile
Per concludere l’analisi:
• L’economia statunitense dipende fortemente dai consumatori e dalle loro spese per beni e servizi. In un periodo di ‘espansione’ economica, la domanda di beni e servizi aumenta, rafforzando la variabile C del PIL e alimentando l’inflazione. A questo punto, la FED è costretta ad aumentare i tassi di interesse per mantenere la stabilità dei prezzi, causando di fatto l’inversione della curva dei rendimenti. Tassi di interesse elevati possono influenzare negativamente il sentiment dei consumatori. Pensate a coloro indebitati a tassi di interesse variabili per acquistare una casa, un’auto o qualsiasi altro bene discrezionale: avranno un reddito inferiore a causa delle rate più onerose. A redditi inferiori corrisponderanno spese minori, un indebolimento della variabile C del PIL e… una successiva (potenziale) contrazione dello stesso.
Quindi… sì, osserviamo la curva dei rendimenti, ricordando di tenere d’occhio anche altre variabili.
A presto
GBP/USD a 1,23 nel weekend?La coppia GBP/USD ha inizialmente tentato una ripresa ma successivamente si è invertita, scendendo al di sotto di 1,2100 venerdì a causa delle crescenti tensioni geopolitiche, favorendo il dollaro statunitense. L'Indice di Forza Relativa (RSI) è sceso a 40, segnalando una prospettiva ribassista a breve termine. Il livello cruciale a 1,2200 ha un significato psicologico e tecnico. Se confermato come supporto, GBP/USD potrebbe recuperare fino a 1,2250 e 1,2300. Tuttavia, il fallimento nel mantenere livelli superiori a 1,2200 potrebbe generare pressioni venditrici, con un supporto individuato a 1,2170, 1,2130 e 1,2100. Nonostante una perdita di oltre 100 pip giovedì, GBP/USD ha registrato un rimbalzo venerdì e si è stabilizzato sopra 1,2200.
I rendimenti dei titoli del Tesoro statunitense sono aumentati giovedì a seguito del rapporto sull'inflazione di settembre, rafforzando il dollaro statunitense. Nonostante una leggera diminuzione dell'inflazione annuale del Core Consumer Price Index (CPI) al 4,1%, alcuni dettagli del rapporto hanno ravvivato le aspettative per un successivo aumento dei tassi da parte della Federal Reserve. L' "inflazione supercore" è aumentata dello 0,6% mensile, evidenziando componenti di inflazione persistenti.
Venerdì, il rendimento dei titoli del Tesoro statunitense decresce leggermente dopo l'incremento del più del 3% di giovedì, rendendo difficile per il dollaro statunitense estendere i guadagni recenti. Nel frattempo, i futures degli indici azionari statunitensi hanno registrato un leggero aumento. Se i rendimenti statunitensi continueranno a diminuire nel secondo periodo della giornata, il dollaro potrebbe rimanere debole, consentendo a GBP/USD di salire prima del fine settimana. Al contrario, un'apertura cauta di Wall Street insieme a un recupero dei rendimenti statunitensi potrebbero mettere pressione alla coppia al ribasso. Il prezzo si trova in una zona di domanda in H4 e potrebbe provare a partire con target 1.22/1.2250. L'importante sara' valutare domani in sessione di Londra un possibile cambio di struttura a M5/M15 per cercare un eventuale ingresso long. Fammi sapere cosa ne pensi, commenta e lascia un like a supporto del nostro lavoro. un saluto da Nicola il CEO di Forex48 Trading Academy.
Eur/Usd: Chiusura weekly sotto 1,0550 con Pin BarBuongiorno a tutti,
eccoci arrivati puntuali con l'analisi della price action naked di un mercato che seguo con costanza ovvero Eur/Usd.
La settimana scorsa avevo parlato della possibilità di cercare un trigger long di conferma sul cambio data la price action interessante.
Come abbiamo visto però nei giorni scorsi NON si sono create conferme operative su time frame come il daily o il 6 ore e per questo sul cambio sono rimasto flat.
Nella giornata di giovedì si è formato un D.M.L.C., segnale di trading short del mio metodo di lavoro che è stato confermato nella giornata di venerdì facendo chiudere la settimana con una Pinocchio Bar short nel trend con close sotto area chiave 1,0550.
Personalmente, venerdì mattina sono entrato corto al prezzo di 1,0523 posizionando un primo stop a 1,0697 e un rischio percentuale sul conto di trading dello 0,65%.
Se nei prossimi giorni su time frame daily o 6H ci saranno delle ulteriori conferme short potrei pensare di incrementare il trade fino ad un massimo rischio dell'1% del conto di trading.
Il target del trade è in area 1,0370 ovvero nei pressi del livello chiave successivo, zona tra 1,0370 e 1,0350.
La cosa migliore da fare però come sempre è quella di gestire il movimento in base a ciò che mi dirà il prezzo.
Anche per oggi è tutto, vi auguro una bella domenica e un buon TRADING SIMPLE!
Prospettive per l'S&P500: Analisi Tecnica e MacroeconomiaAnalizziamo il contratto continuo dell'indice S&P500. Il 4 ottobre 2023, l'indice ha registrato un significativo minimo a 4235.50, colmando un gap (inefficienza) presente nel grafico giornaliero. Da quel momento, abbiamo assistito a una risalita fino al 12 ottobre 2023. Tale rialzo, alla luce delle dinamiche precedenti, sembra più una correzione tecnica, o movimento liquidatorio, piuttosto che un cambio di trend di fondo.
Sebbene mi aspettassi una prosecuzione dell'uptrend fino ai livelli di 4443/4462 (illustrati nel rettangolo rosso), per colmare completamente l'inefficienza, il mio sentiment resta orientato al ribasso. Punto, in particolare, ai livelli di 4192/4132 (evidenziati in blu). In questa fascia, potremmo assistere a una fase di accumulazione prima di un potenziale rally verso nuovi massimi storici. Questo scenario è, ovviamente, di visione ambiziosa.
A supporto della mia visione bearish ci sono alcuni dati interessanti. In particolare, il comportamento "borderline" del VIX in concomitanza con l'andamento del CBOE Skew. Il 13 ottobre, entrambi gli indici hanno registrato un incremento significativo: +15,76% per il VIX e +6% per il CBOE Skew. Storicamente, livelli del CBOE sopra i 140 punti sono spesso preludio a turbolenze significative nel mercato azionario, suggerendo potenziali crolli o "cigni neri".
Inoltre, la situazione macroeconomica potrebbe alimentare ulteriori preoccupazioni. L'inflazione, il 12 ottobre, ha superato le previsioni con un incremento dello 0.1%. Ciò potrebbe spingere la FED a una politica monetaria più restrittiva, mantenendo o addirittura alzando i tassi di interesse per contrastare le pressioni inflazionistiche.
In conclusione, prevedo un mese di ottobre bearish, con una possibile correzione del mercato di circa -4%/-5% dai livelli attuali. È auspicabile una fase di bilanciamento del mercato prima di qualsiasi inversione rialzista.
Un diluvio di dati nel Regno Unito in arrivoLa prossima sarà un’intensa settimana di pubblicazione di dati nel Regno Unito, mentre sia i mercati che i politici continuano a valutare la misura in cui le pressioni sui prezzi continuano a svanire e quanto ulteriormente il mercato del lavoro è destinato ad allentarsi. Per la BoE, con il tasso bancario terminale probabilmente ormai raggiunto, è più probabile che i dati in arrivo contribuiscano in qualche modo a determinare la durata entro la quale verrà mantenuta l’attuale politica restrittiva.
Il diluvio di dati è già iniziato, con il rapporto sul PIL di agosto. I dati sono risultati perfettamente in linea con le aspettative del mercato, mostrando una crescita su base mensile dello 0,2%, in ripresa rispetto alla contrazione dello 0,6% osservata a luglio, mentre l'economia è cresciuta dello 0,3% su base trimestrale.
Tuttavia, sebbene questi numeri possano apparire sorprendentemente resilienti, nascondono alcune crepe che emergono nei dettagli del rapporto. La contrazione osservata a luglio è stata, infatti, rivista in ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima iniziale, mentre l'attività nei servizi rivolti ai consumatori – una parte fondamentale dell'economia britannica dipendente dalle spese discrezionali – è scesa dello 0,6% nel mese. Questo è probabilmente un ulteriore segnale del fatto che le famiglie continuano a stringere la cinghia, poiché l’impatto dei rialzi dei tassi di interesse e il precipizio dei mutui continuano a farsi sentire.
Guardando al futuro, il PIL dovrebbe ora aumentare di circa lo 0,2% su base mensile a settembre per evitare una contrazione trimestrale nei tre mesi fino a settembre. Sebbene si tratti di una cifra modesta, un tale ritmo di crescita sembra probabilmente fuori portata per l’economia del Regno Unito, in particolare considerando che sia i servizi che gli indici PMI compositi sono scesi ulteriormente al di sotto della soglia di 50 il mese scorso, con il primo di fatto sceso al livello più basso da gennaio. Di conseguenza, è probabile che il PIL del terzo trimestre sia inferiore alle previsioni della BoE di crescita dello 0,1%, portando forse a un'ulteriore svolta cauta da parte dei politici, in particolare dato che solo circa la metà dell'inasprimento della BoE ha avuto finora effetti sull'economia.
Parlando della BoE, i politici esamineranno attentamente i prossimi dati sull’inflazione e sul mercato del lavoro, tentando in particolare di valutare la persistenza delle pressioni sui prezzi.
È probabile che l'inflazione complessiva diminuisca ulteriormente rispetto al 6,7% su base annua registrato ad agosto, una sorpresa al ribasso all'epoca resa ancora più gradita ai politici dato che la disinflazione è continuata nonostante un significativo impulso al rialzo proveniente dai prezzi dell'energia. In tal senso, è probabile che i membri del MPC prestino maggiore attenzione sia all’IPC core, sia all’IPC core escludendo i servizi, soprattutto considerando che il mese scorso l’indice core è sceso al minimo degli ultimi 5 mesi.
Con la BoE che sembra quasi certa di aver ormai concluso il ciclo di inasprimento, questi ulteriori segnali di indebolimento della persistenza dell’inflazione saranno accolti con gioia a Threadneedle Street.
Prima dell’inflazione, tuttavia, avremo la nostra ultima lettura sullo stato del mercato del lavoro. La disoccupazione dovrebbe rimanere invariata al 4,3%, ben al di sopra del 4% previsto dalla BoE per la fine di quest'anno, e continuando a rappresentare il livello più alto degli ultimi due anni.
Più preoccupanti, soprattutto in termini di “vischiosità” dell'inflazione, sono gli utili, con le retribuzioni regolari destinate nuovamente a crescere ad un ritmo annuo del 7,8%, nei tre mesi fino ad agosto. Un dato in linea con il consenso rappresenterebbe il terzo mese consecutivo di crescita degli utili vicina all’8%, con spiegazioni preliminari per un tale ritmo di crescita – come bonus una tantum ai dipendenti pubblici e al sistema sanitario nazionale – che trattengono meno acqua il mese. Detto questo, se il mercato del lavoro continuasse ad allentarsi come previsto, e con il rallentamento dell’economia, è probabile che questo ritmo di crescita degli utili si riduca naturalmente nel quarto trimestre.
Per la sterlina, come accennato in precedenza, l’impatto dei comunicati economici della prossima settimana potrebbe essere relativamente contenuto, in particolare considerando che il mercato non sconta praticamente alcuna possibilità che la BoE modifichi la politica in qualsiasi momento nei prossimi 12 mesi. Detto questo, i rischi appaiono asimmetricamente sbilanciati verso tagli dei prezzi di mercato prima di quanto non lo siano attualmente in caso di sorprese al ribasso, tenendo conto del tono più cauto che alcuni membri del MPC, come Huw Pill, hanno assunto negli ultimi tempi.
Di conseguenza, i rischi per la GBP, nonostante una recente modesta ripresa, continuano a puntare al ribasso, con i venditori che rimangono pronti al rally.
Da un punto di vista tecnico, con il cable che è tornato al livello 1,23, il mercato si trova in una congiuntura interessante. Sebbene permangano rischi al ribasso, una rottura di chiusura al di sopra di questo livello potrebbe aprire la porta a un ulteriore rialzo, chiaramente dipendente dai dati della prossima settimana, verso la media mobile a 200 giorni a 1,2445. Tuttavia, uno scenario più probabile, è che i rialzisti non siano in grado di guadagnare una solida posizione nel mercato, il che significa che lo spot potrebbe tornare al minimo di 1,20 in un ordine relativamente breve.
PUT/CALL ratio: anticipare i crolli e i minimi del mercatoCos’è il rapporto PUT/CALL ratio? Cosa misura e a cosa serve? Può essere utilizzato per creare strategie di trading? Buongiorno a tutti.
L’obiettivo dell’analisi di oggi è presentarvi uno dei rapporti più noti nel mondo della finanza, il PUT/CALL ratio, con la speranza di fornirvi un’analisi il più pratica e operativa possibile.
Gli argomenti dell’analisi:
• Il PUT/CALL ratio
• Il PUT/CALL ratio sugli indici, anticipatore del clima di risk off
• Il PUT/CALL ratio sulle azioni, anticipatore dei minimi di mercato
• Come approfittare del put/call ratio sulle azioni per creare strategie di trading
Buona lettura.
1. IL PUT/CALL RATIO
Il PUT/CALL ratio è un indicatore che calcola il rapporto tra il volume delle opzioni PUT e CALL scambiate nei mercati. Questo rapporto si esprime come segue:
PUT/CALL RATIO: VOLUME OPZIONI PUT/ VOLUME OPZIONI CALL
L’acquisto di un’opzione call indica un’aspettativa rialzista del mercato, mentre l’acquisto di un’opzione put suggerisce un’aspettativa ribassista. Il PUT/CALL ratio, come mostrano le due immagini successive, può essere applicato sia alle azioni che agli indici.
Il PUT/CALL ratio sulle azioni
Il PUT/CALL ratio sugli indici
È interessante notare come questo rapporto, per entrambe le categorie, tenda a oscillare attorno al valore di “1”.
• Un rapporto pari a 1 denota un volume uguale di opzioni “ribassiste” e “rialziste” scambiate nei mercati
• Se il rapporto è inferiore a 1, significa che c’è un volume maggiore di opzioni call
• Al contrario, se il rapporto è superiore a 1, indica un volume maggiore di opzioni put
Questo rapporto è particolarmente utile per valutare il sentiment del mercato:
• se l’indice sale, il mercato viene considerato più pessimista
• se l’indice scende, il mercato viene visto come più ottimista
Nella prossima immagine, correleremo i due indicatori con l’S&P500 per illustrare quanto appena discusso.
Le correlazioni risultano essere negative. Tuttavia, emerge un dettaglio piuttosto interessante:
• L’S&P500 mostra una correlazione più negativa con il PUT/CALL ratio delle azioni rispetto alla correlazione che presenta con il PUT/CALL ratio degli indici
Come mai?
Tipicamente le opzioni sulle azioni sono utilizzate per scopi speculativi, mentre quelle sugli indici sono utilizzate per la copertura (o hedging). Questo implica che:
• Le opzioni sulle azioni mirano a capitalizzare sui movimenti di mercato a breve termine; pertanto, il PUT/CALL ratio delle azioni tende ad allinearsi con i movimenti dell’S&P500
• Le opzioni sugli indici, invece, cercano di trarre vantaggio dai movimenti di mercato a lungo termine, e quindi il PUT/CALL ratio sugli indici tende a muoversi in modo più disallineato rispetto allo stesso benchmark
Questo spiega le due diverse correlazioni osservate nella figura precedente.
2. IL PUT/CALL RATIO SUGLI INDICI, ANTICIPATORE DEL CLIMA DI RISK OFF
Per spiegare il termine “a più lungo termine del mercato”, immaginiamo che l’investitore X abbia un portafoglio di titoli e che il mercato azionario sia in una tendenza rialzista. Nonostante il sentiment generale positivo, l’investitore X acquista opzioni PUT sull’indice per “proteggersi” da un possibile crollo o ribasso del mercato.
Potreste chiedervi se un’opzione PUT possa essere considerata come una sorta di assicurazione. In questo contesto, la risposta è sì! L’opzione PUT agisce come una polizza assicurativa, proteggendo l’investitore da eventuali perdite significative.
Interpretando correttamente l’ultima frase, si può dedurre che l’aumento del PUT/CALL ratio sugli indici funge da indicatore anticipatore (leading indicator) di potenziali ribassi o crolli di mercato. Questa affermazione trova conferma nelle grafiche che ora andremo a esaminare.
Al “PUT/CALL ratio indicies” è stata applicata una media mobile a 5 periodi per filtrare meglio il suo movimento, ottenendo così un andamento meno frastagliato. Detto questo, si è osservato che un aumento del volume di opzioni PUT, anche durante un trend rialzista del mercato, ha spesso anticipato un periodo di risk-off sull’S&P500.”
Dato che in precedenza abbiamo sottolineato come il ratio sulle azioni tende a muoversi più in “tempo reale”, possiamo affermare che questo viene anticipato dal ratio sugli indici.
3. IL PUT/CALL RATIO SULLE AZIONI, ANTICIPATORE DEI MINIMI DI MERCATO
Abbiamo esaminato l’importante funzione del precedente ratio, ma cosa possiamo dire del ratio sulle azioni? Su un timeframe settimanale, esso tende ad anticipare i minimi di mercato, in particolare quando il rapporto raggiunge valori di 1.25. Osserviamo le prossime grafiche per un’analisi più dettagliata.
Dal 2008 ad oggi, ogni volta che il ratio ha raggiunto i valori indicati dalla linea rossa, il mercato ha toccato dei minimi, per poi registrare rialzi di varia intensità a seconda delle circostanze. Un rapporto di 1.25 indica un volume di opzioni ribassiste notevolmente superiore rispetto a quello delle opzioni rialziste. Perché, a questi livelli, il mercato ha poi registrato dei successivi rialzi?
• I livelli a 1.25 rappresentavano e rappresenteranno delle zone di ipervenduto. Dopo che il mercato arriva nella zona di ipervenduto, tipicamente riparte al rialzo. Questo può essere dovuto al fatto che molti venditori allo scoperto chiuderanno le loro posizioni ribassiste generando dei guadagni, influenzando così positivamente il prezzo (si vende a un certo valore e prezzo e si acquista ad un prezzo più basso). Inoltre, i prezzi più bassi diventeranno attraenti per altri investitori che approfitteranno della situazione per acquistare (fornendo così un ulteriore supporto rialzista al prezzo). Non bisogna dimenticare anche alcune strategie di trading in acquisto, basate proprio sul contesto dell’ipervenduto.
4. COME APPROFITTARE DEL PUT/CALL RATIO SULLE AZIONI PER CREARE STRATEGIE DI TRADING
Per sfruttare un PUT/CALL ratio sulle azioni a 1.25, si potrebbe:
• Aspettare che l’evento si verifichi su un timeframe giornaliero (quando il ratio raggiunge la soglia dell’1.25)
• Attendere la formazione di una figura tecnica che indichi un’inversione di tendenza
• Entrare a mercato con un profilo di rischio/rendimento adeguato
Alcuni esempi nelle prossime tre figure:
Concludiamo affermando che entrambi i ratio, se utilizzati in modo intelligente, possono fornire una moltitudine di informazioni, tra cui il clima di mercato e numerose opportunità, come quelle di trading. A mio parere, tuttavia, sono strumenti eccellenti per la gestione di un portafoglio di investimenti, non solo di azioni, ma anche di obbligazioni.
Magari ne parlerò più dettagliatamente la prossima settimana. Un saluto, a presto!
USDJPY La BOJ invertirà la rotta?La coppia valutaria USD/JPY sta operando lateralmente dopo una striscia vincente di due giorni. Nonostante i dati PMI positivi, il dollaro statunitense si sta muovendo al ribasso verso quota 105,50. Il policymaker Noguchi della Banca del Giappone (BoJ) non è ottimista riguardo all'accelerazione della crescita salariale. USD/JPY ha interrotto la sua striscia vincente, attualmente scambiando al ribasso intorno a 149,00 durante la sessione asiatica. Le sfide per USD/JPY derivano dalla possibilità che la Federal Reserve (Fed) ponga fine al ciclo di rialzo dei tassi, alimentando speculazioni tra gli investitori. I governatori della Fed, Christopher Waller e Michelle Bowman, hanno opinioni diverse riguardo ai rialzi dei tassi e all'inflazione. L'indice dei prezzi alla produzione (PPI) degli Stati Uniti è aumentato a settembre, superando le aspettative. L'attenzione si sposta ora sul rilascio dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) e sul rapporto settimanale sulle richieste di sussidi di disoccupazione. L'indice del dollaro statunitense (DXY) sta affrontando sfide a causa del contenimento dei rendimenti del Tesoro statunitense. Lo yen giapponese (JPY) si indebolisce a causa della politica monetaria ultra-accomodante della BoJ. Il membro del consiglio di amministrazione della BoJ, Asahi Noguchi, sottolinea le sfide nel raggiungere l'obiettivo del 2% di inflazione e evidenzia l'importanza della crescita salariale. Noguchi suggerisce flessibilità nel mantenere una politica accomodante sotto il controllo della curva dei rendimenti (YCC) per bilanciare la ripresa economica e gestire le aspettative sull'inflazione man mano che l'economia del Giappone si riprende gradualmente. A grafico si può notare una forte zona di domanda dal livello 148.4 al 148.95 zona che il prezzo ha utilizzato per una forte ripartenza sostenuta che dai dati sul CPI americano, oltre ad aver individuato una trendline rialzista. L'obiettivo sarà quello di attendere il prezzo tra l'incrocio delle due trendline per poi valutare un ingresso long. Lascia un like e commenta, un saluto da Nicola il CEO di Forex48 Trading Academy.
Nasdaq - come reagirà l'indice tecnologico ai dati CPI?Momento decisivo per l'economia americana, i dati sull'inflazione che usciranno in giornata saranno gli artefici dei prossimi movimenti che andranno a chiudere l'ultimo trimestre, il Q4, per molte aziende è il cuore del business, figuriamoci per gli indici americani che rispecchiano a 360° l'economia del paese.
Sarà importante anche perché l'uscita dei dati condizionerà a priori quelle che saranno le scelte di politica monetaria della FED, un'inflazione elevata porterebbe quasi sicuramente ad un ulteriore politica restrittiva.
Prevedere il futuro è difficile, prevedere i mercati finanziari lo è ancora di più; l'unica cosa fondata da fare è basarsi sui dati e su questi ultimi stilare un'eventuale previsione.
Guardando il Net Position degli Istituzionali vediamo che nelle ultime due settimane hanno incassato alcune posizioni lunghe e allo stesso tempo incrementato, e non di poco, posizioni corte.
Questi dati potrebbero portarci a pensare che magari le "mani forti" si aspettano un'inflazione in aumento e di conseguenza, una ripresa della politica monetaria restrittiva, con un aumento dei tassi già nella riunione del 1/11.
Obiettivi NZD / USD per la notte delle elezioni Obiettivi NZD / USD per la notte delle elezioni
Voglia di vendere nell'incertezza? Questo potrebbe essere uno scenario per il NZD / USD in vista delle elezioni in Nuova Zelanda, che è troppo vicino per richiedere uno dei principali partiti politici in questo momento (Labour vs National). Il voto è stato aperto tutta la settimana e chiude il 14 ottobre, con il vincitore chiamato lo stesso giorno (ma dopo la chiusura di questa settimana di negoziazione).
I sondaggi hanno il partito nazionale di destra che si sta ritagliando un piccolo vantaggio al momento, ma alcuni singhiozzi hanno visto questo vantaggio ridursi nella scorsa settimana (ad esempio, sono stati sorpresi a mentire consapevolmente sull'importo che la persona media avrebbe ricevuto dai loro tagli fiscali promessi)
National ha anche promesso di rimuovere il mandato della Reserve Bank of New Zealand di considerare l'occupazione nelle sue decisioni sui tassi di interesse, il che potrebbe spostare la banca centrale verso una tendenza più accomodante (poiché le attuali forti cifre sull'occupazione in Nuova Zelanda stanno forse aumentando la sua propensione a salire). Combinate questo con l'incertezza generale indotta dalle elezioni, e alcuni obiettivi al ribasso per la coppia NZD/USD potrebbero essere tracciati in previsione della notte delle elezioni e del lunedì successivo ai risultati.
Il recente punto di contatto per 0.5861 è l'obiettivo più ovvio che la coppia dovrà superare se vuole cercare obiettivi più bassi. Ciò aprirebbe anche nuovi minimi del 2023, con i benchmark del 2022 che aiutano a fissare possibili obiettivi.
SFRUTTARE LO SPREAD PER VENDERE ALLO SCOPERTO LE BANCHE ITALIANE• Qual è l’importanza del BTP-BUND nel nostro Paese?
• Perché diventa un argomento di discussione frequente, soprattutto quando tende ad aumentare?
• Come si può trarre profitto dal suo aumento?
Buongiorno a tutti.
L’obiettivo di questo articolo è rispondere alle tre domande sopra citate, con la speranza di fornirvi contenuti il più possibile teorici, pratici e operativi. I protagonisti sono:
• BTP
• BUND
• Spread BTP-BUND
• Il rischio di credito
• L’impatto della svalutazione dei BTP e del rialzo dello spread sui bilanci delle banche italiane
• Una strategia operativa di vendita allo scoperto in trend-following
Vorrei sottolineare che i contenuti non devono essere interpretati come “consigli finanziari”. Buona lettura.
LO SPREAD BTP-BUND
Lo spread BTP-BUND, illustrato nella grafica successiva, rappresenta la differenza tra il rendimento del BTP decennale e quello del bund decennale. Esso è definito dalla semplice differenza matematica:
SPREAD BTP-BUND = IT10Y – DE10Y
Lo spread presenta variazioni che possono essere sia rialziste che ribassiste. La figura seguente illustra le implicazioni di tali variazioni:
• Quando lo spread è rialzista, il rendimento del BTP sovraperforma quello del Bund
• Al contrario, quando è in ribasso, il rendimento del BTP tende a “riavvicinarsi” a quello tedesco.
Lo spread è un indicatore attentamente monitorato poiché misura il grado di default del nostro Stato, ossia la sua capacità di onorare i suoi obblighi finanziari. Ora, con dei semplici esempi, sarà spiegato il modo in cui esso deve essere inteso.
Gli Stati mondiali, per finanziare le loro casse, emettono tipicamente obbligazioni (o titoli di Stato, se preferite), conosciute come “debito pubblico”:
• “Il debito” rappresenta l’interesse che gli Stati sono tenuti a rimborsare ai loro obbligazionisti, che costituiscono quindi il “pubblico”
Le obbligazioni, in quanto strumenti finanziari, presentano cinque rischi fondamentali:
• Rischio inflazione
• Rischio di credito
• Rischio di cambio
• Rischio di tasso di interesse
• Rischio di liquidità
Ogni rischio associato a un’obbligazione è riflettuto nel rendimento offerto al momento dell’acquisto. Di conseguenza:
• Più numerosi e significativi sono i rischi associati, maggiore sarà il suo rendimento
Questo ci porta a una delle eguaglianze più importanti nel mondo degli investimenti:
RISCHIO = RENDIMENTO
Abbiamo visto che lo spread differenzia i rendimenti del BTP e del BUND. Questo implica che:
• Se il BTP ha un rendimento più alto del Bund, l’emittente “Italia” sarà considerata più rischiosa rispetto all’emittente “Germania”
Entrambi i Paesi utilizzano la stessa valuta e sono quindi influenzati da una banca centrale comune, la BCE. Di conseguenza, condividono rischi molto simili, tra i quali quelli di inflazione, cambio, tasso di interesse e liquidità. Considerando solo il rischio di credito, possiamo affermare che:
• Se il BTP ha un alto rendimento rispetto al Bund, l’emittente “Italia” sarà considerata più rischiosa dal punto di vista creditizio rispetto all’emittente “Germania”
Non si può considerare la Germania più rischiosa rispetto al nostro Paese? La risposta è no; la Germania presenta il massimo grado di solvibilità, il che significa che è praticamente impossibile che dichiari default. Per questa ragione, viene utilizzata come riferimento per determinare il grado di solvibilità degli altri Paesi dell’euro zona, tra i quali proprio l’Italia.
Attualmente, lo spread BTP-BUND è intorno a valori del 2%. Questo implica che:
• Gli investitori richiedono un rendimento supplementare del 2% per investire nei titoli di stato italiani rispetto a quelli tedeschi. Questo incremento del 2% rappresenta la remunerazione richiesta per assumersi il rischio di default
2. LO SPREAD DAL 2000 AD OGGI
L’Italia è sempre stata considerata più rischiosa della Germania dall’introduzione dell’euro? Per rispondere a questa domanda, osserviamo le grafiche successive:
• Dal 2000 al 2006 i rendimenti dei titoli decennali di entrambi i Paesi seguivano percorsi quasi paralleli, con il rendimento del BTP leggermente superiore a quello del BUND
Da questo possiamo dedurre che il rischio di default era praticamente lo stesso per entrambi. Per confermare questa deduzione, esaminiamo la grafica successiva che mostra i ratings assegnati ai due Paesi dall’agenzia Fitch:
• Nel periodo considerato, la Germania ha sempre mantenuto il massimo grado di rating, mentre l’Italia aveva un rating leggermente inferiore. Questo suggerisce che i due Paesi avevano una stabilità creditizia quasi identica e che il mercato richiedeva un rendimento supplementare molto basso per assumersi il rischio di default
Per coloro che non sono a conoscenza dei rating, si tratta di valutazioni fornite da agenzie di ratings come Fitch, Moody’s e S&P riguardanti la capacità di un emittente di ripagare i suoi debiti. Questi “giudizi” sono espressi in forma letteraria e, a scopo informativo, sono rappresentati nella grafica seguente:
Tra il 2007 e il 2012 si sono verificate due importanti crisi economico-finanziarie:
• La crisi immobiliare negli Stati Uniti, che ha successivamente scatenato la crisi del debito sovrano in Europa
Proprio nel 2007 i rendimenti hanno iniziato a divergere, con l’Italia percepita come sempre più rischiosa. Il picco è stato raggiunto nel 2011, quando lo spread ha toccato i suoi massimi storici (oltre il 5.5%).
Durante questo periodo la Germania ha mantenuto costantemente il suo rating di AAA, mentre l’Italia ha subito un declassamento da AA ad AA-, poi ad A+ e infine ad A-. Questo ha portato quest’ultima ad essere percepita sempre più rischiosa, sia dal mercato (come evidenziato dall’aumento dei rendimenti dei BTP sul mercato secondario), sia dalle agenzie di ratings.
Come evidenziato nelle due grafiche successive, la divergenza tra i due rendimenti si è mantenuta dalla crisi del debito sovrano fino ad oggi. Il rendimento italiano è rimasto costantemente superiore a quello tedesco, con il nostro Paese che ha subito un declassamento da A- a BBB.
Abbiamo esaminato come eventi economico-finanziari di grande portata possono mettere a rischio la solvibilità di uno Stato. Tuttavia, è importante non trascurare altri fattori come il debito pubblico e la crescita economica, che sono strettamente interconnessi, e la stabilità politica. Infatti:
• Esiste una differenza notevole se l’aumento del debito si verifica in un contesto di crescita economica rispetto ad un’economia stagnante: nel primo caso il debito verrebbe ripagato più facilmente poiché uno Stato genererebbe maggiori entrate fiscali (con un basso tasso di disoccupazione i consumatori avranno maggior reddito soggetto…a tassazione!). Questo non è vero in un contesto di decrescita economica o in un’economia stagnante. Il parametro per misurare questo è il rapporto debito/pil, espresso in percentuale
• Le instabilità politiche minano il sentiment degli investitori poiché generano incertezza. Sappiamo che i mercati non gradiscono affatto questa condizione
Le ultime tre grafiche mostrano i debiti pubblici italiano e tedesco al 2022 e le rispettive crescite economiche:
3. COME UTILIZZARE LO SPREAD BTP-BUND PER VENDERE ALLO SCOPERTO LE BANCHE ITALIANE
Negli ultimi due anni gli investitori retail sono stati particolarmente preoccupati per le obbligazioni. Si chiedono costantemente quando esse risaliranno e quando la banca centrale taglierà i tassi di interesse. Queste domande riflettono la loro incertezza, e non è difficile capire il motivo: avere titoli di stato svalutati nel proprio portafoglio di investimento non è certo piacevole.
La figura che segue illustra la svalutazione di un ETF obbligazionario “italiano” dal 2020 ad oggi:
Attualmente, il debito pubblico italiano si trova a livelli straordinariamente alti; al momento della scrittura di questo articolo, l’Italy Debt Clock si attesta a 3.010.345.819.700€. Ma chi detiene la maggior parte di questo debito? Una grafica elaborata da Unimpresa fornisce una risposta:
A marzo 2023:
• Il 26.3% era detenuto da investitori stranieri
• Il 25.8% dalla Banca d’Italia
• Il 25% circa dalle banche italiane
• Il 12.3% da fondi e istituzioni finanziarie
• Il 10.7% dalle famiglie italiane
Ciò che risalta nella grafica precedente è la quantità di titoli di stato detenuti dalle banche italiane. Il motivo? Anche loro investono la loro liquidità! Questo porta a una domanda naturale:
Cosa succede ad una banca se i titoli di stato che ha acquistato perdono valore? Cerchiamo di spiegare questa dinamica nel modo più semplice possibile.
In generale, il bilancio di una banca presenta due componenti principali: l’attivo e il passivo.
• L’attivo rappresenta “le attività” che la banca detiene e che possono generare reddito; queste includono la liquidità e le riserve obbligatorie (queste due sono essenziali per il funzionamento di una banca, anche se non generano direttamente reddito), i crediti verso altre istituzioni, i prestiti e finanziamenti alla clientela, e investimenti (titoli)
• Il passivo rappresenta la fonte di finanziamento della banca; queste includono i depositi dei clienti, i prestiti interbancari, l’emissione di obbligazioni, il capitale proprio (ad esempio, le risorse finanziare ottenute dagli azionisti) e altre passività
È importante capire un concetto fondamentale:
• La banca riceve del denaro attraverso le sue passività e utilizza quella liquidità per generare profitti attraverso le sue attività
La gestione di queste due voci del bilancio influisce sull’utile netto, che si calcola come segue:
UTILE NETTO = RICAVI TOTALI – COSTI TOTALI – AMMORTAMENTI – TASSE
Focalizziamoci ora sull’attivo e sui BTP. Cosa succede se i titoli di stato acquistati da una banca perdono valore?
La voce “investimenti” nel bilancio dell’attivo subirà una riduzione di valore.
Supponiamo che una banca abbia acquistato una grande quantità di BTP a un prezzo X. Il prezzo pagato per l’acquisto viene registrato dalla banca come “valore contabile”. Se a causa di particolari condizioni di mercato il valore di quella stessa grande quantità di BTP diminuisce, il valore di mercato delle obbligazioni diventa inferiore al valore contabile precedente. In questo caso, la banca è tenuta a rivalutare al valore corrente di mercato (un processo noto come “valutazione al fair value”), registrando così una perdita nell’attivo (processo noto come “svalutazione dell’attivo”) ma garantendo al contempo il valore reale del suo attivo.
Una perdita come quella descritta rappresenterebbe un costo per la banca, che andrebbe ad impattare sulla variabile “costi totali” nella formula di calcolo dell’utile netto.
Potreste chiedervi legittimamente:
“Qual è il legame tra tutto questo e lo spread? E come può essere utilizzato per vendere allo scoperto le banche italiane?”
Prendiamo in considerazione la prossima grafica, che illustra la correlazione negativa tra lo spread BTP-BUND e una banca italiana, Intesa San Paolo. Questo ci aiuterà a capire meglio la situazione.
La spiegazione della correlazione inversa è piuttosto semplice:
• Quando lo spread si rafforza, il rischio di credito dello Stato italiano aumenta. Di conseguenza, le obbligazioni aumentano il loro rendimento per compensare l’aumento di questo rischio. A causa della relazione inversa tra prezzo e rendimento, ciò si traduce in una svalutazione del prezzo delle obbligazioni sul mercato secondario. Questa svalutazione si riflette anche nei bilanci delle banche, come Intesa San Paolo, che potrebbe vedere una possibile diminuzione dell’utile netto per le ragioni discusse in precedenza.
• Se gli utili societari diminuiscono (e di conseguenza anche i dividendi distribuiti, dato che questi ultimi sono una parte dell’utile), i prezzi delle azioni probabilmente subiranno un ribasso.
Una strategia potenziale potrebbe essere quella di utilizzare lo spread come “indicatore” per vendere allo scoperto le banche italiane. Ma come si può utilizzare il BTP-BUND? E quali banche si dovrebbero scegliere? Ecco una possibile strategia di vendita piramidale basata sul trend-following:
• Impostare lo spread su un grafico giornaliero e osservare se esso mostra una tendenza:
Lo spread mostra una tendenza al rialzo!
• Correlare lo spread con le banche italiane e scegliere quella con il coefficiente di correlazione più negativo
L’ultima banca, Fineco, è quella che mostra la correlazione più negativa con lo spread.
• Se il coefficiente di correlazione continua a rimanere in territorio negativo (più è negativo, meglio è), con lo spread in rialzo, si potrebbe utilizzare lo spread come indicatore operativo per una strategia di vendita piramidale basata sul trend-following.
Credo che un esempio grafico spiegherà bene il concetto:
Al primo segnale short (breakout al rialzo) si sarebbe potuto allocare una parte del capitale per un primo short, mentre al secondo segnale (re-test del supporto) si sarebbe potuto allocare un’ulteriore porzione di capitale. Il prossimo grafico mostra un’ipotesi di un altro potenziale ingresso short sfruttando i ritracciamenti di Fibonacci.
Questo può essere un modo per riuscire a realizzare una strategia di trend following che preveda di utilizzare un indicatore come riferimento principale e un sottostante sul quale operare. Si tratta di un esempio volutamente semplicistico: per individuare le tendenze di un asset o di un indicatore, stabilire la forza o la debolezza del suo andamento e individuare quali possano essere i punti di entrata o di uscita del mercato, è necessario avere competenze di tipo tecnico.
Coloro che sono più interessati potrebbero chiedersi per quanto tempo lo spread potrebbe continuare a salire. Se dovesse verificarsi una recessione, sarebbe probabile che la sua tendenza rialzista continuerà. Se siete curiosi di conoscere i motivi dietro a ciò, vi invito a commentare l’analisi. Sarò lieto di creare un seguito per approfondire l’argomento.
A presto.
SP500 SPX SPY lanciato sulle resistenze target 4400 10.10.23Prosegue il rally dei bond che scatena il rialzo degli indici azionari, sempre pronti a celebrare il tanto atteso taglio dei tassi da parte delle banche centrali. Tecnicamente siamo al test di livelli importanti su tutti gli indici.
Analizziamo Apple ENI Interpump Biesse Lufthansa e i bond governativi francesi a 50 anni.
GUERRA IN ISRAELE, NFP e ORO!L’aumento delle tensioni geopolitiche sta pesando sulla propensione al rischio, in seguito all’attacco di Hamas contro Israele nel fine settimana.
I prezzi del petrolio sono balzati del 4%, con il greggio scambiato appena sotto la soglia degli 88 dollari al barile, dopo aver terminato la scorsa settimana appena sopra gli 84 dollari al barile.
I futures sui titoli del Tesoro sono aumentati, riflettendo una certa avversione al rischio a seguito degli eventi di questo fine settimana in Medio Oriente.
Il rapporto sull'occupazione di settembre ha fornito un'enorme sorpresa al rialzo per le buste paga del settore non agricolo, con l'NFP che ha quasi raddoppiato la stima di consenso a +336.000, mentre i mesi precedenti sono stati rivisti al rialzo.
Ciò aggiunge ulteriore benzina sul fuoco a sostegno della posizione “più alta per più tempo” della Fed.
Detto questo, i dettagli del rapporto sono stati contrastanti, poiché la retribuzione oraria media ha sorpreso al ribasso con un secondo aumento consecutivo dello 0,2% su base mensile che ha visto il tasso su base annua scendere dal 4,3% al 4,2%; il tasso di disoccupazione ha sorpreso al rialzo, dati i deboli guadagni occupazionali di soli 86.000 unità nel sondaggio sulle famiglie.
Inoltre, c'è da evidenziare che le revisioni al rialzo per il NFP di agosto sono state interamente guidate dalle buste paga governative, poiché le buste paga private sono state in realtà riviste leggermente al ribasso.
Al di fuori dei dati, bisogna tenere d'occhio la situazione a Washington.
Anche se per ora lo shutdown del governo è stato scongiurato, rimane una possibilità a metà novembre.
Quanto più si protrae la ricerca da parte della Camera di un nuovo relatore, tanto maggiore diventa il rischio.
Il calendario questa settimana è ricco di dati importanti, con il rapporto CPI di settembre, insieme al PPI e ai prezzi di importazione/esportazione.
In agenda ci sono anche la fiducia dei consumatori e i verbali della riunione del FOMC di settembre.
Sul fronte della Fed, i verbali della riunione del FOMC di settembre dovrebbero ribadire un forte sostegno all’orientamento “rialzista più a lungo”, come è stato evidenziato nel recente discorso della Fed.
Le ultime escalation della guerra in Israele hanno portato a rialzo i futures di diverse materie prime, tra cui l'oro.
Il futures dell'oro ha aperto con un GAP di oltre 100 pips a rialzo.
Perchè la guerra in Israele influenza l'oro?
L’aumento del rischio geopolitico spinge l’acquisto di asset come l’oro e al contempo aumenta la domanda di titoli del Tesoro statunitensi.
A preoccupare gli investitori è l’ipotesi di un conflitto più ampio a causa delle accuse di un coinvolgimento di Teheran negli attacchi.
Una valutazione che riguarda anche il dollaro che, in passato, ha tratto beneficio dalle crisi internazionali.
Il dollaro e lo yen sono infatti rimbalzati in scia alla recrudescenza delle tensioni in Medio Oriente, che hanno spinto i mercati anche verso le valute cosiddette rifugio.
Il gap rimane un'ottima occasione di trading, ma attenzione alle instabilità di breve termine.
L'oro dopo aver raggiunto i livelli segnalati la scorsa settimana a 1810$ l'oncia ha dato qualche segnale di possibile riassorbimento.
Nonostante questo i posizionamenti istituzionali rimangono ribassisti.
Buon trading a tutti
Il Playbook del trader: i mercati fanno il lavoro delle bancheDopo un forte irrigidimento delle condizioni finanziarie negli Stati Uniti - principalmente guidato da tassi reali più elevati e dall'USD - stiamo assistendo a una crescente consapevolezza che sono i mercati a svolgere il lavoro pesante delle banche centrali, sostituendo la necessità di alzare i tassi di politica monetaria. Questo è stato il messaggio che abbiamo sentito la scorsa settimana dai membri della Fed Daly, Goolsbee e Bostic.
Ciò suggerisce che se avremo una lettura dell'US CPI (indice dei prezzi al consumo) molto alta questa settimana, i protagonisti di mercato aumenteranno le posizioni nelle operazioni di "yield curve steepeners", con meno interesse per le obbligazioni del Tesoro USA a 2 anni. Di conseguenza, ciò dovrebbe limitare il rialzo del dollaro statunitense, data la correlazione quasi nulla tra il dollaro USA e la curva dei rendimenti dei titoli di Stato USA a 2 anni e a 10 anni.
Concentrandoci sul mercato obbligazionario statunitense, teniamo presente che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti emetterà questa settimana 101 miliardi di dollari in titoli di Stato a 3, 10 e 30 anni, il che potrebbe influenzare i mercati.
Dal punto di vista tecnico, sembra che il dollaro USA stia consolidando la sua posizione, e anche se questo comporta un notevole rischio, gli investitori con un profilo di inerzia stanno nuovamente guardando alle posizioni corte sullo yen giapponese (JPY). Anche se il rischio potrebbe essere influenzato dalla geopolitica, sembrano interessanti le posizioni lunghe sul cambio NZD/JPY, soprattutto con il ritorno della Cina al mercato, dove possiamo vedere i primi segnali di ripresa economica. Per coloro il cui stile di trading prospera in regimi di maggiore volatilità, è possibile rivolgere lo sguardo alle valute dell'America Latina (LATAM), dove si sono verificate mosse straordinarie nei confronti del peso colombiano (COP), del peso cileno (CLP) e del peso messicano (MXN), attirando l'attenzione dei day trader.
A parte l'US CPI, questa settimana sarà una festa di discorsi delle banche centrali, con una lunga lista di funzionari della Fed, della BoE e della BCE che parleranno alle conferenze NABE (National Association of Business Economics) e FMI. Sembra che il mercato abbia già deciso che il ciclo di rialzi della BCE e della BoE è concluso, quindi le dichiarazioni dei funzionari della Fed potrebbero muovere i mercati in modo più incisivo.
Inoltre, questa settimana avremo gli utili del terzo trimestre delle grandi istituzioni finanziarie statunitensi in gioco, il che mette al centro dell'attenzione degli investitori l'indice US30. Per coloro che seguono la politica, l'evoluzione del processo di scelta del nuovo presidente della Camera potrebbe avere grandi implicazioni per le prossime trattative di chiusura del governo a partire dal 17 novembre.
Tra le crescenti preoccupazioni geopolitiche, il petrolio rimane in primo piano e osserveremo la reazione all'apertura dei futures, con i futures S&P 500 e NAS100 leggermente ribassati.
Principali dati economici da monitorare:
US CPI (12 ottobre, 23:30 ora di Sydney) - argomento principale della settimana in termini di rischio. Il consenso degli economisti è che vedremo sia l'indice dei prezzi al consumo sia l'indice dei prezzi al consumo di base aumentare dello 0,3% su base mensile. Questo porterebbe il tasso annuale dell'indice dei prezzi al consumo a livello dell'indice dei prezzi al consumo di base, rispettivamente al 3,6% (dal 3,7%) e il 4,1% (dal 4,3%). Il mercato sta prezzando un aumento mensile dell'indice dei prezzi al consumo (in termini di fissaggio del CPI) dello 0,25% su base mensile e del 3,54% su base annua.
Un aumento dei prezzi al consumo di base nell'ordine del 3% sarebbe una notizia gradita e porterebbe gli investitori a coprire le posizioni lunghe sul dollaro USA, spingendo al rialzo il cambio XAU/USD e il NASDAQ 100. Un valore superiore al 4,3% potrebbe portare a una maggiore probabilità di un aumento dei tassi da parte del FOMC (Federal Open Market Committee) a novembre (attualmente al 29%) e a un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, con un conseguente rialzo del dollaro USA.
Inflazione PPI negli Stati Uniti (11 ottobre, 23:30 ora di Sydney) - si prevede un aumento del 0,3% su base mensile per la domanda finale, con un'attenzione particolare all'indice PPI di base, che dovrebbe attestarsi al 2,3% su base annua. Il mercato è meno sensibile all'indice PPI rispetto all'indice CPI, ma una significativa sorpresa al rialzo o al ribasso rispetto al consenso potrebbe influenzare le stime dell'inflazione PCE da parte degli economisti (prevista per il 27 ottobre).
Nuovi prestiti in Cina (nessun giorno fissato questa settimana) - Sebbene sia estremamente difficile fare previsioni, il mercato prevede un aumento dei prestiti in yuan cinesi con nuovi prestiti attesi a 2,5 trilioni di yuan (1,35 trilioni di dollari). Un superamento delle stime potrebbe far salire l'equità in Cina e Hong Kong sulla scia dell'impressionante rally di venerdì e far salire le valute AUD e NZD.
Inflazione CPI/PPI in Cina (13 ottobre, 12:30 ora di Sydney) - La bassa inflazione in Cina continua, ma dovrebbe aumentare leggermente al 0,2% (dal 0,1%) per quanto riguarda i prezzi al consumo e al -2,4% per quanto riguarda i prezzi alla produzione. Il cambio USDCNH si è consolidato durante la settimana d'oro cinese, ma se dovesse emergere una tendenza, la direzione di questo cross potrebbe influenzare le coppie del G10.
Dati sul commercio cinese (13 ottobre, nessun orario stabilito) - il modesto miglioramento dei dati economici in Cina dovrebbe continuare, con le esportazioni attese in calo dell'7,3% (dall'8,8%) e le importazioni in calo del 6% (dal 7,3%). Numeri migliori delle attese potrebbero spingere al rialzo l'equità in Cina.
Relazione sulle condizioni creditizie della BoE (12 ottobre, 19:30 ora di Sydney) - avremo il PIL mensile del Regno Unito e la produzione industriale (entrambi alle 17:00 ora di Sydney) e entrambi dovrebbero rimanere deboli. I dati sulla situazione creditizia della BoE dovrebbero anch'essi essere al ribasso, soprattutto alla luce di quanto visto nei recenti dati sull'approvazione dei mutui. Gli operatori di mercato saranno attenti ai discorsi dei funzionari della BoE questa settimana, poiché i mercati stanno essenzialmente prezzando la BoE come se avesse completato il suo ciclo di rialzi dei tassi.
Inflazione in Messico (9 ottobre, 23:00 ora di Sydney) - il mercato prevede un aumento dell'indice dei prezzi al consumo headline al 4,5% (dal 4,64%) e dell'indice dei prezzi al consumo di base al 5,75% (dal 6,08%). Il peso messicano (MXN) non gode di molte simpatie, principalmente a causa dei prezzi più deboli del petrolio, ma i dati locali potrebbero avere un ruolo più importante questa settimana. Il cambio USDMXN ha trovato offerte a 18,40, ma gli swing trader potrebbero guardare alla zona di 17,90 per acquistare ritracciamenti in vista di un'altra salita.
Utili del terzo trimestre negli Stati Uniti questa settimana - Citi, JP Morgan (13 ottobre), Bank of America, Wells Fargo, UnitedHealth
Questa settimana vedremo le grandi istituzioni finanziarie statunitensi presentare i loro utili del terzo trimestre. L'attenzione sarà rivolta alla qualità degli asset, alla domanda di prestiti, ai margini netti d'interesse (NIM) e a qualsiasi commento sulla recente stretta delle condizioni finanziarie in generale.
Un focus sull'indice US30
Quando osserviamo le società incluse nell'indice US30, ci sono solo due banche (su 30 società) - Goldmans e JP Morgan. Tuttavia, l'indice US30 è correlato in modo incredibilmente stretto all'ETF del settore finanziario S&P (XLF), con una correlazione a 10 giorni del 93%. Con tante delle principali istituzioni finanziarie che presentano i loro risultati, assumendo che questa relazione rimanga stabile, l'US30 dovrebbe riflettere il movimento delle banche statunitensi.
Un altro rischio importante per gli operatori dell'US30 questa settimana è rappresentato dalla reazione del mercato agli utili di United Health (UNH - previsti per il 13 ottobre). UNH rappresenta un enorme 10% del peso nell'US30, probabilmente il peso più grande dell'indice. UNH non è un titolo che i trader di CFD (contratti per differenza) seguono così da vicino come Tesla o Nvidia, dato il suo andamento dei prezzi più difensivo. È un titolo per i trader di range, dove l'acquisto a 460 dollari e la vendita a 520 dollari hanno funzionato bene nell'ultimo anno. Tuttavia, date le ponderazioni, gli operatori dell'US30 dovrebbero essere consapevoli dell'influenza che questo titolo può esercitare.
Il mercato prevede una variazione implicita del 2,6% nel giorno della presentazione dei conti di UNH, in linea con la variazione media dei prezzi registrata durante gli ultimi 8 trimestri. UNH ha registrato variazioni di percentuale significative in occasione dei risultati trimestrali e nel report degli utili precedente il titolo è salito del 7,2% - quindi una significativa impennata o un calo influenzerebbero l'US30 date le sue ponderazioni.
Mentre fattori macroeconomici come i movimenti dei rendimenti dei titoli di Stato, del dollaro USA e dei prezzi del petrolio influenzeranno l'US30, si può vedere che questa settimana anche gli utili potrebbero svolgere un ruolo importante - è il momento di comprare il ribasso o stiamo per assistere a un calo dell'indice?
Interventi dei rappresentanti delle banche centrali
Interventi della Fed - a prima vista, il discorso del governatore della Fed Christopher Waller potrebbe essere il più importante da ascoltare.
Interventi della BCE - Una settimana importante per gli interventi dei rappresentanti della BCE da monitorare - trader dell'EUR, quanto ti piace il rumore? Come detto, il mercato è piuttosto convinto che la BCE si trovi in una fase di pausa.
Interventi della BoE - con i mercati che ritengono che la BoE non alzerà ulteriormente i tassi, i commenti dei rappresentanti della BoE Mann, Pill e Bailey saranno seguiti con attenzione per aumentare la fiducia in queste valutazioni.
Interventi della RBA - Vicegovernatore Christopher Kent (11 ottobre, 12:00 ora di Sydney).
USD/CAD: L'impatto della guerra e il petrolio!Durante la prima sessione asiatica di lunedì, il rapporto di cambio tra il dollaro statunitense (USD) e il dollaro canadese (CAD) ha continuato a scendere per la terza sessione consecutiva, fermandosi a circa 1,3650. Questo calo è principalmente influenzato dall'incremento significativo dei prezzi del petrolio, presumibilmente legato al conflitto militare in corso tra Palestina e Israele. Questa situazione sta mettendo sotto pressione il dollaro canadese, specialmente considerando che il Canada è il principale esportatore di petrolio verso gli Stati Uniti. In aggiunta, i dati positivi sull'occupazione in Canada potrebbero aver contribuito a sostenere il valore del dollaro canadese. A settembre, è stato registrato un aumento considerevole di nuovi posti di lavoro (63,8K) rispetto alle aspettative del mercato (20,0K), superando i 39,9K di agosto. L'indice di disoccupazione è rimasto stabile al 5,5% durante il mese, in linea con le previsioni di mercato al 5,6%. Il mercato è attento all'escalation del conflitto militare in corso tra Palestina e Israele, poiché questa situazione potrebbe avere impatti geopolitici globali se dovesse intensificarsi e coinvolgere altre parti della regione. Il dollaro statunitense (USD) ha registrato un rimbalzo dopo tre giorni consecutivi di perdite, stabilizzandosi intorno a 106,20, grazie ai solidi dati sui Nonfarm Payrolls pubblicati venerdì scorso. A settembre, è stato segnalato un notevole incremento di 336.000 nuovi posti di lavoro, superando le previsioni di mercato di 170.000. La cifra rivista per agosto si è attestata a 227.000. Tuttavia, l'incremento medio orario (MoM) è rimasto costante al 0,2% a settembre, al di sotto dell'atteso 0,3%. Su base annua, è stato segnalato un aumento del 4,2%, al di sotto del previsto 4,3%. I rendimenti dei titoli del Tesoro USA hanno mostrato un aumento, spinti dalle aspettative che la Federal Reserve (Fed) mantenga tassi di interesse più elevati per un periodo prolungato. Al momento della scrittura, il rendimento del decennale del Tesoro USA si attesta intorno al 4,80%, vicino al picco dal 2007. Gli investitori seguiranno attentamente l'imminente riunione del Fondo Monetario Internazionale (FMI), durante la quale verranno discusse strategie per stabilizzare i tassi di cambio internazionali e promuovere lo sviluppo economico. Inoltre, sarà di rilievo il monitoraggio del Core Producer Price Index degli Stati Uniti più avanti nella settimana, poiché svolge un ruolo cruciale nell'analizzare le tendenze inflazionistiche e le condizioni economiche negli Stati Uniti. Inoltre segnalo importante zona di resistenza/supporto al livello 13640 nella quale sara' importante valutare un eventuale reazione del prezzo o no per pensare ad un possibile ingresso short o long, oltretutto il si e' creata la configurazione di una trendline bearish che in questo momento farebbe pensare più ad un cambio strutturale al ribasso. Fammi sapere cosa ne pensi, buon trading a tutti, un saluto da Nicola il CEO di Forex48 Trading Academy.
Una nuova vita per GEQUITYBuongiorno Traders,
L'analisi di oggi riguarda GEQUITY (MIL: GEQ), una holding quotata al mercato principale di Borsa Italiana, il suo core business è l’attività di investimento e acquisizione di partecipazioni in piccole e medie imprese e altre opportunità che offrono buone prospettive di crescita e profittabilità.
GEQUITY era un azienda sull'orlo del fallimento, in declino da diversi anni ma con l'ultimo comunicato si ha la certezza che l’azienda è salva e da qui ai prossimi 6-12 mesi potrebbe tornare a crescere.
Dopo aver cambiato la sua mission dal settore Education in via di dismissione a START-UP orientata al miglioramento dello stile di vita e all’accrescimento delle potenzialità – mentali e fisiche – dell’individuo.
L' impresa neonata ha una forte connotazione innovativa e punta a sfruttare l'intelligenza artificiale per raggiungere i propri obiettivi, artefice di tutto cio' è la società UBILOT srl, una società operante nel settore hi-tech per lo sviluppo e commercializzazione di piattaforme multilevel e-commerce e utility.
I principali introiti di UBILOT derivano dalla fornitura dei propri prodotti e servizi a terzi, come Microsoft, Nokia, Mediaset, ecc.., si precisa inoltre che entro il 31 dicembre 2023, per effetto delle operazioni di aumento di capitale sociale riservate, Ubilot deterrà la maggioranza del capitale sociale di Gequity assumendone quindi il controllo.
Un passaggio fondamentale che potrebbe segnare la svolta di questa azienda è il Consiglio di Amministrazione previsto per il 16 Ottobre, dove si discuterà per la delibera degli Aumenti di Capitale e per il cambio di denominazione della società.
Passiamo allo studio dei grafici con @Giuan-65 partendo dal timeframe Weekly in modo da avere una visione piu ampia della storia del titolo, dopo aver testato la Media Mobile Esponenziale a 200 periodi nel Giugno 2021, il titolo ha subito un lento ed inesorabile declino controllato dalla EMA-10 che lo ha portato a registrare nuovi "All Time Low" a 0.011.
I primi segnali di una possibile inversione li abbiamo avuti con l'impulso della candela del 3 Aprile 2023, successivamente con la candela del 29 Maggio si è verificato un TERZO TOCCO ad indebolire la EMA-50, che è stata poi superata definitivamente durante la settimana dell' 11 Settembre in seguito alla rottura del livello del MAXI BUD generando un movimento di circa il 150% fino a testare nuovamente la EMA-200.
Nelle ultime settimane il prezzo ha subito una fase di scarico fino alla EMA a 5 periodi che potrebbe fungere da supporto per un ulteriore tentativo di rottura della EMA-200 in modo da avere via libera per un nuovo allungo verso le zone di taget calcolate con l'estensione di Fibonacci.
Come anticipato l'ostacolo principale verso nuovi massimi resta la EMA a 200 periodi pertanto i livelli principali a cui prestare attenzione sono:
- area 0.0286 (linea bianca), prezzo di chiusare della candela del 18 Settembre dove si trova anche la EMA-200
- prima zona di target (rettangolo verde) in zona 0.040, dove troviamo una struttura di consolidamento che ha dato il via al precedente crollo
- seconda zona di target (rettangolo rosso) in area 0.058, area in cui è stato respintoo il prrezzo dopo il precedente test della EMA-200
Analizzando i grafici intraday possiamo apprezzare meglio l'ultima fase di ritracciamento, infatti su Timeframe 1h troviamo una lateralizzazione tra le Medie lente (SHIMANO) la rottura della EMA-50 potrebbe aprire le porte ad una nuova fase rialzista.
Possiamo utilizzare questo Timeframe per seguire il movimento prestando molta attenzione alla EMA-200 che funge da supporto, una chiusura al di sotto di questa Media potrebbe generare un'accelerazione al ribasso.
In collaborazione con: @Giuan-65
Grazie per il supporto.
SGF - Sogefi crescente interesseBuona domenica,
oggi voglio portare alla vostra attenzione il titolo Sogefi, avevo già postato il 9 luglio un idea.
Oggi riesaminando il grafico si può apprezzare un rounding bottom, dopo un trend negativo partito da settembre 2017, la discesa feroce sembra aver toccato il pavimento con i tre minimi intorno area 0,64 - 0,66 toccati il 16 marzo, il 31 marzo 2020 e l' 11 ottobre 2022, da quest'ultima data, è iniziato un trend al rialzo, da notare poi dalla seduta del 19 settembre come il rialzo è accompagnato da volumi sopra la media, abbiamo una MM a 100 periodi che taglia dal basso verso l'alto la MM a 200 periodi, Il trend sembra robusto rispetto al contesto grafico di molti altri titoli, per tanto un trade è doveroso.
Trattandosi di un titolo con un flottante di soli 50 milioni e scambi medi all'incirca di 582.000 giornalieri, entrare con piccola size, d'altronde non mettiamoci in difficoltà nel chiudere la posizione per mancanza di liquidità nel book.
RIEPILOGO STRATEGIA
PREZZO INGRESSO: 1,5940
PREZZO STOP LOSS: 1,4735
I°POTENZIALE TARGET: 1,8850
II°POTENZIALE TARGET: 2,27
BUONA OPERAZIONE
Eur/Usd: Pinocchio Bar su livello di domanda 1,0550Buongiorno a tutti!
Eccoci come di consueto per la mia analisi settimanale.
Quest'oggi prendo il cambio principe del mercato Forex ovvero Eur/Usd.
Dopo la forte discesa delle ultime settimane, su cui si è potuto lavorare short in svariate occasioni date da ottime price action su daily time frame, ora ci troviamo di fronte ad un' informazione operativa long.
Questo fine settimana infatti il grafico "bussola" per il mio piano di trading mostra una Pinocchio Bar che sfalsa i livelli 1,0500/1,0550 per chiudere sopra in chiusura di sessione.
Il tipo di trigger è il mio preferito da sempre e vi posso assicurare che sto sui mercati da oltre 15 anni!
Ora, in ottica operativa, cercherò conferme per un buy su time frame come il daily o il 6 ore ottimizzando quindi sia timing che rischio di perdita.
Se ci saranno queste conferme i primi due livelli dove poter prendere profitto sono 1,0690 e successivamente qualora si salga ancora il livello 1,0850.
Il fallimento della view arriverebbe su spinte sotto 1,0400.
Anche per oggi è tutto, lasciate un LIKE e seguite questo profilo se vi appassiona la price action naked ovvero il solo utilizzo dei prezzi per fare trading.
Buon trading SIMPLE!
XAUUSD Rialzo da manuale dopo NFP!Il prezzo dell'oro ha registrato un aumento fino all'area di $1,830, con il rendimento del benchmark del Tesoro statunitense a 10 anni che è sceso sotto il 4,8% dopo essere salito al 4,9% inizialmente in risposta al rapporto sull'occupazione di settembre negli Stati Uniti, dando impulso a XAU/USD. Il prossimo movimento direzionale del prezzo dell'oro dipenderà dall'esito del rapporto NFP degli Stati Uniti. Dal punto di vista tecnico, l'assetto giornaliero appare misto nel breve termine, con una conferma di incrocio ribassista che contrasta qualsiasi possibilità di rimbalzo nelle condizioni di ipercomprato dell'Indice di Forza Relativa (RSI). La media mobile giornaliera a 100 giorni ha incrociato al ribasso la media mobile a 200 giorni mercoledì, confermando un crossover ribassista. Sul lato positivo, se il recupero si mantiene, gli acquirenti di oro punteranno al livello di resistenza precedentemente supporto a $1,850, nel caso in cui la forte resistenza vicina a $1,830 ceda. Più avanti, il prezzo dell'oro potrebbe sfidare gli impegni ribassisti ai massimi del 28 e 29 settembre a $1,880. In alternativa, il prezzo dell'oro deve accettare un livello di supporto cruciale a $1,810, dove si trova il minimo dell'8 marzo. La soglia di $1,800 sarà il livello da superare per i venditori di oro, aprendo la strada al livello psicologico di $1,750. Il prezzo dell'oro sta temporaneamente guadagnando terreno, poiché il dollaro statunitense è entrato in una fase di consolidamento dopo due giorni consecutivi di correzione al ribasso da un massimo di 11 mesi. Il tono attenuato attorno al dollaro statunitense potrebbe essere attribuito a un umore leggermente positivo nella sessione asiatica di questo venerdì, nonostante gli sviluppi misti del mercato immobiliare cinese. Le azioni di Sunac China Holdings Ltd. hanno registrato un forte aumento dopo che il gigante immobiliare ha ottenuto l'approvazione per un piano di ristrutturazione del debito. Nel frattempo, le azioni di China Evergrande Group sono scese di oltre il 10%, limitando i guadagni negli indici asiatici. L'Hang Seng di Hong Kong, tuttavia, sta registrando un rialzo del 2% nella giornata. Il prolungato calo dei prezzi del petrolio combinato con una pausa nell'impennata dei rendimenti dei titoli del Tesoro statunitense offre un certo conforto agli investitori. Tuttavia, essi evitano di effettuare nuove scommesse direzionali sul prezzo dell'oro e sul dollaro statunitense in attesa dei dati sul mercato del lavoro degli Stati Uniti. Gli economisti si aspettano che l'economia statunitense abbia aggiunto 170.000 posti di lavoro a settembre, rallentando rispetto ai 180.000 aggiunti ad agosto. Il tasso di disoccupazione è previsto leggermente più basso, passando dal 3,8% al 3,7% a settembre, mentre si prevede che gli stipendi medi orari aumentino del 4,3% anno su anno nel periodo riportato, allo stesso modo di quanto visto in precedenza. A seguito di una crescita dell'occupazione privata negli Stati Uniti molto inferiore alle aspettative, riportata dall'ADP, pari a 89.000 posti di lavoro a settembre, i rischi al ribasso rimangono per il dato NFP principale, il che potrebbe influire ulteriormente sulle aspettative di un rialzo dei tassi a novembre da parte della Federal Reserve (Fed) degli Stati Uniti, a fronte di condizioni di mercato del lavoro più deboli. In caso di un rapporto NFP degli Stati Uniti deludente, la correzione del dollaro statunitense potrebbe guadagnare ulteriore slancio insieme ai rendimenti dei titoli del Tesoro statunitense, rafforzando i tentativi di recupero del prezzo dell'oro verso $1,850 e oltre. Al contrario, se i dati sul mercato del lavoro degli Stati Uniti, compresa l'inflazione salariale, suggeriscono che la Fed possa effettuare un altro rialzo dei tassi entro la fine dell'anno, il dollaro statunitense potrebbe riprendere la sua tendenza al rialzo a scapito del prezzo dell'oro, privo di interessi. Inoltre scanalo nuova area di domanda da 1800 a 1820, nella quale mi aspetto un rintracciamento prima di un proseguimento long del prezzo. Fammi sapere cosa ne pensi, lascia un like e commenta. Buon weekend a tutti da Nicola il CEO di Forex48 Trading Academy.
MERCATI EMERGENTI: tre indicatori da seguire attentamente Quali sono le prospettive attuali per i mercati emergenti? Rappresentano un’opportunità per il medio termine?
Buongiorno. L’analisi si concentrerà sui mercati emergenti, esaminati da una prospettiva macroeconomica e intermarket, utilizzando l’ETF iShares MSCI Emerging Markets e altri indicatori chiave, tra i quali:
• PMI composito globale
• Dollaro americano
• Indice di sentiment economico SPHB/SPLV
• Spread obbligazionario ad alto rendimento dei mercati emergenti
Buona lettura.
1. ANALISI TECNICA “EEM”
La figura successiva ha lo scopo di analizzare dal punto di vista tecnico il prezzo dell’ETF “EEM”, che mira a replicare i risultati di investimento di un indice composto da azioni di società dei mercati emergenti a grande e media capitalizzazione.
Il prezzo, dopo aver toccato il minimo del mercato ribassista raggiunto a fine ottobre 2022, ha registrato un significativo impulso rialzista che si è concluso il 26 gennaio del 2023; da quella data in poi, tuttavia, esso ha mostrato segni di debolezza:
• Le strutture di prezzo più significative includono una resistenza dinamica ribassista, testata due volte (fine gennaio e fine luglio), e il supporto situato a 37.5$/36.5$
La figura di analisi tecnica caratterizzata da una resistenza dinamica ribassista e un supporto statico è comunemente nota come “triangolo discendente” che effettivamente indica una debolezza del prezzo; quest’ultima si è accentuata a partire dall’ultimo massimo del 31 luglio, portando ad una performance negativa del -11.4% da quel giorno in avanti.
A scopo informativo rilascio le successive due grafiche che mostrano i principali componenti dell’ETF, l’esposizione settoriale e quella geografica.
2. I FATTORI CHE INFLUENZANO I MERCATI EMERGENTI
Prima di acquistare (o vendere) un asset finanziario è necessario sapere (e poi capire) quali sono le dinamiche che vanno ad influenzarlo.
Per quanto riguarda i mercati emergenti, le due più importanti sono:
• L’intensità economica
• Il dollaro americano
Le dinamiche sopra descritte sono confermate dalle due grafiche successive:
• La correlazione diretta EEM – PMI composito globale
• La correlazione inversa EEM – indice del dollaro americano
Le due grafiche precedenti sottintendono che i mercati azionari dei Paesi emergenti realizzano buone performance al crescere dell’intensità economica e all’indebolirsi del dollaro americano.
Perché? I motivi sono presto spiegati.
Lato economia:
• Durante i periodi di crescita economica si verificano sentiment positivi tra i consumatori, che si traducono in una maggior domanda per beni e servizi. L’aumento delle vendite da parte delle società si traduce in utili in crescita e, di conseguenza, in buone performance nei mercati azionari
Lato dollaro americano:
• Una caratteristica comune della maggior parte delle valute emergenti è la loro elevata volatilità rispetto alle valute delle principali potenze economiche mondiali. Le società, come gli Stati, ricorrono a diversi mezzi per ottenere fondi, tra i quali l’emissione di obbligazioni. Tuttavia, per i Paesi emergenti, non è sempre facile reperire denaro attraverso l’emissione di debito denominato nella loro valuta locale poiché potenziali obbligazionisti potrebbero essere riluttanti a sopportare un rischio di cambio elevato; quest’ultimo rischio afferma che:
“Quanto più la valuta nella quale è denominato un bond si deprezza rispetto alla valuta detenuta dal creditore, tanto più il rischio di cambio è alto”
È così che i Paesi emergenti, insieme alle loro società, emettono obbligazioni in valuta estera (o valuta forte) per assumersi il rischio di cambio, rendendo così il debito più attraente per i mercati.
Tuttavia, sorge un problema nell’emissione in valuta estera quando quella valuta stessa (la valuta forte) inizia a rafforzarsi rispetto alla valuta emergente. In questo caso, per pagare gli interessi, sarà necessario utilizzare una maggiore quantità di denaro a causa della svalutazione. Questo significa che il debito diventa più oneroso da rimborsare in termini di valuta locale.
È interessante notare un aspetto importante: come mostrato nella grafica successiva, il dollaro americano tende ad indebolirsi al crescere dell’intensità economica.
3. I GRAFICI CHE INFLUENZANO I MERCATI EMERGENTI
Per creare i grafici da seguire per ottenere un vantaggio sui mercati emergenti è necessario rappresentare graficamente le informazioni contenute nel paragrafo precedente, sviluppando degli indicatori a cadenza giornaliera. Mentre l’indice del dollaro americano fornisce risultati giornalieri, il PMI composito globale viene comunicato mensilmente. Per risolvere questo problema, è necessario creare un indice “a cadenza giornaliera” che sia correlato positivamente al dato macroeconomico stesso. Tale indice è rappresentato da SPHB/SPLV, che misura la forza relativa tra l’ETF delle società dell’S&P500 ad alta volatilità (SPHB) e l’ETF delle società dello stesso benchmark a bassa volatilità (SPLV). Non tratterò dettagliatamente questo indice in questo contesto; per ulteriori informazioni, è possibile consultare una descrizione all’interno di altre analisi da me scritte; una di queste al link:
Calcoliamo ora la correlazione tra SPHB/SPLV e PMI composito globale:
Essa è fortemente positiva. In breve:
• Durante una crescita economica, le società ad alta volatilità tendono a sovraperformare quelle a bassa volatilità, mentre durante un rallentamento economico si verifica il contrario
Avendo costruito l’indice a cadenza giornaliera, passiamo allo step successivo: che prestazioni realizza l’ETF “EEM” quando si verificano ribassi del dollaro e rialzi dell’indice? Osserviamolo nella figura successiva:
In quei particolari contesti, indicati all’interno della figura dai rettangoli di color verde, sono sempre positive. Per questo motivo, dollaro americano e SPHB/SPLV sono degli “indicatori” da conoscere se si vuole investire sui mercati emergenti. Questi ultimi, ad oggi, rappresentano un’opportunità? Per rispondere alla domanda in modo soggettivo (non è un consiglio finanziario), si osservi la figura successiva:
L’indice relativo ai settori ad alta e bassa volatilità mostra un trend ribassista, mentre il dollaro americano sta registrando un trend rialzista. A causa delle forti correlazioni osservate, la mia visione attuale sull’ETF “EEM” è short. Cambierò idea solo nel caso in cui le condizioni economiche subiscano un cambiamento significativo.
4. LO SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO DEI MERCATI EMERGENTI
Ci tengo a fornirvi un ulteriore strumento di studio: lo spread obbligazionario ad alto rendimento dei mercati emergenti.
Esso è il risultato di una sottrazione (spread) tra i rendimenti di obbligazioni societarie dei mercati emergenti ad alto grado di rischio (high yield, o junk bonds) e i rendimenti dei titoli di stato americani (considerati privi di rischio).
SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO DEI MERCATI EMERGENTI = RENDIMENTI DEI BOND SOCIETARI HIGH YIELD EMERGENTI – RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO USA
Nella sua costruzione è simile allo spread obbligazionario ad alto rendimento statunitense, descritto in maniera approfondita nell’analisi al link:
Gli spread obbligazionari sono utilizzati per misurare il rischio di credito delle società appartenenti ad una determinata classe di rating:
• Il rischio aumenta all’espandersi dello spread
• Il rischio diminuisce nel caso opposto
La figura successiva mostra come il rischio sia legato all’intensità economica.
La chiave di lettura della figura è la seguente:
• Durante i periodi di crescita economica le società tendono a registrare maggiori vendite, il che si traduce in utili in crescita. La presenza di maggior liquidità disponibile riduce il rischio di default, in quanto le società hanno la capacità di pagare gli interessi sul debito senza troppi problemi
• In un periodo di rallentamento economico accade l’opposto: una minore liquidità disponibile può causare difficoltà nel ripagare i debiti, aumentando di fatto la probabilità di insolvenza
Contestualizzando lo spread con i due indicatori, possiamo ottenere ulteriori informazioni:
• Il rischio di default non è unicamente correlato all’intensità economica, ma anche alle prestazioni del dollaro americano. La figura seguente dimostra che un indebolimento del dollaro può effettivamente ridurre il rischio di default delle società emergenti (queste ultime avranno un onere sul debito inferiore perché sarà meno costoso ripagare gli interessi in termini di valuta locale)
Per i motivi discussi, lo spread high yield rappresenta il terzo indicatore da seguire se si vuole investire con successo nei mercati emergenti.
Risponderò alle vostre domande (qualora ci fossero dei dubbi) nella sezione commenti. Un saluto, a presto.
GBP/USD pronto a ripartire con gli NFP?Il cambio GBP/USD mostra una leggera flessione intorno a 1,2180 durante la sessione asiatica di venerdì, segnalando un ritracciamento dai recenti guadagni. Tuttavia, il dollaro statunitense (USD) è in correzione a seguito della diminuzione dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi, fornendo un sostegno al rialzo per il cambio. Un livello chiave di supporto si trova a 1,2100, rappresentato dalla media mobile a 20 periodi e dal limite superiore di un canale di regressione discendente precedentemente rotto. Se 1,2100 resta saldo, potrebbero rimanere acquirenti interessati. Le resistenze successive sono previste a 1,2160, 1,2200 e 1,2250. Tuttavia, se 1,2100 cedesse, i venditori potrebbero spingere il cambio verso 1,2060 e 1,2000. Durante la sessione asiatica di giovedì, GBP/USD ha superato 1,2150 ma ha perso slancio successivamente, pur mantenendo la stabilità sopra 1,2100 in quella europea. Il miglioramento del sentiment di rischio ha reso difficile per l'USD trovare domanda nella seconda metà della giornata di mercoledì, contribuendo al recupero di GBP/USD. I dati del mercato del lavoro statunitense hanno deluso, con un aumento modesto dell'occupazione nel settore privato a settembre, influenzando negativamente l'USD. Il FTSE 100 del Regno Unito ha registrato una modesta crescita giovedì, mentre i futures degli indici azionari statunitensi hanno indicato un sentiment di rischio misto. La correzione al ribasso dell'USD potrebbe persistere a meno che Wall Street non mostri un'apertura in rialzo e consolidi i guadagni recenti. Gli investitori monitoreranno da vicino i dati settimanali sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione in previsione del report sull'occupazione di settembre venerdì. I dati sull'occupazione di questa settimana non hanno fornito un quadro definito, con forti segnali di domanda di lavoro ma anche di rallentamento delle assunzioni nel settore privato. Un numero di richieste iniziali di sussidi di disoccupazione al di sotto di 200.000 potrebbe sostenere l'USD, ma un aumento significativo avrebbe un impatto negativo sulla valutazione dell'USD. Piccola riflessione sul dollaro e sulla sterlina prima degli NFP, al momento la mia visione nel breve rimane short fino alla zona di domanda al livello 1.2150 dove mi aspetto un rimbalzo per un nuovo long. Fammi sapere cosa ne pensi, buon trading a tutti da Nicola il CEO di Forex48 Trading Academy.